domenica 30 luglio 2017

PERCHE' GLI SVIZZERI NON SE NE STANNO A CASA LORO?

Sta destando scalpore il regolamento della Scuola Svizzera di via Appiani, a Milano. Gli studenti affetti da disturbi dell'apprendimento e i disabili non sono benvenuti. 
Così come riporta La Repubblica, aperta un secolo fa, il 16 maggio scorso ha approvato un nuovo regolamento nel quale, per la prima volta, il Consiglio della scuola introduce una norma destinata a far discutere: "Essendo la Scuola Svizzera impegnativa e multilingue, non è ottimale per studenti affetti da disturbi dell'apprendimento, quali: dislessia, discalculia, Adhs, Sindrome di Asperger, autismo e disturbi comportamentali".
"Non volevamo essere discriminatori, né escludere nessuno. Volevamo semplicemente avvertire i genitori interessati che il percorso scolastico non è semplice, perché basato sull'insegnamento in più lingue", ribatte l'avvocato Luca Corabi De Marchi, presidente della Scuola Svizzera, istituto privato non parificato, il cui diploma di maturità è equiparato a quello italiano, tanto da consentire l'accesso alle nostre università e a quelle del resto del mondo.
Per Corabi De Marchi quello riportato nel regolamento è un "consiglio che si ispira alla cultura protestante da cui veniamo, in cui le cose si dicono chiare. Non vogliamo che si vada tutti avanti e poi, magari, qualcuno cade".
Il Consiglio della scuola nel regolamento aggiunge anche: "Essendo l'edificio su più livelli, privo di ascensore, non è altresì una scuola adatta a studenti con gravi handicap motori". Anche per i ragazzi in carrozzina, quindi, è sconsigliata l'iscrizione.
Eppure, sul proprio sito, riporta sempre La Repubblica,  la Scuola Svizzera vanta "attrezzature moderne", precisando di "rivolgere particolare attenzione al costante ammodernamento della struttura e degli arredi".
Un caso destinato a sollevare un vespaio di polemiche.

TESTIMONI

“Ricordiamo P. Jacques Hamel che, insieme a tanti altri martiri del nostro tempo, ha speso la sua vita al servizio degli altri”. Lo ha scritto Papa Francesco su Instagram ricordando il sacrificio dell’anziano sacerdote sgozzato dai terroristi a Rouen esattamente un anno fa. Il neo presidente Macron si è recato personalmente nella parrocchia dove l’anziano sacerdote è stato ucciso esattamente un anno fa, qui ha voluto prendere la parola: «Al cuore delle nostre leggi e dei nostri codici forgiati dalla storia, c’è una parte su cui non si tratta, una parte su cui non si mette mano, una parte, voglio osare questa parola, sacra. Questa parte, è la vita altrui, ma è anche tutto quello che ci rende umani: l’amore, la speranza, il dono di sé, l’attaccamento ai propri cari e alle radici, l’apprezzamento degli altri». Padre Hamel, ha aggiunto Macron, «incarnava tutto questo, nella discrezione e nel rispetto scrupoloso della sua carica». «Profanando la sua persona, profanando la sua chiesa e quindi la sua fede — ha proseguito il capo dello stato — i suoi assassini hanno attentato a questo legame profondo che unisce i francesi, che siano credenti o meno, cattolici o no. E questo legame ci è apparso in tutta la sua forza». Per il presidente Macron «il volto di Jacques Hamel è diventato il volto di chi rifiuta questa cultura di morte e questo terrorismo arrogante».

Ci manca da quattro anni. Quattro anni di dolore e di misteri, dentro i quali padre Paolo Dall’Oglio è stato inghiottito e fatto sparire perché della tragedia siriana, allora all’inizio, lui aveva già indicato la road map drammatica che l’avrebbe segnata. La tragedia era iniziata da poco più di un anno nel luglio del 2013 e quel gesuita scomodo e cocciutamente deciso a camminare sulla frontiera che costruisce i ponti e non i muri, che altri invece s’attrezzano a progettare nei cuori e nelle geopolitiche, era un problema, perché la sua vita, le sue scelte, le sue parole erano un messaggio chiaro contro i totalitarismi e i fondamentalismi laici e religiosi.

venerdì 28 luglio 2017

SE DOVESSI...

<<Se dovessi... vorrei drammatizzare meno le situazioni, vederle con maggior distacco e non lasciarmi facilmente turbare. Perché serenità e pace sono doni di Dio che bisogna conservare, sono anche un esercizio di fede in Dio Padre nostro … Se dovessi ... vorrei essere veramente uomo del dialogo, che prima di tutto sa ascoltare con attenzione, con simpatia, senza fretta, con pazienza se è necessario. Vorrei essere disponibile al dialogo con tutti: con i vicini e i lontani, con quelli che la pensano come me e con quelli che la pensano diversamente. Con quelli che stanno in alto e con quelli che stanno in basso, privilegiando i poveri e gli umili, perché così ha fatto il Signore.>>                                          Michele Pellegrino: memoria del futuro

DI GIUSTIZIA HA BISOGNO LA TERRA SANTA

Comunicato Stampa Pax Christi Italia
Ci risiamo. Dopo averla fatta sparire dai media ritenendola una situazione ormai “normalizzata”, i giornalisti hanno ripreso a scrivere della Palestina rispolverando il vecchio armamentario di termini vaghi e falsi con l’obiettivo di deviare il lettore che fosse ancora interessato a sapere cosa accade realmente ai milioni di palestinesi oppressi nella loro terra. Chi legge le notizie non deve infatti chiedersi cosa sta dietro ai generici “scontri” e “incidenti” che avrebbero portato ad “aumentare la tensione”.
Ma non è questa la notizia che andrebbe data mentre si consuma la catastrofe palestinese.
La depalestinizzazione della città di Gerusalemme, la colonizzazione di gran parte della Cisgiordania e la devastazione totale realizzata dal sistema di occupazione è ben altro dalle contestazioni per un metal detector. Chi legge i giornali deve limitarsi ad immaginare solo delle difficoltà di relazioni tra israeliani e palestinesi e in particolare il “rifiuto da parte dei palestinesi delle restrizioni imposte da Israele agli ingressi della Spianata”.
Ma non basta augurarsi un maggior dialogo quando un popolo viene massacrato da cinquan’anni.
Non basta sperare che si arrivi alla moderazione e al dialogo senza mai nominare la colonizzazione e le continue violazioni del diritto internazionale da parte di Israele nella città di Gerusalemme e in tutta la Palestina.
“Quanto accade ogni giorno sotto occupazione militare non deve essere considerato ormai normale” – denunciava l’Assemblea dei Vescovi Cattolici della Terra Santa a maggio. “Ferita aperta e purulenta sono tutte le Ingiustizie provocate dagli insediamenti e dalla legalizzazione di costruzioni israeliane, dalle violazioni alla libertà di movimento, dal muro e dalle restrizioni alle attività economiche, dagli ostacoli ai ricongiungimenti tra le famiglie, dalle discriminazioni contro gli arabi con cittadinanza israeliana. La Chiesa non può ignorare l’ingiustizia, facendo finta che vada tutto bene” . (Commissione Giustizia e Pace dell’Assemblea dei Vescovi Cattolici della Terra Santa, 12 maggio 2017).
La Terra Santa soffre di un’ingiustizia che ha un nome preciso e insostituibile: l’occupazione israeliana.
Pax Christi chiede al Governo Italiano e all’Europa di impegnarsi perchè, alla luce delle numerose risoluzioni dell’ONU, si ponga fine all’occupazione e venga rispettato il Diritto Internazionale.

Firenze, 25 luglio 2017                                   Pax Christi Italia

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Contatti:
Segreteria Nazionale di Pax Christi: 055/2020375 info@paxchristi.it
Coordinatore Nazionale di Pax Christi: d. Renato Sacco 348/3035658 drenato@tin.it

lunedì 24 luglio 2017

QUANDO LA VERGOGNA DEL PASSATO SI RIPETE...

<<Non accettiamo gay e animali>>.
Così il proprietario di una guest house di Santa Maria, località turistica nei pressi di Tropea, nel vibonese, si è rivolto ad una coppia omosessuale di Napoli che aveva scelto la struttura per trascorrere un weekend al mare.
Questo il racconto della coppia:<<Io ed il mio compagno eravamo alla ricerca di una struttura, un B&b o un hotel, dove poter trascorrere alcuni giorni di vacanza a fine agosto. Dopo alcune ricerche, concentrate essenzialmente in Calabria e Puglia, giovedì sera abbiamo deciso di prenotare una guest house a Santa Maria, Rogliano (VV), dove offrivano l’uso esclusivo di una dependance e di una piscina privata.Dopo regolare prenotazione on line sulla piattaforma Booking.com, venerdì sera siamo stati contattati tramite WhatsApp dal proprietario della struttura, che ha chiesto alcune informazioni aggiuntive (in particolare, voleva sapere da dove venissimo) e abbiamo approfittato per chiedergli delucidazioni in merito all’uso della casa e dei servizi offerti, e alle modalità di pagamento. Dopo averci congedati, il proprietario ha però ritenuto opportuno fare una precisazione importante, in toni anche visibilmente imbarazzati: “Non accettiamo gay ed animali”. 
La cosa ci ha, com'è ovvio, sorpresi e delusi. Nella mia mente si è materializzata l'immagine storicamente e drammaticamente famosa dei cartelli nazisti esposti fuori dai negozi: “Vietato l'ingresso ai cani e agli ebrei”… Da allora sono trascorsi ben 70 anni, ma da quegli eventi, probabilmente, molti non hanno tratto alcun insegnamento. Possibile che, in un momento storico nel quale ci si interroga politicamente sulla necessità di eguagliare le unioni incentrate sull'amore di qualsiasi genere, ci sia ancora chi, con tanta leggerezza, discrimini sulla base dell'orientamento sessuale? I soldi per l'affitto che io e il mio compagno gli avremmo dato non sarebbero stati uguali a quelli che avrebbe ricevuto da una qualsiasi coppia etero? Ti garantisco che non ci sono rimasto male per noi due: nel mio cuore ho pensato alle ricadute pesantissime che un messaggio del genere avrebbe potuto avere su un ragazzo più giovane, che fatica a riconoscersi, ad accettarsi, o che, semplicemente, è più sensibile riguardo al proprio orientamento. Nessuno deve sentirsi INACCETTATO!>>

sabato 15 luglio 2017

UN EROE...DIVERSO!

Non ci ha pensato un attimo a buttarsi in mare e a salvare una bambina che stava annegando. Protagonista della vicenda accaduta sulla spiaggia di Sabaudia è Valerio, 17 anni di Latina : down. Stava trascorrendo una tranquilla giornata sotto al sole insieme alla famiglia, quando si è accorto di due bimbe che si erano allontanate troppo in acqua e non riuscivano più a tornare a riva.
Si è buttato in mare, insieme al padre, ed hanno salvato una bambina per uno.
Valerio ha partecipato a Firenze alle prime olimpiadi mondiali con atleti affetti da sindrome di down ed ha fatto una dimostrazione di salvamento con un manichino davanti agli organi internazionali.
Valerio si è comportato con la bambina in mare eseguendo perfettamente quello che gli è stato insegnato a lezione. E non è una cosa scontata perché un conto è avere a che fare con un manichino ed un conto con una persona.
Non è stato molto a pensare cosa fare o chi chiamare: ha preso la piccola e l'ha trasportata in spiaggia come gli è stato insegnato, salvandola dall'annegamento.
A volte la straordinarietà di una persona non dipende molto dalla sua normalità, ma solo dalla sua unica e semplice umanità!

giovedì 6 luglio 2017

UNA BUONA NOTIZIA.

La tortura in Italia ora è reato
 
A tre anni dall’inizio dell’iter parlamentare, l’Aula della Camera approva definitivamente (con i soli voti del Pd e di Ap, l’astensione di M5S, Si, Mdp, Scelta civica e Civici e innovatori e il no di Fi, Cor, Fdi e Lega) il disegno di legge che punisce con il carcere da 4 a 10 anni chiunque, con violenze o minacce gravi o con crudeltà, cagiona a una persona privata della libertà o affidata alla sua custodia “sofferenze fisiche acute” o un trauma psichico verificabile. Gli anni di carcere salgono a fino a un massimo di 12 se a commettere il reato è un pubblico ufficiale. 
Era ora! Aspettavamo questa legge fin dalla condanna di questa pratica lanciata da Cesare Beccaria in “Dei delitti e delle pene” nel 1764!

domenica 2 luglio 2017

SI ALLA VITA E AD UNA DOLCE MORTE, NON ALL'ACCANIMENTO TERAPEUTICO

Il caso del piccolo Charlie ha ancora una volta diviso e scatenato una mobilitazione che non porterà in nessun luogo perché purtroppo penso che a volte è necessario rassegnarsi all'impotenza della medicina e accettare il divenire del corso umano e naturale. Sicuramente non sarà stato lasciato nulla di intentato, ma una volta accertata la diagnosi e stabilita l’ineluttabilità della condizione, bisognava rassegnarsi all’impotenza della medicina e prendere una decisione certamente drammatica, esattamente come si fa con un neonato anencefalo che nasce vitale. E cosa poteva fare una cura “sperimentale” in un soggetto in cui sono inesorabilmente colpite miliardi di cellule in organi vitali?
Il piccolo Charlie avrebbe sicuramente avuto una mamma e un papà stupendi che lo avrebbero amato più di se stessi, ma che in questa situazione, come in tante altre, non hanno avuto l'adeguata attenzione chiara e precisa di una medicina che troppo spesso ha fretta e non si decide ad affrontare nei termini più umani possibili il problema di una morte dolce e condivisa. Non abbiamo ancora imparato a rispettare i valori fondamentali e a creare un contorno ideale perché ai genitori sia consentito di dare fino in fondo tutto l'amore possibile al loro bambino.

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