mercoledì 27 gennaio 2016

27 GENNAIO : " ZAKHOR - RICORDA! "

Nella Giornata della Memoria risuona per tutti l'imperativo della tradizione ebraica: Zakhòr, ricorda! Ricorda i milioni di donne, uomini e bambini uccisi nei lager nazisti, ricorda i volti dei sopravvissuti fissati negli scatti dei soldati che aprirono i cancelli di Auschwitz il 27 gennaio 1945, ricorda le parole di chi ha potuto testimoniare quell'orrore trasmettendo al mondo un monito prezioso: il disprezzo e l'odio conducono all'omicidio, sono l'anticamera dello sterminio. Non possiamo dimenticare. Ancor più oggi, mentre la generazione dei testimoni sta scomparendo, fare memoria è un impegno da assumere. E quando la Shoah nella sua enormità ci sembra incomprensibile, come manifestazione del male che irrompe nella storia e sconvolge la vita umana, ci soccorrono le parole di Primo Levi, che ammoniva: "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario".Per non ridurre la Giornata della Memoria a una ricorrenza formale e abitudinaria, è necessario farne occasione di riflessione sull'antisemitismo e sul razzismo del nostro tempo. La memoria di ciò che è stato, infatti, non è mera commemorazione. È per tutto un popolo impegno di approfondimento, affinché gli errori e le atrocità del passato non si ripetano. La Giornata della Memoria ci spinge, dunque, a riflettere sull'Europa e sulle forme di discriminazione e rifiuto dell'altro che rischiano di generare razzismo e violenza.L'afflusso di rifugiati da Siria, Iraq, Afghanistan, Eritrea, assieme ad altri che fuggono da situazioni di povertà estrema, suscita interrogativi e preoccupazioni. Tuttavia i popoli europei, con manifestazioni spontanee e impreviste di accoglienza, si sono mostrati in vari frangenti meno spaventati dei propri governi. Chiudere le porte di fronte a chi fugge dalla guerra o da situazioni invivibili non è atteggiamento degno delle idealità che sono alla base della costruzione europea. La scelta di generosità, cui l'Europa è tenuta se vuole avere un futuro, deve però coniugarsi a politiche intelligenti d'inclusione e integrazione, per prevenire la conflittualità e favorire nei nuovi europei un reale senso di appartenenza alla storia e ai valori dell'Europa unita. La costruzione di una civiltà del convivere è forse la sfida maggiore del nostro tempo. Per affrontarla, sono necessarie politiche lungimiranti e di lungo respiro.
-Presidente della Comunità di Sant’Egidio

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