mercoledì 27 gennaio 2016

TESTIMONI : “ELIE WIESEL”
(dal suo libro “L'ebreo errante”,ed.Giuntina)

<<Un quarto d'ora prima, o meno, il nostro teno si era fermato a una piccola stazione di periferia. In piedi davanti alle grate, la gente leggeva a voce alta:Auschwitz. Qualcuno domandò:
-Siamo arrivati?
Un altro rispose:
-Credo di sì.
-Auschwitz,lo conoscete?
-No. Per niente.
Quel nome non evocava nessun ricordo, non si collegava a nessuna angoscia. Ignoranti in materia di geografia, supponevamo che fosse una piccola e tranquilla località della Slesia. Non sapevamo ancora che era già entrata nella storia per la sua popolazione di diversi di milioni di ebrei morti. Lo abbiamo saputo un minuto dopo, quando le porte dei vagoni si sono aperte in un fracasso assordante e un esercito di detenuti si è messo a gridare:
-Capolinea! Tutti giù!
Da guide coscienziose, ci descrissero le sorprese che ci erano riservate:
-Auschwitz, lo conoscete? No? Non importa, lo conoscerete, lo conoscerete presto.
Sghignazzavano:
-Auschwitz, non lo conoscete? Veramente? Non importa. C'è qualcuno che vi aspetta qui. Chi? La morte. Vi aspetta. Non aspetta che voi. Guardate e la vedrete.
E ci indicavano il fuoco lontano.....
Ero giovane e mi rifiutavo semplicemente di credere ai miei occhi e alle mie orecchie... non si bruciano più gli ebrei, non siamo più nel Medioevo, il mondo civile non lo avrebbe permesso. Mio padre camminava accanto a me, la testa bassa. Gli domandai:
-Il Medioevo è alle nostre spalle, non è vero, papà, che il Medioevo è alle nostre spalle?
Non mi rispose....
Nel frattempo avanzavamo verso l'ignoto. Fu allora che, come in un mormorio, nacque fra di noi una febbrile discussione. Qualche giovane gagliardo, dominando il proprio stupore, aggrappandosi alla propria rabbia, lanciò un appello alla rivolta. Senza armi? Sì, senza armi. Le unghie, i pugni e qualche coltellino nascosto nei vestiti sarebbero bastati. Ma non sarebbe stata una morte certa? Sì, e allora? Non c'era più nulla da perdere, bensì tutto da guadagnare, soprattutto l'onore; ecco cosa c'era da guadagnare: l'onore. Morire da uomini liberi, ecco cosa volevano quei giovani. La sconfitta era solo nella rassegnazione.

Ma i loro padri erano contrari. Continuavano a sognare. E ad aspettare. Invocavano il Talmud: “Dio può intervenire, anche all'ultimo momento, quando tutto sembra ormai perduto. Non bisogna precipitare le cose, non bisogna perdere la fede né la speranza”.
La discussione si era estesa a tutte le file. Domandai a mio padre:
-Che ne pensi?
Questa volta mi rispose:
-Pensare non serve più a molto.
Il gregge umano continuava ad andare avanti, e noi non sapevamo dove i nostri passi ci avrebbero portato. No, mi sbaglio: lo sapevamo già, le nostre guide ce lo avevano detto. Ma facevamo finta di ignorarlo. E la discussione continuava. I giovani erano favorevoli, i meno giovani contrari. I primi finirono per cedere: bisogna ubbidire ai genitori, è scritto nella Bibbia, bisognava rispettare i loro desideri.

Ed è così che la rivolta non ebbe luogo.>>.

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