giovedì 28 febbraio 2019

Come può la Chiesa affrontare la sua perdita di credibilità?

<<Per uscire dall'epoca del sospetto generalizzato, sono necessarie misure di grande portata. Per far questo, la Chiesa deve prima di tutto contare su se stessa e affrontare gli abusi di potere e di coscienza di cui gli abusi sessuali sono una conseguenza, come ha chiaramente detto papa Francesco l'agosto scorso. Ma essa non può condurre da sola le riforme indispensabili e deve accettare di essere aiutata da persone di buona volontà, credenti o non credenti. Il fatto che da alcune parti, come in Francia, dia mandato ad organismi esterni indipendenti e voglia basarsi sulle loro riflessioni o sulla loro competenza, è di buon augurio.
Bisogna riuscire a tener conto delle procedure, delle competenze e delle esperienze ecclesiastiche e civili per uscire positivamente dalla crisi attuale, perché gli abusi sessuali sono un male grave, un peccato dal punto di vista della morale cristiana, ma sono anche un crimine sul piano della giustizia umana. Bisogna quindi che i dispositivi di prevenzione (reclutamento e formazione dei preti e dei religiosi...) e di sanzione messi in atto a tutti i livelli siano completi, credibili e pertinenti in entrambi gli ambiti, quello della Chiesa e quello del mondo. Per restaurare la fiducia, bisogna essere in grado di rispondere in maniera globale ad una problematica globale ed evitare anche la trappola del clericalismo.>>
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Jean-Marc Sauvé Presidente della commissione indipendente d'inchiesta sugli abusi nella Chiesa cattolica.

domenica 24 febbraio 2019

Antonio Machado

«Tutto passa, tutto rimane, ma il nostro è un passare, un passare tracciando sentieri, sentieri sul mare. Mai ho cercato la gloria, né di lasciare il mio canto alla memoria degli uomini; io amo i mondi lievi, sottili, gentili come bolle di sapone».

PAROLE PROFETICHE

«Pur se dovremo sempre far fronte all’emergenza, soltanto un’accoglienza che sviluppi la vera integrazione favorirà la capacità di governare socialmente la grande sfida posta dall’immigrazione. (...) Se l’azione pubblica si ritrae, si finisce per incentivare la marginalizzazione dell’immigrato, considerandolo come un povero da affidare alle cure del volontariato e, talora, come un soggetto pericoloso per l’ordine pubblico. Si rischia così di favorire, a volte anche in modo strumentale, una mobilitazione popolare al rifiuto, anziché all’accoglienza. (...) Ricordiamoci che, affrontando correttamente i problemi che quotidianamente vivono nel nostro Paese gli stranieri, contribuiremo alla soluzione di tanti problemi strutturali riguardanti pure gli italiani. Non si tratta di scatenare pericolose rivalità tra persone in stato di bisogno; si tratta piuttosto di affrontare globalmente i problemi posti sul piano sociale dall’immigrazione, con vantaggio per tutti, a partire dai più deboli e dai più sfortunati» (Carlo Maria Martini, L'immigrazione come sfida, discorso al convegno «Immigrati a Milano», 3 dicembre 1994).

mercoledì 20 febbraio 2019

I FIGLI DEI PRETI

Un tempo erano " gli illegittimi", bambini innominabili, da nascondere perché figli del peccato, il
tradimento della promessa del celibato da parte di chi con l’ordinazione sacerdotale aveva deciso
per una vita di castità. Oggi non sono più tali. Un "documento ad uso interno della Santa Sede",
rivelato dal New York Times, e la cui versione completa è ancora secretata, parla di loro
esplicitamente, definendoli " figli degli ordinati". Sancendo de facto che è arrivato il tempo perché
escano dal cono d’ombra nel quale per secoli le gerarchie li hanno relegati. Come? Attraverso il
riconoscimento da parte del prete che li ha generati: per la Santa Sede, infatti, è opportuno che il
consacrato che ha un figlio lasci il sacerdozio per «assumersi le proprie responsabilità come
genitore dedicandosi esclusivamente al bambino». Un sacerdote, come ogni nuovo padre, deve
affrontare le incombenze «personali, legali, morali e finanziarie» del caso. Certo, spiega il
sottosegretario del Clero, Andrea Ripa, ai sensi del Codice del diritto canonico «è impossibile
imporre» il «licenziamento» di un sacerdote, sebbene il passo indietro sia auspicabile. Del resto, il
principio che sta alla base del documento è uno: «La protezione del bambino, il suo bene», dice
Alessandro Gisotti, portavoce ad interim vaticano.
Il documento sintetizza la prassi formatasi nel corso degli anni e, in poche righe vergate sotto lo
stemma della Congregatio pro clericis, il "ministero" d’Oltretevere che regola la vita dei sacerdoti,
indica le linee guida a cui anzitutto i vescovi debbono attenersi per la loro diocesi. Il documento non
viene inviato automaticamente a tutti i presuli, ma solo a coloro che ne fanno richiesta: «Non ne ho
mai sentito parlare perché qui non ho casi del genere», confida a Repubblica un vescovo italiano.
Francesco ha scritto su questo tema nel 2010, nel suo libro "Il cielo e la terra". Allora era
semplicemente il cardinale Bergoglio. Riconobbe il «diritto naturale del bambino come più
importante dei diritti del prete». E dichiarò che lo stesso sacerdote deve prendersi cura del figlio. Ad
oggi non ci sono stime certe su quanti siano i figli dei preti sparsi nel mondo. "Coping
international", un’associazione riconosciuta dalla Chiesa e nata per offrire supporto psicologico e
spirituale ai figli di sacerdoti, ha 50mila iscritti in 175 Paesi e stima intorno alle 4mila unità il
numero di nati da una relazione fra una donna e un prete. Dice Rosario Mocciaro, presidente di
Vocatio, l’associazione dei preti sposati italiani: «Ritengo fondamentale che il documento si
pubblichi, così da aiutare tante persone a uscire dall’anonimato». 
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di Paolo Rodari
in “la Repubblica” del 20 febbraio 2019

lunedì 18 febbraio 2019

UNA PICCOLA GRANDE DONNA

Conoscete Greta Thunberg? Svedese, sedici anni compiuti il 3 gennaio scorso, sta stupendo il mondo intero con le proprie iniziative tese a far emergere il problema dei problemi: il cambiamento climatico è la più seria minaccia attuale per l’umanità intera! La ragazza è addirittura intervenuta alla conferenza sul clima di Katowice, pronunciando il discorso più convincente di tutta la sterile assise, e quindi è andata anche al Forum economico mondiale di Davos, dove, annualmente, si ritrovano i «padroni» del pianeta.
«Se alcuni ragazzi decidono di manifestare dopo la scuola, immaginate che cosa potremmo fare tutti insieme, se solo lo volessimo veramente», ha dichiarato Greta, e così è nato il movimento internazionale «Friday For Future», che riprende, su scala globale, lo sciopero dimostrativo già attuato, individualmente, dalla ragazza. In diversi Paesi d’Europa i venerdì di protesta vedono, ormai, l’adesione di un numero sempre più alto di persone, non solo di studenti. L’iniziativa è arrivata anche in Italia, coinvolgendo già decine di città.
Venerdì 15 marzo è in programma lo «SchoolStrike4Climate»,  lo sciopero mondiale della scuola per il clima.
«La civiltà – ha dichiarato Greta – è sacrificata, per lasciare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare a incamerare profitti. La nostra biosfera è sacrificata. Molti soffrono per garantire a pochi di vivere nel lusso». «Nel 2078 – ha continuato – festeggerò il mio settantacinquesimo compleanno. Se avrò dei bambini un giorno, probabilmente, mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire. Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma gli state rubando il futuro davanti agli occhi».
Un discorso forte, convincente e molto attento alla realtà presente e futura, ma soprattutto parole da riprodurre e da vivere universalmente.

UN NUOVO GIORNO

"Nessun giorno è uguale all'altro, ogni mattina porta con sé un particolare miracolo, il proprio momento magico, nel quale i vecchi universi vengono distrutti e si creano nuove stelle."

-- Paulo Coelho

domenica 17 febbraio 2019

ESSERE AMICI A FACEBOOK

«Facebook ha bisogno di usare i legami che noi stabiliamo con gli altri, di infilarcisi dentro facendoci credere che dipendono da lei. (…) È un gesto di puro latrocinio. (…). La gravità dell’invenzione di Zuckenberg non è  il fatto che lui venda i nostri profili al migliore offerente, ma il fatto stesso che riduca l’amicizia a friendship. Una solitudine affollata da spettri dell’amicizia». «Sbandierare il numero di amici, pensare che basti un like per diventarlo, che basti un contatto, significa umiliare il legame che l’amicizia costituisce nella società, ridurla a gossip e a people, mentre essa è la chiave più importante della democrazia. Facebook opera qualcosa di mostruoso e di ben congegnato: appiattire la nostra sfera amicale al “privato” del buco della serratura, ridurla a un’invidia mimetica da studenti delle medie, eliminare dall'amicizia tutta la sua carica pubblica e quindi eversiva. L’amicizia costituisce, nelle nostre società occidentali ma anche in molte altre, il tessuto del sociale. (…) Facebook è solo l’applicazione ultima dell’incapacità di intestarsi il desiderio. (…) Al posto di avere una vita vera con i miei amici la consegno ai fattorini squallidi dei social. Facebook svuota la geografia reale dell’amicizia e la sostituisce con un elenco».
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Estratto da "ESSERE AMICI" di Franco La Cecla, Einaudi

mercoledì 13 febbraio 2019

UNA CANZONE PER INSEGNARE A SUPERARE IL DOLORE E AMARE LA VITA

Come molti di voi, anch'io ho seguito la scorsa settimana il Festival di Sanremo e... mi sono divertito, ma anche emozionato. Il mio vincitore è stato Simone Cristicchi, che con una semplice canzonetta ha lanciato un messaggio stupendo. Si chiama ‘Abbi cura di me’ ed è allo stesso tempo una preghiera d’amore e una dichiarazione di fragilità perché ognuno di noi, ha bisogno dell’altro. Non solo un bisogno fisico, ma anche e soprattutto un sostegno morale e mentale.Versi che parlano di ‘una disarmante richiesta d’aiuto’, quella che ci fa sentire vivi, che ci dà la scintilla, che non ci fa essere automi.

Il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro
Basta mettersi al fianco invece di stare al centro
L’amore è l’unica strada, è l’unico motore
È la scintilla divina che custodisci nel cuore

Il tempo passa per tutti, ma i legami restano e anche quando sembrano finire, in realtà, ci accompagnano per sempre, come ricordi. Il miracolo avviene grazie all'amore che continuiamo a custodire nel nostro cuore. E poi attenzione perché:

Tu non cercare la felicità semmai proteggila
È solo luce che brilla sull'altra faccia di una lacrima
È una manciata di semi che lasci alle spalle
Come crisalidi che diventeranno farfalle

Ovvero non passare tutta la vita a inseguire la felicità effimera, apprezza le piccole cose della quotidianità per non ritrovarti a rimpiangerle quando non le hai più. E poi:

Ognuno combatte la propria battaglia
Tu arrenditi a tutto, non giudicare chi sbaglia
Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso

L’impresa più grande non è perdonare gli altri, ma perdonare se stessi. Il cantautore ci dice di attraversare il nostro dolore per capire che non è difficile come sollevare il mondo, ma solo affrontandolo il tunnel si trasforma in un ponte e con un passo sei già dall'altra parte.
In tutto questo percorso però c’è bisogno di aiuto, di qualcuno che si prenda cura di noi e noi di loro:

Abbracciami se avrai paura di cadere
Che nonostante tutto
Noi siamo ancora insieme
Abbi cura di me qualunque strada sceglierai, amore
Abbi cura di me
Abbi cura di me
Che tutto è così fragile

lunedì 11 febbraio 2019

SICUREZZA

<<Se in questa vita dovessimo preoccuparci soltanto della nostra sicurezza sarebbe meglio non nascere nemmeno.>>

martedì 5 febbraio 2019

PER UN SANO E INTELLIGENTE USO DELLA RETE

Il 5 febbraio 2019 è il Safer Internet Day (#SID2019), la giornata internazionale dedicata alla promozione di un utilizzo responsabile e sicuro della Rete. Quest’anno il motto è “Together for a better internet”, ovvero, “Insieme per un internet migliore”, un incitamento a riflettere sul ruolo attivo e responsabile di ciascuno nella realizzazione di Internet come luogo positivo e sicuro.
Alcuni dati emersi dall’ultima indagine sul rapporto che gli adolescenti hanno con la Rete, condotta nell’ambito del progetto Generazioni Connesse, coordinato dal MIUR e di cui noi siamo partner, rilevano come sette ragazzi su dieci si iscrivono ad un social network prima dei 14 anni, il 38,5% non conosce personalmente almeno la metà dei suoi amici “virtuali” e il 51% dichiara di non essersi mai preoccupato della tutela dei propri dati personali o di farlo solo saltuariamente.
La Rete è un mondo complesso e i tuoi figli dovrebbero essere supportati, secondo tempi e modi adatti alla loro età, ad acquisire le competenze necessarie a governare questa complessità; in questo, famiglia e scuola si trovano in prima linea.
 
Per cui, come genitore:
1. prima di tutto informati, cerca di conoscere il mondo che i tuoi figli frequentano e con il quale interagiscono così tanto e poi sperimenta; se non lo hai ancora fatto, creati un profilo sui social, interagisci e naviga in Rete, avendo cura di non invadere i loro spazi;
2. crea uno scambio dialogico sull’essere online; fatti raccontare cosa amano fare in Rete e confrontati su ciò che invece fai tu;
3. trova occasioni per parlare di ciò che può accadere online; puoi, ad esempio, leggere un articolo interessante sui rischi di internet e commentarlo con loro;
4. chiedi loro come si proteggono online e con chi si confrontano quando sono in difficoltà, cerca di insegnare loro come tutelarsi e di chi – e in quale modo – fidarsi;
5. confrontati sulle esperienze di vita online dei loro amici; aiutali a costruire soluzioni possibili alle difficoltà che si possono incontrare in Rete, a partire da quanto accade ai loro amici;
6. insegna loro ad aiutare gli altri e a essere leali: un internet più sicuro si costruisce anche attraverso l’attenzione e l’aiuto reciproco online;
7. crea momenti per fare cose insieme su Internet: puoi, ad esempio, trovare un interesse o un hobby comune online;
8. man mano che crescono, ri-negozia le regole di navigazione. Decidete insieme le regole, anche se spetta a te l'ultima parola: quanto tempo utilizzare internet al giorno, cosa fare e non fare sui social, come gestire le password, i contatti con gli sconosciuti, le  ecc. Ricordati che sarà un adulto adeguato solo se avrà avuto la possibilità di sperimentarsi e mettersi alla prova crescendo. Per questo occorre libertà (seppur vigilata).

Questi e altri consigli e informazioni sono disponibili nel portale Generazioni Connesse.
Infine, se doveste venire a conoscenza di episodi di cyberbullismo leggete cosa è possibile fare in questi casi grazie alla legge L. 29 maggio 2017 n. 71.
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Dal blog di "Save the Children Italia"

domenica 3 febbraio 2019

SE LA DISOBBEDIENZA PUO' DIVENTARE UNA VIRTU'

Due donne, Kanaka e Bindu, vestite di nero, come la notte che le avvolge, riescono a penetrare il sacro tempio hindu di Sabarimala, nel Kerala, dedicato al dio Ayappa, un dio "celibe e casto", che secondo tradizioni secolari non scritte, ma saldamente radicate tra i seguaci del culto, risulterebbe "offeso" dalla presenza nel suo tempio di donne in età fertile.
Sono riuscite a entrare solo perché scortate dalla polizia locale, incaricata dal governo dello Stato di far applicare la sentenza della Corte Suprema approvata nel settembre scorso, con la quale si elimina quella discriminazione rivolta alle donne mestruate, ritenuta "incostituzionale" in quando lesiva della parità e dell'uguaglianza sessuale. I custodi del tempio hanno gridato al sacrilegio e invocato maledizioni su quelle donne "impure". Nel contempo sono scoppiati disordini e violenze nel Paese. Gli ultrareligiosi hanno organizzato scioperi, manifestazioni, chiusura di scuole, negozi, esercizi pubblici, proclamando la necessità di una disobbedienza civile, per salvaguardare i valori religiosi (anche se, di fatto, nessun testo scritto impone quel divieto). Anche le due donne, Kanaka e Bindu, hanno compiuto un atto di disobbedienza: obbedendo alla legge dello Stato hanno disobbedito a secolari convinzioni tribali. Non solo. Ma il loro gesto, brutalmente osteggiato, ha dato luogo a una straordinaria catena umana di più di tre milioni di donne che, tenendosi per mano, nei loro sari colorati, sgargianti, poveri ed eleganti, uguali e diversi come sono gli esseri umani, hanno rivendicato, senza spargere parole o azioni di violenza, il diritto per chiunque, uomo o donna che sia, di pregare in qualunque tempio, di fronte a qualsivoglia dio. Due tipi di disobbedienza. Due motivazioni, e due esiti, completamente opposti. Come stabilire quale di queste disobbedienze sia valore e quale semplicemente crimine? Forse è sufficiente guardare alle parole che si possono trovare in tutte le tradizioni, anche se magari formulate diversamente: avere come obiettivo la libertà, la giustizia, la fraternità per tutti forse è qualcosa che può rendere ogni disobbedienza una virtù.
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di Gabriella Caramore in “Jesus” del febbaio 2019

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