martedì 26 novembre 2019

E' UN CRIMINE ...


“Oggi, 24 novembre, è una giornata molto importante, direi storica per la pace.”  Mons. Giovanni Ricchiuti, Presidente di Pax Christi, così commenta, a caldo, le parole di papa Francesco a Hiroshima e Nagasaki. “Non posso che esprimere la più totale condivisione e sintonia con papa Francesco”. E credo di interpretare i sentimenti non solo di Pax Christi Italia ma anche di Pax Christi International.”
            “Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche, come ho già detto due anni fa.”Così ha detto papa Francesco, e ha aggiunto “saremo giudicati per questo”. E ancora “Come possiamo parlare di pace mentre costruiamo nuove e formidabili armi di guerra? Come possiamo parlare di pace mentre giustifichiamo determinate azioni illegittime con discorsi di discriminazione e di odio?”
            “Sono parole forti – commenta il vescovo Ricchiuti  e danno forza a tutti quelli che lavorano per la pace, che nei nostri territori denunciano la corsa al riarmo, che chiedono che anche l’Italia aderisca al Trattato che mette al bando le armi nucleari. Abbiamo davanti un grande lavoro da fare!  Sia come chiesa, sia come società civile.
Penso alla decisione che la Camera ha preso, qualche giorno fa approvando, di fatto, il progetto degli F35. Penso alle dichiarazioni del Ministro degli Esteri che, dopo l’ennesimo naufragio con alcuni morti davanti a Lampedusa, dice che ‘dobbiamo lavorare per fare in modo che le imbarcazioni non partano più dalle coste libiche, da quelle tunisine e dal Nord Africa.’
“Ma con quale competenza, e come si permette di affermare certe cose?
Non possiamo lasciare cadere nel vuoto gli appelli di papa Francesco. Non lo vogliamo lasciare solo. Quando lo abbiamo incontrato come Consiglio Nazionale lo scorso 12 gennaio, ci ha detto le stesse cose che ha detto oggi, aggiungendo “forse non mi ascolteranno, ma la Chiesa non può tacere”. “La strada degli artigiani di pace – conclude il Presidente di Pax Christi – è una strada che non si può abbandonare. Dobbiamo continuare a lavorare, costruire, denunciare, annunciare, perché la storia non si cambia se non cambiano le radici profonde dell’ingiustizia e della guerra.  Nunca mas ha detto Francesco nella sua lingua…”
            ‘Mai più la guerra, mai più il boato delle armi, mai più tanta sofferenza. Venga la pace nei nostri giorni, in questo nostro mondo. O Dio, tu ce l’hai promesso…”
24 novembre 2019
mons. Giovanni Ricchiuti
Presidente Nazionale di Pax Christi
vescovo di Altamura – Gravina – Acquaviva delle Fonti

giovedì 14 novembre 2019

Io sto con Papa Francesco: "Gli ebrei sono fratelli"

Si torna a perseguitare gli ebrei, l’orrore di una storia millenaria non è finito. La denuncia di Papa Francesco è netta, scandita ai fedeli durante l’udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro. Il pontefice ne parla a braccio, mentre legge la sua catechesi sugli Atti degli Apostoli e l’arrivo a Corinto di San Paolo, «trovò ospitalità presso una coppia di sposi, Aquila e Priscilla, costretti a trasferirsi da Roma a Corinto dopo che l’imperatore Claudio aveva ordinato l’espulsione dei giudei...». È qui che Francesco alza lo sguardo sulla piazza e aggiunge: «Il popolo ebraico ha sofferto tanto, nella storia. È stato cacciato via, perseguitato... Nel secolo scorso abbiamo visto tante, tante brutalità che hanno fatto al popolo ebraico, e tutti eravamo convinti che questo fosse finito. Ma oggi incomincia a rinascere qua, là, là, l’abitudine di perseguitare gli ebrei. Fratelli e sorelle, questo non è né umano né cristiano. Gli ebrei sono fratelli nostri e non vanno perseguitati. Capito?». Le parole del Papa arrivano in un momento nel quale si moltiplicano gli atti di antisemitismo in tutta Europa, e in Italia la senatrice a vita Liliana Segre è stata costretta ad avere una scorta per le minacce ricevute: una donna che è tra i testimoni più alti della Shoah e ha tatuato sul braccio il numero 75190, «non si cancella, è in me, sono io il 75190». Del resto accade da tempo, lo stesso Francesco aveva già messo in guardia il Vecchio Continente dal ritorno dell’odio contro gli ebrei. Un anno fa, il 23 settembre 2018, visitò la Lituania e parlò a Vilnius, la «Gerusalemme del Nord», dove il 96 per cento dei duecentomila ebrei lituani fu sterminato dai nazisti. Un mazzo di rose gialle, due minuti di preghiera silenziosa nel luogo dove sorgeva il Grande Ghetto — quarantamila persone — liquidato dai tedeschi il 23 settembre 1943. Quel giorno, dalla periferia dell’Europa, il Pontefice aveva avvertito del pericolo: «Come si legge nel Libro della Sapienza, il popolo ebraico passò attraverso oltraggi e tormenti. Facciamo memoria di quei tempi, e chiediamo al Signore che ci faccia dono del discernimento per scoprire in tempo qualsiasi nuovo germe di quell’atteggiamento pernicioso, di qualsiasi aria che atrofizza il cuore delle generazioni che non l’hanno sperimentato e che potrebbero correre dietro quei canti di sirena».
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 Gian Guido Vecchi in “Corriere della Sera” del 14 novembre 2019

mercoledì 13 novembre 2019

«Giornata della Gentilezza»


Si celebra oggi, 13 Novembre, la "Giornata Mondiale della Gentilezza". In questo giorno l’invito è quello di promuovere l’attenzione e il rispetto verso il prossimo, la cortesia dei piccoli gesti, la pazienza, la cura, l’ascolto dei bisogni degli altri senza dimenticare i propri. È anche «urbanità», intesa come modalità di comportamento che ci fa vivere in società, armonizzandoci con essa e contribuendo attivamente affinchè un luogo, un posto, sia più «felice». Per celebrarla c’è anche un decalogo pubblicato sul sito www.gentletude.com e inteso come i «Dieci piaceri della Gentilezza». Eccolo

1. Vivere bene insieme: ascoltare ed essere pazienti
2. Essere aperti verso tutti: salutare, ringraziare e sorridere
3. Lasciare scivolare le sgarberie e abbandonare l’aggressività
4. Rispettare e valorizzare le diversità, grande fonte di ricchezza
5. Non essere gelosi del sapere: comunicare, trasmettere e condividere
6. Il pianeta è uno solo, non inquinare e non sporcare
7. Ridurre gli sprechi: riciclare, riutilizzare e riparare
8. Seguire le stagionalità e preferire i prodotti locali
9. Proteggere gli animali: non sfruttarli, non maltrattarli, non abbandonarli
10. Allevare gli animali in modo etico, non infliggere sofferenze.

sabato 9 novembre 2019

9 NOVEMBRE 1989 / 9 NOVEMBRE 2019

Il 13 Agosto del 1961 venne costruito il Muro di Berlino, una barriera che ostacolava legami familiari, affettivi e d’amore. Famiglie, amici e innamorati si trovarono improvvisamente separati da questa ingiusta separazione. Amicizie e grandi amori separati all’improvviso e destinati all’incomunicabilità. Internet non aveva ancora quel largo raggio d'azione e di comunicazione. C'era una sola possibilità:scrivere una lettera! Ecco di seguito una bella testimonianza di due innamorati divisi dal Muro di Berlino.
Mio caro Christoph, mio povero Christoph. Voglio essere breve per non addolorarti troppo. Ritorno ora dall’ufficio competente e sono molto avvilita. Mi è stato spiegato che si rilasciano autorizzazioni esclusivamente a parenti di 1 grado. Anche a Natale, nessun lasciapassare, e tantomeno per i fidanzati. Ciò che abbiamo da discutere, possiamo comunicarcelo tranquillamente per iscritto. Ecco quanto mi ha detto la signora con cui ho appena parlato. E mi ha consigliato di chiederti cosa intenderai fare d’ora in avanti, visto che per il momento di trasloco non se ne parla neanche – e se proprio vogliamo sposarci potremmo farlo quando c’è la fiera. Tuttavia dobbiamo renderci conto delle conseguenze a cui andiamo incontro. E nessuno può sapere quando ci sarà un trattato di pace. Naturalmente questa non è una legge, e nemmeno un ricatto! Il fatto è, mi ha spiegato, che qui adesso dobbiamo darci da fare tutti quanti, e non si può fare a meno di nessuno. Insomma, se le tue intenzioni nei miei confronti sono davvero serie, potrai dimostrarlo venendo qua durante la fiera, quando ti daranno l’autorizzazione. Nulla ti impedisce di fare questo passo. Devo dirti che la logica di concederti il lasciapassare per la fiera ma a natale invece no, è qualcosa che non riesco a comprendere a fondo; però davanti a lei sono rimasta zitta e tranquilla. E non le ho neppure detto che voglio trasferirmi assolutamente ad ovest – che del resto non sarebbe nemmeno la verità, ma al contrario, ho spiegato che tu hai intenzione di venire a vedere quali possibilità di lavoro avresti qui da noi; e che prima non si possono affatto prendere decisioni definitive. Caro Christoph, so bene che in questo momento tu sei molto triste, ti abbraccio forte, ti bacio, ti accarezzo, appoggio la mia bocca sui tuoi occhi. Non essere triste, io tengo duro e sono convinta che il nostro amore sarà più forte di ciò che attualmente ci separa. Adesso chiudo perché ho altre lettere da scrivere.
Per sempre tua, Dorothea.”

giovedì 7 novembre 2019

Albert Einstein

<<Il valore di un uomo dovrebbe essere misurato in base a quanto dà e non in base a quanto è in grado di ricevere.>>

lunedì 4 novembre 2019

UN PENSIERO PER IL GIORNO

"L'amore insegna che si può essere felici per un bene o un gesto che si riceve, ma altrettanto felici per un bene o un gesto che si compie.
Oggi noi viviamo in una società irrigidita nelle espressioni altruistiche a causa del dominio della cultura del nemico. Fino a prova contraria, consideriamo chi non conosciamo bene, lo straniero alla nostra esistenza, pericoloso e quindi 'mostriamo i denti'; un atteggiamento guerriero che invia il messaggio di essere pronti ad aggredire. Questa situazione ha reso buia la relazione interumana, che appare fredda e difensiva. E ci sfugge persino la gioia e il piacere che derivano dall'essere gentili e generosi, nel fare qualcosa che l'altro apprezza, nel mostrare rispetto: solidarietà, comprensione, condivisione, cooperazione.
E' bellissimo fare il bene, altrettanto che riceverlo. Dipende dalla personalità: alcune persone godono più nel farlo che nel riceverlo."
(Vittorino Andreoli in "Uomini di Dio")

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