sabato 29 marzo 2014

"IO SONO LA VIA,LA VERITA' E LA VITA"


Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 9,1-41)
[ In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita ] e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo [ sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Và a lavarti nella piscina di Siloe (che significa "Inviato")». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: «Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «E' lui» ; altri dicevano: «No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?». Egli rispose: «Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: "Và a Siloe e lavati!". Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è questo tale?». Rispose: «Non lo so».
Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere tali prodigi?». E c'era dissenso tra di loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «E' un profeta!». ] Ma i Giudei non vollero credere di lu i che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «E' questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagòga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età, chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Dá gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore» . Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero di nuovo: «Che cosa ti ha fatto? Come t i ha aperto gli occhi?».
Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla».
[ Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui ?». Gli disse Gesù: «Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui». Ed egli disse: «Io credo, Signore!». E gli si prostrò innanzi. ] Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: "Noi vediamo", il vostro peccato rimane».
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Durante il processo al criminale nazista Eichmann nel 1961 a Gerusalemme,una giornalista corrispondente di una testata americana,descrisse l'imputato come un burocrate zelante,un semplice ingranaggio nella vasta macchina amministrativa dello stato moderno.
 Il processo di distruzione degli Ebrei d'Europa era stato concepito e realizzato secondo una burocrazia efficiente e minuziosa:lo specialista,come poteva definirsi quel criminale nazista,che da bravo burocrate,sempre attento alla legge,non poteva sentirsi colpevole,in quanto aveva ricevuto degli ordini e li aveva eseguiti nel modo più efficiente!
Così abbiamo visto comportarsi i farisei nel dialogo con Gesù in occasione del miracolo del cieco che recupera la vista:non sono stati capaci di accogliere la gioia e l'umanità di quell'uomo rinato a vita nuova perché chiusi nelle loro discussioni,perché incapaci di andare oltre la legge,perché preoccupati di tradire e di trasgredire la loro legge.
Sono riusciti a complicare la loro fede e la loro religione a tal punto da rinchiuderla nelle categorie fisse e determinate della loro legge,senza riuscire più a guardare in faccia la vita,con il suo valore di libertà,di gioia e di umanità.
Non c'è vita senza legge,ma non ci sia legge contro la vita!!
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A.B.

lunedì 24 marzo 2014

Gran Bretagna: il papa promuove un critico del celibato

in “diepresse.com” del 21 marzo 2014 
Fino a poco tempo fa, criticare il celibato – cioè il divieto per i preti di sposarsi – era qualcosa di negativo per far carriera all'interno della Chiesa cattolica. Tanto più colpisce quindi una nuova decisione di Francesco, che promuove un critico del celibato. Il “semplice” vescovo di Nottingham, il sessantaquattrenne Malcolm McMahon, diventa il nuovo arcivescovo di Liverpool.
In un'intervista ad un giornale nel 2008, McMahon aveva detto che non vedeva alcun motivo per vietare ai preti cattolici di sposarsi. Specialmente in Gran Bretagna, dove numerosi convertiti della Chiesa anglicana,sposati, operano come preti cattolici, il celibato appare come qualcosa di ingiusto.
Inoltre, a suo avviso, un regolamento diverso potrebbe contrastare l'acuta mancanza di preti. 
Rispetto alle donne nella Chiesa, McMahon ha detto che auspica per esse un ruolo più importante, “però non il ministero ordinato”.

sabato 22 marzo 2014

" VENITE A VEDERE...."

Ho provato a leggere il Vangelo di questa Domenica,l'ho riletto più volte,l'ho meditato,l'ho discusso e confrontato,l'ho studiato,e alla fine....il miglior commento è stata la mia preghiera.
A.B.
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Grazie Signore Gesù perché mi hai rivolto la Tua Parola e il tuo Sguardo umano.
Grazie Signore Gesù perché mi hai insegnato ad affrontare la realtà con gli occhi del Tuo Spirito.
Grazie Signore Gesù perché hai avuto misericordia, senza giudizio, verso il mio peccato.
Grazie Signore Gesù perché nel Tuo Spirito abbiamo superato gli steccati che ci allontanavano dal’unico e vero Dio.
Grazie Signore Gesù perché mi hai scelto per rivelarti al mondo…anche se donna.
Grazie Signore Gesù per il tuo invito a vivere in ogni mio presente la vita eterna.
GRAZIE SIGNORE GESU’ PERCHE’ TU SEI IL MIO DIO.

Dal vangelo secondo Giovanni(Gv4,5-42)
[ In quel tempo, Gesù giunse ad una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. 
Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva» . Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». 
Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» . «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». ] Le disse: «Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 
Gli replicò la donna: «Signore, [ vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo». ] 
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?» , o: «Perché parli con lei?». [ La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». ] Uscirono allora dalla città e andavano da lui. 
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro». 
[ Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto» . E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». ]






martedì 18 marzo 2014

TUTTO QUELLO CHE VORRESTE SAPERE E NON AVETE IL CORAGGIO DI CHIEDERE SU.....

Dopo il famoso murales,subito ripulito e cancellato dalla censura vaticana,apparso in una via dietro la Basilica di S.Pietro,che ritraeva un Papa Francesco 'superman',ecco un nuovo episodio,un botto a sorpresa che inneggia al personaggio Francesco.
Tre milioni di tiratura programmati per i primi cinque numeri, una stima di 300 mila copie vendute per il primo, mentre il secondo è appena uscito dalle rotative: il 5 marzo scorso è arrivato "Il mio Papa", primo newsmagazine interamente dedicato a un essere umano (l’unico precedente nel regno animale è Il mio cavallo). Sono 66 pagine al costo di 50 centesimi che pedinano passo passo Jorge Mario Bergoglio in pensieri, parole e opere. E soprattutto immagini. Sfogliare per credere: il Papa con il berretto da alpino, il papa con il copricapo piumato degli indios Pataxo, il capo con l’agnellino del presepe vivente in braccio, il papa con il naso rosso da clown…
Editato dalla Mondadori (l’unto del Signore colpisce ancora), "Il mio Papa" è diretto da Aldo Vitali, direttore anche di Tv Sorrisi e canzoni, che lo realizza con l’aiuto di un service esterno. Vitali è anche l’inventore della testata, e difatti l’imprinting del rotocalco familiare prevale nettamente su quello della religioso.
Con un senso di vaga surrealtà, ci si ritrova tra le mani un ultrapopolare di quelli che sono tradizionalmente votati al pettegolezzo, se non al trash, terra promessa dei paparazzi e dei gossipari.
MA SE IL COLPO d’occhio è lo stesso, qui i contenuti sono capovolti, gli altarini sono rigorosamente coperti. E apparecchiati. Al posto degli scoop sulle questioni di corna ci sono i messaggi di Francesco spiegati al popolo: “Disfiamoci delle cose vane” si titola a tutta pagina, per spiegare il significato della Quaresima. Al posto delle interviste delle starlette, le dichiarazioni dei pellegrini provenienti da tutto il mondo. Ci sono anche i poster e la biografia a puntate da staccare e conservare, ma Vitali respinge l’accusa di voler trasformare Bergoglio in una popstar: “Questo Papa è popolare di suo, nel senso migliore del termine. Generoso di esempi e di insegnamenti validi per tutti, credenti o no. L’idea del giornale nasce da qui, e il suo successo pure”. Cita un sondaggio secondo cui l’85% degli italiani lo ama e il 78% ritiene di essere diventato più buono da quando lo ascolta. Forti di queste certezze è stata cucita su misura una testata così inedita, e insieme così vicina alle viscere del paese più cattolico del mondo. Metà cronaca bianca, quasi candida e santa, con la possibilità di pubblicare integralmente i discorsi dell’Angelus e dell’Udienza del mercoledì grazie a un accordo siglato con il Vaticano; e per l’altra metà una sorta di istruzioni per l’uso del santo padre che non indietreggiano davanti a nulla. Come e dove vedere il Papa in televisione; come vestirsi se si va in udienza (niente colori sgargianti e niente capi bianchi, a meno che non si sia una regina); come ricevere i messaggi di Francesco sul telefonino... c’è perfino il cruciverba del Papa (da non confondersi con la Via Crucis).
SE L’ETÀ dei lettori del giornale mondadoriano parrebbe non proprio così trasversale, almeno a giudicare dalle inserzioni pubblicitarie (para-farmaci, apparecchi acustici, montascale per chi ha problemi di deambulazione) e se i grandi giornali di casa nostra hanno preferito ignorare il fenomeno, seguendo la regola secondo cui tutto ciò che è popolare va snobbato, non altrettanto si può dire nel resto del mondo. Del Mio Papa si sono occupati con un misto di ammirazione e perplessità la Bbc, il New York Times, Le Figaro , il Guardian, per non parlare del media argentini, mentre la Mondadori già sta valutando la richiesta di due edizioni estere.
E in Vaticano che si dice? Nulla di ufficiale, naturalmente. Però, se i fatti dicono più delle parole, l’autorizzazione a utilizzare documenti e foto ufficiali è una promozione. E lui in persona, il nostro, loro Papa? Bergoglio non si è pronunciato in alcun modo, anche se Vitali dice di avere un’idea per stanarlo direttamente, e non dispera di riuscirci. In effetti, con un Papa così descritto,amato,seguito,tutto è possibile.
Non ha ancora fatto miracoli,a parte un presunto esorcismo,non ha moltiplicato i pani e i pesci, ma le copie in edicola sì, e con i tempi che corrono anche questo è quasi un miracolo.

lunedì 17 marzo 2014

E IL POPOLO DI DIO?


di Luigi Sandri
in “Trentino” del 17 marzo 2014
Per la vita della Chiesa cattolica romana – una Comunità sparsa in tutti i Paesi del mondo, e suddivisa in circa duemila diocesi, situate in diversificati contesti ecclesiali e geopolitici – cruciale è la questione della scelta dei vescovi. In merito, pochi giorni fa papa Francesco ha fatto un impegnativo discorso sull’identikit del pastore, da lui definito “un martire del Signore Risorto”, che senza farsi incatenare da interessi mondani, annuncia al suo popolo la Parola di Dio. E, a proposito di chi scelga il vescovo, ha parlato del “complesso lavoro” delle Nunziature e della Congregazione per i vescovi (il dicastero della Curia romana, oggi guidato dal cardinale canadese Marc Ouellet, che ha questo compito); ma ha lasciato in ombra il ruolo del “popolo di Dio”. La prassi in vigore, in effetti, prevede che il nunzio della nazione in cui si trova la diocesi interessata interpelli, riservatamente, un gruppo ristrettissimo di persone per preparare una terna di candidati;la Congregazione curiale li esamina e poi invia le sue conclusioni al papa, che rimane sempre liberissimo di accettarle o meno. Rarissime sono le eccezioni, nella Chiesa latina, a questa procedura: così in un paio di diocesi svizzere è il capitolo della cattedrale che decide la terna. Mentre è stringente nel descrivere il “chi è” del vescovo, Francesco ignora invece una questione molto spesso affiorata dopo il Vaticano II: quale è il ruolo del “popolo di Dio”, cioè dei fedeli di una diocesi, nella scelta del proprio pastore? Vi è, in merito, un’impressionante distonia tra le solenni proclamazioni del Concilio e la realtà: infatti, mentre contano la diplomazia pontificia e la Curia romana, il «popolo di Dio» è silenziato. Eppure, nei primi secoli della Chiesa erano clero e fedeli a scegliere il loro pastore; poi, poco alla volta, il clero escluse la gente, e infine la Curia avocò tutto a sé. È vero che anche allora scoppiavano aspre contese tra opposte fazioni, per far prevalere l’una o l’altra candidatura. Ma, in linea di principio, la normalità era la partecipazione della gente. E oggi?
Pur nelle mutate circostanze, non vi sarà cambiamento sostanziale della strutturazione storica della Chiesa romana senza lo “spostamento” da Roma alle Chiese locali del compito di nomina del loro pastore. Una transizione che, ovviamente, esige gradualità, e procedure accertate, ad esempio affidando la scelta del vescovo ai Consigli pastorali e presbiterali che, in parte, sono eletti dalla gente. Ma “dovrà” avvenire, altrimenti evapora la proclamata volontà di riforma della Chiesa romana. In proposito, in Germania sarà ritenuto un test significativo il “come” Francesco sceglierà il successore dell’arcivescovo di Colonia, cardinale Joachim Meisner, che si è dimesso – ottantenne – due settimane fa. Aveva detto il papa, nel suo discorso: “Il domani della Chiesa abita sempre nelle sue origini”. E allora? Coraggio, Francesco.

sabato 15 marzo 2014

Cosa sarebbe la chiesa se fallisse Francesco
di Vito Mancuso
in “la Repubblica” del 14 marzo 2014

E se papa Francesco fallisse? Non ci sono dubbi che dietro le aperture riformiste del cardinal Kasper e di altri cardinali ci sia proprio il Papa, ma che cosa avverrebbe se le riforme auspicate non andassero in porto e le attese di una nuova primavera si rivelassero solo illusioni?
Nella relazione al Concistoro straordinario sulla famiglia Kasper ha affermato che «dobbiamo essere onesti e ammettere che tra la dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia e le convinzioni vissute di molti cristiani si è creato un abisso». Quanto affermato per la famiglia vale a mio avviso per molti altri ambiti della dottrina cattolica, anzi io penso che valga per il concetto stesso di dottrina, intesa come sistema di verità stabilite che il credente è tenuto a professare e su cui vigila la Congregazione per la Dottrina della Fede, che prima del 1965 si chiamava Sacra Congregazione del Sant’Uffizio e prima del 1908 si chiamava Sacra Congregazione della Romana e Universale Inquisizione.
Elencare i molti elementi che rendono l’insegnamento della Chiesa “lontano dalla realtà e dalla vita” non è difficile.
Oltre alla dottrina sul matrimonio vi sono la regolazione delle nascite con il clamoroso fallimento pratico e teorico dell’Humanae Vitae di Paolo VI, l’identità sessuale e l’omosessualità al cui riguardo occorre cessare di parlare di malattia come ancora spesso si fa, il ginepraio della bioetica da cui non si esce continuando a ripetere solo dei no soprattutto sulla fecondazione assistita, il destino degli embrioni congelati, la diagnosi degli embrioni prima dell’impianto, il principio di autodeterminazione a livello di testamento biologico. Vi sono poi i problemi ecclesiologici che già nel 1987 Hans Küng definiva “noiose vecchie questioni”, cioè la scarsità delle vocazioni sacerdotali e religiose, il celibato del clero, i criteri di nomina dei vescovi, la collegialità come metodo di governo, la questione laicale, la questione femminile, la riforma della curia romana, il rispetto dei diritti umani all’interno della Chiesa (di cui “la tratta delle novizie” denunciata dal Papa è solo un aspetto), la libertà di ricerca in ambito teologico.
Qui non accenno neppure ai molti problemi teologici, sia in sede di teologia fondamentale sia in sede di teologia sistematica, che mostrano tutta la fragilità della tanto celebrata dottrina, se non per dire il problema vero e proprio concerne l’identità del messaggio cristiano, al cui riguardo ci si deve chiedere: qual è oggi la buona notizia di ciò che viene detto vangelo?
Penso che questo sia il nodo decisivo e che per scioglierlo occorre alzare la mente e ragionare per secoli. Se si impara a farlo, si vedrà più lontano, si capirà “che cosa lo Spirito dice alle chiese” e ci sarà meno paura e meno pessimismo. Occorre saper vedere infatti non solo quello che muore, ma anche quello che nasce, perché a qualcosa che muore si lega sempre qualcosa che nasce. Che cosa muore? Sant’Agostino diceva che egli non avrebbe potuto credere al vangelo se non l’avesse spinto l’autorità della chiesa cattolica ...... Oggi questo modello sta morendo, l’epoca della fede dogmatico-ecclesiastica che implica l’accettazione di una dottrina e di un’autorità è ormai alla fine perché il metodo sperimentale della scienza è entrato anche nella vita spirituale dove ora il soggetto vuole sperimentare in prima persona, e con ciò la fede di seconda mano mediata dall’autorità ecclesiastica è superata. Al suo posto sta nascendo un cristianesimo non-dogmatico che dall’esteriorità dottrinale passa all’interiorità esistenziale, che all’autorità istituzionale preferisce l’autenticità personale.......
Ne viene che se il cristianesimo vuole tornare a essere percepito come una buona notizia che risana e rallegra l’esistenza, e insieme come verità di quel processo che chiamiamo generalmente mondo,si deve sottoporre a riforma. La dottrina sulla famiglia è solo il primo inevitabile passo. Se non lo
fa, l’esito è segnato dalle parole di un giovane riportate nelle Conversazioni notturne a Gerusalemme di Carlo Maria Martini: “Non so che farmene della fede. Non ho nulla in contrario,ma cosa dovrebbe darmi la Chiesa?”. È il pensiero della gran parte dei giovani europei.
Qualcuno teme che questa riforma possa inquinare l’identità cristiana. 
Ma per il cristianesimo la rilevanza è parte costituiva dell’identità, non qualcosa che viene dopo. Un’identità irrilevante non può essere un’identità cristiana, tanto meno cattolica cioè universale. “Voi siete il sale della terra”(Mt 5,13), “voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14): l’identità cristiana è da subito relazionale, è essere-per, prende senso solo nella relazione,......
Ne consegue che se viene meno la relazione,viene meno l’identità. Il cristianesimo vive della logica della relazione con l’alterità e tale logica lo spinge inevitabilmente verso la riforma, obbedirle non è una concessione al relativismo, è semplicemente un dovere verso il Vangelo.
Ma se papa Francesco non ce la farà? Se non riuscirà a sanare lo Ior, a rendere il governo della Chiesa cattolica più conforme al volere del Vaticano II, a incidere sul rapporto con la politica italiana facendo cessare per sempre la compravendita di favori tra cardinali e ministri troppo sensibili agli interessi della Chiesa, a mettere ordine tra i vescovi e i superiori degli ordini religiosi richiamando tutti a uno stile di vita sobrio e conforme ai valori evangelici, a dare il giusto spazio alle donne a livello di condivisione del potere aprendo al diaconato e al cardinalato femminili, a riformare la morale sessuale, a impostare su basi nuove il reclutamento e la formazione del clero, a dare finalmente più libertà alla ricerca teologica? 
Se papa Francesco fallisse in tutto ciò?
Ha scritto qualche giorno fa un non credente come Eugenio Scalfari che grazie a Francesco “Roma è ridiventata la capitale del mondo… Roma, la città di papa Francesco, è il centro del mondo”. Scalfari parlava ovviamente della leadership spirituale, di cui l’occidente ha un immenso bisogno per continuare a credere nei grandi ideali dell’umanità, tradizionalmente definiti come bene,giustizia, uguaglianza, solidarietà, fratellanza. In un mondo dove tutto è potere e calcolo, la figura genuina di questo papa ci fa comprendere che non tutto in noi è potere e calcolo, che c’è ancora spazio per la gratuità, l’amore sincero, la volontà di bene per il bene. Il suo fallimento sarebbe la fine della luce che si è accesa nell’esistenza di tutti gli esseri umani non ancora rassegnati alcinismo e alla crudeltà della lotta per l’esistenza, e con Roma che tornerebbe a essere periferia del mondo sarebbe la fine per gli ideali della spiritualità in occidente. Se lo ricordino i cardinali, i monsignori e i teologi che stanno facendo di tutto per bloccare e far fallire l’azione riformatrice di papa Francesco.

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