martedì 29 giugno 2021

UNA SCELTA LIBERA E IMPEGNATIVA

Contro il razzismo è giusto intervenire convinti, attivamente e a gran voce; ma perché tutti in ginocchio? Black Lives Matter ha lanciato a Euro 2020 una nuova forma di protesta in opposizione all’odio razziale: durante la presentazione ufficiale delle squadre i giocatori sono invitati a inginocchiarsi per segnalare compattamente il loro dissenso da ogni forma di discriminazione.

Un gran 'bel gesto', ma a rischio di essere connotato come obbligo, come abitudine, come gesto per dimostrarsi 'in'. E poi di solito sono i regimi totalitari a imporre gesti e riti collettivi di riconoscimento massificato, mentre le democrazie lasciano spazio alla protesta organizzata, mai comunque formalizzata o semi-forzata (altrimenti che protesta è?) e aprono alla possibilità della modalità individuale di dissenso.


Speriamo che questi cari campioni non pensino di essere dei veri antirazzisti per il solo fatto di assecondare una tendenza creata perché così fan tutti.

Il vero antirazzismo è altro: apertura al diverso, amicizia e accoglienza nei suoi confronti, aiuto economico e sociale a chi giunge profugo scacciato da mondi lontani e violenti, concreta collaborazione affettiva e culturale al suo inserimento, ecc. Bisognerà avere il coraggio di opporsi  con forza alle indegne gazzarre che troppo spesso si verificano negli stadi quando un calciatore di pelle più scura tocca il pallone, con dichiarazioni, gesti concreti di solidarietà, rifiuto di continuare a giocare, se serve!

Un gran 'bel gesto' questo inginocchiarsi, ma soprattutto un grande impegno futuro!

lunedì 28 giugno 2021

IL DDL ZAN NON PUO' ESSERE FERMATO!

Non mi sorprende ma sicuramente mi preoccupa l’iniziativa della Segreteria di Stato vaticana che, tramite l’Ambasciata italiana presso la Santa Sede, avrebbe formalmente chiesto una revisione del Ddl Zan in materia di omotransfobia perché il testo all’esame del Senato violerebbe “l’accordo di revisione del Concordato”.

Nessuno può negare alla Chiesa Cattolica un'opinione in merito al problema, ma non in questi termini che si configurano come una vera e propria interferenza nei confronti della libera determinazione del Parlamento italiano e quindi come una violazione dell’articolo 7 della Costituzione che sancisce che Stato e Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

A me sembra che il Ddl Zan non limiti la possibilità della Chiesa cattolica o di altri soggetti di impartire liberamente il proprio insegnamento morale ma vuole punire chi propaganda ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità. La norma, difatti, non limita né sanziona un insegnamento, un precetto o un’idea ma la propaganda o l’istigazione di un atto di discriminazione. Si tratta di una distinzione essenziale e per questo mi permetto di invitare cattolici, Chiesa e Vaticano a considerare questa norma con uno spirito protettivo e amorevole nei confronti delle vittime di discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale o sulle disabilità.

Da parte mia mi sento in dovere di esprimere il mio pieno sostegno umano a quanti, per il loro orientamento sessuale o per le loro disabilità, ogni giorno subiscono attacchi, derisioni e violenze. Spero che il Parlamento, nello spirito laico che deve orientarlo valuti con senso di responsabilità e discernimento il testo in discussione e deliberi con l’urgenza imposta dalla gravità del tema: buon lavoro!

mercoledì 23 giugno 2021

LETTERA CONTRO IL RAZZISMO !

 «Dinanzi a questo scenario socio-politico particolare che aleggia in Italia, io, in quanto persona nera, inevitabilmente mi sento chiamato in questione. Io non sono un immigrato. Sono stato adottato quando ero piccolo. Prima di questo grande flusso migratorio ricordo con un po’ di arroganza che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, ovunque mi trovassi, tutti si rivolgevano a me con grande gioia, rispetto e curiosità. Adesso, invece, questa atmosfera di pace idilliaca sembra così lontana; sembra che misticamente si sia capovolto tutto, sembra ai miei occhi piombato l’inverno con estrema irruenza e veemenza, senza preavviso, durante una giornata serena di primavera.

Adesso, ovunque io vada, ovunque io sia, ovunque mi trovi sento sulle mie spalle, come un macigno, il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone. Qualche mese fa ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, prevalentemente anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non bastasse, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche la responsabilità del fatto che molti giovani italiani (bianchi) non trovassero lavoro.

Dopo questa esperienza dentro di me é cambiato qualcosa: come se nella mia testa si fossero creati degli automatismi inconsci e per mezzo dei quali apparivo in pubblico, nella società diverso da quel che sono realmente; come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone, che non mi conoscevano, che ero come loro, che ero italiano, che ero bianco. Il che, quando stavo con i miei amici, mi portava a fare battute di pessimo gusto sui neri e sugli immigrati, addirittura con un’aria troneggiante affermavo che ero razzista verso i neri, come a voler affermare, come a voler sottolineare che io non ero uno di quelli, che io non ero un immigrato.

L’unica cosa di troneggiante però, l’unica cosa comprensibile nel mio modo di fare era la paura. La paura per l’odio che vedevo negli occhi della gente verso gli immigrati, la paura per il disprezzo che sentivo nella bocca della gente, persino dai miei parenti che invocavano costantemente con malinconia Mussolini e chiamavano “Capitano Salvini”. La delusione nel vedere alcuni amici (non so se posso più definirli tali) che quando mi vedono intonano all’unisono il coro ”Casa Pound”. L’altro giorno, mi raccontava un amico, anch’egli adottato, che un po’ di tempo fa mentre giocava a calcio felice e spensierato con i suoi amici, delle signore si sono avvicinate a lui dicendogli: “goditi questo tuo tempo, perché tra un po’ verranno a prenderti per riportarti al tuo paese”.

Con queste mie parole crude, amare, tristi, talvolta drammatiche, non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo io sono una goccia d’acqua in confronto all’oceano di sofferenza che stanno vivendo quelle persone dalla spiccata e dalla vigorosa dignità, che preferiscono morire anziché condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno. Quelle persone che rischiano la vita, e tanti l’hanno già persa, solo per annusare, per assaporare, per assaggiare il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente “Vita”.

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Seid Visin, Gennaio 2019

domenica 20 giugno 2021

RIFUGIATI NEL MONDO ... UNA NAZIONE PIU' GRANDE DELL' ITALIA!

C’è chi una casa, un villaggio, per non parlare di una terra che possa chiamare sua non l’ha mai avuta. Perché il destino si è accanito contro di lui fin da subito e prima ancora che venisse al mondo l’ha condannato a vivere senza una patria. Non stiamo parlando di poche persone. Tra il 2018 e il 2020 nel mondo quasi un milione di bambini sono nati rifugiati, figli di genitori che, per sopravvivere a una guerra o perché perseguitati, sono stati costretti a fuggire dal proprio Paese abbandonando tutto, affetti, lavoro, abitazione. Una condizione, quella di rifugiato, che per molti minori potrebbe durare anni. La cifra emerge dal rapporto annuale Global trends 2020 sulle migrazioni forzate dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr).

Nel 2020, si legge nel rapporto, il numero di uomini, donne e bambini in cerca di salvezza da guerre, violenze, persecuzioni e violazione dei diritti umani è salito fino a quasi 82,4 milioni, il 4% in più rispetto al 2019 quando si arrivò a toccare la cifra, già allora considerata record, di 79,5 milioni.

Se fosse una Paese sarebbe più grande dell’Italia. Di questi, sempre alla fine del 2020, 20,7 milioni si trovavano sotto mandato Unhcr, 5,7 milioni erano rifugiati palestinesi e 3,9 milioni erano venezuelani fuggiti all’estero. 48 milioni di persone erano invece sfollate all’interno del proprio Paese, mentre altri 4,1 milioni erano richiedenti asilo. Le ragazze e i ragazzi sotto i 18 anni rappresentano invece il 42% del totale e, avverte l’Unhcr, sono particolarmente vulnerabili, specie quando le crisi da cui fuggono durano anni. A rendere peggiori le cose se possibile, c’è poi la constatazione che l’emergenza Covid19 non ha certo spinto molti Stati a una maggiore solidarietà verso i rifugiati. Tutt’altro. Nei mesi in cui la pandemia ha toccato il picco, più di 160 Paesi hanno chiuso le loro frontiere e 99 Stati non hanno fatto eccezioni per le persone in cerca di protezione. La conseguenza è che il numero delle richieste di asilo è crollato del 45%, passando da 2 milioni a 1,2 milioni. Per fortuna c’è anche chi ha trovato il modo di garantire l’accesso all’asilo attraverso adeguate misure sanitarie, come screening medici alla frontiera, o quarantena all’arrivo nel Paese. I Paesi che hanno accolto di più sono Usa, Germania e Spagna, mentre quelli da cui proviene il maggior numero di rifugiati sono Venezuela, Afghanistan e Siria. 

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Estratto di Leo Lancari in “il manifesto” del 20 giugno 2021

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