martedì 26 gennaio 2016

I CRISTIANI E LA FAMIGLIA

Mentre il popolo del Family Day, che non è il popolo di Dio ovvero l’insieme dei credenti, si prepara a scendere in piazza, e sarà interessante vedere come si muoverà, senza la protezione dei vescovi, risultano più chiare le parole di papa Francesco. Venerdì scorso, all’apertura dell’anno giudiziario della Sacra Rota, ha detto: «La Chiesa ha indicato al mondo che non ci può essere confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione». E ha spiegato: «La famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo, appartiene al sogno di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità». Sono parole che stabiliscono un confine, molto netto. Tra la sfera del sacro, in cui azioni, comportamenti, scelte di vita sono ispirate a un orientamento trascendente, a un insegnamento che non è di questo mondo, il «sogno di Dio», e una sfera secolare, che trova i suoi codici di comportamento nell’orizzonte delle relazioni tra gli umani. Sono parole ispirate dallo stesso discernimento che ha guidato la conclusione dei lavori del Sinodo dedicato alla famiglia. Ribadiscono la dottrina tradizionale, ma non cancellano che accanto a chi crede esistono altri che vivono con altre scelte. È una distinzione sufficiente, per liberare la scena politica italiana dalla pesante negazione di diritti che rende il nostro Paese (quasi) unico tra le nazioni europee? Certo dovrebbe essere sufficiente a non ostacolare le unioni civili, ad approvare senza troppi bizantinismi una legge che non assimila unioni e matrimonio, anzi è fin troppo preoccupata di distinguerli. Ma forse non esauriente, perché sarebbe necessario approfondire, almeno una volta. Di cosa si parla, quando si parla di famiglia? Anche i credenti, a cosa pensano quando dicono che la famiglia è naturale? Quando hanno cominciato a pensare così, i Cristiani? Da quando la parola famiglia, che nella sua etimologia indoeuropea indica un insieme di persone, coincide con la coppia di uomo e donna? C’è un’ampia gamma di indagini e risposte possibili, e altre ne possono scaturire. Se i senatori che giovedì riprendono a esaminare la legge Cirinnà ne fossero consapevoli, forse potrebbero trovare rapidamente la strada per dare al Paese la legge che aspetta.
Estratto da "Il Manifesto" del 26.01.16

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