giovedì 27 febbraio 2020

QUARESIMA

Con il mercoledì delle ceneri è iniziata la Quaresima. Per comprendere il significato di questo periodo occorre esaminare la diversa liturgia pre e post-conciliare. Prima della riforma liturgica, l’imposizione delle ceneri era accompagnata dalle lugubri parole “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, secondo la maledizione del Signore all’uomo peccatore contenuta nel Libro della Genesi (Gen 3,19). E con questo funereo monito, nel quale è completamente assente la novità dell’annuncio evangelico, iniziava un periodo caratterizzato da penitenze e digiuni, da rinunzie e sacrifici, e dalle mortificazioni, più orientato verso il Venerdì santo che alla Pasqua di Risurrezione. Oggi l’imposizione delle ceneri è accompagnata dall’invito di Gesù “Convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,15). Le prime parole pronunciate dal Cristo secondo il Vangelo di Marco, sono un invito al cambiamento, in un continuo processo di rinnovamento che deve essere il motore della vita del credente. E credere al vangelo significa orientare la propria esistenza al bene dell’altro. L’uomo non è polvere, e non tornerà polvere, ma è figlio di Dio, e per questo ha una vita di una qualità tale che è chiamata eterna, non tanto per la durata, indefinita, ma per la qualità, indistruttibile, capace di superare la morte, come Gesù ha assicurato: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte”; “Chiunque vive e crede in me, non morirà mai” (Gv 8,51; 11,25). In queste due diverse impostazioni teologiche sta il significato della Quaresima. Mai Gesù ha invitato a fare penitenza, a mortificarsi, vocaboli assenti nel suo insegnamento, e tanto meno a fare sacrifici. Anzi, ha detto esattamente il contrario: “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 9,13; 12,7). Ciò che Dio chiede non è un culto verso lui (sacrificio), ma l’amore verso gli altri (misericordia). I sacrifici e le penitenze centrano l’uomo su se stesso, sulla propria perfezione spirituale, e nulla può essere più pericoloso e letale di questo ingannevole atteggiamento, che illude la persona di avvicinarsi a Dio quando in realtà serve solo ad allontanarla dagli uomini. Paolo di Tarso, che in quanto fanatico fariseo era un convinto assertore di tutte queste devote pratiche, una volta conosciuto Gesù, arriverà a scrivere nella Lettera ai Colossesi che tali atteggiamenti “in realtà non hanno alcun valore se non quello di soddisfare la carne” (Col 2,23), e per questo non esita a definirli “spazzatura” (Fil 3,8). La Quaresima pertanto non è tempo di mortificazioni, ma di vivificazioni. Per questo l’azione di Gesù non è quella di abbattere l’albero che non porta frutto, ma di concimarlo per dargli nuovo vigore (Lc 13,8), perché lui non è venuto a spezzare la canna incrinata o a spegnere la fiamma smorta (Mt 12,20), ma a liberare nell’uomo le energie d’amore che sono sopite e fargli scoprire forme inedite, originali e creative di perdono, di generosità e di servizio, che innalzano la qualità del proprio amore per metterlo in sintonia con quello del Vivente, e così sperimentare la Pasqua non solo come pienezza della vita del Risorto ma anche della propria. Così, come i contadini sul finire dell’inverno distribuivano sul terreno le ceneri accumulate nel tempo freddo per dare nuovo vigore alla terra, la Parola del Signore è capace di infondere nuove energie agli uomini.
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di Alberto Maggi in “il Libraio” del 18 febbraio 2020

mercoledì 26 febbraio 2020

EPPURE PER GESÙ OGNI DONNA HA SEMPRE AVUTO UN POSTO AL SUO FIANCO ... INVECE PER LA CHIESA ...

Una delle cose che nella lettura e nello studio dei vangeli hanno maggiormente attirato la mia attenzione, è che in essi si raccontano i numerosi conflitti e scontri, avuti da Gesù, con diversi gruppi umani e persone: dalle più alte autorità religiose fino agli stessi discepoli. Ma nei vangeli c’è anche un dato che attira fortemente l'attenzione: le donne sono l’unico collettivo umano con il quale Gesù non ha mai avuto qualche attrito, discussione o problema. Anche nel caso di quella donna cananea, che implorava da lui la guarigione della figlia malata (Mc 7, 26 par), sembra che Gesù le abbia dato una risposta negativa (Mc 7, 28 par). Ma l’affetto di quella madre è stato così grande che ha fatto anche dire a Gesù: “Donna, quanto è grande la tua fede!” (Mt 15, 28). E la figlia è stata guarita. Insisto: Gesù è sempre stato dalla parte delle donne. Un buon gruppo di loro lo accompagnava nei suoi viaggi (Lc 8, 1-3). E si è sempre schierato dalla loro parte, anche se si trattava di adultere (Gv 8, 1-11) o prostitute (Lc 7, 36-50). Le sue grandi amicizie sono state donne (Lc 10, 38-42; Gv 11, 1- 46). Da una donna Gesù si è lasciato ungere con un profumo prezioso (Gv 12, 1-8). E sono state le donne ad essere rimaste fedeli a Gesù nella sua passione e morte: sul cammino del Calvario (Lc 23, 27-31) e dopo la morte (Mc 15, 40-41), davanti alla croce. Inoltre, Gesù è venuto ad annullare la legge di Mosè (Dt 24, 1), proprio quando essa concedeva al marito il diritto di ripudiare sua moglie (Mt 19, 3-9). E, del resto, i racconti della resurrezione mettono in evidenza le donne come le prime testimoni del Risorto. Quando pensiamo che Gesù ha detto a Pietro che era un “Satana” (Mt 16,23). E glielo ha detto poco dopo aver affermato chiaramente che lo stesso Pietro sarebbe stato la “pietra” su cui Cristo pensava di edificare la sua Chiesa (Mt 16,18). Ma per Pietro non è bastato scontrarsi con Gesù in questo modo. Nella Passione Pietro ha anche negato tre volte di conoscerlo o di essere tra quelli del gruppo di Gesù. E, alla fine, Giuda lo ha tradito e gli altri sono fuggiti, lasciando Gesù solo. Nella cena d’addio Gesù ha imposto ai suoi discepoli tre comandamenti: 1) Dovevano vivere facendo quello che lui ha fatto quella notte: lavare i piedi agli altri. Cioè, dovevano diventare schiavi di tutti, poiché questo facevano gli schiavi: lavare i piedi. 2) Dovevano spezzare e condividere il pane e il vino con gli altri, poiché in quel pane e in quel vino (nel pane e nel vino dell’«Eucaristia»), è realmente presente lo stesso Gesù. 3) Nel vangelo di Giovanni ci viene detto che Gesù ha imposto il “comandamento nuovo”: “che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 13, 34 -35). Perché questo terzo comandamento è “nuovo”? Perché qui non si ricorda più neanche l’amore di Dio sopra tutte le cose. Perché nell’«altro», chiunque egli sia, “sta Dio” . Quindi solo chi ama l’altro conosce Dio (1 Gv 4, 7-21). Ebbene, se tutto ciò è vero (e questo ci dice la nostra Fede), come è possibile che la Chiesa abbia organizzato le cose in modo tale da disobbedire a ciò che Gesù ci ha detto e non ha comandato e poi l’attuale Chiesa non solo resta così tranquilla, ma disobbedisce anche a Gesù con la convinzione di fare quello che deve fare? Come è possibile che ciò stia accadendo? Se ci sono così tanti vescovi che vivono nei palazzi, indossano abiti che nessun altro indossa, hanno privilegi che nessun altro ha, pensano di avere poteri che Dio ha dato loro e a nessuno tranne che a loro, non è logico e inevitabile che nella Chiesa stia accadendo ciò che vediamo tutti che accade? Ci sono vescovi che nascondono crimini, immatricolano per le loro diocesi proprietà di valore incalcolabile, premiano chi è d’accordo con loro, puniscono coloro che pensano dover punire, incassano soldi per far entrare nella “casa di Dio”. E fanno cose del genere pensando che tutto ciò sia la volontà di Dio. Se dico queste cose, è perché amo molto la Chiesa. Ma la Chiesa che amo - e quella che tutti dovremmo amare - è la Chiesa che vive il più possibile come è vissuto Gesù, il Signore, il Figlio di Dio, la Parola di Dio. Se non prendiamo sul serio il Vangelo, a che serve essere molto “canonici”, molto “pii” e molto “clericali”? Tutto questo non è forse un enorme inganno, invece di essere il sentiero che Gesù, il Signore, ci ha tracciato? E finisco ponendo una domanda: come è possibile per le donne continuare a stare in questa Chiesa, che le emargina, le esclude, le annulla in tante cose...? Perché continuano a stare in una Chiesa che, ancorata ai secoli passati, rifiuta e resiste al fatto che possano presiedere l’Eucaristia o essere mogli di preti? Se Gesù non ha proibito nulla di tutto ciò, perché lo vietiamo noi e rimaniamo pure con la coscienza del dovere adempiuto? Cos’è più importante: compiacere alcuni cardinali o servire il mondo intero?
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 Jesé María Castillo in “Religión Digital ” del 25 febbraio 2020

sabato 8 febbraio 2020

IL DERBY

<<Il cardinale Carlo Maria Martini, già arcivescovo di Milano, ha dichiarato prima di morire: “La Chiesa cattolica è indietro di almeno duecento anni”. Papa Bergoglio ha ripreso e rilanciato recentemente, in un’omelia, l’allarme di  Martini. Ma per ora le resistenze intra-ecclesiali sembrano davvero consistenti. E, fuori dai templi, politici e intellettuali di orientamento tradizionalista-conservatore tifano per chi vuole boicottare i cambiamenti anche minimi di Francesco. Un bel derby, dunque! Da seguire con lo stesso stupore con cui si assisterebbe in uno Stato occidentale alla polemica se dare o meno alle donne il diritto di voto. E forse con la stessa divertita convinzione di Ennio Flaiano: “Se i cattolici organizzano un dibattito su Chiesa e buoi, vuol dire che i buoi sono già scappati dalla stalla”.>>
Augusto Cavadi

domenica 2 febbraio 2020

NO ALL'ACCORDO ITALIA-LIBIA

«Un accordo diabolico, che va cancellato». È il netto giudizio di don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, sul memorandum Italia-Libia, l’accordo fra Roma e Tripoli firmato nel 2017 da Gentiloni e al-Serraj per fermare i barconi nel Mediterraneo e deportare i migranti nei centri di detenzioni libici. Il memorandum si rinnova automaticamente oggi, anche se il governo italiano, senza troppa convinzione, fa sapere che potrà essere modificato in ogni momento nei prossimi tre anni. Intanto le caselle di posta elettronica dei ministri degli Interni Lamorgese (caposegreteria.ministro@interno.it) e degli Esteri Di Maio (dimaio_luigi@camera.it) continuano a essere inondate dal mailbombing promosso dalla rete Io accolgo, a cui aderiscono numerose associazioni laiche (Arci, Cgil, Legambiente, Medici senza frontiere) e cristiane (Acli, Caritas, Centro Astalli, Comunità Sant’Egidio, Federazione Chiese evangeliche), per cancellare il memorandum. «All’indomani della Giornata della memoria, non dobbiamo avere la memoria corta: ricordare i lager del passato ma ignorare i lager di oggi, ovvero i campi di prigionia in Libia», spiega il coordinatore di Pax Christi, che ha aderito alla campagna «Io accolgo», scrivendo a Lamorgese e Di Maio. «Non è una questione di legalità, ma di umanità. Senza considerare che le leggi sicurezza volute da Salvini rendono tutto ancora più disumano», aggiunge don Sacco. Da Pax Christi, interviene un ex coordinatore nazionale, don Tonio Dell’Olio. «Trapelano alcune interpretazioni secondo le quali si potrebbero negoziare nuovi termini dell’accordo anche dopo la scadenza», scrive Dell’Olio su Mosaico di pace, mensile promosso da Pax Christi. «Ma la verità è che il testo di quegli accordi sembra un segreto di Stato e nessuno l’ha mai letto, forse nemmeno chi l’ha firmato – prosegue -. E soprattutto che sono proprio quegli accordi a produrre morte, violenze, sofferenze atroci e violazione dei diritti umani. Mille volte abbiamo ascoltato racconti raccapriccianti. Mille volte giovani migranti hanno testimoniato, talvolta documentato, le torture subite. Per questo siamo in molti a chiedere di non rinnovare quel memorandum». Vista la sordità dei governi, Dell’Olio si rivolge direttamente a Mattarella, «perché giunga fino a lui l’urlo senza voce del dolore dei disperati e con uno scatto di dignità umana intervenga direttamente a scongiurare la nostra complicità da questa violazione dei diritti umani su vasta scala. Sarebbe la maniera più nobile per onorare la Giornata della memoria appena celebrata e riscattarci dal giudizio severo con cui ci condanneranno le generazioni a venire».
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Luca Kocci in “il manifesto” del 2 febbraio 2020

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