domenica 24 gennaio 2016

27 GENNAIO : " GIORNATA DELLA MEMORIA "

E SE LA COLPA FOSSE DI TUTTI ?

L’11 aprile del 1961 a Gerusalemme iniziò il processo contro il criminale tedesco Adolf Eichmann che si concluse poi con la sua condanna a morte per impiccagione.
È il primo processo che in Israele, alla presenza di testimoni, i sopravvissuti alla Shoah, che facilitò anche l’apertura in Europa di altri processi contro criminali nazisti, come quello di Francoforte del 1963.
Adolf Eichmann, era considerato il principale responsabile e organizzatore delle deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento nazisti, e al termine della guerra si era rifugiato sotto falso nome in Argentina, come altri ufficiali delle SS.
Qualche anno dopo, nel 1959, gli agenti del Mossad all’oscuro del governo di Buenos Aires, lo catturarono e lo portarono in Israele (non esistevano problemi di estradizione!).
Durante tutto il processo la sua difesa resterà sempre la stessa: si dichiarò “non colpevole” e dirà di “avere solo eseguito degli ordini” ai quali non poteva sottrarsi.
Doveva essere un processo “storico”. Un processo che non si limitava a giudicare i crimini e la degradazione morale di uomo e perfino di un sistema, ma doveva definire, illuminandola brutalmente, tutta un'epoca che tendeva a sfuggire alla comprensione umana: come aveva potuto vincere la bestia sull'uomo? Come avevano potuto due popoli trasformarsi uno in assassino e l'altro in vittima docile e silenziosa?

Che Eichmann fosse colpevole nessuno lo aveva mai dubitato: tutti ne erano convinti fin dall'inizio. In fondo non sarebbe stato necessario impostare un processo per averne le prove. Ma questo processo era fondamentale, perché facendo rivivere il passato si poteva dimostrare che un crimine può superare i suoi limiti, al punto che la colpa ricade anche su chi si tiene a distanza.
Ma tutto ciò non venne portato a galla e le domande rimasero soffocate, in parte per la presunzione dell'imputato e in parte per i troppi silenzi dei testimoni.
Eppure nel cuore e nella mente di qualcuno i perché sono rimbombati con rabbia e dolore.
Perché la maggior parte dei campi di sterminio furono aperti nelle zone orientali dell'Europa nazista? Forse perché i tedeschi trovarono più facilmente aiuto e tacita approvazione tra le popolazioni di quelle zone? Qualcuno addirittura (ungheresi!) esercitò pressioni su Eichmann perché accelerasse i trasporti e altri (slovacchi!) pagavano una certa cifra per ogni ebreo che i tedeschi deportavano: e i carri bestiame con il loro carico umano correvano senza ostacoli verso la notte!
La stessa accusa vale per le reazioni in quella parte del mondo libera. A Washington e a Londra, e anche a Gerusalemme, erano al corrente di ciò che stava accadendo fin dal 1942. I nazisti si aspettavano una valanga di proteste e di minacce, ma poi capirono che l'Occidente lasciava loro ogni libertà d'azione.
E' veramente curioso annotare come il mondo libero e osservatore della storia non si sia indignato che dopo, quando ormai era troppo tardi e quando ormai non c'erano più ebrei da salvare.
E poi, diciamola tutta: gli ebrei stessi non fecero nulla per gli ebrei. In Palestina la gente si comportava come se ciò che accadeva <<lassù>> non la riguardasse. Con un distacco stupefacente, incomprensibile e inconscio dicevano a se stessi: “di chi è la colpa? Avrebbero potuto venir qui da noi; avrebbero dovuto seguire il nostro esempio: ma hanno mancato di coraggio,d'idealismo; ed ora tanto peggio per loro!”
Qualcuno, preso dalla curiosità, è andato ad esaminare negli archivi i giornali di Tel Aviv degli anni 1943-44: “In un angolo sperduto della pagina (forse neppure la prima!) un piccolo trafiletto di poche righe: I tedeschi hanno cominciato a sterminare gli ebrei del ghetto di Lublino, o di Lodz....”
Il processo ad Eichmann si concluse inevitabilmente con la condanna a morte dell'imputato, ma mancò il coraggio ai giudici, ai politici, agli uomini tutti di abbassare la testa e di urlare a voce alta perché potesse essere udito anche dalle generazioni future: << Prima di giudicare gli altri dobbiamo riconoscere i nostri errori, le nostre debolezze. Non abbiamo tentato l'impossibile, non abbiamo neanche esaurito il possibile (Elie Wiesel)>>.

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi

Archivio blog