TESTIMONI
: “ELIE WIESEL”
(dal suo libro “L'ebreo
errante”,ed.Giuntina)
<<Un quarto d'ora prima, o
meno, il nostro teno si era fermato a una piccola stazione di
periferia. In piedi davanti alle grate, la gente leggeva a voce
alta:Auschwitz. Qualcuno domandò:
-Siamo arrivati?
Un altro rispose:
-Credo di sì.
-Auschwitz,lo conoscete?
-No. Per niente.
Quel nome non evocava nessun
ricordo, non si collegava a nessuna angoscia. Ignoranti in materia di
geografia, supponevamo che fosse una piccola e tranquilla località
della Slesia. Non sapevamo ancora che era già entrata nella storia
per la sua popolazione di diversi di milioni di ebrei morti. Lo
abbiamo saputo un minuto dopo, quando le porte dei vagoni si sono
aperte in un fracasso assordante e un esercito di detenuti si è
messo a gridare:
-Capolinea! Tutti giù!
Da guide coscienziose, ci
descrissero le sorprese che ci erano riservate:
-Auschwitz, lo conoscete? No? Non
importa, lo conoscerete, lo conoscerete presto.
Sghignazzavano:
-Auschwitz, non lo conoscete?
Veramente? Non importa. C'è qualcuno che vi aspetta qui. Chi? La
morte. Vi aspetta. Non aspetta che voi. Guardate e la vedrete.
E ci indicavano il fuoco
lontano.....
Ero giovane e mi rifiutavo
semplicemente di credere ai miei occhi e alle mie orecchie... non si
bruciano più gli ebrei, non siamo più nel Medioevo, il mondo civile
non lo avrebbe permesso. Mio padre camminava accanto a me, la testa
bassa. Gli domandai:
-Il Medioevo è alle nostre spalle,
non è vero, papà, che il Medioevo è alle nostre spalle?
Non mi rispose....
Nel frattempo avanzavamo verso
l'ignoto. Fu allora che, come in un mormorio, nacque fra di noi una
febbrile discussione. Qualche giovane gagliardo, dominando il proprio
stupore, aggrappandosi alla propria rabbia, lanciò un appello alla
rivolta. Senza armi? Sì, senza armi. Le unghie, i pugni e qualche
coltellino nascosto nei vestiti sarebbero bastati. Ma non sarebbe
stata una morte certa? Sì, e allora? Non c'era più nulla da
perdere, bensì tutto da guadagnare, soprattutto l'onore; ecco cosa
c'era da guadagnare: l'onore. Morire da uomini liberi, ecco cosa
volevano quei giovani. La sconfitta era solo nella rassegnazione.
Ma i loro padri erano contrari.
Continuavano a sognare. E ad aspettare. Invocavano il Talmud: “Dio
può intervenire, anche all'ultimo momento, quando tutto sembra ormai
perduto. Non bisogna precipitare le cose, non bisogna perdere la fede
né la speranza”.
La discussione si era estesa a tutte
le file. Domandai a mio padre:
-Che ne pensi?
Questa volta mi rispose:
-Pensare non serve più a molto.
Il gregge umano continuava ad andare
avanti, e noi non sapevamo dove i nostri passi ci avrebbero portato.
No, mi sbaglio: lo sapevamo già, le nostre guide ce lo avevano
detto. Ma facevamo finta di ignorarlo. E la discussione continuava. I
giovani erano favorevoli, i meno giovani contrari. I primi finirono
per cedere: bisogna ubbidire ai genitori, è scritto nella Bibbia,
bisognava rispettare i loro desideri.
Ed è così che la rivolta non ebbe
luogo.>>.
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