giovedì 18 aprile 2019

BUONA ESPERIENZA PASQUALE A TUTTI !

«Che cosa abbiamo davanti agli occhi contemplando il crocifisso?

Abbiamo un miracolo nuovo.

Cristo ha fatto tanti miracoli sul mare, sui cechi, sui lebbrosi.

Ma il miracolo nuovo è che questo Dio non fa un miracolo per sé,

rimane in agonia, con le braccia aperte al Padre e al mondo.

E noi avvertiamo, guardandoti, o Signore,

che in quest'abbraccio universale,

che raggiunge tutti gli uomini di tutti tempi, ci siamo anche noi.

E le tue braccia allargate ci dicono:

"Sei anche tu nell’abbraccio dell’alleanza,

sei anche tu nell’abbraccio della sicurezza dell'amore del Padre per te,

sei anche tu nell’abbraccio della misericordia

che supera il tuo timore, le tue colpevolezze.

Sei anche tu nell’abbraccio di questo amore gratuito, purissimo, totale;

sei anche tu in questo abbraccio sponsale, indissolubile,

che è la tua certezza di vita per sempre"».



Carlo Maria Martini
Non temiamo la storia, 1992

domenica 14 aprile 2019

COSCIENZA, INTERIORITÀ E TELEFONINO

DALL'INCONTRO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
CON GLI STUDENTI DEL LICEO "VISCONTI" DI ROMA,
IN OCCASIONE DELL'ANNO GIUBILARE ALOISIANO

"C’è tanto bisogno di giovani che sappiano agire...anteponendo il bene comune agli interessi personali! Per riuscire a fare questo è necessario curare la propria interiorità, attraverso lo studio, la ricerca, il dialogo educativo, la preghiera e l’ascolto della propria coscienza. Io dico a voi, qui, giovani, studenti: avete imparato ad ascoltare la vostra coscienza? Voi sapete cosa succede dentro di voi? Avete imparato questa introspezione sana – non quella introspezione ammalata dei nevrotici – l’introspezione sana: cosa passa dentro di me, cosa sta succedendo dentro di me? È più di una scienza, è una saggezza, per non diventare una banderuola che si muove al vento da una parte e dall'altra... E sarebbe anche bello che tra voi...faceste una bella riflessione su cos'è la coscienza, cosa succede nella coscienza, come posso trovare cosa succede a me, come nella coscienza crescono gli atteggiamenti buoni e gli atteggiamenti non buoni… E questo presuppone la capacità di ritagliarsi spazi di silenzio. Non abbiate paura del silenzio, di stare da soli – non sempre, no, perché questo non fa bene – ma prendersi un po’ di tempo da soli, ritagliarsi spazi di silenzio. Non abbiate paura del silenzio, di scrivere un vostro diario, per esempio, nel silenzio. Non abbiate paura dei disagi e delle aridità che il silenzio può comportare. “Ah, io no, il silenzio annoia!”. All’inizio, può darsi, ma poi, via via che tu vai entrando in te stesso, nel silenzio, non annoia più. Liberatevi dalla dipendenza dal telefonino, per favore! Voi sicuramente avete sentito parlare del dramma delle dipendenze. “Sicuro, sì, Padre”. Dipendenze dal chiasso: se non c’è chiasso io non mi sento bene…; e tante altre dipendenze. Ma questa del telefonino è molto sottile, molto sottile. Il telefonino è un grande aiuto, è un grande progresso; va usato, è bello che tutti sappiano usarlo. Ma quando tu diventi schiavo del telefonino, perdi la tua libertà. Il telefonino è per comunicare, per la comunicazione: è tanto bello comunicare tra noi. Ma state attenti, che c’è il pericolo che, quando il telefonino è droga, la comunicazione si riduca a semplici “contatti”. Ma la vita non è per “contattarsi”, è per comunicare! Ricordiamoci quello che scriveva S. Agostino: «in interiore homine habitat veritas» (De vera rel., 39, 72). Nell’interiorità della persona abita la verità. Bisogna cercarla. Vale per tutti, per chi crede e per chi non crede. L’interiorità, tutti l’abbiamo. Solo nel silenzio interiore si può cogliere la voce della coscienza e distinguerla dalle voci dell’egoismo e dell’edonismo, che sono voci diverse."

sabato 13 aprile 2019

Drastico calo degli aiuti ai Paesi poveri

Calano gli aiuti internazionali verso i Paesi in via di sviluppo. È quello che denuncia la Oxfam (Oxford committee for Famine Relief) in un comunicato dell’11 aprile. Gli ultimi dati OCSE mostrano come la spesa complessiva da parte dei 30 Paesi membri nel 2018 sia scesa del 2,7% rispetto al 2017; una riduzione che solo in parte si giustifica con il taglio della spesa per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo e che colpisce i Paesi più poveri.
Un triste scenario in cui l’anno scorso i Paesi ricchi hanno destinato in media solo lo 0,31% del proprio reddito nazionale lordo agli aiuti allo sviluppo, ossia quanto stanziato già nel 2017, ma ben al di sotto dell’obiettivo dello 0,7% fissato ormai 50 anni fa e raggiunto a oggi solo da Svezia, Norvegia, Regno Unito, Lussemburgo e Danimarca.
«L’aiuto allo sviluppo proveniente dai Paesi ricchi è solo di poco superiore alle fortune di Jeff Bezos, l’uomo più facoltoso del mondo – ha detto Francesco Petrelli, senior advisor su finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia - Un dato semplice che descrive quanto l’attuale sistema economico funzioni bene solo per l’1% e male per il restante 99%. Il drastico calo degli aiuti ai più poveri e vulnerabili è desolante, perché in fondo non si sta facendo altro che voltare le spalle a chi lotta per la sopravvivenza».
«L’anno scorso, con lo 0,30% di Aiuto Pubblico, avevamo raggiunto con tre anni di anticipo sulla tabella di marcia l’obiettivo intermedio fissato entro il 2020, in relazione al traguardo dello 0,70 fissato dall’Agenda 2030 per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile – aggiunge Petrelli –. Oggi ogni traguardo appare lontano e, soprattutto, rimane puro slogan quell’incitamento ad aiutare i più poveri a casa loro».
«Mentre il calo dei costi per i rifugiati trova una spiegazione nel blocco imposto ai flussi dei migranti dall’Africa, a destare maggiore preoccupazione sono proprio le riduzioni di stanziamenti verso paesi poverissimi o in via di sviluppo. – conclude Petrelli –  Ai paesi a minore tasso di sviluppo (LDCs), l’Italia destina per esempio un misero 0,06%, rispetto allo 0,15% raccomandato dall’ONU, pur trattandosi della metà dei 22 paesi prioritari per la cooperazione italiana».
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Estratto da www.adista.it

venerdì 5 aprile 2019

“Giornata della legalità"

Il 7 aprile le Chiese valdesi e metodiste osservano la Domenica della legalità. L’iniziativa, nata nel 2010 ad opera dei metodisti e valdesi del sud Italia, dal 2013 è diventata un evento nazionale grazie a una decisione sinodale che l'ha estesa a tutte le comunità del Paese.
“Da molto tempo il Nord Italia - si legge nel materiale prodotto per la giornata - non è immune alle conseguenze delle organizzazioni malavitose. E’ noto che a Reggio Emilia è stato celebrato il processo di primo grado Aemilia, uno dei principali processi d’Italia celebrati al nord contro la mafia dell’ultimo decennio, che si è concluso con 125 condanne a novembre 2018. Il processo infatti è storico perché, lungo un dibattimento durato oltre due anni, ha dimostrato come la criminalità organizzata ha capillarmente organizzato la sua presenza al Nord e come è riuscita anche ad evolversi nel corso degli anni”. 

“Legalità non è solo impegno anti-mafia. E’ contrasto a quel sistema affaristico non sano che lega Finanza e Imprese alle Istituzioni corrotte, rete in cui le organizzazioni mafiose e la criminalità organizzata trovano l’humus in cui trapiantarsi e crescere”. 
In conclusione, scrive la pastora Bagnato, “il venire dietro a me del Cristo (Luca 9, 23) è sempre stato un imperativo forte ma anche di difficile attuazione per la chiesa e nella chiesa. Il suo rimando concreto ed autentico all'essenza dell’Evangelo e della Legge mette in discussione la testimonianza di ogni comunità che non sappia assumere un ruolo e una posizione coerente di fronte all'ingiustizia, alla privazione del diritto e al dilagare del male”.
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Estratto da www.chiesavaldese.org

mercoledì 3 aprile 2019

OXFAM: “La risposta alla fame nel mondo è ancora tragicamente inadeguata”

Nel 2018 più di 113 milioni di persone in 53 Paesi del mondo, colpite da gravissime crisi alimentari, sono state vittime di fame e malnutrizione acuta, e sono sopravvissute solo grazie alla distribuzione d’urgenza di cibo e generi di prima necessità.
Un nuovo studio di Oxfam mostra chiaramente che siamo di fronte a una crisi globale che parte da lontano e di cui ancora non si intravede la fine, perché le riforme e gli aiuti finanziari messi in campo non hanno raggiunto chi, pur producendo cibo nei paesi poveri, rimane la prima vittima della fame: agricoltori di piccola scala, in particolare donne.

«Decenni di politiche sbilanciate hanno condotto a un’enorme concentrazione del potere di mercato nelle mani di pochi grandi attori dell’industria agro-alimentare. Questo modello non è in grado di garantire la sicurezza alimentare nel mondo e un reddito dignitoso ai produttori di piccola scala e ai lavoratori della filiera. Al contrario, è solo garanzia di rendimento certo per gli azionisti di questi colossi industriali», ha detto Giorgia Ceccarelli, policy advisor di Oxfam Italia. «Le crisi alimentari del decennio scorso avrebbero potuto essere l’occasione per un cambio di paradigma a supporto dell’agricoltura di piccola scala, ma la risposta politica è stata totalmente inadeguata, I Governi dei Paesi più colpiti hanno realizzato ben poco delle riforme strutturali annunciate, mentre le promesse di aiuto dei paesi donatori non si sono tradotte in investimenti di lungo periodo».

Per l’Italia, il tema della sicurezza alimentare è sempre stato, almeno nelle intenzioni, al centro dell’azione di cooperazione internazionale, ma ancora oggi l’ammontare di fondi destinato al settore non arriva al 6% dell’APS (Aiuto Pubblico allo Sviluppo).

«Non è più tollerabile che povertà e disuguaglianza continuino a colpire le migliaia di persone, soprattutto donne, impegnate in tutto il mondo a produrre il cibo che arriva ogni giorno sulle nostre tavole. – conclude Ceccarelli - I governi nazionali e i paesi donatori devono moltiplicare i loro sforzi per mettere fine allo scandalo della fame. Sostenere l’agricoltura di piccola scala, e in particolare il lavoro delle donne, è dimostrato essere da due a quattro volte più efficace nel ridurre la fame e la povertà. In questo contesto chiediamo dunque anche all’Italia di confermare lo stanziamento dello 0,30% del Pil in aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2020, aumentando di conseguenza le risorse destinate alla lotta alla fame».
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Estratto da "Adista.it"

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