martedì 29 aprile 2014

La sete di Ismaele
Paolo Dall'Oglio
Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
Il senso di una presenza
Nella speranza di ricevere presto notizie positive su padre Paolo, rapito in Siria a fine luglio, e di poter leggere nuovamente i suoi articoli in questa rubrica, pubblichiamo un estratto dal suo libro più recente: Collera e luce. Un prete nella rivoluzione siriana (Emi 2013). 

Il massacro di Hama nel 1982, le sue decine di migliaia di morti, nel più grande silenzio da parte dell’Occidente, è stato l’oggetto degli interrogativi che mi hanno tormentato: a che titolo e in vista di quale missione avevo chiesto un permesso di residenza in Siria a quello stesso regime che esercitava sul suo popolo una dittatura feroce? E perché aveva accettato la mia richiesta, di un missionario di un Paese occidentale, anche questa un’onta? 

Il non-detto non mancava di certo, in questo affare. Da parte della Siria, la manovra era evidente: tentare di captare una qualche approvazione dell’Occidente, mediante l’amicizia con i cristiani proprio nel momento in cui il ruolo siriano in Libano era equivoco. Il regime siriano non voleva neppure restare completamente sottomesso alla logica sovietica. Accordare un permesso di residenza ad alcuni missionari è, dal punto di vista della propaganda, il modo migliore di diffondere il messaggio di una Siria plurale, rispettosa della libertà religiosa e laica. 

Da parte mia, volevo quel permesso per partecipare al bene del Paese ed essere al servizio della sua evoluzione. Desideravo agevolarne il progresso verso una forma di Stato che potesse, anche riconoscendo l’importanza dei soggetti politici musulmani e islamisti, giungere a rispettare i diritti umani. La Siria rappresentava ai miei occhi il punto di incrocio di tutte le poste in gioco.
(...) Quanto a me, davo priorità a un progetto che andava al di là della contingenza storica e locale: l’idea della comunità monastica di Deir Mar Musa non era destinata a una sola generazione. Pensavo sinceramente che la situazione siriana offrisse un’occasione - che forse non si sarebbe ripresentata in seguito - per costituire una comunità dedicata all’armonia islamo-cristiana. Oggi, sono afflitto da un sentimento di sconfitta.

sabato 19 aprile 2014

BUONA PASQUA !!

Anche nel'esistenza così particolare e straordinaria di Gesù c'è una situazione che è diventata un'espressione molto comune:"Mettiamoci una pietra sopra!".
Con la sua morte e in particolare con la sua deposizione nel sepolcro si è pensato,con leggerezza,di poter mettere fine ad un evento che ha cambiato il mondo,si è pensato di poter spegnere una fiammella che ha incendiato il cuore di molti!
Così sia il mio augurio:che nessuna pietra,nessun macigno sigilli e annienti le speranze,le idee e i desideri di uomini e donne di buona volontà,che hanno deciso di amare e di servire l'annuncio che qualcuno ha cercato di seppellire,affinché rimbombi e continui a trasformare il mondo!
BUONA RESURREZIONE A TUTTI!!
A.B.

martedì 15 aprile 2014

SI TORNA A PARLARE DI "VIRI PROBATI"


di Christa Pongratz - Lippitt

Un vescovo che ha incontrato Papa Francesco in udienza privata raro il 4 aprile ha detto in un'intervista che i due uomini hanno discusso la questione dell'ordinazione di " provata " uomini sposati - viri probati - in modo serio e positivo .

Mons. Erwin Kräutler , Vescovo di Xingu nella foresta pluviale brasiliana , ha parlato al Papa prossima enciclica di Francesco ' per l'ambiente , e il trattamento delle popolazioni indigene , ma la disperata carenza di sacerdoti in grande diocesi del vescovo venuto in conversazione . Secondo un'intervista al vescovo di origine austriaca ha dato il quotidiano Salzburger Nachrichten , il 5 aprile , il Papa era di mentalità aperta di trovare soluzioni al problema , dicendo che le conferenze episcopali potrebbero avere un ruolo decisivo .

"Gli ho detto che, come vescovo della più grande diocesi del Brasile con 800 comunità ecclesiali e 700.000 fedeli, avevo solo 27 sacerdoti , il che significa che le nostre comunità possono celebrare l'Eucaristia solo due o tre volte l'anno al massimo ", ha detto il Vescovo Kräutler . "Il Papa ha spiegato che non poteva prendere tutto in mano personalmente da Roma . Noi vescovi locali , che meglio conoscono le esigenze dei nostri fedeli , devono essere corajudos , che è ' coraggioso ' in spagnolo , e fare proposte concrete ", ha spiegato . Un vescovo non deve agire da sola , il Papa ha detto Kräutler . Egli ha indicato che " le conferenze episcopali regionali e nazionali dovrebbero cercare e trovare un consenso sulla riforma e dobbiamo quindi portare le nostre proposte per la riforma di Roma ", ha detto Kräutler .

Alla domanda se avesse sollevato la questione di ordinare uomini sposati al pubblico , Vescovo Kräutler ha risposto: " L'ordinazione di viri probati , cioè di provata uomini sposati che potevano essere ordinati al sacerdozio , è venuto quando abbiamo discusso la situazione del nostro comunità. Il Papa stesso mi ha parlato di una diocesi in Messico in cui ogni comunità ha avuto un diacono , ma molti avevano nessun sacerdote . C'erano 300 diaconi là che , naturalmente, non poteva celebrare l'Eucaristia . Il problema era come le cose potrebbero continuare in una situazione del genere .

"E 'stato fino ai vescovi di dare suggerimenti , il Papa ha detto di nuovo . "

Mons. Kräutler è stato poi chiesto se ora dipendeva da conferenze episcopali , come se le riforme della chiesa proceduto o meno . "Sì", ha risposto. "Dopo il mio colloquio personale con il Papa sono assolutamente convinto di questo . "

Lo scorso settembre il Segretario di Stato Vaticano , l'allora arcivescovo Pietro Parolin - che era allora Nunzio Apostolico in Venezuela - ha risposto ad una domanda rivoltagli dal quotidiano El Universal , affermando che il celibato sacerdotale "non è parte della chiesa dogma e la questione è aperta a discussione perché è una tradizione ecclesiastica " . " Le modifiche possono essere fatte , ma queste devono sempre favorire l'unità e la volontà di Dio ", ha detto . "Dio ci parla in molti modi diversi . Dobbiamo prestare attenzione a questa voce che ci orienta verso cause e soluzioni , ad esempio, la carenza di clero ".

Nel 2006 il cardinale brasiliano Claudio Hummes ha emesso un chiarimento nella Santa Sede Bollettino ribadendo il suo sostegno dell'insegnamento della Chiesa e della tradizione poche ore dopo aver detto a un giornale di San Paolo : " Il celibato è una disciplina , non un dogma della Chiesa ... Certo , la maggior parte dei apostoli erano sposati. In questa età moderna , la Chiesa deve osservare queste cose , deve progredire con la storia . "

Il tema di ordinare " viri probati " è stata sollevata con un punto interrogativo su di esso in un discorso del cardinale Angelo Scola di Venezia , al Sinodo ottobre 2005 sull'Eucaristia - il primo sinodo di papa Benedetto XVI.

" Per affrontare il problema della scarsità di sacerdoti , alcuni ... hanno presentato la richiesta di ordinare fedeli sposati di provata fede e virtù , i cosiddetti viri probati ", ha detto . Il cardinale Scola , che ha letto il suo discorso in latino alla presenza di Papa Benedetto XVI, non ha detto che i vescovi da quali paesi avevano suggerito di discutere l'ordinazione di uomini sposati anziani .

sabato 12 aprile 2014

CHI E' COSTUI?

   Matteo 21,1-11

1 Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli2 dicendo loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un'asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. 3 Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito».4 Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta:
5 Dite alla figlia di Sion:
Ecco, il tuo re viene a te
mite, seduto su un'asina,
con un puledro figlio di bestia da soma
.
6 I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: 7 condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. 8 La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. 9 La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava:
Osanna al figlio di Davide!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Osanna
 nel più alto dei cieli!
10 Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: «Chi è costui?». 11 E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea».

sabato 5 aprile 2014

LACRIME...PER UN AMICO

Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 11,1-45)
In quel tempo, era malato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. [ Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato».
All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. Poi, disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». ] I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?».
Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce». Così parlò e poi soggiunse loro: «Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se s'è addormentato, guarirà». Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!» .
[ Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. ] Betania distava da Gerusalemme meno di due miglia e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. [Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo». ]
Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là». Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto !». Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, [ si commosse profondamente, si turbò e disse: «Dove l'avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?».
Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra.
Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni» . Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dài ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. ]
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
UNA BELLA LEZIONE DI FEDE...E DI SEMPLICE UMANITÀ,O MEGLIO DI VERA AMICIZIA!
MI HA SEMPRE MOLTO COLPITO QUEL PIANTO,QUELLE LACRIME CHE UN DIO VERSA SULLA TOMBA DI UN AMICO.
COSA SARA' PASSATO NEL CUORE DI GESÙ IN QUEL MOMENTO? COSA PASSA NEL CUORE DI CIASCUNO DI NOI QUANDO PENSIAMO A CIO' CHE CI LEGA AD UN AMICO?
HO TROVATO DEI TESTI MOLTO INTENSI. SONO PAROLE CHE RIVELANO UMANI SENTIMENTI STUPENDI E FONDAMENTALI,E,COME DISSE PADRE TUROLDO,"Penso che nessun'altra cosa ci conforti tanto,quanto il ricordo di un amico,la gioia della sua confidenza o l'immenso sollievo di esserti tu confidato a lui con assoluta tranquillità:appunto perché amico.Conforta il desiderio di rivederlo se lontano,di evocarlo per sentirlo vicino,quasi per udire la sua voce e continuare colloqui mai finiti.".
___________________________________________________________

Credo in te, amico.Credo nel tuo sorriso,finestra aperta nel tuo essere.Credo nel tuo sguardo,specchio della tua onestà.Credo nella tua mano,sempre tesa per dare.Credo nel tuo abbraccio,accoglienza sincera del tuo cuore.Credo nella tua parola,espressione di quel che ami e speri.Credo in te, amico,così, semplicemente,nell'eloquenza del silenzio.
Elena Oshiro.

Ti voglio bene  Ti voglio bene non solo per quello che sei, ma per quello che sono io quando sto con te.Ti voglio bene non solo per quello che hai fatto di te stesso, ma per ciò che stai facendo di me.Ti voglio bene perchè tu hai fatto più di quanto abbia fatto qualsiasi fede per rendermi migliore, e più di quanto abbia fatto qualsiasi destino per rendermi felice.L'hai fatto senza un tocco, senza una parola, senza un cenno.L'hai fatto essendo te stesso.Forse, dopo tutto, questo vuol dire essere un amico.
Anonimo.

Non nascondereil segreto del tuo cuore,amico mio!Dillo a me, solo a me,in confidenza.Tu che sorridi così gentilmente,dimmelo piano,il mio cuore lo ascolterà,non le mie orecchie.La notte è profonda,la casa silenziosa,i nidi degli uccelli tacciono nel sonno.Rivelami tra le lacrime esitanti,tra sorrisi tremanti,tra dolore e dolce vergogna,il segreto del tuo cuore.
 Rabrindranath Tagore.

Non posso darti soluzioni per tutti i problema della vita.
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te.
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro. 
Però quando serve starò vicino a te. 
Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cadi. 
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei.
Però gioisco sinceramente quando ti vedo felice. 
Non giudico le decisioni che prendi nella vita.
Mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi. 
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti.
Però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.
Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore.
Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere.
Solamente posso volerti come sei...
Non sei né sopra né sotto né in mezzo non sei né in testa né alla fine della lista.
Non sei ne il numero 1 né il numero finale e tanto meno ho la pretesa di essere il 1° il 2° o il 3° della tua lista..
NON SONO GRAN COSA,PERO’ SONO TUTTO QUELLO CHE POSSO ESSERE.
Jorges Luis Borges.

mercoledì 2 aprile 2014

Odiare il peccato...e pure il peccatore!

HO TROVATO QUESTO ARTICOLO SUL SITO DELLA CHIESA EVANGELICA.

LO PROPONGO ALLA RIFLESSIONE PERCHÉ AIUTI I CATTOLICI AD AFFRONTARE LA SITUAZIONE IN ESSO INDICATA CON OCCHI E PENSIERI MAGGIORMENTE EVANGELICI NEL SENSO DELLA BUONA NOTIZIA A CIASCUNO PORTATA DAGLI INSEGNAMENTI DEL GESÙ DEI VANGELI:BUONA LETTURA E..CONVERSIONE DI PENSIERO!!

A.B.

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


Tra tutte le espressioni del comune senso cristiano, una delle più abusate è quella secondo cui “Dio odia il peccato ma ama il peccatore”. Un'affermazione, in linea di principio, bella e profonda perché distingue la persona, con la sua storia, le sue angosce e speranze, dalle situazioni in cui spesso gli esseri umani rimangono invischiati senza saper bene come uscirne. E' quel che ha affermato papa Francesco, con il suo formai famoso “Chi sono io per giudicare un omosessuale?”: una persona non la si giudica, la si ama. Se però si passa dalle dichiarazioni di principio a casi concreti, questa stessa affermazione si mostra particolarmente insidiosa, perché è di difficilissima, se non impossibile, applicazione. Spesso persona e peccato nella coscienza dei cristiani coincidono e l'amore che si deve alla prima si confonde con l'odio verso il secondo.
Un esempio chiaro viene proprio dal caso dell'omosessualità - nonostante il buon tentativo di Francesco riportato sopra. Per una certa parte di cristiani, probabilmente minoritaria, l'omosessualità è semplicemente un orientamento sessuale, non diversamente dall'eterosessualità. Per un'altra parte di cristiani, probabilmente maggioritaria, l'omosessualità è invece un peccato certificato dalla testimonianza biblica e dalla “natura”. Tra tutti i peccati legati alla sfera sessuale è quello che i cristiani di oggi sono meno disposti a tollerare, non perdendo occasione di denunciarlo come un pericolo per la tenuta della famiglia “tradizionale”. 
Un'accusa rilanciata proprio in questi giorni con le pressioni con cui il mondo cattolico – dai comitati di genitori alla Conferenza episcopale ai politici e parlamentari – ha di fatto impedito la distribuzione di alcuni opuscoli ad uso delle suole per prevenire e combattere l'omofobia, indicarne il legame con il bullismo, smascherare pregiudizi e denunciare discriminazioni.
Un'opposizione “ecumenica” che si rinsalda ogni volta che si cerca di combattere la violenza omofoba con la cultura giuridica e con quella scolastica. Alcuni esponenti delle chiese evangelicali italiane hanno denunciato la legge sull'omofobia, discussa recentemente in Parlamento, come un attentato alla libertà di parola, perché una predicazione cristiana che indichi l'omosessualità come un peccato potrebbe venir sanzionata come fomentatrice d'odio. Chi ha criticato gli opuscoli preparati per le scuole ha parlato di un'ingerenza delle potenti lobby LGBT nella libertà educativa delle famiglie. Bisognerebbe a questo proposito ricordare che i mezzi di informazione negli ultimi mesi e anni hanno indicato come sede di una potente lobby gay il Vaticano. Un dettaglio da non sottovalutare per non ritrovarsi come quello che critica la pagliuzza nell'occhio dell'altro, senza accorgersi della trave che è nel suo!
Ricordo anche, anni fa durante l'ennesima bocciatura parlamentare di un testo contro l'omofobia, un esponente centrista cattolico che giustificava la sua contrarietà sostenendo che una legge a favore degli omosessuali sarebbe stata discriminatoria verso gli eterosessuali. Un ragionamento che è uno schiaffo all'intelligenza di chi ascolta: io non conosco nessuno che sia stato aggredito perché eterosessuale, conosco invece vittime dell'omofobia.
La realtà è che nel caso dell'omofobia la maggior parte dei cristiani piuttosto che concentrarsi sull'amore verso il peccatore e la sua difesa rispetto alla violenza che lo colpisce, preferisce far leva sul proprio diritto ad affermare cosa è peccato e cosa no. Non importa se l'altro viene aggredito in strada, picchiato, deriso, portato alla disperazione da bulli di scuola e di quartiere; l'importante è che io possa continuare ad avere la libertà di denunciare l'omosessualità come un peccato e una forza deformatrice della società e della famiglia. Odio il peccato e … pazienza per il peccatore!
L'amore per il peccatore e l'odio per il peccato funziona solo se il peccato è un comportamento e non una condizione. L'omosessualità è invece così intrinsecamente connessa con la profondità della persona che odiare il peccato significa negare a quella persona la sua affettività, la sua capacità di amare e di essere amato, il suo diritto ad autodeterminarsi. E' proprio per questo, al di là di prove scientifiche o meno, che l'omosessualità non può che essere descritta come un orientamento, una condizione della persona: è intrinseca alla persona. Non è un comportamento – non è un peccato - ma una condizione. E la Bibbia ci insegna che i primi si giudicano, ma le seconde no. Lo dice Paolo quando afferma che nella chiesa non c'è giudeo né greco; né uomo né donna; né schiavo né libero. Un elenco di condizioni al quale siamo legittimamente autorizzati ad aggiungere: qui non c'è né etero né omosessuale.
Editoriale di Luca Baratto

Lettori fissi

Archivio blog