domenica 30 settembre 2018

UN LIBRO INTERESSANTE PER ASSAPORARE IL VALORE FONDAMENTALE DELLA LEGALITÀ

Dalla Campania alle Scampia d'Italia", il libro scritto da me e da don Aniello Manganiello, già parroco di Scampia e figura di spicco della più autentica e concreta anticamorra. Libro che, dopo 7 anni, rivedrà la luce agli inizi di settembre prossimo, e sarà distribuito in tutta Italia dalle Messaggerie italiane. Il libro, che racconta l'esperienza di un prete sul fronte dell'anti-Stato (1994-2010), quando uscì, fu per mesi al vertice delle classifiche di vendita in Italia. Questa edizione è aggiornata al 2018 e integra così il racconto con la nascita e l'opera di "Ultimi", l'associazione antimafia fondata da don Manganiello e presieduta da me, che conta già 19 presidi in Italia. Confidiamo che il libro possa riscuotere lo stesso successo della I edizione. Il ricavato delle vendite finanzierà le opere sportive per i giovani emarginati di Scampia.
(Andrea Manzi)

mercoledì 26 settembre 2018

SICUREZZA ONLINE

HO RICEVUTO DA UN'AMICA E CONDIVIDO CON MOLTO PIACERE.
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Ciao  ,
Ho visto che hai menzionato direcontrolaviolenza.it su  percontinuareilviaggio.blogspot.com/2016/, volevo ringraziarti per il lavoro che stai svolgendo nel promuovere le donne.
Vorrei suggerirti di condividere questa guida appena uscita che  parla della sicurezza online per le donne. E' stata scritta da donne per le donne e permette alle donne di proteggersi on-line.
Mi è piaciuto il modo in cui hanno dato alcuni suggerimenti  e soluzioni su cosa fare in ogni situazione.

Grazie per il tuo lavoro nell'aiutare le donne a proteggersi online, 
Adela

lunedì 24 settembre 2018

GUERRA E PACE !

Un anno fa, papa Francesco pronunciò il suo no alla guerra giusta, rompendo con un concetto dalla
lunga e gloriosa carriera nella cristianità. Difficile misurare l’impatto di quel passo a un anno di
distanza, mentre aumenta il rumore di fondo di un mondo in armi. È nuova e grave la sfida per i
cristiani di oggi, contemporanei dello stato di conflitto generalizzato, della mobilitazione
permanente, del dispiegamento diffuso di forze. I seguaci di Cristo sono alle prese con due esigenze
in conflitto tra loro. Da un lato i cristiani vogliono la pace: si attendono ogni parola e ogni iniziativa
in tal senso dai loro leader religiosi e politici, dai teologi, dai pastori. Dall’altro lato, i cristiani
devono combattere: per le loro nazioni e comunità, per la loro fede e cultura. La formula di
Bergoglio sembrò offrire una risposta solo alla prima domanda: «Non mi piace l’espressione guerra
giusta. Si dice: “Io faccio la guerra perché non ho altra possibilità per difendermi”. Ma nessuna
guerra è giusta. L’unica cosa giusta è la pace». Alla seconda domanda, al persistente bisogno di
legittimazione della guerra, rispondono i fatti: l’obiezione di coscienza alla guerra preme meno ai
vescovi di quella ad aborto e nozze gay, i cappellani militari sono vivi e vegeti, prosperano i
crocifissi sovranisti e nazionalisti.
_______________________________________________________________________________ Marco Ventura in “la Lettura” del 23 settembre 2018

martedì 11 settembre 2018

QUANDO UNA LEGGE PUO' DIVENTARE DISCRIMINANTE

<<Sono passati ottanta anni dalla firma apposta dal re Vittorio Emanuele III nella residenza estiva di San Rossore a Pisa e dal successivo annuncio di Mussolini in Piazza Unità d’Italia a Trieste davanti a una folla entusiasta e plaudente a favore delle "Leggi antiebraiche" o meglio delle "Leggi razziste". La ferita è ancora aperta e le terribili testimonianze di chi in quei giorni fu cacciato da scuole e università, di chi perse il lavoro, di chi perse la piena cittadinanza, i diritti fondamentali, ce lo ricordano ogni giorno. Una infamia sancita nell’indifferenza generale. È questo quello che più urta di questo abominio giuridico, che fu premessa e anticamera alla Shoah. Una lezione che siamo chiamati a far nostra e a proiettare, di fronte a nuove ingiustizie che si compiono, nella lotta sempre aperta a ogni forma di odio e discriminazione, pur in contesti e situazioni molto differenti rispetto ad allora, nel nostro turbolento presente e nel futuro che vogliamo lasciare in dote alle nuove generazioni.
Tutto ciò potrebbe riaccadere oggi? Quali furono i segni premonitori che non si seppero cogliere allora? Quali i segnali o le rassicurazioni da considerare oggi?
Quella che viviamo è un’epoca complessa, sempre più caratterizzata dalla diffusione di fake news, da odio gratuito che inquina spazio pubblico e social network, dal riaffiorare di complottismi e pregiudizi mai del tutto sconfitti. Una minaccia che riguarda non solo i soggetti e le comunità colpite ma che deve vederci sempre più uniti – istituzioni democratiche, società civile, le diverse minoranze – nella consapevolezza della criticità del momento che stiamo attraversando. Davanti a noi un bivio storico, dalle conseguenze potenzialmente devastanti. Oggi più che mai appare urgente la riaffermazione dei valori dell’educazione, della cultura, dell’incontro, della condivisione. Non sarà facile, il compito è evidentemente in salita, ma questo è un orizzonte imprescindibile per tutti coloro che hanno a cuore le conquiste democratiche e i principi sanciti nella Costituzione repubblicana.>>
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Noemi Di Segni, presidente Unione delle comunità ebraiche italiane

mercoledì 5 settembre 2018

BASTERÀ IL SILENZIO DI PAPA FRANCESCO?

La Chiesa è preda di una congiura, in cui l'abisso della vergogna pare senza fondo?
Papa Francesco  si rivolge al “popolo di Dio” e in riferimento al Vangelo che parla del tentativo degli abitanti di Nazareth di eliminare il problema e di soffocare la verità,che è Cristo, dice che «La verità è silenziosa, non è rumorosa», e quindi c’è un’unica scelta da fare «con le persone che cercano soltanto lo scandalo, la divisione, la distruzione: silenzio»: ma Lui deve uscire dal silenzio! Anzitutto per ricordare con forza e ad alta voce a tutti i cristiani più che mai esterrefatti che uno solo è sacerdote, “grande sacerdote”, dice la Lettera agli Ebrei, ricordata in Lumen gentium. E che quel sacerdote lì non può mancare alla Chiesa, al di là di tutte le vicissitudini del tempo. Rileggiamo tutti il Vangelo di Giovanni sul “buon pastore”, sola “porta delle pecore”. L'istituzione – in questo caso il sacerdozio ministeriale – non è la corona sacra della Chiesa. È invece, se ben compresa, e con i suoi limiti, umile servizio per il tempo presente, per la presenza sacramentale di Cristo per il popolo dei battezzati. Che è tutt'altra cosa rispetto a ciò che lascia immaginare il mondo dei “principi della Chiesa”. Ed è questo che ci porta al nocciolo del problema: l'imperiosa necessità che si impone oggi di rivedere radicalmente la nostra ecclesiologia. Perché è una maniera deficiente, squilibrata e presuntuosa di intendere e di vivere il potere presbiterale ad essere, in gran parte, a monte dei crimini di pedofilia e degli scandali di autorità. Una teologia piramidale della Chiesa ha sempre supportato l'identità di prete come cristiano d'élite, al di sopra degli altri battezzati, che ha giurisdizione sulla vita degli altri. L'onnipotenza che ne deriva autorizza necessariamente gli eccessi, in particolare nel togliere gli ostacoli all'esercizio di fantasie di alcuni. Questa realtà deve essere oggi interrogata con coraggio.
Non possiamo più attenerci ad una ecclesiologia elaborata ed attuata esclusivamente dal clero.
Bisogna che la Chiesa sia pensata a più voci.
In ogni caso, nell'istituzione, tutti, chi più chi meno, sono necessariamente coinvolti nel dramma del
momento, dato che esso è in rapporto con un ordine ecclesiale problematico, che favorisce in particolare una colpevole legge del silenzio. Stando così le cose, e di fronte a tutte queste pericolose manovre che contribuiscono a peggiorare la crisi, è importante che si affermi con forza che c'è un bisogno imperioso del ministero di papa Francesco. Lui resta, in questo mondo incerto e minaccioso, la massima autorità morale capace di opporsi a funeste ideologie nazionaliste, a politiche di chiusura e di esclusione, che fomentano gli odi e rabbuiano il futuro della comunità umana. Papa Francesco resta anche, per la Chiesa, il pastore essenziale che, con una fermezza eccezionale, dà consistenza al sacerdozio dei battezzati, ancora recentemente con Gaudete ed exsultate, mostrando che la santità è vocazione di tutti, indissociabile dal battesimo. È anche colui che ricorda, con un vigore che fa superare al suo discorso i confini della Chiesa, che la misericordia  è tutto il messaggio evangelico, e quindi anche ciò che deve essere messo in atto nel nostro rapporto col mondo, al di là delle ristrette visioni moralizzatrici che sfigurano il discorso cattolico. Non si tratta di entrare in una logica di rapporti di forza, molto praticata sia all'esterno come all'interno della Chiesa. Ma di far sapere, come cristiani, ciò di cui abbiamo bisogno da parte dell'istituzione per attenerci fedelmente alla missione affidataci da Cristo.
Certo, l'ostinazione di papa Francesco, fin dalla sua elezione, ad invocare e a comunicare “la gioia del Vangelo” può sembrare oggi totalmente irreale. A meno di immergersi profondamente nel Vangelo, per far fronte alla situazione.
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Estratto di Anne-Marie Pelletier
in “www.la-croix.fr” del 28 agosto 2018

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