martedì 30 maggio 2017

LA NON-TEOLOGIA DI FRANCESCO di José María Castillo

Fa teatro papa Francesco quando abbraccia e bacia i bambini, gli ammalati, gli anziani ed i poveri? È un commediante quando lo vediamo felice nell’essere vicino agli ultimi di questo mondo? Non vi è dubbio: la teologia di papa Francesco nasce da una sensibilità che, quando si lega con gli ultimi, è la sensibilità della libertà e della precarietà che ha vissuto quel povero galileo di Nazareth, che è nato dove nascono gli animali (una mangiatoia) ed è morto dove finiscono i delinquenti (una croce).
Se accettare la fede è accettare la sottomissione, allo stesso modo accettare la sequela di Gesù è impegnarsi con la libertà di qualsiasi sottomissione che non sia altro che “vivere come Gesù ci insegna nel suo Vangelo”.
La teologia di Francesco è, prima di tutto, la teologia della sequela di Gesù. Una teologia alla quale non siamo abituati. Per questo sconcerta alcuni, indigna altri ed a tutti noi pone domande alle quali non sappiamo rispondere. Domande che liquidiamo dicendo tranquillamente (ed a volte indignati) che questo papa “non sa di Teologia” e non è il papa di cui ha bisogno la Chiesa. Non sarà forse che la nostra Teologia è più disorientata di quello che possiamo immaginare?

giovedì 25 maggio 2017

NOTA A MARGINE DELL'INCONTRO BERGOGLIO-TRUMP

Trenta minuti di colloquio riservato e dieci minuti di incontro aperto all’intera delegazione statunitense. Tanto è durato il primo appuntamento fra Donald Trump e papa Francesco, che ieri mattina ha ricevuto in udienza in Vaticano il presidente Usa.
A giudicare dalle immagini che sono girate in rete, da un parte un Trump come al solito gagliardo e ben pettinato, pronto a intascare un nuovo successo da spendere in patria e di fronte all'opinione universale, mentre dall'altra un Papa Francesco molto serio e anche un po' risentito.
Del resto da poco è finito l'anno della misericordia voluto dal Papa e di conseguenza anche la sua politica non può essere altrimenti: ricevere chiunque lo chieda, senza troppe distinzioni e senza guerre diplomatiche.
Ma al di là dei comunicati stampa mi permetto di far notare una nota di metodo espressa da Papa Francesco non tanto nelle parole o nei sorrisi o nelle strette di mano, ma nei doni da Lui offerti al Prsidente Trump. 
Bergoglio ha regalato a Trump una copia dell’enciclica Laudato si’ che critica il modello di sviluppo capitalista e affronta i temi dello sfruttamento indiscriminato delle risorse del pianeta, della distruzione dell’ambiente e dei rischi del riscaldamento globale, sempre negati da Trump. Insieme alla Laudato sii’, il papa ha donato a Trump anche il messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1 gennaio 2017 dedicato alla «nonviolenza», sottolineando di «averlo firmato personalmente per lei». Un messaggio esplicito alla politica di un Presidente che ha appena sgangiato la Moab, «la madre di tutte le bombe», in Afghanistan e che due giorni prima ha firmato contratti per vendere all’Arabia Saudita armi per 110 miliardi di dollari, commentando con un «abbiamo bisogno di pace»!
Bravo Papa Francesco!... Chi ha orecchie per intendere...!

UNA NUOVA SINTONIA CON BASSETTI ALLA CEI?

Come era stato ipotizzato dopo l’uscita della terna ufficiale, papa Francesco ha scelto il cardinale Gualtiero Bassetti come nuovo presidente della Cei. Con 134 voti il nome dell’arcivescovo di Perugia è stato il più votato dall’assemblea: un’indicazione che può essere interpretata, in prima battuta, come la risposta di un episcopato che ha voluto conservare l’eccezionalità del sistema elettivo italiano e, nello stesso tempo, avanzare una candidatura gradita al pontefice.
Arcivescovo di Perugia dal 2009, è molto stimato nella sua diocesi per l’impegno pastorale a contatto con i giovani, i lavoratori e i migranti e, non senza una buona dose di retorica, lo si è accostato alla figura di Leone XIII, il papa della Rerum novarum che fu vescovo di Perugia. Nel 2014 papa Francesco gli ha assegnato a sorpresa la porpora e nel 2016 lo ha inserito nella Congregazione vaticana dei vescovi al posto di Bagnasco.
Nella sua prima dichiarazione da presidente Bassetti ha specificato di non avere «programmi preconfezionati da offrire, perché nella mia vita sono sempre stato abbastanza improvvisatore». C'è da credergli, anche perché le problematiche sono moteplici e negli ultimi quindici anni sono state affrontate come "principi non-negoziabili". Un presidente che dovrà innanzitutto puntare sull'unità all'interno dell'episcopato e ad una nuova linea di rapporto con Vaticano e Stato Italiano.
Un uomo comunque già abbastanza libero e deciso viste le sue precedenti affermazioni dove da una parte ha sposato le istanze del Family Day, dall'altra, in riferimento al caso Dj Fabo,ha esortato a non fare confusione tra testamento biologico ed eutanasia.Sembrerebbe che la via del dialogo sia già stata intrapresa: buon lavoro e buon viaggio, Eminenza!

mercoledì 24 maggio 2017

don Tonino Bello:"LA PACE E' UN CAMMINO E PER GIUNTA IN SALITA"

A dire il vero, non siamo molto abituati a legare il termine PACE a concetti dinamici. Raramente sentiamo dire:”Quell'uomo si affatica in pace”, “Lotta in pace”,”Strappa la vita con i denti in pace”. Più consuete invece nel nostro linguaggio sono le espressioni “Sta seduto in pace”, “Legge in pace”, “medita in pace”, e, ovviamente “Riposa in pace”.
LA pace in somma ci ricorda più la vestaglia da camera che lo zaino del viandante. Più il confort del salotto che i pericoli della strada. Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli. Più la penombra raccolta di una chiesa che che una riunione di sindacato. Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.
Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato, ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza ma uno striscione di arrivo. La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia. Esige alti costi d'incomprensione e di sacrificio. Rifiuta la tentazione del godimento. Non tollera atteggiamenti sedentari. Non annulla la conflittualità. Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”.
Si, la pace, prima che traguardo è cammino. E, per giunta, cammino in salita. Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi percorsi preferenziali e i suoi tempi tecnici, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste. Se è così occorrono attese pazienti.
E sarà beato, perchè operatore di pace, non chi pretende trovarsi all'arrivo, senza essere mai partito, ma chi parte. Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista, anche se mai, su questa terra s'intende, pienamente raggiunta.
(DON TONINO BELLO, DA “ALLA FINESTRA LA SPERANZA”, - A CURA DI CARLO CASTELLINI).

GANDHI


<<L'assenza di paura non significa arroganza o aggressività. Quest'ultima è in sé stessa un segno di paura. L'assenza di paura presuppone la calma e la pace dell'anima. Per essa è necessario avere una viva fede in Dio.>>

lunedì 22 maggio 2017

E' ARRIVATA LA LEGGE SUL CYBERBULLISMO

Finalmente la politica italiana si sveglia e fa approvare una norma che tutela le vittime di cyberbullismo: da oggi gli abusi sui social network e più in generale sul web, ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali realizzata per via telematica in danno di minori, potranno essere perseguiti penalmente.
E' vero che il bullismo esiste da sempre, e a rimetterci sono le vittime più sensibili, spesso incapaci di difendersi e lasciate sole, ma con l’avvento del web e il costante bisogno di condivisione, tale fenomeno si è acuito, complice anche la “protezione” offerta dall’anonimato online, arrivando a causare in chi subisce questi abusi, un senso di annullamento tale da spingerli, nei casi più gravi, anche al suicidio.
Nello specifico la battaglia contro questa piaga sociale verrà così combattuta:
- L’ oscuramento del web consente ad un minore al di sopra dei 14 anni o a un suo genitore di chiedere al gestore del sito la cancellazione, la rimozione e la sospensione dei contenuti offensivi, qualora esso si rifiuti il minore può rivolgersi entro 48 al garante della privacy che provvederà a far rispettare i suoi diritti.
- I docenti anti-bullismo saranno eletti fra gli insegnanti in ogni scuola ed avranno il compito di fare da referenti per casi non penalmente perseguibili, avvisando tempestivamente i genitori di tali episodi.
- Il piano d’azione e di monitoraggio verrà costituito presso la Presidenza del Consiglio col ruolo di redigere un piano di azione integrato per contrastare e prevenire il cyberbullismo e realizzare una banca dati per il monitoraggio del fenomeno.

LA FALSA DEMOCRAZIA DELLA CEI

Settimana “democratica”, quella che oggi si apre, per la Conferenza episcopale italiana, chiamata a individuare una terna di vescovi da presentare a Papa Francesco, il quale in quella rosa sceglierà il prelato che per i prossimi cinque anni guiderà i vertici della Chiesa italiana.
Per la verità tutte le altre Conferenze Episcopali scelgono liberamente il proprio presidente, secondo le indicazioni scaturite dal Vaticano II che puntò molto sulla collegialità episcopale e quindi sul peso che queste avrebbero avuto su Roma. Ma c'è un'eccezione: i Vescovi italiani! Sarà perchè il primate della Chiesa cattolica risiede in Italia o perché al Papa spetta anche il titolo di Vescovo di Roma, ne consegue che il rapporto CEI(così si chiama la Conferenza Episcopale Italiana)-Papato ha rivestito di falsa democrazia la propria autonomia che troppo spesso si è presa nei confronti di temi "sensibili" e dei rapporti istituzionali con la vita politico-sociale della nazione.
Bergoglio apre i lavori e in settimana il papa renderà nota la sua decisione. Dopo i Ruini e Bagnasco, finita l’era wojtyliana-ratzingeriana, inizierà quella bergogliana. Così, almeno, molti temono e, altri, sperano.

venerdì 19 maggio 2017

"IL FUTURO DEI MIEI",un racconto di ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER

Su una nave. In mare. Da qualche parte.
“Zio Amadou?”
“Sì…”
“Zio?”
“Sì?”
“Mi senti?”
“Sì che ti sento…”
“Ma non mi guardi…”
L’uomo si volta ed accontenta il nipote. “Stai tranquillo”, gli dice inarcando il sopracciglio sinistro, “le mie orecchie funzionano bene anche senza l’aiuto degli occhi…” E si volta a studiare le onde.
Il ragazzino, poco più di sei anni, lo osserva dubbioso, tuttavia si fida e riattacca: “Zio… Tu conosci bene l’Italiano?”
“Certo, laggiù ci sono già stato due volte.”
“Conosci proprio tutte le parole?”
“Sicuro, Ousmane.”
Il nipote si guarda in giro, come se avesse timore di essere udito da altri, e arriva al sodo: “Cosa vuol dire extracomunitario?”
L’uomo, alto e magro, ha trent’anni, ma la barba grigia gliene aggiunge almeno una decina. Non appena coglie l’ultima parola del bambino, si gira di scatto e fissa i propri occhi nei suoi.
Trascorre un breve istante che tra i due sa di eternità, possibile solo in un viaggio in cui è in gioco la vita.
“Extracomunitario, dici?” ripete abbozzando un sorriso sincero. “Extracomunitario è una bellissima parola. I comunitari sono quelli che vivono tutti in una stessa comunità, come gli Italiani e l’extracomunitario è colui che ne entra a far parte arrivando da lontano. Non appena i comunitari lo vedono capiscono subito che ha qualcosa che loro non hanno, qualcosa che non hanno mai visto, un extra, cioè qualcosa in più. Ecco, un extracomunitario è qualcuno che viene da lontano a portare qualcosa in più.”
“E questo qualcosa in più è una cosa bella?”
“Certamente!” esclama Amadou accalorato. “Tu ed io, una volta giunti in Italia, diventeremo extracomunitari. Io sono così e così, ma tu sei sicuro una cosa bella, bellissima.”
L’uomo riprende a far correre lo sguardo sulla superficie dell’acqua, quando Ousmane lo informa che l’interrogatorio non è ancora terminato: “Cosa vuol dire immigrato?”
Lo zio stavolta sembra più preparato e risponde immediatamente: “Immigrato è una parola ancora più bella di extracomunitario. Devi sapere che quando noi extracomunitari arriveremo in Italia e inizieremo a vivere là, diventeremo degli immigrati.”
“Anche io?”
“Sì, anche tu. Un bambino immigrato. E siccome sei anche un extracomunitario, cioè uno che porta alla comunità qualcosa in più di bello, tutti gli italiani con cui faremo amicizia ci diranno grazie, cioè ci saranno grati. Da cui, immigrati. Chiaro?”
“Chiaro, zio. Prima extracomunitari e poi immigrati.”
“Bravo”, approva Amadou e ritorna soddisfatto ad ammirare il mare che abbraccia la nave.
Ciò nonostante, non ha il tempo di lasciarsi rapire nuovamente dai flutti che il bambino richiama ancora la sua attenzione: “Zio…”
“Sì?” fa l’uomo voltandosi per l’ennesima volta.
“E cosa vuol dire clandestino?”
Questa volta Amadou compie un enorme sforzo per sorridere, tuttavia riesce nell’impresa: “Clandestino… Sai, questa è la parola più importante. Noi extracomunitari, prima di diventare immigrati, siamo dei clandestini. I comunitari, come quasi tutti gli italiani che incontrerai di passaggio, molto probabilmente ancora non lo sanno che tu hai qualcosa in più di bello e qualcuno di loro potrà al contrario insinuare che sia qualcosa di brutto. Tu non devi credere a queste persone, mai. Promettilo!”
Il tono dell’uomo diviene all’improvviso aggressivo, malgrado Amadou non se ne accorga.
“Lo prometto!” si affretta a rispondere il bambino, sebbene non sia affatto spaventato.
“Per quante persone possano negarlo”, prosegue lo zio, “tu sei qualcosa in più di bello e questo a prescindere se tu diventi un immigrato o meno, a prescindere da quel che pensano gli altri. E lo sai perché?”
“Perché?”
“Perché tu sei un clandestino. Tu sei il destino del tuo clan, cioè della tua famiglia. Tu sei il futuro dei tuoi cari…”
L’uomo riprende ad osservare il mare.
Ousmane finalmente smette di fissare lo zio e si volta anch’egli verso le onde. Mi correggo, il suo sguardo le sovrasta e punta oltre, all’orizzonte. “Sono il futuro dei miei…” pensa il bambino. Le parole si mescolano ad orgoglio e commozione, gioia e fierezza.
E chi può essere così ingenuo da pensare di poterlo fermare?

Questo racconto è presente nel libro dal titolo "Il dono della diversità" per la casa editrice Tempesta, di Roma.

venerdì 12 maggio 2017

Elizabeth, Francesca e Angelica...

Una bottiglia incendiaria, un accendino, una ignota mano criminale, e tre ragazze rom di venti, otto e quattro anni sono morte carbonizzate nell'orrendo rogo del camper dove vivevano con i due genitori e altri otto tra fratelli e sorelle. Crimine orrendo, come ha detto il presidente Sergio Mattarella, chiunque sia stato e per qualsiasi motivo l'abbia fatto: se per razzismo e xenofobia o per una faida interna alla comunità rom. Perché "quando si arriva ad uccidere dei bambini si è al di sotto del genere umano": parole estreme da parte della massima autorità dello Stato che per indole e per funzione le parole è avvezzo a ben misurarle...

Ogni tanto un fattaccio o una disgrazia accende i riflettori, produce esternazioni di cordoglio, promesse di imminenti soluzioni. Nel 2011 morirono quattro bambini nel rogo (non doloso) di una casupola di legno: basta, via le maledette baracchette, tuonò allora il sindaco Alemanno. Molti invocano la chiusura dei campi rom: mai successo nulla perché è impossibile in assenza di soluzioni alternative. Sempre rimasto, anzi incrementato negli anni, il degrado degli accampamenti e il disagio degli "altri abitanti".
Qualche breve osservazione.
Le città sono anch'esse periferie e dalla periferia andrebbero guardate, colte nei loro bisogni reali e privilegiate in un'azione di buongoverno. Si tratta di periferie urbane, ma anche nel contempo di periferie esistenziali. Lo sguardo sulle periferie esistenziali di artisti come Giovannino Guareschi o Enzo Jannacci resta di un'attualità esemplare, così come il richiamo di Francesco è imprescindibile.
La periferia non sono solo "gli altri", gli immigrati extracomunitari. Basti pensare che i rom in Italia sono quasi 200mila, metà sono italiani, la stragrande maggioranza sono qui da almeno dieci anni e comunque sono europei. Nomadi sono solo meno del 3 per cento. Senza scordare che in periferia vivono quattro o cinque milioni di italiani sotto la soglia di povertà, e anche i tanti milioni che sono sopra la soglia ma non hanno troppo da sfogliar verze.
Se sono corrette le analisi di Baumann, per il quale la società attuale e la sua economia producono "scarti", le periferie sono destinate a gonfiarsi. La politica invece guarda ancora le cose dal centro. Vede di solito le periferie come qualcosa da cui tutelarsi, riducendo il problema a quello della sicurezza. Promette insomma di costruire quei muri — non necessariamente alla maniera plateale di Trump — che le paure e le insicurezze diffuse fanno illusoriamente sentire come baluardo di salvezza.
O si fa strada nella politica e nella società la cultura dell'incontro, o ci troveremo favelas nascoste tra il Colosseo e l'Altare della Patria, come a Rio tra Copacabana e Ipanema: basta girare la testa verso il mare, la spiaggia e la sua bella fauna... fino al prossimo rogo.

Estratto da Maurizio Vitali in "ilsussidiario.net"

giovedì 11 maggio 2017

UN CONSIGLIO PER LA LETTURA

Lungi dall’essere nonviolenta, la logica dell’“altra guancia” implica una forma particolare di violenza: è un appello alla potenza della vita che si erge contro la violenza bruta dell’“occhio per occhio”. Il regno di Dio che nasce da questa possibilità, offerta di una nuova comprensione dell’esistenza, suppone dunque una violenza esercitata nei confronti della logica del mondo. In questo senso, il discorso della montagna costruisce una “logica della dismisura del dono e della fiducia nella gratuità”.
Élian Cuvillier, Paradossi del Vangelo

PACE

« "«Non è vero che tutti vogliamo la pace.  Bisogna avere il chiaro coraggio di individuare chi organizza e chi alimenta la preparazione delle guerre per sopraffare coloro che vuole sfruttare; di scoprire dove passa il fronte fra il parassitismo di ogni genere e chi è impedito nel suo sviluppo da emorragie di ogni genere, tra la violenza di chi difende il proprio parassitismo e la coraggiosa energia di chi difende la vita; veder chiaro quando e dove questo fronte passa attraverso noi stessi. E non possiamo confondere l’impegno per realizzare la pace con la preoccupazione di mantenersi equidistanti da tutti. Ogni comportamento – individuale, di gruppo, di massa – che tende sostanzialmente a mantenere la situazione come è, o ad ammettere il cambiamento se lentissimo, di fatto non è impegno di pace”».(DANILO DOLCI, Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari-Roma, 1974). ».

martedì 2 maggio 2017

CLAMOROSO!

E ALLA FINE QUALCUNO ALL'INTERNO DELLA CHIESA SI ACCORSE DI DUE GRANDI SACERDOTI E PROFETI DIMENTICATI : Papa Francesco sarà a Bozzolo e Barbiana, per pregare davanti sulle tombe di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, il 20 giugno prossimo.
Leggi su questo blog alla pagina 'Documenti' il videomessaggio di Papa Francesco ai partecipanti alla presentazione dell'opera omnia di don Lorenzo Milani.

«Dio», la parola più macchiata

«Quale altra parola del linguaggio umano fu così maltrattata, macchiata e deturpata? Tutto il sangue innocente, che venne versato in suo nome, le ha tolto il suo splendore. Tutte le ingiustizie che fu costretta a coprire hanno offuscato la sua chiarezza. Mi sembra una diffamazione nominare l’Altissimo col nome di “Dio”».
E’ la parola più sovraccarica di tutto il linguaggio umano. Nessuna è stata talmente insudiciata e lacerata. Generazioni di uomini hanno scaricato il peso della loro vita angustiata su questa parola e l’hanno schiacciata al suolo; ora giace nella polvere e porta tutti i loro fardelli. Generazioni di uomini hanno lacerato questo nome con la loro divisione in partiti religiosi; hanno ucciso e sono morti per questa idea e il nome di Dio porta tutte le loro impronte digitali e il loro sangue.
… Essi disegnano smorfie e scrivono sotto «Dio»; si uccidono a vicenda e dicono «in nome di Dio». Ma quando scompaiono ogni illusione e ogni inganno, quando gli stanno di fronte nell’oscurità piena di solitudine e non dicono più «Egli, Egli», ma sospirano «Tu, Tu» e implorano «Tu», intendono lo stesso essere; e quando vi aggiungono «Dio», non invocano forse il vero Dio, l’unico vivente, il Dio delle creature umane? Non è forse lui che li ode? Che li esaudisce? La parola «Dio» non è forse proprio per questo la parola dell’invocazione, la parola divenuta nome, consacrata per tutti i tempi in tutte le parlate umane?
Possiamo rispettare coloro che lo disprezzano, perché troppo spesso altri si coprono con questo nome per giustificare ingiustizie e soprusi; ma questo nome non dobbiamo abbandonare e sacrificare. Si può comprendere che vi sia chi desidera tacere per un periodo di tempo delle «cose ultime», perché vengano redente le parole di cui si è fatto cattivo uso. Ma in tal modo non si possono redimere.
… Non possiamo lavare da tutte le macchie la parola «Dio» e nemmeno renderla inviolata; possiamo però sollevarla da terra e, macchiata e lacera com’è, innalzarla sopra un’ora di grande dolore.”.».(MARTIN BUBER, L’eclissi di Dio, Edizioni di Comunità, in Il Guastafeste, cit., pp. 20-21).

“La Nonviolenza è profezia e politica”

“PENSIERI DI PACE, NON DI SVENTURA”
(Geremia 29,11)
Pax Christi Italia ha concluso il 1° Maggio (festa del lavoro) il proprio Congresso nazionale sul tema “La Nonviolenza è profezia e politica”. Per “uscire dal sistema di guerra” che infuoca oggi terre e popoli, ambiente, cultura e relazioni occorre scegliere la strada unilaterale e faticosa del disarmo. Pax Christi adotta oggi più che mai la Nonviolenza attiva e creativa come stile politico e relazionale, come strumento alternativo alle guerre combattute con le armi, con la finanza o con il rifiuto dell’alterità.
Il movimento invita tutti ad acquisire la consapevolezza della necessità di “attraversare i conflitti, in quanto regolatori delle relazioni”, così come esposto da Paolo Ragusa (vicepresidente del Centro PsicoPedagogico per la Pace di Piacenza).
Pax Christi Italia, con la presenza di Josè Henriquez (già segretario di Pax Christi International), rilegge il proprio orizzonte di impegno e ridefinisce le proprie priorità di lavoro in sintonia con il movimento internazionale e, in particolare:
– esprime forte preoccupazione per lo scenario globale di guerra e, nello stesso tempo, per l’aumento delle spese militari che per l’Italia potrebbe raggiungere la cifra di 100 milioni di euro al giorno; per l’incremento delle esportazioni delle armi italiane aumentate, negli ultimi due anni, di circa il duecento per cento;
– esprime dissenso rispetto al disegno di legge di delega al Governo, approvato dal Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro della Difesa Roberta Pinotti, per la riorganizzazione del sistema di Difesa e relative strutture, cosiddetto Libro Bianco;
– ritiene necessario e improrogabile un impegno italiano, europeo e degli altri Stati membri dell’ONU perché si giunga all’approvazione del Trattato per la non proliferazione nucleare e alla ratifica dello stesso da parte di ciascuno Stato membro;
– auspica che l’Italia partecipi ai prossimi appuntamenti internazionali presso l’ONU sulla messa al bando delle armi nucleari e che l’Europa assuma un impegno fermo per impedire l’escalation del conflitto tra USA e Corea del Nord;
– denuncia una sempre più evidente lesione dei diritti sociali che non può che consolidare un modello di sviluppo e di convivenza civile iniquo, inaccettabile per un numero sempre più crescente di persone.
In sintonia con tali principi, Pax Christi Italia ha apprezzato l’intervento del segretario generale della CEI, il vescovo Nunzio Galantino, accogliendo il suo invito a un impegno per disarmare i linguaggi e, contemporaneamente, sottoponendogli l’urgenza della smilitarizzazione dei cappellani militari e di un maggior impegno perché la teologia della pace divenga centrale e perno essenziale delle comunità e della formazione pastorale. Il movimento ha manifestato a mons. Galantino la propria disponibilità alla realizzazione di un auspicabile Sinodo delle Chiese particolari (le Diocesi) perché riscoprano la vocazione dell’Italia a essere ponte di pace sul Mediterraneo anche per i migranti che fuggono da guerre e verso i quali abbiamo un dovere di “restituzione” di dignità e accoglienza. La Chiesa può oggi essere ponte di pace anche in Italia che vede la presenza di circa 70 bombe nucleari.
Un particolare invito da parte degli aderenti di Pax Christi è diretto anche ad adottare stili di vita sostenibili per un’ecologia integrale.

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