lunedì 26 febbraio 2018

IL VERO AMORE NON LASCIA TRACCE di Leonard Cohen

Come la bruma non lascia sfregi
Sul verde cupo della collina
Così il mio corpo non lascia sfregi
Su di te e non lo farà mai
Oltre le finestre nel buio
I bambini vengono, i bambini vanno
Come frecce senza bersaglio
Come manette fatte di neve
Il vero amore non lascia tracce
Se tu e io siamo una cosa sola
Si perde nei nostri abbracci
Come stelle contro il sole
Come una foglia cadente può restare
Un momento nell'aria
Così come la tua testa sul mio petto
Così la mia mano sui tuoi capelli
E molte notti resistono
Senza una luna, senza una stella
Così resisteremo noi
Quando uno dei due sarà via, lontano.

giovedì 22 febbraio 2018

FEMMINISMO NELLA CHIESA

All'abito bianco ha preferito il velo, alla corsia di ospedale la celletta di un monastero di clausura.
Nei suoi libri, pagina dopo pagina, col bisturi della teologia 'queer' (oltre gli schemi) fende le
metastasi del maschilismo e degli stereotipi di genere. Ex medico, femminista, in prima linea per i
diritti degli omosessuali (in passato ha sostenuto le adozioni da parte di gay e lesbiche, non però
l’utero in affitto), schierata a favore dell’indipendenza catalana, come argomenta in 'Nazione e
compassione' (Castelvecchi, 2018), suor Teresa Forcades è di per sé uno schiaffo ai luoghi comuni
sulle religiose. Pie, devote e al loro posto, non certo battagliere come questa monaca 51enne del
monastero benedettino di Montserrat, 60 chilometri dalla sua Barcellona, che in 'Siamo tutti
diversi!' (sempre per Castelvecchi, 2016) denuncia "una Chiesa misogina e patriarcale nella sua
struttura"
Che senso ha definirsi femminista in una società liquida come la nostra?
"Le parole sono limitate, ma rappresentano l’unico mezzo che abbiamo per esprimerci. Uso la parola ‘femminista’ per mostrare la mia solidarietà e gratitudine verso le donne che hanno riconosciuto e riconoscono il sessismo e desiderano superarlo. Per esempio: perché l’ammirazione per la bellezza femminile si trasforma in un motivo di sofferenza per tante donne? Come mai queste in Europa guadagnano in media il 16% in meno degli uomini?". 
Lei sostiene l’indipendenza della Catalogna da una prospettiva anti-capitalista: crede nel dialogo fra marxismo e cristianesimo?
"Non li pongo sullo stesso livello. Nella tradizione cristiana trovo un cammino di vita. in quella marxista alcune idee fondamentali per comprendere il carattere idolatrico e spietato del capitalismo. Non si può servire Dio e il denaro". 
Dalla politica alle battaglie di genere, come fa a conciliare un temperamento così poliedrico con l’intensa spiritualità richiesta a una monaca di clausura?
"Posto che la preghiera e il silenzio sono il completamento ideale al vigore della mia attività, il problema non sta nel carattere. Il nodo è il tempo, soprattutto quando sono fuori dal monastero. Allora ricordo il consiglio di san Benedetto per il quale vale di più una preghiera breve, ma autentica che quelle recitate senza cuore. Ciò detto, le cinque ore di preghiera quotidiana che abbiamo in comunità sono l’ideale per me". 
Un frate o una suora avrebbero diritto a essere liberi di scegliere se vivere o meno la loro corporeità? 
"Non cercare gratificazione sessuale non significa non vivere la propria corporeità, né la propria sessualità. Pretendere di poter annullare o ignorare l’una o l’altra è repressivo e molto negativo umanamente. Santa Teresa di Gesù considerava normale, per esempio, che una monaca si innamorasse del confessore. Io, da monaca, mi sono innamorata tre volte, benché non del confessore. In ogni occasione è stato diverso sia negli aspetti fisici, sia in quelli emozionali, mentali, sociali o spirituali".
Al di là dei paletti della morale cattolica, che cosa chiede Dio all’uomo in tema di sesso? "Coraggio e sincerità. A noi donne, credo che Dio chieda di non lasciarci usare come oggetti di piacere sessuale, di superare la tentazione di compiacere gli uomini e di prendere più sul serio noi stesse. Chi sono io e chi voglio essere, indipendentemente da quel che vuole o desidera il mio partner? Ma è possibile avanzare in questo senso solo se lo si fa liberamente, non lo si può imporre".
Oggi l’attualizzazione della Teologia della liberazione coincide con la liberazione della donna dai luoghi comuni sul suo genere? 
"Le diverse lotte di liberazione non si possono opporre tra di loro: oppressione economica, razzismo, sessimo, omofobia... Ogni persona deve affrontare lʼingiustizia che si trova davanti e ricordare, col Vangelo alla mano, che Dio non giustifica nessuna discriminazione e ci dà il coraggio per affrontarle". 
Nella Chiesa vanno liberate anche le persone e, forse ancora di più, le coppie omosessuali: non basta dire «Chi sono io per giudicare?». Non trova? 
"Non basta, ma è un primo passo. Da quando è stato eletto papa Francesco, i teologi, che come me sostengono che lʼamore omosessuale è benedetto da Dio, non hanno più avuto problemi. Prima sì, cʼerano denunce e si viveva nella paura di essere censurati. Ora no. I cambiamenti più significativi arriveranno quando la maggior parte dei fedeli cattolici sarà pronta. Non desidero che vengano imposti dallʼalto, tramite il Papa".
È queer anche il Dio che incontreremo alla fine dei nostri giorni? Magari sarà donna e non avrà la barba come nel 'Giudizio universale' di Michelangelo.
"Non so come sarà Dio al di là dello spazio e del tempo, ma Lei stessa ci ha detto come è nello spazio e nel tempo: mi troverete in colui che soffre, in chi è nudo, in chi si trova in prigione".
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Estratto dll'intervista a suor Teresa Forcades di Giovanni Panettiere in “www.quotidiano.net” del 21 febbraio 2018 

venerdì 16 febbraio 2018

Cappellani sì, militari no!

Comunicato stampa Pax Christi    
Pax Christi Italia ha appreso che “il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di Intesa tra la Repubblica italiana e la Santa Sede sull’assistenza spirituale alle Forze armate”.
Per ora le scarsissime notizie al riguardo non depongono a favore  di un buon risultato a proposito della smilitarizzazizone dei cappellani per la quale Pax Christi da molti anni ha sollevato la questione. (…)
Pax Christi si augura che ci sia ancora possibilità di modificare questa intesa il cui contenuto sarà sottoposto alla firma delle due parti, Stato e Santa Sede, e dovrà essere recepito con apposito disegno di legge. Rinnova la sua disponibilità a riflettere insieme e a contribuire alla definitiva stesura dell’intesa in modo limpido e sinodale, anche per evitare si ripeta quanto è successo con la nomina di Papa Giovanni XXIII a patrono dell’esercito italiano.  (…)
A 25 anni dalla sua morte, ricordiamo le parole di don Tonino Bello, che intervistato da Panorama il 28 giugno 1992 sui cappellani militari, si dichiarava sensibile soprattutto ai costi relativi alla credibilità evangelica ed ecclesiale.
Per lui, e per noi, è necessario mantenere un servizio “pastorale” distinto dal ruolo militare. “Accade già nelle carceri”, osservava: “non si vede per quale motivo non potrebbe accadere anche nelle forze armate. Cappellani sì, militari no ”.
Firenze, 14 febbraio 2018                                                              Pax Christi Italia

giovedì 15 febbraio 2018

OXFAM:QUANDO IL MALE OFFUSCA IL BENE

Quando persone e istituzioni che associamo all'idea di bene e compassione scivolano nel male degli scandali, il dolore che proviamo è doppio. Ci sentiamo traditi, da chi, nel nostro cuore e nella nostra mente, associamo alle buone cause. E così abbiamo quasi perso la nostra fede nella Chiesa cattolica a causa del danno di omertà e complicità nella tragedia della pedofilia. Gli stessi Caschi Blu, truppe di pace delle Nazioni Unite, sono stati coinvolti in orrende vicende di stupri e molestie sessuali, dalle guerre del Congo, alla sfortunata Haiti, tra terremoto e epidemia di colera, con mazzette indebitamente appropriate, fondi destinati agli affamati finiti in corruzione.
E adesso tocca ad Oxfam, storica e stimata organizzazione umanitaria fondata nata per combattere fame e miseria, lavorando con migliaia di addetti e volontari in 90 nazioni, assistendo 20 milioni di poveri, una sterminata comunità di mamme che imparano un mestiere, bambini che ricevono una medicina e un quaderno di scuola, uomini e anziani inseriti in programmi di lavoro, istruzione, sanità. Oxfam è accusata di molteplici casi di abusi sessuali, pratiche di prostituzione, un clima diffuso di condotte inammissibili e coercitive, l’opposto di quanto chi si impegna contro la fame, e chi contribuisce con raccolte di fondi, pubblici o privati.
Qualcuno,stigmatizzando i fatti, ha chiesto di non fare di ogni erba un fascio. Perché questa è la vera, irriducibile, colpa, il misfatto osceno di chi, impegnato sul fronte del bene si lascia irretire dal male: seminare cinismo, indifferenza, nichilismo, asciugando i, già ridotti dalla crisi, canali delle donazioni. Per paradosso tragico, le vittime degli abusi sono stati i poveri, e ancora i poveri, ad Haiti e negli altri Paesi dove Oxfam e tante altre organizzazioni agiscono, pagheranno il prezzo di meno fondi alla carità. I dannati della Terra sono stati oggetti degli abusi e i loro fratelli e sorelle pagheranno il prezzo se gli aiuti scemeranno.
L’amarezza che il male si nasconda nel bene deve però mobilitarci tutti, soprattutto chi è nel volontariato e nell’impegno umanitario si ostina a credere. Eliminando gli scandali, senza eliminare i programmi che, dai campi, alle scuole, agli ospedali, alleviano la miseria ogni giorno.

CONIUGARE IL VERBO AMARE

<<Il verbo AMARE è davvero di difficile coniugazione:
il suo passato non è prossimo,
il suo presente non è indicativo e
il suo futuro non è un condizionale.>>
(Jean Cocteau)

domenica 11 febbraio 2018

LE PROPOSTE DI ALCUNE ASSOCIAZIONI CATTOLICHE PER LE PROSSIME ELEZIONI

Abrogazione del reato di clandestinità, semplificazione delle modalità di ingresso in Italia
superando la divisione fra chi fugge dalla guerra o dalla povertà, cittadinanza, diritto di voto alle
elezioni amministrative.
Sono alcune delle proposte sulla questione migrazioni rivolte ai partiti in vista delle politiche del
prossimo 4 marzo da un cartello di associazioni, istituti missionari e movimenti cattolici, da quelli
tradizionalmente più attivi nel sociale (Centro Astalli, Coordinamento nazionale comunità di
accoglienza, Comunità di sant’Egidio, Pax Christi) ad altri decisamente più istituzionali (Acli,
Azione cattolica, Fuci, Focolari), oltre alla Federazione delle Chiese evangeliche...
Le proposte «per una nuova agenda sulle migrazioni in Italia» sono sette.
Si comincia da una nuova «legge sulla cittadinanza», perché «troppi cittadini di fatto non sono
riconosciuti tali dall’ordinamento». Serve un «nuovo quadro giuridico per accogliere quanti
arrivano nel nostro Paese senza costringerli a chiedere asilo», quindi includendo anche i «migranti
economici»: riattivazione dei «canali ordinari di ingresso», ripristinando il vecchio «decreto flussi»,
introducendo il «permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione», la «attività
d’intermediazione tra datori di lavoro italiani e lavoratori stranieri» e il «sistema dello sponsor».
Occorre poi «regolarizzazione gli stranieri radicati», ovvero coloro che hanno un lavoro o legami
familiari comprovati o che abbiano svolto «un percorso fruttuoso di formazione e di integrazione».
Bisogna «abrogare al più presto» il reato di immigrazione clandestina, «che è ingiusto, inefficace e
controproducente». E consentire «l’elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative a
favore degli stranieri titolari del permesso di soggiorno di lungo periodo».
Poi «riunificare nello Sprar l’intero sistema» di accoglienza, perché torni «sotto un effettivo
controllo pubblico», aumentando «in maniera sostanziale e rapida il numero di posti totali». Infine
le «buone pratiche»: siamo «sommersi da casi di cattiva accoglienza», denunciano le associazioni,
ma «c’è anche un’altra faccia dell’accoglienza dei migranti, meno esposta e ben più positiva» che
«va raccontata il più possibile» perché sia «replicata».
Si tratta di una questione di «giustizia sociale»...
Di Luca Kocci, in “il manifesto” del 10 febbraio 2018.

martedì 6 febbraio 2018

ESISTE SOLO UNA RAZZA:QUELLA UMANA!

Tutto avremmo sperato, fuorché ricordare il Settantesimo della Costituzione attraverso la recente dichiarazione del candidato di centro-destra alle elezioni regionali in Lombardia, Attilio Fontana, che ha parlato di «razza bianca», in riferimento alla questione migratoria, e che per difendersi il giorno dopo ha tirato in ballo la Costituzione. È davvero scandaloso come trovata per far parlare di sé, invelenendo il dibattito e creando una confusione di cui davvero non c’era bisogno.

Vi sono diversi problemi. Il primo e più evidente è l’ennesimo tentativo di strumentalizzare a fini elettorali il fenomeno migratorio per scatenare ondate di rifiuto e di paura rispetto non più all’invasione ma a qualcosa di più profondo, ossia il meticciato generato dall’inclusione, la mescolanza di sangue e di geni, fino ad arrivare a ipotizzare la perdita di identità nazionale a causa appunto del massiccio arrivo di stranieri. Che, detto per inciso, fanno più figli degli italiani e assistono i nostri anziani. Discorsi da bar, eppure ce li sentiamo ripetere in Tv e sui giornali. E allora è davvero necessario trovare buone letture.

È appena uscito un bel libro, Storia mondiale dell’Italia (Laterza 2017), che pagina dopo pagina – ne contiene circa 800 ma può essere letto anche in modo frammentario – documenta come invece l’identità italiana sia proprio frutto della mescolanza e dell’incontro di popoli e culture diverse e che utilizzare termini come «radici» rinvia a un discorso razzista che infatti avvertiamo dilagare nella nostra società. Ripercorrere tanti eventi in un’ottica mondiale significa dunque mettere in risalto proprio questi incontri che hanno lasciato traccia nella cultura, nell’arte, nell’economia e nella società. È una storia sorprendente che può arricchire il discorso comune per contrastare quanto di più velenoso vi sia nel discorso pubblico: il tema della razza.

Secondo aspetto, i termini hanno una storia, e diverse lingue utilizzano parole diverse per rendere concetti simili. Anche questo aiuta a relativizzare: la parola razza ha tantissimi significati e dipende dal contesto della frase. Così nella lingua inglese esiste il termine race ancora in uso, che si utilizza anche quando ci si voglia riferire alle relazioni tra persone diverse, e si parla di race relations con un accento sugli aspetti biologici; ma questo termine è anche affiancato da un altro, ethnicity e dal conseguente interethnic relations quando si voglia mettere l’accento sull’interazione delle differenze culturali e sociali che sono al tempo stesso una barriera ma anche un’occasione di confronto e di condivisione. Insomma, una pluralità di espressioni per rendere la complessità dell’intercultura, anche se le scienze sociali hanno da tempo confutato l’esistenza di razze umane. Le differenze umane sono cioè più ampie di quelle che possono essere espresse con il termine «razza»: non è possibile definire dei gruppi umani biologicamente differenti.

Nel 1952 l’antropologo Lévi Strauss scrisse un piccolo libro intitolato Razza e storia (Einaudi 2002), che può considerarsi un manifesto antirazzista nelle cui pagine si analizzavano le difficoltà che derivano dall’etnocentrismo e dai pregiudizi che spesso offuscano la dignità di ogni essere umano e di ogni cultura: esiste una sola razza ed è quella umana. Vi fu discussione quando uscì, vorremmo che se ne continuasse a discutere proprio per sviluppare quegli anticorpi che sembrano sempre più necessari.

Recentemente, un libro frutto della collaborazione di diversi studiosi, Contro il razzismo (Einaudi 2016) ha messo in evidenza quanto sia pericoloso parlare di razze e quanto la riflessione scientifica incoraggi una revisione critica nella genetica, nell’antropologia, nell’analisi linguistica, nella violenza istituzionale. Il dibattito tra gli studiosi ha anche ipotizzato di modificare la Costituzione laddove si cita la parola «razza» in quell’articolo 3 che è contro la discriminazione.

Il «Manifesto della razza» che introdusse le leggi razziali fasciste venne scritto ottant’anni fa, un testo aberrante, contro il quale i costituenti presero una posizione netta. A pensarci bene, sostituire quel termine nella Costituzione ci renderebbe la memoria corta e sarebbe meno efficace in un paese dove quella parola circola ancora a sproposito. Occorre sempre e di nuovo prendere posizione contro la discriminazione razziale per affermare valori di giustizia, libertà e eguaglianza. E sperare che nella prossima legislatura si possa approvare lo ius soli et culturae.
di Paola Schellenbaum su "Riforma.it"

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