mercoledì 26 febbraio 2014

LETTERA DI PAPA FRANCESCO ALLE FAMIGLIE

 Care famiglie,
mi presento alla soglia della vostra casa per parlarvi di un evento che, come è noto, si svolgerà nel prossimo mese di ottobre in Vaticano. Si tratta dell’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, convocata per discutere sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Oggi, infatti, la Chiesa è chiamata ad annunciare il Vangelo affrontando anche le nuove urgenze pastorali che riguardano la famiglia.
Questo importante appuntamento coinvolge tutto il Popolo di Dio, Vescovi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici delle Chiese particolari del mondo intero, che partecipano attivamente alla sua preparazione con suggerimenti concreti e con l’apporto indispensabile della preghiera. Il sostegno della preghiera è quanto mai necessario e significativo specialmente da parte vostra, care famiglie. Infatti, questa Assemblea sinodale è dedicata in modo speciale a voi, alla vostra vocazione e missione nella Chiesa e nella società, ai problemi del matrimonio, della vita familiare, dell’educazione dei figli, e al ruolo delle famiglie nella missione della Chiesa. Pertanto vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito. Come sapete, questa Assemblea sinodale straordinaria sarà seguita un anno dopo da quella ordinaria, che porterà avanti lo stesso tema della famiglia. E, in tale contesto, nel settembre 2015 si terrà anche l’Incontro Mondiale delle Famiglie a Philadelphia. Preghiamo dunque tutti insieme perché, attraverso questi eventi, la Chiesa compia un vero cammino di discernimento e adotti i mezzi pastorali adeguati per aiutare le famiglie ad affrontare le sfide attuali con la luce e la forza che vengono dal Vangelo.
Vi scrivo questa lettera nel giorno in cui si celebra la festa della Presentazione di Gesù al tempio. L’evangelista Luca narra che la Madonna e san Giuseppe, secondo la Legge di Mosè, portarono il Bambino al tempio per offrirlo al Signore, e che due anziani, Simeone e Anna, mossi dallo Spirito Santo, andarono loro incontro e riconobbero in Gesù il Messia (cfr Lc 2,22-38). Simeone lo prese tra le braccia e ringraziò Dio perché finalmente aveva “visto” la salvezza; Anna, malgrado l’età avanzata, trovò nuovo vigore e si mise a parlare a tutti del Bambino. È un’immagine bella: due giovani genitori e due persone anziane, radunati da Gesù. Davvero Gesù fa incontrare e unisce le generazioni! Egli è la fonte inesauribile di quell’amore che vince ogni chiusura, ogni solitudine, ogni tristezza. Nel vostro cammino familiare, voi condividete tanti momenti belli: i pasti, il riposo, il lavoro in casa, il divertimento, la preghiera, i viaggi e i pellegrinaggi, le azioni di solidarietà… Tuttavia, se manca l’amore manca la gioia, e l’amore autentico ce lo dona Gesù: ci offre la sua Parola, che illumina la nostra strada; ci dà il Pane di vita, che sostiene la fatica quotidiana del nostro cammino.
Care famiglie, la vostra preghiera per il Sinodo dei Vescovi sarà un tesoro prezioso che arricchirà la Chiesa. Vi ringrazio, e vi chiedo di pregare anche per me, perché possa servire il Popolo di Dio nella verità e nella carità. La protezione della Beata Vergine Maria e di san Giuseppe accompagni sempre tutti voi e vi aiuti a camminare uniti nell’amore e nel servizio reciproco. Di cuore invoco su ogni famiglia la benedizione del Signore.
Dal Vaticano, 2 Febbraio 2014
Festa della Presentazione del Signore
FRANCESCO

martedì 25 febbraio 2014



Sinodo famiglia, Kasper: misericordia per situazioni concrete

Card. Kasper
 
 

IACOPO SCARAMUZZI

Intervista al Porporato tedesco che introduce la due giorni parlando di bellezza della famiglia e nodo dei divorziati risposati. “Il Papa mi ha chiesto di porre domande, ora discernimento”


“Ho fatto una introduzione, di taglio teologico, sulla bellezza della famiglia. Dobbiamo partire da questo punto per affrontare il resto, compresi i problemi brucianti che ci sono. Ho parlato anche del nodo della comunione ai divorziati risposati, ma in questo quadro complessivo”. Il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha aperto stamane, per volontà di papa Francesco, il concistoro straordinario sulla famiglia che durerà oggi e domani. E all’uscita dall’aula nuova del Sinodo, il Porporato tedesco risponde ad alcune domande.
 
Sono state prese decisioni sulla possibilità di dare la comunione ai divorziati risposati?
“Io ho parlato della necessità del discernimento, ci sono situazioni molto diversificate, ci sono regole generali ma poi anche situazioni concrete. Il Papa ha parlato di pastorale intelligente, coraggiosa e piena di amore, intelligenza pastorale, io ho parlato di discernimento delle situazioni concrete: le singole persone non sono solo dei casi ma hanno la loro dignità che va riconosciuta”.
 
Lei personalmente cosa pensa di questo problema?
“Non si può parlare in generale. Faccio un esempio: sono stato vescovo per dieci anni e quando ero vescovo è venuto da me un parroco che mi ha parlato di una madre (che era divorziata risposata, ndr) e stava preparando il figlio alla prima comunione. Il figlio avrebbe fatto la comunione e lei no. Ora, mi domando: è possibile questo? C’è il pentimento, la misericordia e il perdono di Dio. Possiamo negare la remissione peccatorum?”
 
Il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede Gerhard Ludwig Mueller ha espresso posizioni divergenti rispetto alle sue su questo punto…
“Non sono entrato in discussione con Mueller, ho presentato il tema. Ma sulle questioni fondamentali io sono d’accordo con Mueller, poi certo io sono un po’ meno rigoroso sulle questioni concrete, ma non sono entrato in discussione con lui”.
 
Ha parlato con il Papa prima del Concistoro straordinario?
“Sì, il Papa mi ha detto: poni domande, non soluzioni. Ed è giusto porsi domande nella fede. La situazione (della famiglia ndr) è molto cambiata nella società occidentale. Ho fatto domande, ma non insisto con la mia posizione. Io non ho una soluzione, si deve discernere, poi il Sinodo (convocato da Papa Francesco a ottobre prossimo, ndr) discuterà di queste questioni. Con Papa Jorge Mario Bergoglio, il Concistoro straordinario di oggi si è svolto in una atmosfera molto rilassata, cosa molto importante. Il Papa ha aperto una discussione in cui non ci sono decisioni a priori, bisogna discernere”.
 
C’è il rischio di una spaccatura all’interno del collegio cardinalizio sulle questioni relative alla famiglia?
“No, questo è un contesto sinodale, bisogna raggiungere il consenso, abbiamo bisogno di scambi, argomenti, e anche preghiere”. 

La Chiesa è una democrazia? 
“No, non è una democrazia, la Chiesa prende decisioni che sono frutto di un processo sinodale, la democrazia è un’altra cosa”.

domenica 23 febbraio 2014

LA CHIESA ASCOLTI IL MONDO di Enzo Bianchi




In vista del sinodo dei vescovi, papa Francesco ha voluto inaugurare una nuova modalità nella preparazione del confronto che avverrà in Vaticano il prossimo autunno: affinché si viva davvero un evento sinodale coinvolgente tutta la chiesa è stato inviato un questionario alle singole diocesi in modo che in ogni chiesa locale, parrocchia o comunità fosse possibile per i cristiani manifestare il proprio pensiero su temi e problemi morali che devono essere affrontati con urgenza e sui quali va pronunciata una parola profondamente cristiana.
Questa iniziativa – che non è piaciuta ad alcuni i quali, senza contestarla apertamente, non hanno assunto alcuna iniziativa né avviato la discussione... - risponde a un bisogno già manifestato negli anni cinquanta da Pio XII: l’emergere di un’opinione pubblica nella chiesa, di un confronto che, invece di tacitare i conflitti o ignorare i nuovi problemi, li affronti e cerchi di risolverli con il discernimento ecclesiale.
Soprattutto sui temi inerenti alla famiglia e alla sessualità era diventato necessario ascoltare quanti vivono la realtà del matrimonio cristiano o della vita di coppia e dare voce anche a quelli che si sentono in situazione di difficoltà o di contraddizione rispetto al magistero tradizionale della chiesa. Ascoltare! Operazione non solo necessaria in tutte le relazioni umane, ma anche profondamente cristiana, essenziale per vivere la comunità dei credenti, cioè la chiesa.
Ebbene, da questo lungo e intenso confronto preparatorio, il questionario ha ricevuto una gran quantità di risposte, mostrando quanto le comunità siano vivaci e capaci di esprimere in modo motivato le loro considerazioni, anche nel coinvolgimento dei mutamenti culturali e di costume avvenuti in questi ultimi decenni soprattutto nelle chiese di antica tradizione cristiana occidentale. Per due anni ci sarà un cammino veramente sinodale di tutta la chiesa su questi temi così urgenti.
Contemporaneamente – e non poteva essere altrimenti – aziende e organismi internazionali operavano sondaggi per conoscere le differenti posizioni delle popolazioni dei vari paesi. In questi giorni appaiono sui media i dati, in verità non così sorprendenti per chi conosce le valutazioni etiche e morali di cui è capace la gente comune. Certo, appare evidente in Italia – l’Italia considerata cattolica, “zoccolo duro del cattolicesimo“ come amano definirla alcuni ecclesiastici – un disaccordo rispetto alle posizioni della chiesa più marcato che non in altri paesi.
Questo ci interpella? Forse il disaccordo dipende dal fatto che in Italia l’etica non è così determinante come in altri paesi? Gli italiani pensano che il divorzio non costituisca peccato così come pensano che il non pagare le tasse non sia peccato? Come mai in Italia – paese in cui la percentuale (80%) di chi si definisce cattolico o frequenta la messa domenicale è la più alta di tutte le circa venti nazioni “cattoliche” occidentali – si disattende così largamente ciò che pensa la chiesa?
E come mai, soprattutto negli ultimi due decenni, c’è stato questo vistoso allontanamento dalla chiesa da parte delle donne e delle nuove generazioni? E come leggere il dato che in Italia – pur nella denuncia ostinata della pedofilia – quasi un cittadino su tre ritiene ammissibili relazioni sessuali con minori?
Purtroppo sui media appaiono molte semplificazioni che suscitano attese e speranze sbagliate nei confronti della chiesa cattolica su situazioni sovente vissute nella sofferenza e nella fatica, ma sulle quali è necessario anche conoscere ciò che nel vangelo appare ispirante e determinante. La chiesa, infatti, deve sì ascoltare l’umanità, ma deve anche essere capace – in obbedienza a quella che per lei è “parola del Signore” – di operare un discernimento per riconoscere anche la mondanità che può essere presente nelle richieste e nelle valutazioni dei cattolici.
È un dato evidente che oggi una certa mondanità alligna in tutta la chiesa e perciò anche nel popolo dei credenti: anche nello spazio cristiano abita una dominante di resa al mondo, di accoglienza di una cultura che contraddice il vangelo perché idolatra. Ora, l’idolatria è un falso umano, non teologico: è infatti alienazione e impedimento a un cammino di autentica umanizzazione.
Ci basti come esempio il matrimonio. C’è una parola precisa di Gesù sulla non bontà del divorzio, alla quale il cristiano deve fare obbedienza. La chiesa, nel richiedere questa obbedienza, deve mettersi in ginocchio, deve proclamarla senza arroganza né spirito di condanna nei confronti di chi infrange questa volontà di Dio, ma non può tacerla o negarla.
Che senso ha, allora, chiedere se i divorziati devono essere ammessi alla partecipazione eucaristica? Quali divorziati? Quelli che fanno della vita di coppia un’avventura? Quelli che non hanno né esigenze etiche né saldezza nella fede? Oppure quelli che hanno vissuto il matrimonio senza le condizioni necessarie perché fosse un vero sacramento, dunque indissolubile, e che poi in una nuova unione mostrano fedeltà, perseveranza e capacità di compiere un autentico cammino cristiano?
Sì, conosciamo bene nella vita di ogni giorno quanti sono i fallimenti nella vicenda del matrimonio. E conosciamo anche molti che trovano in una nuova unione una via che conosce l’amore fedele, la perseveranza, una vita rinnovata che cerca di realizzare le esigenze cristiane. Con un vero discernimento, senza fretta ma dopo un tempo congruo che possa testimoniare una determinazione di amore fedele e di “fare storia” nell’amore, sarà possibile la riammissione eucaristica? Non potremmo ascoltare dalle chiese ortodosse la loro prassi millenaria nella quale si cerca di vivere la vocazione cristiana del matrimonio indissolubile nell’economia della misericordia?
La relazione del cardinal Kasper tenuta in questi giorni ai cardinali riuniti in concistoro è voce non solo di un grande teologo, ma di un pastore che conosce bene la situazione del gregge, così come conosce bene la parola del Signore: verità nella misericordia, sempre. 
La chiesa non può svuotare il vangelo o annacquarlo, ma può ricercare e leggere, più in profondità, le nuove condizioni in cui sono immessi i credenti e discernere se ci sono possibilità di considerare un nuovo cammino matrimoniale come autentico e coerente con le parole di Gesù. Noi credenti siamo tutti peccatori, e i peccati mutano da una persona all’altra, ma tutti li commettiamo e ne siamo responsabili.
Certo, alcuni peccati non sono intimi, nascosti, bensì pubblici: per questo la chiesa vuole che visibilmente appaia coerenza tra la vita pubblica e le esigenze della partecipazione all’eucaristia, ma le situazioni sono molto diverse e la chiesa deve imparare a discernerle per accompagnare ciascuno con misericordia nel cammino della verità. Del resto, come diceva già il concilio di Trento, l’eucaristia è anche per la remissione dei peccati, è viatico per il credente pellegrino e penitente. Non si dimentichi che la legge secondo il vangelo vige finché non avviene il peccato ma, consumato il peccato, deve regnare la misericordia.
Nessun legalismo, allora, nessuna rigidità, ma anche nessuna grazia a basso prezzo. Fra etica dominante ed etica cristiana non c’è identificazione, anche se i cristiani devono ascoltare le istanze provenienti dalla società. Ma i discepoli di Cristo devono avere anche il coraggio della “differenza”, dell’essere sale della terra, capaci di dare sapore alla vita umana e di impegnarsi per l’umanizzazione e l’autentica libertà di tutti.
ENZO BIANCHI,La Stampa 23 febbraio 2014




 

giovedì 13 febbraio 2014

L'ORA DI RELIGIONE

Da questo mese di febbraio si sono aperte le iscrizioni alle scuole dell'infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado per l’anno scolastico 2014/2015.
Alle famiglie verrà anche chiesto se avvalersi – o non avvalersi – dell'Insegnamento della Religione Cattolica comunemente nota come ora di religione.
Questo insegnamento è stato introdotto a seguito dell'Accordo del 1984 tra Repubblica Italiana e Santa Sede (correntemente detto Vaticano).
È opinione diffusa pensare che l'ora di religione sia un momento leggero, di poco conto. Al contrario, dalla scuola dell'infanzia ai licei ed istituti tecnici e professionali, sono previsti obiettivi di apprendimento ed indicazioni specifiche.
Ad esempio, nella scuola dell'infanzia il bambino “scopre nei racconti del Vangelo la persona e l’insegnamento di Gesù, da cui apprende che Dio è Padre di tutti e che la Chiesa è la comunità di uomini e donne unita nel suo nome”.
Nel Primo ciclo (le vecchie elementari) “L’alunno riflette su Dio Creatore e Padre” ed ha l'obiettivo di “scoprire che per la religione cristiana Dio è Creatore e Padre e che fin dalle origini ha voluto stabilire un’alleanza con l’uomo”.
Nella scuola secondaria di primo grado (già scuole medie inferiori) lo studente conoscerà “L'identità storica di Gesù e il riconoscimento di lui come Figlio di Dio fatto uomo, Salvatore del mondo”.
Per finire, al liceo “distingue la concezione cristiano-cattolica del matrimonio e della famiglia: istituzione, sacramento, indissolubilità, fedeltà, fecondità, relazioni familiari ed educative, soggettività sociale”
Le famiglie valuteranno se scegliere questo insegnamento.
Ci preme ricordare alle stesse famiglie che è possibile decidere altrimenti, indicando che si intende non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. Infatti, come ricorda la circolare ministeriale numero 28 del 10 gennaio 2014, chi non sceglie l'ora di religione può optare tra:
A) Attività didattiche e formative;
B) Attività di studio e/o di ricerca individuali con assistenza di personale docente
C) Libera attività di studio e/o di ricerca individuali senza assistenza di personale docente (solo per gli studenti degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado)
D) Non frequenza della scuola nelle ore di insegnamento della religione cattolica
In particolare, le Attività didattiche e formative sono conosciute come l'Ora alternativa e prevedono lo svolgimento di altre attività culturali e di studio. Le scuole di ogni ordine e grado – a fronte di questa richiesta – sono tenute ad attivarla. L'Ufficio Scolastico Regionale dell'Emilia-Romagna ha quindi ribadito l'obbligatorietà dell'ora alternativa nella circolare del 29 settembre 2010 determinandone le modalità pratiche di attuazione.

Tutto ciò premesso, occorre però descrivere e chiarire alcune situazioni sottolineate dagli stessi genitori:
1) Scarsa è stata 'informazione in proposito negli open day che si sono svolti tra i mesi di dicembre e gennaio. 
2) A volte è stato spiegato che a fronte di pochi alunni non avvalentesi dell'ora di religione si provvederà a spostare gli stessi nelle classi parallele, una soluzione non prevista né dalla circolare ministeriale né dalla normativa e che è stata anzi sanzionata dal Tribunale di Padova nel 2010.
3) All'open day di una scuola di paese, un genitore ha riferito della distribuzione di un pieghevole a firma della Diocesi dal titolo “L'ora di religione”:se ciò  fosse confermato, da parte della scuola sarebbe una condotta discriminatoria, per il tentativo di indirizzare le famiglie e quindi il venire meno di una scelta pienamente libera da parte delle stesse. 
4) Infine, non può corrispondere al vero, l’intenzione di alcune scuole di creare classi parallele, in maniera non prevista dalla normativa vigente, discriminando coloro che non desiderano l’insegnamento della religione cattolica.

BUON LAVORO E BUONA SCELTA A TUTTI!
A.B.

mercoledì 12 febbraio 2014

"VAI FRANCESCO!..SENZA PAURA E INCERTEZZE!

DA "REPUBBLICA" del 10 febbraio 2014.
Ecco la voce di Hans Küng, massimo teologo cattolico critico vivente, sul sondaggio- shock pubblicato su Repubblica e il suo effetto nella Chiesa.

Professor Küng, come giudica il sondaggio sui cristiani nel mondo?

«Presi insieme e analizzati, questi dati rivelano la straordinaria discrepanza tra gli insegnamenti della Chiesa sui temi fondamentali, come la famiglia, e invece la visione reale dei cattolici nel mondo».

Per lei tra i molti risultati del sondaggio quali sono i più importanti?
«Per me la cosa più importante è comunque la stragrande maggioranza di consensi per papa Francesco: l’87 per cento dei cattolici interrogati in tutto il mondo e il 99 per cento degli italiani sono d’accordo con lui. È un’enorme manifestazione di fiducia per il Sommo Pontefice Francesco. Per me è un piccolo miracolo, dopo gli anni della crisi di fiducia che aveva investito la Chiesa negli anni di papa Benedetto. Adesso in meno d’un anno papa Francesco è riuscito nell’inversione di tendenza dei sentimenti dei fedeli di tutto il mondo».

E il papa emerito Benedetto secondo lei sarà felice o triste del responso del sondaggio?
«Naturalmente lo rattristerà vedere questi risultati, specie ripensando oggi agli ultimi mesi vissuti da lui come Pontefice, nel suo mandato. Però sicuramente si rallegrerà del fatto che adesso si va avanti, e lui secondo me pensa più al destino della Chiesa che non di quanto riguardi se stesso».

È solo una sua supposizione o può provare quanto dice sui sentimenti di Joseph Ratzinger in questo momento?
«Io credo che spiegherò al meglio il pensiero di Benedetto citandole frasi della sua recentissima lettera a me».

Benedetto le ha scritto, dopo anni di contrasti? E che cosa le ha scritto?

«Ecco, attenda solo un momento, mi lasci prendere qui sulla mia scrivania affollata quel manoscritto con la carta della Santa Sede intestata a lui personalmente dalla sua residenza di Papa emerito. Data, 24 gennaio 2014. Intestazione, “Pontifex emeritus Benedictus XVI”. “Io sono grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiera ». Credo siano parole molto belle. Certo, scritte prima della pubblicazione del sondaggio. Tanto più questa scelta di schieramento del Papa emerito Benedetto mi convince».

E che cosa significa il sondaggio per i vescovi, e in generale per le gerarchie ecclesiastiche?

«Io vorrei distinguere tra tre categorie di prelati. Per i vescovi pronti alle riforme, e ne esistono in tutto il mondo, i risultati del sondaggio significano un grande incoraggiamento: dovranno impegnarsi apertamente per le loro convinzioni, e non restare troppo timidi. Secondo, per i conservatori che hanno le loro riserve: dovrebbero riflettere sulle loro riserve, e dovrebbero ascoltare gli argomenti dei rinnovatori. Terzo, per i vescovi reazionari, presenti non solo in Vaticano ma in tutto il mondo, dovrebbero abbandonare la loro resistenza caparbia e scegliere la ragionevolezza ».

E che cosa significa il sondaggio per la base, per i cristiani? Incoraggiamento alla riforma dall’interno, come sognò invano Gorbaciov per il socialismo reale e l’Impero sovietico?
«È importante il segnale che il movimento per la riforma all’interno della Chiesa ha dalla sua parte la grande maggioranza dei fedeli. Il movimento di riforma è appoggiato dalla base — movimenti di riforma come “Noi siamo Chiesa” — più di quanto non sia apparso finora, più di quanto non sia appoggiato all’interno della Chiesa ufficiale. È un fatto a livello internazionale».

Professore, Lei da decenni chiede cambiamenti e aperture nella Chiesa, fu il primo e ne pagò le conseguenze. Per Lei questo sondaggio è una vittoria, una vittoria amara, o cos’altro?

«Non mi considero come vincitore, non ho condotto la battaglia per me ma per la Chiesa. Ho fatto evidentemente molte esperienze amare, ma è bello vedere un cambiamento nella direzione del Concilio Vaticano II. Ho avuto la grande gioia di poter vedere ancora da vivo il successo delle idee di riforma della Chiesa per cui ho combattuto così a lungo, di poter vedere l’inizio della svolta. Per me è un nuovo impulso vitale, come dice Benedetto, per quest’ultimo tratto del percorso della vita che noi ora abbiamo davanti».

Papa Francesco che conseguenze dovrebbe trarre dai risultati di questo sondaggio?

«Se posso dargli un umile consiglio, dovrebbe andare avanti con coraggio sulla via su cui si è incamminato e non avere paura delle conseguenze ».

Concretamente che significa?

«Spero che usi l’arte del Distinguo che abbiamo imparato entrambi alla Pontificia Università Gregoriana: dove c’è secondo il sondaggio consenso nella Comunità ecclesiale dovrebbe proporre una soluzione positiva al Sinodo. Dove c’è dissenso dovrebbe permettere e suscitare un libero dibattito nella Chiesa. Dove egli stesso è di altra opinione rispetto alla maggioranza dei cattolici, come sul sacerdozio per le donne, dovrebbe nominare una task force di teologi e di altri scienziati, di uomini e donne, per affrontare il tema».

martedì 11 febbraio 2014

I CATTOLICI E LA MORALE CRISTIANA

DA "REPUBBLICA" DELL'8 FEBBRAIO 2014.
La maggior parte dei cattolici di tutto il mondo non condivide le posizioni del Vaticano su temi decisivi per la famiglia. E non è una contraddizione.

Ad esempio in materia di divorzio, aborto, contraccettivi. Non solo. Ma la maggioranza dei credenti di Europa, America Latina e Stati Uniti è in totale disaccordo con le politiche che non ammettono il matrimonio dei preti o il sacerdozio per le donne.

Questi risultati sorprendenti emergono da un sondaggio condotto per Univision, la principale tv degli Stati Uniti in lingua spagnola, dall'azienda internazionale di consulenza Bendixen & Amandi, che in passato ha lavorato per Nazioni Unite, Banca Mondiale e Casa Bianca. Presi insieme, e analizzati, questi dati rivelano una straordinaria discrepanza fra gli insegnamenti della Chiesa su temi fondamentali come la famiglia e invece la visione reale che ne ha il miliardo di cattolici nel mondo.

È, dovrebbe essere, un campanello d'allarme per il Vaticano. Perché più rilevante appare il fatto che le generazioni di giovani cattolici hanno su questo tipo di argomenti posizioni ancora più radicali e contrarie alla dottrina guardata come tale. Con un'eccezione. Esiste infatti una sola area in cui il sentimento pubblico si mostra quasi allineato con gli insegnamenti tradizionali, ed è il matrimonio gay. Difatti, con l'esclusione di Stati Uniti e Spagna, la maggior parte dei cattolici nel mondo si oppone all'unione fra due persone dello stesso sesso, con un margine di 2 a 1.

Questa indagine anticipatoria arriva nell'anno in cui in Vaticano si svolgerà, a ottobre, l'importante Sinodo sulla famiglia. Non più tardi di due giorni fa, lo stesso Papa Francesco ha parlato del nucleo famigliare come della "cellula fondamentale della società". E a proposito del nuovo Pontefice, il sondaggio di B&A conferma il pieno successo che raccoglie Francesco su scala internazionale, a quasi un anno dalla sua elezione nel Conclave del 13 marzo 2013. Il rating di gradimento di Jorge Mario Bergoglio è altissimo: ben superiore all'80 per cento, con segni di non gradimento solo sotto il 5 per cento.

Già lo scorso ottobre il Vaticano aveva lanciato un proprio sondaggio alle diocesi di tutto il mondo, inviato per raccogliere informazioni e opinioni utili a preparare i cosiddetti "lineamenta" del Sinodo. Una sfida complessa, perché è un tentativo di trovare elementi basso per costruire la Chiesa di domani. Ora, lentamente, le prime risposte di quell'indagine ufficiale cominciano ad affluire. Secondo quanto anticipa il Sir (Servizio Informazione Religiosa) su questo ampio rilevamento vaticano, vi si legge già l'esigenza di una Chiesa "più aperta". Dove una questione particolarmente avvertita, ad esempio dai cattolici belgi, è quella che "riguarda le persone omosessuali e i divorziati". Oppure, nella Conferenza episcopale tedesca, "l'esclusione dai sacramenti dei divorziati risposati" è addirittura percepita come "una discriminazione ingiustificata e una crudeltà". 

Come si vede, si tratta di elementi che collimano con il rilevamento operato invece dalla B&A, il cui spirito è quello di tentare di anticipare, interpretare e comprendere quei dati. Un'indagine svolta in 12 Paesi che rappresentano Africa, Asia, Europa, America Latina e Nord America. Per il Vecchio continente sono stati scelti Francia, Spagna, Polonia e Italia.

Per quanto riguarda i dati disaggregati che riguardano solo il territorio italiano, alla domanda "come giudica il lavoro che sta facendo Papa Francesco?", il 74% risponde "eccellente", e il 25% "buono", mentre solo l'1% replica "mediocre", e lo 0% "male". Sul tema del divorzio, al quesito se si è d'accordo o meno con la politica della Chiesa secondo cui "una persona che ha divorziato e si è risposata vive nel peccato e non può ricevere la comunione", il disaccordo raggiunge il 79%, e solo il 16 si dice d'accordo. Sul fatto poi se i preti possano sposarsi il 57% degli italiani risponde sì, e il 38 no. E sulle donne sacerdote la replica è a favore con il 59%, con un 35% di contrari. Aborto: il 15% afferma che la necessità dell'intervento dovrebbe essere permessa in tutti i casi, il 68% in casi particolari dove ad esempio la vita della madre sia in pericolo, e solo il 13% risponde negativamente. Per i contraccettivi, la stragrande maggioranza è favorevole: 84%, con solo il 12% contrario. Sul matrimonio fra omosessuali, il 30% lo sostiene, mentre il 66% vi si oppone. Gli italiani intervistati nel sondaggio vanno in maggioranza a messa di frequente (il 65%, ogni settimana o almeno un paio di volte al mese). Chi va in chiesa solo a Natale o quasi è invece il 34%.

Dati che appaiono piuttosto significativi. Interessante, in fondo, è capire se chi si chiama fuori dalla dottrina della Chiesa lo faccia per ragioni proprie, oppure se in disaccordo con gli insegnamenti ufficiali. Davvero un punto di riflessione per il Vaticano. Molto utile per l'opera riformista che Francesco vuole imprimere al suo pontificato. 

La ricerca Univision: Il sondaggio (che ha coinvolto  12mila cattolici in 12 paesi) è realizzato da "Bendixen & Amandi" per Univision News, la principale tv in spagnolo d'America. E' pubblicato in partnership con "Washington Post", "El Pais" e "Repubblica".

sabato 8 febbraio 2014

Le ribelli di Dio

dal sito del Coordinamento Teologhe Italiane
L’ultimo libro della storica e teologa Adriana Valerio è in uscita in libreria il 29 gennaio per la collana “i campi del sapere”, ed. Feltrinelli. “Le ribelli di Dio. Donne e Bibbia fra mito e storia” è un testo divulgativo, indirizzato anche a non credenti, che affronta tutte le questioni su Donne, Bibbia e Chiesa cattolica sulle quali l’autrice studia e pubblica da anni.
Eva, Sara, Rebecca, Rachele, Lea, Rut, Noemi, Ester, Giuditta, Marta, Maria, la Maddalena, la Samaritana…
Nell’Antico e nel Nuovo Testamento non compaiono solo figure maschili ma anche tante donne. Sono fondatrici di stirpi, profetesse, donne qualunque che si trovano perciò a svolgere un ruolo cruciale, memorabile nella storia della loro comunità e della loro religione. Sono donne che hanno la forza di essere protagoniste del proprio destino. Osano sfidare Dio, come Eva, la madre dei viventi, che trasgredisce l’ordine divino e si assume la responsabilità di una vita autonoma; osano opporsi all’autorità maschile, come Miriam che rivendica il proprio ruolo di profetessa con Mosè, o come Giuditta che uccide il nemico Oloferne; osano anteporre alle leggi umane principi superiori, come le levatrici che salvano Mosè contravvenendo alle leggi del faraone, o come Ester che aiuta il suo popolo sfidando le leggi dell’Impero persiano; osano piegare le leggi maschili a difesa dei diritti delle donne, come fanno Tamar e Rut.
Compiono scelte ardite ma sono ugualmente difese e accolte da Dio. Oltre a loro, ci sono teologhe che hanno letto diversamente il racconto dei testi sacri e ne hanno tramandato un’altra versione. La presunta inferiorità femminile ricavata dall’interpretazione di certi passi della Bibbia è servita soprattutto a legittimare discriminazione e subalternità della donna, ma non è scontato che questo ne sia l’autentico e unico senso.

venerdì 7 febbraio 2014

Pamphlet contro Papa Francesco

berAbbiamo previsto in parecchi che la navigazione di Francesco non sarebbe stata facile. In casa si insinua continuamente della disponibilità colposa alla strumentalizzazione; i più zelanti arrivano a suggerire la possibile invadenza dello spirito maligno nel giardino della Chiesa, fino alla banalizzazione del peccato. Tra le ideologie del laicismo più impenitente, si ricordano i trascorsi di Bergoglio in tema di teologia della liberazione, oppure che il nome Francesco non richiama affatto il santo di Assisi, ma i precedenti reazionari (?) di Francesco Saverio, ed, alle corte, che il potere e le ricchezze della Chiesa, al netto delle scelte di atteggiamento personale parco e dimesso del papa, tali sono e tali restano;  e tutto il resto che ne potrebbe seguire, ma che decido di risparmiarvi........
Ora però leggo di due pretesi siluri che dovrebbero, come si usa dire, “tagliare testa al toro”  e chiudere la questione relegando Francesco tra gli impenitenti della reazione..........
Intanto (primo siluro) si afferma, senza ombra di dubbio che il “Popolo di Dio” di cui parla il papa costituisce un assurdo logico ed un imbroglio clericale dal momento che, quando si mette di mezzo la “sovranità” di Dio, si esclude la “sovranità” del popolo e si propone un presupposto antidemocratico............
Intanto non è Bergoglio che ha proposto la questione, ma sono i movimenti che hanno preparato il Concilio ecumenico vaticano II ed i lavori del Concilio che hanno posto il principio al cuore di una moderna ecclesiologia. Di conseguenza qui non si entra per nulla nel campo delle istituzioni politiche che il papa rispetta senza invaderne il campo.... 
Inoltre “il popolo di Dio” ha titolato un capitolo essenziale del documento conciliare sulla Chiesa (Lumen gentium) e che si pone come anteriore alla sua stessa “costituzione gerarchica” che ne diventa strumento e non essenza prioritaria. Insomma non siamo nel campo delle definizioni istituzionali e politiche, ma nel campo specifico dell’ecclesiologia che da gerarchica si fa comunitaria. E dunque, per quanto certe osservazioni risultino intriganti, sono nello stesso tempo, fuori tema.
Vengo al secondo siluro. Nelle sue interviste, Bergoglio propone come metodo e metro di giudizio il discernimento e, di conseguenza, (ecco la conclusione) gioca al ribasso; accetta la situazione senza forzature ed ovviamente si guarda bene dal riformare ciò che è consolidato. Ora se c’è un presupposto contestato dai movimenti della restaurazione ecclesiastica è proprio quello del discernimento, perché si tratta di privilegiare una specifica attenzione a quanto di buono produce la storia dell’uomo, anche nei suoi aspetti profani; si tratta di ammettere che il cammino dell’umanità è fatto di cadute, ma anche di conquiste naturalmente positive; si tratta di non pretendere che solo il sacro e, nello specifico,  solo un regime cristiano costituisca la proposta per un cammino positivo, anzi si giunge alla conclusione che il regime di cristianità è superato.
Evidentemente almeno su una cosa avevamo ragione da subito: gli estremi si toccano. I restauratori della cristianità di conquista ed i laicisti anticlericali si danno la mano e, forse senza dolosa intenzione, fanno cordata. I primi (gli zelanti) pensano che riconoscere, nel discernimento, i segni dei tempi (ricordate papa Giovanni e la “Pacem in terris”?) costituisca rinuncia al regime di cristianità; gli altri, ideologi dell’anticlericalismo, presumono che l’attenzione ai segni dei tempi ed il discernimento del loro impatto sul cammino dell’umanità, costituisca una rinuncia alle riforme, un’omologazione alle banalità del quotidiano. Figurarsi poi se la proposta viene da un papa!
 Agostino Pietrasanta

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