giovedì 28 aprile 2016

Visioni di confine


La forza del Vescovo di Eisenstadt

Fa discutere la decisione del vescovo di Eisenstadt, Mons.Ägidius Zsifkovics, di non ottemperare alla
richiesta della direzione di polizia di installare su terreni appartenenti alla Chiesa un tratto della barriera che deve dividere l’Austria dall’Ungheria.
Zsifkovics, che è coordinatore in tema di profughi delle Conferenze episcopali europee, spiega:
“Sono consapevole della difficile situazione della Stato, ma non posso accettare per motivi di coscienza”.
Aggiunge: “L’anno scorso, quando circa 200mila persone hanno passato il confine, abbiamo creato da un giorno all’altro in edifici ecclesiastici mille alloggiamenti di fortuna per famiglie sfinite, donne, bambini e persone anziane e indebolite. E ora dovremmo installare steccati sui terreni della Chiesa? È il mio corpo stesso che si ribella”.
Infine: “Capisco le paure delle persone che percepisco attorno a me. Però sarei un cattivo vescovo, se non sapessi dare a queste paure una risposta cristiana. E questa risposta non è lo steccato. Semmai, in caso di necessità, un buco nello steccato!”.
(da MigrantesTorino)

Hans Küng dice che Francesco ha risposto alla sua richiesta di una libera discussione sul dogma della infallibilità del papa

<<Il 9 marzo ho diffuso un Appello a Papa Francesco perché desse spazio ad una libera discussione,
senza pregiudizi e del tutto aperta, sul problema dell'infallibilità. Essa è stata pubblicata sulle
principali riviste di diversi paesi. Sono stato felice di ricevere una risposta personale da Francesco
subito dopo Pasqua. E’ del 20 marzo e mi è stata trasmessa dalla nunziatura del Vaticano a Berlino.
Della risposta del papa, i seguenti punti sono importanti per me:
• Il fatto che Francesco ha risposto e non ha lasciato, per così dire, cadere nel vuoto il mio testo;
• Il fatto che egli stesso ha risposto e non tramite il suo segretario privato o il segretario di Stato;
• Mi ha risposto in maniera fraterna, in lingua spagnola, rivolgendosi a me come Lieber Mitbruder
( "Caro Fratello") in tedesco e queste parole personali sono in corsivo;
• Con evidenza egli ha letto molto attentamente l’Appello, a cui avevo aggiunto una traduzione
spagnola;
• Che ha espresso forte apprezzamento per le considerazioni che mi avevano portato a scrivere il
Volume 5 delle mia opera completa, in cui suggerisco di discutere dal punto di vista teologico le
diverse problematiche che il dogma dell'infallibilità solleva alla luce della Sacra Scrittura e della
tradizione con l'obiettivo di approfondire un dialogo costruttivo tra la chiesa "semper reformanda"
del XXI secolo e le altre chiese cristiane e la società postmoderna.
Francesco non ha fissato alcun limite alla discussione. Egli ha così risposto alla mia richiesta di dare
spazio a una libera discussione sul dogma dell'infallibilità. Penso che sia ora indispensabile
utilizzare questa nuova libertà per portare avanti la riflessione sulle definizioni dogmatiche, che 
sono motivo di polemica all'interno della Chiesa cattolica e nel suo rapporto con le altre chiese
cristiane.
Non prevedevo tutta questa nuova libertà che Francesco ha aperto nella sua esortazione postsinodale,
Amoris Laetitia. Già nell'introduzione, egli dichiara: "Non tutte le discussioni di questioni
dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte dagli interventi del magistero".
Egli denuncia "la morale burocratica e fredda" e non vuole che i vescovi si comportino come se
fossero gli "arbitri della grazia". Egli dice che l'Eucaristia non è un premio per le persone perfette
ma è un "nutrimento per i deboli."
Egli cita ripetutamente dichiarazioni fatte al Sinodo dei vescovi o dalle conferenze episcopali
nazionali. Francesco non vuole più essere l'unico portavoce della chiesa.
Questo è il nuovo spirito che ho sempre atteso dal magistero. Sono pienamente convinto che in
questo nuovo spirito aperto a una discussione libera e imparziale sul dogma dell'infallibilità, questo
problema chiave per il futuro della Chiesa potrà essere discusso al meglio.
Sono profondamente grato a Francesco per questa nuova libertà ed unisco il mio grazie di cuore
all'aspettativa che i vescovi e i teologi sappiano senza riserve adottare questo nuovo spirito e unirsi
nel ringraziamento partecipando a questo compito in conformità con le Scritture e con la grande
tradizione della Chiesa.>>
[P. Hans Küng, cittadino svizzero, è professore emerito di teologia ecumenica presso l'Università di Tubinga, in Germania]

Madre Teresa di Calcutta

<<Non capiremo mai abbastanza quanto bene è capace di fare un sorriso.>>

Blaise Pascal

<<Le menti piccole sono preoccupate dalle cose straordinarie, le menti grandi da quelle ordinarie.>>

mercoledì 27 aprile 2016

Padre Paolo Dall'Oglio

 Mille giorni senza sue notizie


 La sorella, Francesca Dall’Oglio: “Questi 1000 giorni di incertezza e di angoscia per la sorte di Paolo, con un terribile stillicidio di notizie contrastanti, sono molto duri per tutti noi. Sono anche giorni accompagnati dalla certezza che per Paolo, coerentemente alla “chiamata” ricevuta, quello fosse il posto in cui doveva stare: accanto al popolo siriano tanto martoriato e da lui tanto amato, pastore per le sue pecore. Mi tornano allora in mente tutte le strade che aveva tentato di percorrere per favorire una sensibilità sul disastro che stava avvenendo in Siria e su ciò che forse era ancora possibile fare. Chissà, forse quelle strade intraviste allora, nel loro fondamento per il dialogo, possono forse essere la chiave di lettura per … guardare oltre. Oggi avverto che il suo era un linguaggio profetico, sempre accompagnato dalla fiducia nel Signore nonostante le difficoltà e il dolore del contesto."

TU PARLI

Donaci la gioia di capire
che tu non parli solo
dai microfoni delle nostre
Chiese. Che nessuno può
menar vanto di possederti.
E che, se i semi del Verbo
sono diffusi in tutte
le aiuole, è anche vero
che i tuoi gemiti
si esprimono nelle lacrime
dei maomettani
e nelle verità dei buddisti,
negli amori degli indù
e nel sorriso degli idolatri,
nelle parole buone
dei pagani
e nella rettitudine
degli atei
(don Tonino Bello)

Christopher Hein

<<A me pare che di nuovo Papa Francesco abbia trovato le parole giuste al momento giusto. Partire dalle persone, rifugiati e migranti, non solo è un dettato di umanità ma è anche l’unica possibilità per trovare soluzioni politiche. I giochi di tavolo praticati a Bruxelles ed altrove, dove vengono considerati i numeri e non gli individui e le famiglie, sono condannati al fallimento, come il sistema-Dublino ha ampiamente dimostrato. Per questo ritengo che l’appello di Bergoglio contenga anche una fondamentale indicazione politica.>>

DOV'E' FINITA LA CIVILTA' CRISTIANA EUROPEA ?

E' ormai sicuro che l'Europa ha intrapreso una strada di decomposizione politica. E così dall'apertura del trattato di Schengen si sta ritornando alla costruzione della vecchia fortezza europea con i suoi muri, il filo spinato e il razzismo dell'estrema destra. E così anche  Ma la Camera dei comuni inglese ha rifiutato di accogliere i 3000 bambini di Calais. È, come hanno notato i critici della decisione, di qualcosa di vergognoso.Oddio, anche sequestrare beni ai profughi, come fanno la Danimarca e altri stati della Ue, è vergognoso, proprio come lasciarli alla deriva a Idomeni e Lesbo, o dare un po’di quattrini a Erdogan perché non ce ne mandi altri. Ma i bambini non dovrebbero essere sacri, nell’Europa cristiana, cattolica, anglicana o luterana che sia? Con il voto alla Camera dei comuni, la risposta è stata semplicemente «No!» D’altra parte, i leader della Afd tedesca non hanno forse dichiarato che è legittimo sparare ai profughi che attraversano illegalmente i confini, anche quando sono donne e bambini? Certo, i conservatori inglesi a parole non arrivano a tanto. Ma il risultato non è molto diverso. La motivazione del voto inglese è sublime nella sua ipocrisia squisitamente british. Noi non li accogliamo, per dissuadere altri profughi dal chiedere asilo in Inghilterra.
 Quando la Svizzera respinse i profughi ebrei che scappavano dalla Germania con la motivazione che «la barca piena», si macchiò della stessa vergogna, ma con meno ipocrisia.
Noi europei, dopo la Shoah, non dovremmo sorprenderci più di nulla. E nemmeno pensare che, con
la sconfitta del nazismo e del fascismo, siamo al sicuro dagli stermini di massa. Migranti e profughi
muoiono a migliaia per raggiungere le nostre terre benedette dalla ricchezza.
Dopo un po’ di lacrimucce sui bambini annegati sulle spiagge greche e turche, ecco che prendiamo
a calci quelli che non sono annegati, o semplicemente ne ignoriamo l’esistenza.
Noi europei, così civili e democratici, stiamo gettando le premesse di nuovi stermini, magari per
omissione, disattenzione o idiozia. Ma per le vittime non fa nessuna differenza.
Estratto da  “il manifesto” del 27 aprile 2016

lunedì 25 aprile 2016

Alfredo Reichlin


<<Attenzione, il grande fatto della resistenza non fu semplicemente la partecipazione in armi, che certo fu un fatto non da poco, che unì profondamente un popolo, anche oltre le divisioni di classe. Basta rileggere il diario di Giolitti dal Piemonte per capire l’importanza che ebbe prendere in mano le sorti del paese. Penso all’ufficiale tedesco che firma la resa, per uscire da Genova, davanti all’operaio Scappini. Tutto questo ha un’enorme importanza, certamente. Ma il vero salto è un altro.
Il vero salto è quello che avviene non solo nella storia d’Italia, ma nella storia degli italiani, che si riconoscono l’un l’altro su un terreno nuovo, si abbracciano e combattono insieme. Il salto di qualità antropologico, ecco quello a cui io ho assistito, e quello che da allora mi detta la mia coscienza: un’idea nuova del popolo italiano. È il passaggio da plebe a nazione.>>

25 APRILE:IL DONO DELLA LIBERTA' NON VA DIMENTICATO!

Una felicità cauta, quasi stupita. Donne e uomini sorridenti, con il volto scarno segnato dalla guerra e dalle privazioni. È una delle foto in bianco e nero che possiamo trovare inserite nei vari manifesti celebrativi dell'anniversario della Liberazione. Già, è il 25 aprile. Il giorno dell’insurrezione di Milano, l’ultimatum «arrendersi o perire» intimato ai tedeschi e ai fascisti, Benito Mussolini che fugge dopo l’incontro con i capi della Resistenza che gli chiedono la resa senza condizioni. È il giorno scelto come simbolo della libertà e della rinascita democratica dopo gli anni della dittatura. Un giorno di festa. Un giorno di felicità, di orgoglio, di coesione nazionale.
Alcide Cervi, nel ricordare i suoi sette figli uccisi dai fascisti, con dolore auspicò «che gli italiani si riconoscano fratelli, che non si facciano dividere dalle bugie e dagli odi, che nasca finalmente l’unità d’Italia, ma l’unità degli animi, l’unità dei cuori patriottici». E ancora: «Tanto sacrificio non è valso a niente, se ancora odio viene acceso tra gli italiani». «Possa il mio sangue servire», scrisse il capitano di artiglieria Franco Balbis, come ha ricordato nel suo libro Aldo Cazzullo. Immensi sacrifici e fiumi di sangue versati invano? No, perché l’Italia è un Paese libero e democratico, anche se spesso lo dimentica. E il 25 aprile è l’occasione per ricordarlo. Ma dovrebbe essere la politica, tutta la politica, a fare un bagno di umiltà e di decenza. A parlare d’ideali e di valori. Perché il fallimento dei partiti è il fallimento della democrazia. Il degrado del parlamentarismo e della vita pubblica è linfa per i nostalgici e per chi questa festa vorrebbe cancellarla. «Il messaggio che ci hanno lasciato i caduti in quei bellissimi documenti che sono le lettere dei condannati a morte della Resistenza, era un messaggio di fede in una riforma della società nella libertà, nella dignità, nella giustizia, nell’odio per i soprusi, nell’amore dei poveri e degli oppressi. Che cosa ne abbiamo fatto di questo messaggio? Abbiamo davanti a noi un’Italia senza fede, incredula, come sempre, in cui dilaga la corruzione, la sfiducia negli ideali, la rassegnazione di fronte al fatto compiuto, la furberia e lo spirito di sopraffazione del più forte sul più debole. Non sono morti per questo coloro che oggi commemoriamo». Parole pronunciate da Norberto Bobbio il 25 aprile del 1961.



Nell'anniversario della festa della liberazione, riporto di seguito alcune lettere scritte dai condannati a morte della resistenza italiana tratte da due libri: il primo è Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (Einaudi, Torino 1994) di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli. Il secondo è Muoio innocente. Lettere di caduti della Resistenza a Roma (Mursia, Milano 1999) di Mario Avagliano e Gabriele Le Moli.

Albino Albico
Di anni 24 – operaio fonditore – nato a Milano il 24 novembre 1919 -. Prima dell’8 settembre 1943 svolge propaganda e diffonde stampa antifascista – dopo tale data è uno degli organizzatori del GAP, 113a Brigata Garibaldi, di Baggio (Milano), del quale diventa comandante -. Arrestato il 28 agosto 1944 da militi della "Muti", nella casa di un compagno, in seguito a delazione di un collaborazionista infiltratosi nel gruppo partigiano – tradotto nella sede della "Muti" in Via Rovello a Milano – torturato – sommariamente processato -. Fucilato lo stesso 28 agosto 1944, contro il muro di Via Tibaldi 26 a Milano, con Giovanni Aliffi, Bruno Clapiz e Maurizio Del Sale.

Carissimi, mamma, papà, fratello sorella e compagni tutti,
mi trovo senz’altro a breve distanza dall’esecuzione. Mi sento però calmo e muoio sereno e con l’animo tranquillo. Contento di morire per la nostra causa: il comunismo e per la nostra cara e bella Italia.
Il sole risplenderà su noi "domani" perché TUTTI riconosceranno che nulla di male abbiamo fatto noi. Voi siate forti come lo sono io e non disperate.
Voglio che voi siate fieri ed orgogliosi del vostro Albuni che sempre vi ha voluto bene.
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Armando Amprino (Armando)

Di anni 20 - meccanico - nato a Coazze (Torino) il 24 maggio 1925 -. Partigiano della Brigata " Lullo Mongada ", Divisione Autononia " Sergio De Vitis ", partecipa agli scontri del maggio 1944 nella Valle di Susa e a numerosi colpi di mano in zona Avigliana (Torino) -. Catturato nel dicembre 1944 da pattuglia RAU (Reparto Arditi Ufficiali), alla Barriera di Milano in Torino - tradotto alle Carceri Nuove di Torino Processato dal Tribunale Co.Gu. (Contro Guerriglia) di Torino Fucilato il 22 dicembre 1944, al Poligono Nazionale del Martinetto in Torino da plotone di militi della GNR, con Candido Dovis.

Dal Carcere, 22 dicembre 1944 
Carissimi genitori, parenti e amici tutti,
devo comunicarvi una brutta notizia. Io e Candido, tutt'e due, siamo stati condannati a morte. Fatevi coraggio, noi siamo innocenti. Ci hanno condannati solo perché siamo partigiani. Io sono sempre vicino a voi.
Dopo tante vitacce, in montagna, dover morir cosí... Ma, in Paradiso, sarò vicino a mio fratello, con la nonna, e pregherò per tutti voi. Vi sarò sempre vicino, vicino a te, caro papà, vicino a te, mammina.
Vado alla morte tranquillo assistito dal Cappellano delle Carceri che, a momenti, deve portarmi la Comunione. Andate poi da lui, vi dirà dove mi avranno seppellito. Pregate per me. Vi chiedo perdono, se vi ho dato dei dispiaceri.
Dietro il quadro della Madonna, nella mia stanza, troverete un po' di denaro. Prendetelo e fate dire una Messa per me. la mia roba, datela ai poveri del paese. Salutatemi il Parroco ed il Teologo, e dite loro che preghino per me. Voi fatevi coraggio. Non mettetevi in pena per me. Sono in Cielo e pregherò per voi. Termino con mandarvi tanti baci e tanti auguri di buon Natale. Io lo passerò in Cielo. Arrivederci in Paradiso.
Vostro figlio Armando
Viva l'Italia! Viva gli Alpini!
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Aldo Mei


Di anni 32 - sacerdote - nato a Ruota (Lucca) il 5 marzo 1912 -.Vicario Foraneo del Vicariato di Monsagrati (Lucca) - aiuta renitenti alla leva e perseguitati politici - dà ai partigiani assistenza religiosa -. Arrestato il 2 agosto 1944 nella Chiesa di Fiano, ad opera di tedeschi, subito dopo la celebrazione della Messa - tradotto a Lucca, sotto l'imputazione di avere nascosto nella propria abitazione un giornalista ebreo-. Fucilato alle ore 22 del 4 agosto 1944, da plotone tedesco, fuori Porta Elisa di Lucca.

4 agosto 1944 
Babbo e Mamma,
state tranquilli - sono sereno in quest'ora solenne. In coscienza non ho commesso delitti: solamente ho amato come mi è stato possibile. Condanna a morte - I° per aver protetto e nascosto un giovane di cui volevo salva l'anima, 2° per aver amministrato i sacramenti ai partigiani, e cioè aver fatto il prete. Il terzo motivo non è nobile come i precedenti - aver nascosto la radio.
Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell'odio io che non ho voluto vivere che per l'amore! 
<< Deus Charitas est>> e Dio non muore. Non muore l'Amore! Muoio pregando per coloro stessi che mi uccidono. Ho già sofferto un poco per loro.....E' l'ora del grande perdono di Dio! Desidero avere misericordia; per questo abbraccio l'intero mondo rovinato dal peccato - in uno spirituale abbraccio di misericordia. Che il Signore accetti il sacrificio di questa piccola insignificante vita in riparazione di tanti peccati - e per la santificazione dei sacerdoti.
Oh! la santificazione dei sacerdoti. Oggi stesso avrei dovuto celebrare Messa per questa intenzione - invece di offrire a Gesù - offro me a Lui, perché faccia tutti santi i suoi ministri, tutti apostoli di carità - e il mio pensiero va anche ai confratelli del Vicariato, che non ho edificato e aiutato come avrei dovuto. Gliene domando umilmente perdono. Mi ricordino tutti al Signore. Sia dato a ciascuno un'offerta di 75 lire per una applicazione di S. Messa a suffragio della povera anima mia. 
Almeno 100 Messe che siano celebrate per riparare eventuali omissioni e manchevolezze e a suffragio dell'anima mia.
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Franca Lanzone
Di anni 25 - casalinga - nata a Savona il 28 settembre 1919 -. Il 1°ottobre 1943 si unisce alla Brigata "Colombo", Divisione "Gramsci", svolgendovi attività di informatrice e collegatrice e procurando vettovagliamento alle formazioni di montagna -. Arrestata la sera del 21 ottobre 1944, nella propria casa di Savona, da militi delle Brigate Nere – tradotta nella Sede della Federazione Fascista di Savona -. Fucilata il I° novembre 1944, senza processo, da plotone fascista, nel fossato della Fortezza ex Priamar di Savona, con Paola Garelli e altri quattro partigiani.


Caro Mario,
sono le ultime ore della mia vita, ma con questo vado alla morte senza rancore delle ore vissute. Ricordati i tuoi doveri verso di me, ti ricorderò sempre
Franca
Cara mamma, perdonami e coraggio. Dio solo farà ciò che la vita umana non sarà in grado di adempiere. Ti bacio. La tua
Franca
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domenica 24 aprile 2016

Papa Francesco

 "Vi do un compito da fare a casa: guardate un giorno la faccia delle persone quando andate a casa. Preoccupati, ognuno chiuso in se stesso. Manca il sorriso, la tenerezza. L'amicizia sociale. Dove non c'è l'amicizia sociale sempre c'è l'odio, la guerra. Stiamo vivendo una terza Guerra Mondiale a pezzi."

Honoré de Balzac

<<La volontà può e deve essere motivo d'orgoglio più dell'ingegno.>>

Albert Einstein

<<La nostra conoscenza, se paragonata alla realtà, è primitiva e infantile. Eppure è il bene più grande di cui disponiamo.>>

sabato 23 aprile 2016

LA GUERRA PUO' ESSSERE GIUSTA?

La violenza militare può essere ammessa da un punto di vista cristiano? La dottrina della Chiesa
dice di sì, ma solo in caso estremo. Una conferenza organizzata in Vaticano esprime un'opinione
diversa.
I talebani in Afghanistan, Gheddafi in Libia, il regime di Assad in Siria, l'avanzata dello “Stato
islamico”... La domanda se l'uso della violenza sia permesso o addirittura opportuno dal punto di
vista cristiano è più attuale che mai.
La dottrina cattolica tradizionale lo ammette, tuttavia solo a determinate condizioni. Mai questa
idea era stata messa in discussione, ma ora una conferenza vaticana dal titolo “Non violenza e pace giusta” organizzata dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e Pax Christi International, suscita un certo scalpore chiedendo nella dichiarazione finale che sia superato il concetto di “guerra giusta”.
“Noi crediamo che non esista alcuna 'guerra giusta'”, si dice nel documento. “Troppo spesso la 'dottrina della guerra giusta' è stata utilizzata per approvare la guerra piuttosto che per impedirla o limitarla. Il fatto stesso di suggerire che una 'guerra giusta' è possibile mina l'imperativo morale di sviluppare i mezzi e le capacità necessarie per una trasformazione nonviolenta del conflitto”, così è scritto nel documento di due pagine. Che termina con la richiesta “a non più utilizzare né insegnare la teoria della guerra giusta”.
La teoria tradizionale della guerra giusta cita quattro condizioni che devono sussistere affinché la
violenza militare sia giustificata. “Il danno causato dall'aggressore alla nazione o alla comunità
delle nazioni deve essere durevole, grave e certo”, si dice nel catechismo della Chiesa cattolica.
Altre condizioni sono poi “che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o
inefficaci” e “che ci siano fondate condizioni di successo”. Infine, l'uso delle armi secondo il
catechismo non deve “provocare mali e disordini più gravi del male da eliminare”.
Inoltre il catechismo limita la violenza militare all'autodifesa di un popolo. Tuttavia questo diritto
sussiste solo finché “non ci sarà un'autorità internazionale competente, munita di forze efficaci”.
Comunque la guerra rimane un male in ogni caso anche secondo questa dottrina - cioè anche se è
“giusta” in questo senso.
Questa argomentazione risale al padre della Chiesa Agostino d'Ippona (354-430). Sant'Agostino
reagiva così al crescente numero di soldati romani nella Chiesa. Inoltre si poneva tale problema per
il nuovo status della Chiesa che nel IV secolo era passata da movimento sotterraneo a religione di
stato nell'Impero Romano.
La conferenza vaticana ha avuto un'eco mediatico a livello internazionale: “Pazza idea: la guerra
giusta all'indice” titolava il quotidiano "Il Foglio" e il settimanale statunitense “National Catholic Register” criticava la richiesta di eliminazione di questa dottrina come rottura con il catechismo e un allontanamento da Sant'Agostino.
Papa Francesco non si è finora espresso chiaramente sulla dottrina della guerra giusta, ma riferendosi allo “Stato islamico”, ha detto che è ammesso “fermare” l'aggressore. Ma che questo non può essere fatto con bombardamenti o con una guerra. Occorre intervenire con una corrispondente azione in sintonia con il diritto internazionale.
Alcuni commentatori interpretavano questa affermazione come accettazione di un attacco militare
secondo le linee guida dell'ONU “responsibility to protect” del 2005. In base a queste, sarebbe
legittimo un intervento contro genocidio, pulizia etnica e crimini di guerra. Se con il rifiuto della
dottrina della guerra giusta si intendano inserire anche queste azioni, la dichiarazione finale della
conferenza vaticana non lo specifica.
Estratto da  “www.domradio.de” del 22 aprile 2016 

venerdì 22 aprile 2016

I DUE RELIGIOSI CHE HANNO SCOSSO L'EUROPA

Un giorno davvero triste per il Papa nel suo viaggio-lampo a Lesbo. Tristezza per persone trattate come rifiuti ingombranti, sgradevoli e sgraditi. Ma anche per un Occidente che ostenta nel proprio curriculum la referenza di "patria della civiltà"; e poi la calpesta nei gesti quotidiani. Ci volevano due uomini di religione per richiamare gli uomini della politica al loro unico vero ruolo, guidare i processi non inseguirli. Due persone dell'altro mondo, un argentino come Francesco e un turco come Bartolomeo, per scuotere la coscienza anestetizzata dell'Europa.
Da Lesbo a Lampedusa, da est a ovest, il Mediterraneo non è solo una delle più grandi fosse comuni della storia, in fondo alla quale giacciono migliaia di vittime di ogni età e senza nome, cui è negato perfino il diritto al ricordo. È anche l'impietosa certificazione di una società vocata alla lacrima col timer: è durato lo spazio di un mattino, il groppo alla gola di fronte alla foto di Aylan, il bimbo profugo morto su una spiaggia. Quanti ne sono morti dopo di lui, al buio totale? Ma soprattutto, è la bandiera bianca issata su quella fortezza Europa che si sta disintegrando sotto i colpi di ciò che essa stessa ha creato, e che oggi si rivela incapace di gestire: non per mancanza dei mezzi materiali, bensì di quelli culturali.
E così la politica della casa comune, come quella dei suoi singoli inquilini, si fa dirigere dalle paure anziché gestirle; invece che affrontare in modo coordinato il problema, lascia che ogni Paese si eserciti nel gioco dello scarica-migrante. E in simili condizioni si alimenta un nuovo e lucroso settore economico, l'edilizia muraria i cui cantieri proliferano lungo tanti confini. La globalizzazione dell'indifferenza denunciata da papa Francesco ha il suo epicentro in un' Europa che bara su tutto, a partire dai numeri. Quasi nove profughi su dieci, dei 60 milioni in giro per il pianeta, sono accolti dai Paesi del terzo mondo; il Libano da solo ne ha più di tutti i 28 Stati Ue messi assieme; nell'intero continente dagli Urali all'Atlantico i rifugiati sono meno di uno ogni mille abitanti, contro gli 87 della piccola Giordania. E però per definire gli arrivi in casa nostra i termini più ricorrenti sono "ondata" e "invasione". E anche quando si contesta una misura restrittiva, come il blocco del Brennero, si fa appello alle ragioni economiche: preoccupano le merci, delle persone chi se ne frega? Finché un giorno arriva la religione a esercitare la supplenza di una politica imbelle: grazie a due figure come papa Francesco e il patriarca Bartolomeo. I quali, superando antiche, sterili e nefaste divisioni sul nulla tra le rispettive confessioni, vanno su un' isola ridotta a un campo di internamento per ricordare al mondo intero, e a noi europei in particolare, che cos'è un uomo: soprattutto quando lacero, ferito, spogliato di tutto a partire dalla dignità, giace riverso sulle tante strade di Gerico del pianeta, mentre gli passano accanto frotte di viandanti che non lo degnano di uno sguardo. Dio è con noi, hanno professato nell’occasione e professano ancor oggi tanti crociati di fedi diverse; e dietro questo paravento hanno consumato e consumano feroci massacri.
Bugiardi e impostori: perché Dio, con qualsiasi nome lo si chiami, è con gli altri. Gli ultimi. Il sale della Terra.

Estratto da “Trentino” del 21 aprile 2016

mercoledì 20 aprile 2016

RICORDO E MEMORIA

<<Miei cari ragazzi, avete pensato che  cosa sarebbe la vostra vita se non aveste memoria? Nessun ricordo dei tempi lontani, anche solo di qualche anno. Nessun ricordo delle emozioni che vi hanno permesso di capire il mondo e di entrarci. Al posto dell'esperienza, il vuoto. Un vuoto che è dentro di voi mentre fuori, sotto i vostri occhi, vive un mondo in continuo fermento sul quale non potete intervenire perché non riuscite a capirlo. Portando questa ipotetica esperienza la limite del paradosso, potremmo dire che l'assenza di memoria provoca un'assenza di linguaggio. Tutto verrebbe cancellato...E' un problema che interessa popoli e individui. Senza memoria, sono come una conchiglia vuota. Un agglomerato di uomini e donne che il flusso del mondo trascina e inghiottisce.>>
Marek Halter, Perché sono ebreo, ed.Sperling&Kupfer.

Hannah Arendt

<<Il male non ha alcuna profondità né alcuna intenzione demoniaca. E' capace di devastare il mondo intero, proprio perché si propaga sulla sua superficie come un fungo. Soltanto la bontà è profonda e assoluta.>>

BERTINOTTI SI CONVERTE?

Fausto Bertinotti si converte, perlomeno a Comunione e Liberazione, il movimento ecclesiale cattolico fondato da don Luigi Giussani ed attualmente guidato da don Julián Carrón. "Oggi il rischio di una catastrofe è avvertito solo dalle coscienze più radicali, sociali e religiose. La politica, invece, si è chiusa in una corazza di ovatta che le impedisce di vedere" riflette infatti Bertinotti, ex segretario di Rifondazione Comunista, che avanza quindi "una nuova istanza di dialogo con un mondo che ha tanto da dirci".

Bertinotti al Corriere della Sera spiega che l'incontro con i Ciellini è nato nel quadro di questa "crisi di civiltà, con una economia che spinge sempre più l'acceleratore sulla disumanizzazione del lavoro". L'ex presidente della Camera è convinto del fatto che per "uscirne serve un dialogo tra diverse fedi" compresa quella marxista e cattolica perché, osserva: "Il problema della politica è che, distrutte le ideologie si è ritrovata depredata, priva di riferimenti. Il dialogo con chi ha una fede può essere la scintilla che ridà speranza".

Per Fausto Bertinotti infatti "la sinistra politica è morta" e vista la "crisi del movimento operaio" si rivolge quindi al popolo dei cattolici spiegando: "Ricordo che per Gramsci l'intellettuale può pensare di rappresentare il popolo solo se con questo vi è quella che lui chiamava 'una connessione sentimentale'. Lì l'ho trovata". Per il momento Bertinotti comunque non è rimasto "folgorato dalla fede religiosa" perché ciò "sarebbe la negazione del dialogo che deve essere tra diversi". Ma si sa, le vie del Signore sono infinite.
da www.mainfatti.it

FRANCESCO...LA VOCE CHE URLA NEL DESERTO...

<<Ero forestiero... Ognuno di voi, rifugiati che bussate alle nostre porte ha il volto di Dio, è carne di Cristo. La vostra esperienza di dolore e di speranza ci ricorda che siamo tutti stranieri e pellegrini su questa Terra, accolti da qualcuno con generosità e senza alcun merito. Chi come voi è fuggito dalla propria terra a causa dell’oppressione, della guerra, di una natura sfigurata dall’inquinamento e dalla desertificazione, o dell’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta, è un fratello con cui dividere il pane, la casa, la vita.
Troppe volte non vi abbiamo accolto! Perdonate la chiusura e l’indifferenza delle nostre società che temono il cambiamento di vita e di mentalità che la vostra presenza richiede. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono. Siete la testimonianza di come il nostro Dio clemente e misericordioso sa trasformare il male e l'ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti. Perché ognuno di voi può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l’incontro tra culture e religioni diverse, una via per  riscoprire la nostra comune umanità.>>
Papa Francesco

martedì 19 aprile 2016

Don Winslow

<<La cosa più difficile al mondo non è astenersi dal commettere il male, ma mettersi in mezzo per bloccargli il cammino.>>

L'AUTISMO SPIEGATO DA CHI E' AUTISTICO

Capire cosa significa soffrire di autismo è difficile. Finché non arriva qualcuno che prova a spiegartelo. Questo il merito del piccolo Benjamin, appena 10 anni: pochi versi che ci catapultano nella sua vita di bambino affetto dalla sindrome di Asperger.
A scuola, la maestra ha chiesto di scrivere una poesia il cui titolo fosse "Io sono" e le parole di Benjamin non hanno bisogno di commento. Talmente potenti che sua madre ha voluto condividerle con la National Autism Association, un'associazione di genitori di bambini americani con autismo che a sua volta ha pubblicato la poesia su Facebook.
"Sono curioso, io sono originale.
Mi chiedo se lo sei anche tu.
Sento voci nell'aria.
Vedo che tu non le senti e questo non è giusto.
Non voglio sentirmi triste.
Sono strano, io sono originale.
Mi comporto come se lo fossi anche tu.
Mi sento come un bambino nello spazio.
Tocco le stelle e non mi sento al mio posto.
Mi preoccupo di quello che pensano gli altri.
Io piango quando la gente ride, mi fa sentire piccolo.
Sono strano, io sono originale.
Ora capisco che lo sei anche tu.
Dico 'Mi sento come un naufrago'.
Sogno di un giorno in cui sarà tutto ok.
Cerco di trovare il mio posto.
Spero che un giorno ci riuscirò.
Sono strano, io sono originale."

domenica 17 aprile 2016

Jacques Prévert

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

PREGHIERA

Chiediamo la tua benedizione,
certi del tuo Amore,
o Dio. In Gesù ci sei venuto incontro
e non ti sei dimenticato
dell'umanità sofferente.
Fa' che neppure noi dimentichiamo
i gesti con cui sostenerci gli uni gli altri,
le une le altre.
Che possiamo vivere
della sorgente di vita e di pace
che viene da Te. Amen.

ASCOLTARE LA PAROLA

Il Signore, vostro Dio, è clemente e misericordioso, e non volgerà la faccia lontano da voi, se tornate a lui 
II Cronache 30, 9

Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati e affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di ristoro
Atti degli apostoli 3, 19-20

Non voglio dare per scontato che lo sguardo di Dio sia principalmente orientato su di me, che vivo in un paese relativamente sicuro. Penso che gli occhi di Dio siano oggi rivolti innanzitutto ai cristiani e cristiane che in Nigeria ogni volta che vanno al culto rischiano di rimanere vittime di un attacco terroristico, ai cristiani e cristiane che vivono situazioni di persecuzione. Quando si afferma che l’Italia ospita il centro della cristianità si dice una cosa profondamente sbagliata. Il centro è là dove uomini e donne in situazione precaria invocano il Signore e sperimentano il suo aiuto, in Africa, in America Latina o altrove.
Eppure, quando si sente di una strage di cristiani, si è portati a pensare che Dio abbia voltato la sua faccia lontano da loro. Si può pensare la stessa cosa degli Ebrei morti ad Auschwitz. È una conclusione troppo facile. In realtà proprio in quei luoghi la presenza di Dio è avvertita intensamente. Del Dio della vita, che vince la morte.
Siamo invitati a tornare a lui, a non immobilizzarlo nella nostra idea di bontà, ma a riconoscerlo sofferente e attivo dove la bontà è assente. Che non abbia attenzione in primo luogo per noi è una cosa che deve rallegrarci. Che la sua faccia si rivolga anche verso di noi, è una grazia immeritata che possiamo scoprire con gratitudine e che non deve lasciarci inattivi.
B.Rostagno su "Riforma.it"

MAESTRI DI FEDE, DI VITA E DI...POLITICA!

<<Dio ha creato il genere umano perché formi una sola famiglia; quando qualche nostro fratello o sorella soffre, tutti noi ne siamo toccati. Tutti sappiamo per esperienza quanto è facile per alcune persone ignorare le sofferenze degli altri e persino sfruttarne la vulnerabilità. Ma sappiamo anche che queste crisi possono far emergere il meglio di noi. Lo avete visto in voi stessi e nel popolo greco, che ha generosamente risposto ai vostri bisogni pur in mezzo alle sue stesse difficoltà. Lo avete visto anche nelle molte persone, specialmente giovani provenienti da tutta l’Europa e dal mondo, che sono venute per aiutarvi. Sì, moltissimo resta ancora da fare. Ma ringraziamo Dio che nelle nostre sofferenze non ci lascia mai soli. C’è sempre qualcuno che può tendere la mano e aiutarci.
Questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi: non perdete la speranza!>>
Francesco
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<<Il Mediterraneo non deve essere una tomba. Si tratta di un luogo di vita, di un crocevia di culture e civiltà, di un luogo di scambio e di dialogo. Per riscoprire la sua vocazione originaria, il Mare Nostrum, e più precisamente il Mar Egeo, dove ci riuniamo oggi, deve diventare un mare di pace. Preghiamo perché i conflitti in Medio Oriente, che sono alla radice della crisi migranti, cessino rapidamente e che sia ripristinata la pace. In particolare vorremmo sottolineare la drammatica situazione dei cristiani in Medio Oriente, così come quella delle altre minoranze etniche e religiose della regione, che hanno bisogno di interventi urgenti, se non vogliamo vederli scomparire.
Vi promettiamo che non vi dimenticheremo mai. Non smetteremo mai di parlare per voi. E vi assicuriamo che faremo di tutto per aprire gli occhi e il cuore del mondo. La pace non è la fine della storia. La pace è l’inizio di una storia legata al futuro. L’Europa dovrebbe saperlo meglio di qualsiasi altro continente. Questa bellissima isola in cui ci troviamo in questo momento è solo un punto nella carta geografica.
Per dominare il vento e il mare in burrasca, Gesù, come racconta Luca, intimò al vento di arrestarsi, quando la barca sulla quale si trovava insieme ai suoi discepoli era in pericolo. Alla fine, dopo la tempesta, tornò la calma.
Dio ti benedica. Dio vi protegga. E Dio vi doni forza.>>
Bartolomeo
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UOMINI DI FEDE CONTRO L'IPOCRISIA EUROPEA

Non è la prima volta che papa Francesco sceglie di utilizzare la propria funzione pastorale per
denunciare le drammatiche contraddizioni dello status quo. Lo fa senza utilizzare perifrasi, ma
sempre privilegiando il gesto alla parola e valorizzando al massimo la dimensione del simbolico.
Anche in questo caso, la decisione di testimoniare il Vangelo alle porte dell’Europa (e quella
successiva di accogliere a Roma tre famiglie di rifugiati) hanno assunto un significato «profetico» e
fortemente politico...
Francesco ha messo in luce la vergogna di un’Unione che tenta di nascondere «la catastrofe
umanitaria più grave dalla Seconda guerra mondiale». Nello stesso tempo ha inteso costruire sul
terreno dell’accoglienza un fronte ecumenico con la Chiesa ortodossa...
Dalla lettura della dichiarazione congiunta con il patriarca Bartolomeo e l’arcivescovo di Atene (un
vero e proprio gesto di «ecumenismo politico»), emerge che la partita con le istituzioni il papa la
intende giocare sull’estensione dell’asilo temporaneo e sulla concessione dello status di rifugiato.
Come ha saputo dimostrare anche in altri contesti, la Santa Sede di Bergoglio sembra dunque oggi riscoprire le propria forza a trecentosessanta gradi: come istituzione diplomatica, intenzionata a ridiscutere gli accordi internazionali, e come istituzione pastorale, la cui carica profetica consiste nell’annunciare il futuro performandolo nel presente. A Lesbo il papa e i suoi «fratelli» si sono presentati come esperti di umanità per rimettere in questione, alla luce della tragedia in corso, i concetti di comunità, appartenenza e confine. Le chiese, del resto, sembrano oggi le sole agenzie culturali transazionali in grado di forzare i limiti di una politica miope e costretta nelle maglie del consenso elettorale e delle restrizioni economiche.
Il pontefice, in particolare, insiste sull’idea che non ci sia identità europea che non si fondi, da un lato, su una cittadinanza universalmente garante dei diritti umani, e dall’altro sulla capacità di risolvere una guerra permanente che sfugge dagli schemi del conflitto tra stati nazionali.
In una fase storica in cui il progetto culturale dell’Unione europea risulta drammaticamente
ripiegare su se stesso, le parole e i gesti di questi uomini di fede rompono il muro dell’ipocrisia e
provano a indicare una rotta.
Estratto da “il manifesto” del 17 aprile 2016 di Alessandro Santagata

Grazia Deledda

<<Un uomo libero è sempre adatto per una donna libera: basta ci sia l'amore.>>

Simone Weil

<<Il senso di colpa si combatte solo con la pratica della virtù.>>

giovedì 14 aprile 2016

TRE IDEE DI BONO DEGLI U2 AI MIGRANTI

Bono, il cantante degli U2, che ha fondato One, organizzazione di sensibilizzazione sui diritti umani e Red per la lotta all’Aids, è appena tornato da un viaggio in Medio Oriente e Africa Orientale. Un viaggio che ha compiuto come attivista ma soprattutto come europeo,<<perché l’esodo di massa da Paesi distrutti come la Siria non è un problema solo mediorientale e africano, ma europeo quanto americano. Ci riguarda tutti."  Ha parlato con i profughi, ha incontrato autorità e rappresentanti della società civile ed è arrivato a proporre tre aree di azione specifica per la comunità internazionale.
"In primo luogo i profughi e i Paesi ospiti necessitano di maggiori aiuti umanitari: l’ufficio dell’Alto
commissario Onu per i Rifugiati sta facendo un lavoro nobile ma non può adempiere a tutte le
necessità se riceve finanziamenti insufficienti.
In secondo luogo, possiamo aiutare i Paesi ospiti a non considerare i profughi solo come un fardello, ma come un vantaggio. La comunità internazionale potrebbe fare molto di più, attraverso gli aiuti allo sviluppo e gli accordi commerciali per incoraggiare le imprese e gli stati ospiti a considerare i vantaggi insiti nel dare lavoro alle persone invece che tenerle nell’ozio (su questo la Banca mondiale e le Sacre scritture concordano). I profughi hanno voglia di lavorare. In patria facevano i negozianti, gli insegnanti e i musicisti e vogliono farlo ancora, o forse fare altre cose. Hanno bisogno di uno sviluppo che investa in loro e li emancipi, che non li tratti da beneficiari passivi.
Per esercitare un’azione più efficace gli aiuti devono essere meglio coordinati. I profughi nei campi hanno bisogno immediato di cibo e riparo, ma nel lungo periodo anche di formazione, lavoro e sicurezza finanziaria.
Terzo, la comunità internazionale deve consolidare e incrementare gli aiuti allo sviluppo erogati ai
Paesi che non sono crollati, ma sono comunque devastati dalla guerra dalla corruzione e da governi
deboli. La situazione infatti può aggravarsi sempre più fino a sfociare nell’anarchia. Alcuni governi
occidentali ultimamente hanno tagliato gli aiuti all’estero concentrando la spesa sui richiedenti asilo
all’interno dei propri confini. Però costa meno investire nella stabilità che lottare contro l’instabilità.
La trasparenza, il rispetto della legalità e media liberi e indipendenti sono a loro volta cruciali per la
sopravvivenza di Paesi ai margini del caos. Perché il caos, lo sappiamo bene, è contagioso."

PAPA FRANCESCO A LESBO PER PROTESTARE CONTRO LE POLITICHE EUROPEE?

<<Sabato prossimo mi recherò nell’isola di Lesbo, dove nei mesi scorsi sono transitati moltissimi profughi. Andrò, insieme con i miei fratelli il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e l’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Hieronymos, per esprimere vicinanza e solidarietà sia ai profughi sia ai cittadini di Lesbo e a tutto il popolo greco tanto generoso nell’accoglienza. Chiedo per favore di accompagnarmi con la preghiera, invocando la luce e la forza dello Spirito Santo e la materna intercessione della Vergine Maria.>>,ha annunciato Papa Francesco ai fedeli radunati per l'udienza del mercoledì. Una visita per esprimere «solidarietà» ai profughi e al popolo greco, ma anche per mettere sotto i riflettori il dramma delle migrazioni e sferzare l’Europa.
Ancora più chiaro, e critico vero le politiche anti-immigrati dell’Ue, il card. Turkson, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace, intervistato dalla Radio Vaticana: «Dare una grande somma di denaro alla Turchia affinché quest’ultima fermi l’arrivo dei profughi, serve per l’interesse di chi? Forse l’Europa ora sarà un po’ più tranquilla, ma quanto tempo durerà questa tranquillità? Se queste persone non riescono ad arrivare via mare, troveranno altre maniere. Per giungere ad una soluzione di lungo termine, invece, dobbiamo fare tutto quello che possiamo per creare una situazione di pace».

Luigi Pirandello

<<Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.>>

Rita Levi Montalcini

<<Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.>>

martedì 12 aprile 2016

Walter Ciszek

 “La volontà di Dio ci si rivela chiaramente nelle situazioni quotidiane, se siamo capaci di imparare a guardare tutto come Egli lo vede e come ce lo manda. La tentazione è quella di non vedere in quelle cose la volontà di Dio, di trascurarle proprio perché sono così costanti, insignificanti, monotone e di routine, e di cercare di scoprire un”altra volontà di Dio’ in teoria più nobile che si adatti meglio alla nostra idea di quello che dovrebbe essere”.

PREGHIERA

Poiché le parole 
non sono fatte
per rimanere inerti 
nei nostri libri,
ma per prenderci 
e correre il mondo in noi,
lascia, o Signore,
che di quella lezione 
di felicità,
di quel fuoco di gioia
che accendesti 
un giorno sul monte,
alcune scintille ci tocchino, 
ci mordano,
c’investano, 
ci invadano.
Fa’ che da essi penetrati
come “faville nelle stoppie”
noi corriamo le strade di città
accompagnando 
l’onda delle folle
contagiosi di beatitudine, 
contagiosi di gioia.
Perché  ne abbiamo 
veramente abbastanza
di tutti i banditori 
di cattive notizie,
di tristi notizie:
essi fan talmente rumore
che la tua parola 
non risuona più.
Fa’ esplodere 
nel loro frastuono 
il nostro silenzio
che palpita 
del tuo messaggio.

Madeleine Delbrêl

lunedì 11 aprile 2016

IL PAPA E IL SESSO


BRENNERO, AUSTRIA INIZIA I LAVORI PER BARRIERA ANTI-MIGRANTI.
ANCHE PAPA FRANCESCO INTERVIENE.... 
...e parla di "rimuovere muri non solo figurati dell'indifferenza". "Come cristiani", scrive in un messaggio inviato ad una conferenza, che sappiamo come "il grande ostacolo da rimuovere" per superare guerre e conflittualità "è quello eretto dal muro dell'indifferenza. La cronaca dei tempi recenti", scrive ancora il Papa che visiterà i profughi che si trovano sull'isola greca di Lesbo, "ci dimostra che se parlo di muro non è solo per usare un linguaggio figurato, ma perché si tratta della triste realtà. Una realtà, quella dell'indifferenza che investe non solo gli essere umani, ma anche l'ambiente naturale con conseguenze spesso nefaste in termini di sicurezza e di pace sociale. L'impegno a superare l'indifferenza avrà successo, però, solo se, ad imitazione del padre,saremo capaci di usare misericordia. Quella misericordia che trova nella solidarietà la sua espressione, per così dire, 'politica' poiché la solidarietà costituisce l'atteggiamento morale e sociale che meglio risponde alla presa di coscienza delle piaghe del nostro tempo e dell'inter-dipendenza tra la vita del singolo e della comunità familiare, locale o globale".

in “camminidisperanza.org”

Roma, 9 aprile 2016 – Cammini di Speranza diffonde il comunicato stampa del Global Network of Rainbow Catholics (di cui è fondatore) sull’Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Amoris Laetitia” - La Gioia dell’Amore 
La risposta di Papa Francesco ai Sinodi dei Vescovi cattolici su matrimonio e famiglia del 2014 e 2015, l'Esortazione Apostolica, “Amoris Laetitia” (La gioia dell’Amore), solleva a livello complessivo più domande che risposte per i cattolici LGBTQI, i loro genitori e le loro famiglie. Delusi da come siano state affrontate le questioni legate all’omosessualità e all’identità di genere nel documento pontificio pubblicato l’8 aprile 2016, le persone del Global Network of Rainbow Catholics apprezzano comunque il fatto che le porte dell’accoglienza, in questo anno giubilare della Misericordia, non siano state chiuse definitivamente e che Papa Francesco offra alcuni indizi su dove possa essere trovata la chiave, anche se sembrerebbe quasi verosimile che potrebbe trovarsi sotto lo zerbino!

mercoledì 6 aprile 2016

PREGHIERA

"In questo tempo così difficile per i popoli 
che abitano la terra, ti chiediamo, o Dio, di aprire nuove e vere strade di riconciliazione
e di perdono e accoglienza reciproca.
Vieni con la tua pace, aiutaci a respingere il male. 
Donaci amore per il mondo e tutti i suoi abitanti.
Tutti e tutte siamo collegati:
popoli con popoli, umani e i disparati esseri viventi.
Donaci la consapevolezza della nostra
interconnessione, il desiderio della riconciliazione con tutta la tua creazione.
Amen".
( Da Riforma)

AVANTI,MA PENSANDO A CHI E' RIMASTO INDIETRO

Potrebbe essere descritto come il pontificato della “porta aperta”. Papa Francesco lascia pensare che i luterani possono ricevere la comunione, incontra il patriarca della Chiesa ortodossa russa, si scusa per le persecuzioni agli evangelici. Collabora al ristabilimento di relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e Cuba e cerca di portar pace in una zona di guerra in Africa. Quando Francesco si trova di fronte ad una porta chiusa, la sua prima reazione non è quella di andarsene, ma di cercare di aprirla.
I suoi ultimi tentativi di riconciliazione sono con la Fraternità San Pio X (SSPX), il gruppo tradizionalista dissidente la cui missione è preservare la liturgia e le pratiche della Chiesa esistenti prima del Concilio Vaticano II. A prima vista, i tentativi di pace di Francesco con la fraternità appaiono contraddittori. Lui è il papa che sta aggiornando la Chiesa, in sintonia con le riforme del Vaticano II e non ha alcuna predilezione per la liturgia nel vecchio rito. E la fraternità, da parte sua, vede Francesco come un modernista che supera ogni limite.
Tuttavia, questo calore personale potrebbe significare un punto di svolta se riesce a togliere il gruppo dall'isolamento. Dopo tutto, risolvere relazioni conflittuali tra parti contrapposte, è importante quanto i problemi stessi. C'è il pericolo che, se una riconciliazione dovesse esserci, alla fraternità sia permesso di rientrare alle sue condizioni. D'altro canto, può essere un segnale della fiducia di Francesco nelle riforme del concilio e nella direzione che sta prendendo la Chiesa, per cui se una piccola scheggia vuole mantenere le vecchie maniere, questo non è un problema. È un po' come invitare uno zio eccentrico  al tuo matrimonio: ha alcuni punti di vista un po' strani, ma fa pur sempre parte della famiglia. Mostra anche che questo papa pone la riconciliazione personale prima della dottrina: Francesco è attratto dal metter fine alla frattura con i lefebvriani perché li considera parte delle “periferie”, che desidera tanto raggiungere in uscita. E se una riconciliazione dovesse avvenire durante un anno giubilare, avrebbe il vantaggio di dimostrare l'inesauribile misericordia di Dio, di cui il papa parla ripetutamente. Riportare indietro i lefebvriani sarebbe un passo coraggioso. Ma ne abbiamo già visti altri da questo papa.
Estratto da “www.thetablet.co.uk” 

ASCOLTARE LA PAROLA

Avverrà che, come ho vegliato su di loro per sradicare e per demolire, per abbattere, per distruggere e per nuocere, così veglierò su di loro per costruire e per piantare, dice il Signore
Geremia 31, 28

Paolo scrive: «Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere; quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere»
I Corinzi 3, 6-7

 

Ogni volta che affrontiamo un lutto personale, oppure siamo testimoni di un evento di portata internazionale, come gli ultimi attacchi terroristici, invochiamo, per noi e per gli altri, la presenza e la consolazione di Dio nelle nostre vite. E sappiamo quanto sia difficile sentire Dio, in quei momenti, quando il dolore e la paura ci attanagliano, quando i casi della vita ci gettano in confusione, e noi annaspiamo per cercare un senso, come chi soffoca per cercare ossigeno.
Con la disciplina della fede, e l’aiuto di fratelli e sorelle, possiamo imparare a percepire Dio nei momenti più bui, ma questa non è l’unica funzione del nostro Signore. Dio non è certo una stampella a cui appoggiarci quando non riusciamo a camminare! Egli è il Signore della vita, prima di tutto, e vuole che la nostra vita sia abbondante. Così, Dio ci dimostra con chiarezza di essere presente nel momento della caduta, del dubbio, della confusione, ma altrettanto ci assicura che sarà presente subito dopo, quando dovremo mettere di nuovo mano al disordine, e tornare alla vita civile.
Se dopo un lutto personale o comunitario ci sentiamo in dovere di ricordare il sostegno di Dio fino a quel momento, subito dopo dobbiamo continuare ad affermare la forza e la potenza di Dio nella nostra vita, «per costruire e per piantare». Il Signore è colui che ci permette, a conti fatti, di leccarci le ferite, riprendere coscienza, asciugare le lacrime, e poi ripartire. Non sarà abbandonando Dio che troveremo la forza per ricominciare, ma affidandoci ancora di più a Lui, che non vuole altro che la nostra vita, la vita di tutti e tutte, e la vuole abbondante. Se chiederemo a Dio di sostenerci nella ricostruzione, scopriremo che è già con noi, e già ci sostiene. Se gli chiederemo di aiutarci a piantare, avremo la dimostrazione che è Lui a fare crescere, mentre dormiamo e mentre ci alziamo, la notte e il giorno.
Dario Monaco, pastore battista

SI AI CORRIDOI, NO AI MURI!

Il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo e il presidente delle Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Luca Maria Negro, hanno annunciato l’arrivo di altri 150 profughi siriani dal Libano grazie al progetto dei “corridoi umanitari”. Giungeranno a Fiumicino con un volo di linea, senza rischiare la vita nei viaggi sui barconi nel Mediterraneo, con il rilascio di visti regolari da parte dello Stato italiano.

L’annuncio è stato fatto nella sede della Stampa Estera proprio nel giorno in cui in Grecia cominciano i rimpatri dei profughi, decisi dall’accordo dell’Unione Europea con la Turchia. “Oggi – ha detto Impagliazzo – è un giorno triste per l’Europa che in questo modo deroga alla sua responsabilità di fronte ai principi di accoglienza e di protezione umanitaria per persone che fuggono dai conflitti e dalla violenza. Il progetto dei corridoi umanitari dimostra il contrario: invece dei muri, delle sofferenze ingiustamente inflitte a migliaia di persone che hanno diritto ad essere ospitate perché in pericolo, si offre la possibilità di giungere in Italia in modo sicuro per sé e per tutti. E’ una risposta all’insegna dell’umanità e dell’efficacia perché inaugura una felice collaborazione tra istituzioni e società civile che facilita l’integrazione e produce anche risparmi per la collettività”.

"HO AMATO PER ANNI QUEL PRETE..."

Ha sperato a lungo che lui lasciasse l’abito talare. «L’ho anche aiutato a costruirsi una vita normale». L’ha fatto Giovanna (il nome è di fantasia, ndr), perché sognava finalmente di poter vivere una vita insieme a lui «alla luce del sole. Ma lui si faceva prendere dalle crisi, dai ripensamenti. Fino a quando, un anno fa, ho provato a chiudere la storia definitivamente. Eppure lui continua a cercarmi, a scrivermi». Se Giovanna, divorziata da tempo, ha deciso adesso di raccontare la storia d’amore con un prete riminese, «il motivo è solo uno. Vorrei che una volta per tutte la Chiesa affrontasse le crisi vocazionali di questi sacerdoti, e prendesse delle decisioni. I preti che hanno avuto relazioni durature con una donna, che hanno pensato anche di lasciare il sacerdozio e sposarsi, andrebbero aiutati nel loro percorso».
Nel suo caso?«La diocesi di Rimini sa tutto di noi. Lui qualche anno fa, quando ormai in parrocchia molti conoscevano il nostro legame, ha dovuto lasciare il suo incarico. Da allora è stato tante volte in ritiro spirituale, ma mi risulta che continui ancora a dire messa».
Per quanto tempo è andata avanti la vostra storia?«Ci conosciamo ormai da diversi anni, lui guidava una parrocchia di Rimini. Nel 2009 ho iniziato a incontrarlo sempre più spesso da sola, per parlare dei miei problemi personali. Era diventato il mio confessore spirituale. Ed è così che, parlando e pregando insieme, che poi ci siamo innamorati».
Una relazione che avete sempre vissuto nell’ombra…«All’inizio sì. Poi, con il passare del tempo, ci siamo fatti vedere insieme in qualche occasione anche in pubblico, ovviamente sempre cercando di non far capire agli altri cosa c’era tra di noi. Ma in parrocchia dopo un po’ diverse persone avevano già capito tutto. E per questo poi è stato allontanato».
Durante gli anni in cui vi siete frequentati lui le ha mai parlato esplicitamente della volontà di abbandonare il sacerdozio?«Sì, più volte. Lui è sempre stato così con me: si pentiva, diceva che non potevamo stare insieme, ma poi tornava sempre da me. A un certo punto sembrava convinto di stare con me, di volermi sposare. Invece… E’ per questo che un po’ di tempo fa ho detto basta a questa relazione, anche se lui continua a farsi vivo».
E lei?«Io dico solo che la Chiesa dovrebbe decidere che posizione prendere nei confronti di questi sacerdoti. Solo a Rimini, oltre a me, ci sono almeno un’altra decina di donne che hanno avuto o hanno ancora relazioni durature con sacerdoti. Per questo noi ‘mogli dei preti’ ci stiamo organizzando, perché queste situazioni vengano affrontate e non invece semplicemente insabbiate per evitare scandali».
ilrestodelcarlino.it

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