giovedì 31 dicembre 2015

2016 : AUGURI DI VITA E D'AMORE!!

Il 31 dicembre, tra lenticchie e un grappolo d’uva (così vuole la tradizione), coincide spesso col tempo dei bilanci e dei buoni propositi per il nuovo anno: che vanno dal «mi metto a dieta e faccio più movimento» al «cambio lavoro, trovo il fidanzato»...
Un giorno che è l’occasione per fare il punto su noi stessi, su un anno di incontri e progetti, di sfide vinte ma anche di delusioni. Con uno sguardo sul nostro futuro, in un percorso personale di consapevolezza. Perché i bilanci, ma soprattutto i rilanci, ci aiutano nei buoni propositi, grandi o piccoli che siano. Tra sogni e speranze. Da fare da soli, ma anche insieme a chi si ama. Con la speranza di una consapevolezza: oltre ad un’analisi del passato e a progettare il futuro, non dimentichiamoci di vivere e di amare, il più possibile intensamente!
<<La scrittura per me è un tentativo disperato di preservare la memoria. I ricordi, nel tempo, strappano dentro di noi l'abito della nostra personalità, e rischiamo di rimanere laceri, scoperti.>>
(Isabel Allende)
<<Tutti sanno per esperienza che è facile innamorarsi, mentre amare veramente è bello ma difficile. Come tutti i veri valori, l'amore non si può acquistare. Il piacere si può acquistare, l'amore no.>>
(Hermann Hesse)

domenica 27 dicembre 2015

ORIGENE : UN POZZO NELL'ANIMA

"Nell'anima di ciascuno  di noi  c'è un pozzo di acqua viva, c'è un'immagine nascosta di Dio e i nemici hanno riempito di terra questo pozzo.
Ma ora, poiché è venuto il nostro Isacco, accogliamo la sua venuta e scaviamo i nostri pozzi, togliamo da loro la terra... e vi troveremo quell'acqua viva di cui dice il Signore:<<Chi crede in me, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo grembo>>(Gv 7,38).
La donna che aveva perso una dracma non la trovò all'esterno, ma nella sua casa : dopo aver acceso la lucerna e pulito la casa...vi trovò la dracma(Lc 15,8)."
da "Riforma.it"

"PREGARE" di KARL BARTH

Signore, nostro Dio e nostro Padre, concedi a molti
uomini, concedi a tutti e quindi anche a noi, di
celebrare il Natale volgendoci con riconoscenza,
umiltà, gioia e fiducia a colui che Tu ci hai mandato
e nel quale tu stesso sei venuto a noi.
In questo momento, vieni a fare piazza pulita in noi,
rigettando lontano da noi tutto ciò che è divenuto
impossibile, ciò che non può più avere interesse per
noi, ciò che è destinato a sparire quando il Tuo Figlio
diletto, nostro Signore e Salvatore, entra da noi e vi
mette ordine.......Metti sulle labbra di coloro che
devono predicare in questo tempo di Natale le parole
adatte, necessarie e scorrevoli, e apri le orecchie e i
cuori dei loro uditori....
Ti rendiamo grazie di sapere che non ti preghiamo
mai invano. Ti rendiamo grazie perché hai fatto
levare la tua luce, perché brilla nelle tenebre e perché
le tenebre non possono trionfarne. Ti rendiamo
grazie, infine, perché tu sei il nostro Dio e perché ci è
permesso di essere tuo popolo. Amen.

Karl Barth,Pregare da "Riforma.it"

VIOLENTI IN NOME DI DIO ?

La credenza in un Dio unico è la fonte lontana dell'attuale ritorno del fanatismo? Mentre ancora nel 2015 si continua ad uccidere in nome della religione, riflettiamo sulle relazioni tra il monoteismo e l'intolleranza.

Gli dei sembravano essersi ritirati dal nostro Occidente disincantato. Le divinità sembravano essersi saggiamente eclissate dal nostro pianeta mondializzato. Ma ecco che nel 2015 l'assassinio di massa in nome di Dio arriva a colpire al cuore dell'Europa. Gli attentati di gennaio e poi le stragi del 13 novembre proprio a Parigi, lo scatenarsi spettacolare degli scontri sanguinosi nel Medio Oriente hanno messo di nuovo al centro dell'attualità il problema del legame tra terrore e credenza. “Ogni religione è basata su un capro espiatorio”, scriveva il filosofo René Girard che aveva posto il problema della violenza e del sacro al centro del suo pensiero. Le grandi religioni monoteiste, quelle che aderiscono ad un Dio unico e universale, si trovano ormai sul banco degli accusati. Al di là delle configurazioni storiche e politiche del momento, non si potrebbe pensare che l'idea stessa di una potenza superiore sia all'origine delle atrocità che segnano spesso la storia della fede? Conquista di Canaan da parte di Giosuè guidato dal “Dio degli eserciti”, crociate ed inquisizioni, jihad e terrorismo sono malattie genetiche delle confessioni rivelate oppure devianze rispetto ad una dottrina monoteista che sarebbe al suo interno pacifica e disarmata?
Per riflettere su questi problemi proviamo per una volta a rivolgerci non a rappresentanti ufficiali delle religioni, ma ad esperti, a critici letterari, ad etnologi e a sociologi che scrutano i testi, in particolare i testi sacri, perché ci dicano che cosa è fautore di violenza nel monoteismo.
È la distinzione tra vera e falsa religione che Mosè stabilisce nel Pentateuco sul monte Sinai ad introdurre l'intolleranza in un mondo fino ad allora ricco di divinità che non si escludevano reciprocamente, si chiede l'egittologo tedesco Jan Assmann?
Il biblista Thomas Römer ritiene piuttosto che una tradizione dimenticata di monoteismo aperto alla pluralità e pacifico è ben presente nella Bibbia, parallelamente ad una versione “segregazionista”. Gli scritti sono una cosa, la loro lettura un'altra.
La sociologa Mahnaz Shirali insiste quindi sui pericoli di un “sapere canonizzato” che minaccia l'islam contemporaneo, mentre il critico William Marx è irritato nel vedere i musulmani “stigmatizzati” e rinchiusi in una “essenza fondamentalista”.
Di fronte a questa guerra degli dei, non bisognerebbe, come l'etnologo Marc Augé, cantare “il genio del paganesimo”, refrattario al proselitismo? Bibbia, Corano o Torah: nessun testo sacro delle grandi religioni monoteiste è esente da violenza.
Per questo oggi il rischio risiede nella “tentazione della lettera grezza”, insiste lo storico dell'ebraismo Jean-Christophe Attias, che invita ad una “smilitarizzazione” dell'esegesi.
L'avversario non è il monoteismo, ma il fondamentalismo in tutte le sue forme, riassume Jan Assmann.
Sono tutti inviti a vivere credenze aperte alla pluralità dei mondi.
Nicolas Truong e Nicolas Weill in “Le Monde” del 26 dicembre 2015

venerdì 25 dicembre 2015

"Da piccolo a Natale aspettavo un regalo. Un pacco dorato, sotto l'albero luminoso. Quando aprii il pacco, non era quello atteso. Lo tirai contro il muro piangente, iroso. 

Quanti regali ho rotto, ho respinto nella mia vita dopo quel giorno? 
Ora di questi ho rimpianto. 
Accettare i doni è difficile perché sempre ne aspettiamo uno soltanto. 

Impara ad amare ciò che desideri, ma anche ciò che gli assomiglia. Sii esigente e sii paziente. E' Natale ogni mattino che vivi. 
Scarta con cura il pacco dei giorni. Ringrazia, ricambia, sorridi."
(Stefano Benni)



giovedì 24 dicembre 2015

"Il Natale è la dolce stagione nel quale dobbiamo accendere il fuoco dell'ospitalità e la straordinaria fiamma di carità del nostro cuore."
(Washington Irving)

E' NATALE OGNI VOLTA CHE.....

È Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.

È Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l'altro.

È Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.

È Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.

È Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.

È Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/frasi-per-ogni-occasione/auguri-di-natale-frasi-migliori/pag1>


IL PRESEPE IN CASA NOSTRA C'E'.


E’ giusto difendere pubblicamente il Natale (e ogni altra festa). Negli spazi pubblici, e
quindi anche a scuola, le feste religiose possono essere tutte vissute e raccontate in un clima formativo come scambio di esperienze e ricerca comune. La laicità è inclusiva,espressione delle identità (in dialogo). E’ giusto, quindi, esporre pubblicamente il presepio(o il crocifisso) come segno di un’identità relazionale universale.
Ma i militanti di alcuni partiti o gruppi lo usano per scopi ristretti, contrari al suo significato. Manifestano con uno stile rivendicativo di contrapposizione escludente. Non si può pensare di affondare i barconi di disperati, di gridare contro l’islam, di chiamare alle armi, tenendo il presepe (o il crocifisso) in mano. Tra l’altro, molte esibizioni sono del tutto esterne, agitatorie, estranee alle dinamiche della scuola e del paese. Abbiamo così assistito a troppe polemiche strumentali: dalla Scuola di Rozzano con il suo preside alla Chiesa con il suo Vescovo di Padova, strapazzati da troppe persone con discorsi e atteggiamenti troppo superficiali o tipici di una campagna politica imminente, mentre forse dall'altra parte si cercava solo di far riflettere sul significato di questi simboli straordinari e per certi versi anche universali.















Il nostro presepe parla e rappresenta una storia di povertà (abissale), di accoglienza (mancata) e di vita(gioiosa). A noi che amiamo vivere il nostro essere cristiani, ci ricorda il mistero di un amore infinito.
Non è una “diga identitaria” ma la proposta viva e attuale di una casa accogliente, aperta allo stupore dei “piccoli” (pastori) e dei “popoli” (magi). E’ un invito a cambiare noi, tutti coloro che sono accolti nella nostra casa e una notizia per il mondo con una “tenerezza combattiva”,come continua a ricordarci Papa Francesco (Evangelii gaudium 85).
Agostino e Daniela.





domenica 20 dicembre 2015

Preghiera attribuita a San Tommaso Moro
Signore, dammi una buona digestione, e anche qualcosa da digerire.
Dammi un corpo sano, Signore, e la saggezza per conservarlo tale.
Dammi una mente sana, che sappia penetrare la verità con chiarezza,
e alla vista del peccato non si sgomenti, ma cerchi una via per correggerlo.
Dammi un’anima sana Signore, che non si avvilisca in lamentele e sospiri.
E non lasciare che mi preoccupi eccessivamente di quella cosa incontentabile che si chiama “io”.
Signore, dammi il senso dell’umorismo: dammi la grazia di cogliere uno scherzo,
per trarre qualche allegrezza dalla vita, e per trasmetterla agli altri.
Amen.

DOPPIE E INCREDIBILI FALSITÀ ECCLESIALI

Sig. cardinale Tarcisio Pietro Evasio Bertone, che lei sia sempre stato inadeguato ai ruoli e compiti che ha svolto, è davanti agli occhi di tutti: da Vercelli, dove lasciò lo scandalo dei candelieri e della casa dei suoi ristrutturata con contributi pubblici; da Genova dove non lasciò alcuna traccia significativa; da segretario di Stato dove ha distrutto la credibilità della Chiesa universale con la sua incapacità di governo, privo di qualsiasi discernimento, ma dedito a costruire una rete di fedelissimi per perpetuare il suo potere anche da pensionato e da morto; infine da cardinale in pensione con il miserevole attico e appartamento di 296 mq dove vive con tre suore e magari si rilassa, giocando a golf negli appropriati corridoi. Mi piacerebbe sapere se le suore hanno anche il compito di raccattapalle. Leggo sui giornali che lei ha deciso «ex abundantia cordis» di donare all’ospedale «Bambin Gesù» un contributo di € 150 mila, attinti come da lei dichiarato, dai «miei risparmi e dai vari contributi di beneficenza ricevuti negli anni per finalità caritative». Mi faccia capire perché c’è qualcosa che non quadra. Non sto a questionare sul fatto che la ristrutturazione è costata € 300 mila, per cui ne mancherebbero la metà. Mi lascia esterrefatto la notizia che lei ha preso questi soldi «dai vari contributi di beneficenza ricevuti negli anni per finalità caritative», cioè non per lei, ma perché lei li desse per gli scopi per cui li ha ricevuti o, genericamente, per opere di carità. Invece lei dice che attinge da questi «vari contributi di beneficenza ricevuti negli anni» per pagare il suo appartamento. Non solo, ma lei parla di «vari anni», lasciando intendere un solo senso: lei ha trattenuto per anni contributi ricevuti per beneficenza. Mi perdoni, quando pensava di darli in beneficenza, alla sua morte per testamento? Il buco che lei vuol coprire risulta più grande della toppa che cerca disperatamente di metterci su senza riuscirci perché la sua maldestra difesa aggrava ancora di più la sua posizione che l’espone, per le sue stesse parole, al ludibrio della gente perbene che vede nei suoi comportamenti una miserabile attitudine alla superficialità che è colpa ancora più grande della delinquenza di persone come lei che dicono di volere rappresentare quel Dio che accusa chi veste di porpora di essere soci della casta del potere. Non solo lei ha trattenuto nel suo conto personale denari ricevuti per beneficenza, ma li ha anche trattenuti per «vari anni», lucrando magari sugli interessi che dalle parti dello Ior, gestito da suoi uomini e da lei stesso, potrebbero essere stati più che generosi. Lei ha rubato due volte ai poveri: la prima volta trattenendo questi denari non suoi e la seconda volta facendosi bello con l’ospedale «Bambin Gesù» dando soldi non suoi, ma quelli della beneficenza che non ha donato negli anni passati. In ultima analisi, poiché è il totale che fa la somma (copyright Totò), lei non sborsa nulla di tasca sua, ma paga tutto sempre con denaro di beneficenza. Complimenti, esimio cardinale! La rovina dei preti sono sempre i soldi. Per questo sproloquiate di celibato perché così siete più liberi di amare «mammona iniquitatis», fornicando giorno e notte senza essere visti da alcuno. Se il tempo che dedicate a difendere il celibato dei preti, che solo pochi rispettano (e lei lo sa perfettamente!) o a condannare i gay laici – visto che preti, vescovi, monsignori e cardinali lo sono ad abundantiam – o a sproloquiare di separati e divorziati, di cui non sapete nulla, lo dedicaste a proibire ai preti di gestire denaro, fareste una cosa preziosa per il mondo e per la Chiesa. Sicuramente due terzi del clero lascerebbe la Chiesa, ma con il terzo che resta e con l’aiuto dei preti ridotti allo stato laicale perché sposati, ripresi in servizio, saremmo capaci di rivoluzionare il mondo, oltre che il Vaticano, covo di malaffare e di depravazione senza misura. Tanti anni fa, quando era potente, io la ripudiai pubblicamente insieme al suo amico e sodale Berlusconi, da cui lei – o lui da lei? – «prese lo bello stile che le ha fatto (dis)onore» e oggi sono contento di avere visto lungo e giusto. Lei mente dicendo di essere salesiano; se lo fosse veramente, avrebbe agito come il cardinale Carlo Maria Martini, il quale, date le dimissioni, si è ritirato in una casa di Gesuiti abitando in una stanza 6x4 con letto, tavolo, armadio, servizi e un assistente personale perché malato, partecipando alla vita comunitaria da cui proveniva. Scegliendo di accorpare due appartamenti con i soldi della beneficenza, lei ha dimostrato non solo di non credere in Dio, ma di dare un pugno nello stomaco a Papa Francesco che sta provando a dire ai cardinali, ai vescovi e ai preti che c’è anche un piccolo libretto che si chiama Vangelo. A lei, di sicuro non interessa, perché come i fatti dimostrano, lei legge solo «Gli Attici degli Apostoli». Con profonda disistima perché la conosco dai tempi di Genova, senza rimpianti.
Paolo Farinella, prete - Genova

MA DI QUALE MISERICORDIA STIAMO PARLANDO?

Non può fare la catechista perché ha sposato un divorziato

Anno del Giubileo, anno della misericordia, anno del perdono, ma lei, che non ha nulla da farsi perdonare, lei che non ha fatto niente di male, non può fare la catechista perché le è accaduto d’innamorarsi di un uomo divorziato e di sposarlo.
E’ lei, la “peccatrice”, a raccontare sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi. E a me fa pena e rabbia ad un tempo. Pena, per il suo patire, rabbia per la sua sottomissione. Mi fa pensare a quelle persone che si affezionano a chi le maltratta.
Ma leggiamo alcune righe del racconto. «Per quanto riguarda la mia esperienza in parrocchia, io accolgo ogni piccolo servizio che mi viene richiesto e lo svolgo dandoci il senso di voler essere fedele al Signore nel poco. Non do importanza al senso di mortificazione che mi viene dal fatto che a volte ciò che mi viene richiesto non esalta le mie capacità, che sento vanno ben oltre, perché attendo l’occasione, che non tarda ad arrivare, per mostrare anche nel piccolo la grandezza dei doni che il Signore mi ha donato: esempio, io ho una buona comprensione della Parola, ma poiché sono sposata con un divorziato non posso fare la catechista, però durante lo svolgimento del mio servizio di andare a far pregare il S. Rosario a delle anziane, io leggo loro il vangelo del giorno e faccio una breve catechesi, dentro di me sento di aver fatto la volontà del Signore che mi vuole annunciatrice della sua Parola ai fratelli e sorelle che attendono una parola di conforto… Riesco a sopportare il fatto di non essere accolta pubblicamente alla Comunione sacramentale, perché la Comunione spirituale, che si realizza a seguito del servizio da me svolto per amore del Signore e della sua Chiesa, mi fa sentire colma della sua presenza in me… Uscita dalla chiesa ho sentito il bisogno di andare a trovare una mia amica malata di tumore. La mia amica aveva una piccola necessità, mi ha chiesto se potevo aiutarla, ho prestato il mio servizio. Poi sono andata via da casa della mia amica, con il Signore nel cuore».
Ecco, se fossi al posto di questa brava religiosa donna, continuerei a fare la mie opere di bene, ma me ne andrei da una chiesa dove c’è un parroco che nega l’eucaristia e impedisce di fare la catechista a una brava religiosa signora. E sono certa che con me da quella chiesa se n’andrebbe anche il Signore.
Veronica Tussi

<<Ogni situazione, buona o cattiva, può arricchire l'uomo di nuove prospettive. Se abbandoniamo al loro destino i duri fatti che dobbiamo irrevocabilmente affrontare, allora non siamo una generazione vitale.>>
(Etty Hillesum)

sabato 19 dicembre 2015


Preghiera a San Francesco (di Madre Teresa di Calcutta)

Preghiera a San Francesco    (di Madre Teresa di Calcutta)


Rivolgiamo la nostra preghiera 
a Francesco d'Assisi; 
lui che seguì alla lettera 
gli insegnamenti del Padre. 

Ci insegnerà ad amare. 

Ci insegnerà a capire. 

Ci darà coraggio di condividere. 

Condividere è l'espressione di un grande amore. 

Francesco ci insegnerà a donare 
sino alla sofferenza, 
con letizia estrema! 

Madre Teresa di Calcutta

TRE COSE

Di tutto restano tre cose:
la certezza
che stiamo sempre iniziando,
la certezza
che abbiamo bisogno di continuare
la certezza
che saremo interrotti prima di finire.
Pertanto, dobbiamo fare:
dell'interruzione, un nuovo cammino,
della caduta, un passo di danza,
della paura, una scala,
del sogno, un ponte,
del bisogno, un incontro.

Fernando Pessoa

UN'ALTRA PORTA APERTA, PROBABILMENTE LA PIÙ SIGNIFICATIVA...

<<L’amore di Gesù è grande. Per questo oggi, nell’aprire questa Porta Santa, io vorrei che lo Spirito Santo aprisse il cuore di tutti i romani, e facesse loro vedere qual è la strada della salvezza! Non è il lusso, non è la strada delle grandi ricchezze, non è la strada del potere. E’ la strada dell’umiltà. E i più poveri, gli ammalati, i carcerati - Gesù dice di più - i più peccatori, se si pentono, ci precederanno nel Cielo. Loro hanno la chiave. Colui che fa la carità è colui che si lascia abbracciare dalla misericordia del Signore.
Noi oggi apriamo questa Porta e chiediamo due cose. Primo, che il Signore apra la porta del nostro cuore, a tutti. Tutti ne abbiamo bisogno, tutti siamo peccatori, tutti abbiamo bisogno di sentire la Parola del Signore e che la Parola del Signore venga. Secondo, che il Signore faccia capire che la strada della presunzione, la strada delle ricchezze, la strada della vanità, la strada dell’orgoglio, non sono strade di salvezza. Che il Signore ci faccia capire che la sua carezza di Padre, la sua misericordia, il suo perdono, è quando noi ci avviciniamo a quelli che soffrono, quelli scartati nella società: lì è Gesù. Questa Porta, che è la Porta della Carità, la Porta dove sono assistiti tanti, tanti scartati, ci faccia capire che sarebbe bello che anche ognuno di noi, ognuno dei romani, di tutti i romani, si sentisse scartato, e sentisse il bisogno dell’aiuto di Dio. Oggi noi preghiamo per Roma, per tutti gli abitanti di Roma, per tutti, incominciando da me, perché il Signore ci dia la grazia di sentirci scartati; perché noi non abbiamo alcun merito: soltanto Lui ci dà la misericordia e la grazia. E per avvicinarci a quella grazia dobbiamo avvicinarci agli scartati, ai poveri, a quelli che hanno più bisogno, perché su questo avvicinarsi tutti noi saremo giudicati. Che il Signore oggi, aprendo questa porta, dia questa grazia a tutta Roma, ad ogni abitante di Roma, per poter andare avanti in quell’abbraccio della misericordia, dove il padre prende il figlio ferito, ma il ferito è il padre: Dio è ferito d’amore, e per questo è capace di salvarci tutti. Che il Signore ci dia questa grazia.>>
Dall'omelia di Papa Francesco all'apertura della Porta Santa della Carità c/o Ostello della Caritas di Roma

giovedì 17 dicembre 2015

Aperti oggi i primi corridoi umanitari: salveranno la vita di profughi bambini, donne e persone vulnerabili

Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola Valdese, insieme per un progetto ecumenico nel Giubileo della Misericordia che coniuga accoglienza e sicurezza.

“Questo progetto è come un accordo di pace perché permetterà di salvare tante vite umane”. Il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha commentato con queste parole l’avvio, dei primi corridoi umanitari di profughi verso l’Italia.
E’ la prima volta in assoluto per il nostro Paese. “In questo modo – ha spiegato - chi ne ha diritto potrà finalmente entrare nel nostro Paese evitando i cosiddetti viaggi della morte”. Grazie alla firma di un accordo tra la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e la Tavola Valdese, da una parte, il ministero degli Esteri e quello dell’Interno dall’altra, è stato inaugurato quindi il progetto che consentirà, per il momento, a mille profughi - attualmente in Marocco, Libano ed Etiopia - di giungere nel nostro Paese con visti rilasciati per “motivi umanitari” a spese delle stesse associazioni. Quindi senza l’intervento economico dello Stato e – sottolinea Impagliazzo – con un vantaggio anche per la sicurezza: “Sarà massima rispetto a chi arriva con i barconi perché i controlli saranno scrupolosi e verranno prese anche le impronte digitali”.
Il progetto dei “corridoi umanitari” prevede l’ingresso in Italia di profughi in condizioni di “vulnerabilità” come donne sole con bambini, vittime potenziali della tratta di essere umani, anziani, persone affette da disabilità o serie patologie, e soggetti riconosciuti dall’UNHCR come rifugiati. Si tratta di una “buona pratica” che può costituire un modello replicabile anche in altri Paesi europei. Lo credono le tre sigle che hanno firmato l’accordo. Il presidente di Sant’Egidio aggiunge che in questo modo sarà sperimentata anche la possibilità di reintrodurre nella legislazione italiana il sistema della sponsorship, e in prospettiva in Europa, come già avviene in altri continenti: la possibilità di una chiamata da parte di un “garante” (associazione o singoli privati) disponibile ad assicurare allo straniero alloggio e sostentamento, in modo anche da rendere effettivi tanti ricongiungimenti familiari.
A partire da oggi verranno quindi istituiti uffici in Marocco, in Libano e, successivamente, in Etiopia per profughi provenienti da Siria, Etiopia e altri Paesi dell’Africa Subsahariana. Si provvederà a comporre le liste con le persone “in condizioni di vulnerabilità” per trasmetterle alle autorità consolari italiane che rilasceranno visti a “territorialità limitata” (quindi solo per l’Italia).
Le spese per i viaggi, in aereo o in nave, per l’ospitalità e l’assistenza legale saranno tutte a carico delle associazioni, in larga parte con l’8 per mille della Tavola Valdese e con fondi della Comunità di Sant’Egidio anche grazie ad una colletta straordinaria che verrà realizzata per questo Natale in tutto il mondo. Ai profughi, una volta arrivati in Italia, si offrirà anche un programma di integrazione che prevede l’apprendimento della lingua italiana, l’avviamento al lavoro e l’iscrizione a scuola per i minori.
“Mille persone, per ora, e speriamo di più in futuro – ha commentato Impagliazzo - saranno finalmente sottratte al rischio di morire in mare, ma anche allo sfruttamento economico da parte dei mercanti di uomini.
E’ molto significativo avere fatto questo progetto ecumenico con le comunità evangeliche italiane e anche che  parta proprio all’inizio del Giubileo della misericordia”.
Il presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Luca Maria Negro, ha espresso la sua soddisfazione per il progetto perché “non è più possibile che ancora oggi in Italia non ci sia posto per una madre che deve partorire”, come la madre di Gesù a Natale , e ha sottolineato che la presenza degli stranieri in Italia “non è solo questione di accoglienza ma arricchisce il nostro Paese anche dal punto di vista economico e del sistema pensionistico”.
Il moderatore della Tavola Valdese Eugenio Bernardini, ha raccontato che tutto parte dalla presenza delle Chiese evangeliche, di Sant’Egidio e di altre associazioni a Lampedusa, dal loro dire “basta” alle morti in mare e alla ricerca, da oltre un anno a questa parte, di soluzioni alternative: “Ma oggi finalmente partono i corridoi umanitari”. I profughi verranno accolti in Piemonte, Sicilia, Toscana a Roma, dove la comunità di Sant’Egidio utilizzerà anche la sua rete di scuole di lingua e cultura italiane per integrare le persone che giungeranno e i suoi corsi di mediatori culturali. Aiuteranno anche altre associazioni come “Papa Giovanni XIII” presente nei campi profughi al confine tra Siria e Libano. Era presente alla conferenza stampa anche l’imam della Magliana Sami Salem, attivo nel lavoro di integrazione degli stranieri nella periferia di Roma.
dal sito "www.santegidio.org"

"MISERICORDIA VOGLIO, NON SACRIFICI"

di José María Castillo
Il vangelo di Matteo cita due volte il testo del profeta Osea (6, 6) che ho messo come titolo di questa riflessione. Lo ricorda quando riferisce che Gesù mangiava con pubblicani e peccatori (Mt 9, 13). E lo ripete nello spiegare perché i discepoli, quando avevano fame, violavano le norme religiose sul riposo del sabato (Mt 12, 7). Se l’evangelista Matteo ripete due volte la stessa massima sul tema della misericordia, senza alcun dubbio questo si deve al fatto che l’evangelista pensava che in questo punto si dice qualcosa di molto importante. In cosa consiste questa importanza?
Come è logico, Gesù in questo passo afferma che Dio vuole che noi esseri umani abbiamo viscere di bontà e di misericordia con gli altri, anche se sono gente cattiva e persino quando la pratica della bontà comporti la violazione di una legge religiosa. Questo – benché risulti scandaloso per i più puritani - è quello che dice il Vangelo. Ma non si tratta solo di questo. Quello che dice Gesù è molto più forte. Perchè stabilisce una “antitesi” tra la “misericordia” ed il “sacrificio” (Ulrich Luz). Ossia, quello che Gesù dice è che, se bisogna scegliere tra l’“etica” ed il “culto” (tra la “giustizia” e la “religione”), la prima cosa è l’etica, l’onestà, la difesa della giustizia ed i diritti delle persone. Se questo non si antepone a tutto il resto, Dio non vuole che tranquillizziamo le nostre coscienze con messe, preghiere, devozioni e cose simili.
È decisivo ricordare questo proprio ora. Quando celebriamo l’anno della misericordia. E quando vediamo che la corruzione, la sfrontatezza, le disuguaglianze e la prepotenza sui più indifesi gridano al cielo. Io non so perché, ma di fatto molto frequentemente la gente che accumula più denaro, più potere e più privilegi è allo stesso tempo la gente che ha le migliori relazioni con la Chiesa, che difende con le unghie e con i denti i privilegi della religione e le migliori relazioni possibili con il clero.
Termino ricordando che, comè è ben dimostrato, i rituali religiosi (osservati e compiuti nei minimi dettagli) di solito producono due effetti: 1) tranquillizzano la coscienza dell’osservante che li compie; 2) nella maggior parte dei casi si trasformano in abitudine, ma non modificano il comportamento, soprattutto quando si vede che questo comportamento è mal visto dalla religione. Da quello che raccontano si vangeli, Gesù andava “con cattive compagnie” e non era un modello di “osservanza religiosa”. Ed è in questo modo che in Gesù si è rivelato a noi Dio. Se questo ci risulta strano e anzi ci scandalizza, probabilmente è perché assomigliamo più ai farisei che ai veri seguaci di Gesù. Se non pensiamo a questo seriamente, praticheremo poca misericordia.
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Articolo apparso l’10.12.2015 nel Blog dell’Autore sul sitowww.periodistadigital.com

mercoledì 16 dicembre 2015

LA STRAGE DEGLI INNOCENTI

UN'ALTRA CATTIVA NOTIZIA DEL GIORNO! 
2000 ANNI FA VENNERO UCCISI PERCHÉ FRA DI LORO DICEVANO CHE SI NASCONDESSE IL MESSIA...OGGI LI AMMAZZANO PRIMA, COSI' IL RISCHIO DIVENTA ZERO!!


Sei piccoli corpi sono stati ritrovati nelle acque dell'Egeo al largo della costa turca. Sono tutti bambini tra i 2 e i 6 anni. Due corpicini, con addosso i giubotti salvagente, sono stati recuperati da alcuni pescatori nel Mar Egeo, al largo di Cesme. Dopo poche ore ne sono stati ritrovati altri quattro, al largo di Bodrum.

Secondo i media locali, facevano parte di un gruppo di 200 migranti che, attraverso l'Egeo, cercava di raggiungere le isole greche. Il gruppo è stato tratto in salvo martedì al largo delle coste occidentali della Turchia. Secondo l'Unicef, nel 2015 nel tratto di mare tra Turchia e Grecia sono morti 185 bambini.

"I rimorsi sono gli impulsi sadici del cristianesimo."
(Karl Kraus)

sabato 12 dicembre 2015

PASSI INTERRELIGIOSI

28 rabbini, per lo più dell’ala più liberale della tradizione ebraica ortodossa, hanno rilasciato una dichiarazione nella quale si afferma che il Cristianesimo non è stato un incidente, ma è parte del piano divino di Dio.
La dichiarazione, intitolata «Fare la volontà del Padre Nostro in cielo: verso un partenariato tra ebrei e cristiani», segna un cambiamento significativo che pone il Cristianesimo in una nuova prospettiva e apre la strada a ulteriori relazioni interreligiose.
Se prima infatti la cooperazione ebraico-cristiana era limitata alle questioni sociali, economiche e politiche, questo documento afferma che il Cristianesimo ha uno scopo teologico ed escatologico.
«Riconosciamo che il cristianesimo non è né un incidente né un errore, bensì l’esito dovuto alla volontà di Dio e dono alle nazioni», dice la nota che prosegue: «Separando ebraismo e cristianesimo, Dio ha voluto una separazione tra interlocutori con significative differenze teologiche, non una separazione tra nemici».
«La vera importanza di questa dichiarazione ortodossa è che essa richiede la collaborazione fraterna tra i capi religiosi ebrei e cristiani, ma anche il riconoscere lo status teologico della fede cristiana. Ebrei e cristiani devono essere in prima linea nell’insegnare i valori morali fondamentali per il mondo».
«Oggi gli ebrei sperimentano amore sincero e rispetto da parte di molti cristiani, espressi attraverso numerose iniziative di dialogo, incontri e conferenze in tutto il mondo», prosegue la dichiarazione.
«Ora che la Chiesa cattolica ha riconosciuto l'eterna Alleanza tra Dio e Israele, noi ebrei possiamo riconoscere la costante validità costruttiva del cristianesimo come nostro partner nella redenzione del mondo, senza temere che ciò possa essere sfruttato per fini missionari».
La dichiarazione si conclude affermando: «Il nostro partenariato non sminuisce in alcun modo le differenze che perdurano tra le due comunità e le due religioni. Crediamo che Dio ricorra a molti messaggeri per rivelare la sua verità, mentre affermiamo i doveri etici fondamentali che tutte le persone hanno dinanzi a Dio, che l’ebraismo ha sempre insegnato attraverso l’alleanza noetica universale. Nell’imitare Dio, ebrei e cristiani devono dare esempio di servizio, amore incondizionato e santità. Siamo tutti creati a immagine santa di Dio, ed ebrei e cristiani rimarranno dediti all’Alleanza svolgendo insieme un ruolo attivo nel redimere il mondo».
dalla redazione di "Riforma.it"

venerdì 11 dicembre 2015

QUANDO GIUSTIZIA E MISERICORDIA S'INCONTRERANNO...

Il papa riapre la questione di Dio, ma non propone il Dio dei miracoli, bensì il Dio della misericordia. Riapre un radicale processo di conoscenza di Dio, di cui l’uomo moderno sembra non sapere più nulla, e ne propone il riconoscimento, propone lo stesso discernimento che ne ha fatto Gesù. Questo discernimento è necessario (proprio per questo, ha spiegato il Concilio, il Verbo si è fatto carne) perché era necessaria – e lo è anche oggi – una nuova comprensione di Dio; infatti la storia, inclusa la storia delle religioni, è anche una storia dei fraintendimenti di Dio, da cui mano a mano i credenti e le Chiese si sono affrancati a cominciare dall’immagine del Dio violento, vendicatore, giudice e perfino sterminatore da cui le religioni, secondo un prezioso documento della Commissione Teologica Internazionale del gennaio 2014, devono prendere oggi un definitivo congedo, realizzando così un cambiamento epocale nella percezione di Dio e nella condotta degli uomini. 
            Questo è il significato della misericordia come messaggio e scelta in cui si riversa tutto il pontificato di Francesco, dalla scelta del motto papale – “miserando et eligendo” – alla ripresa del Concilio, al suo proseguirlo e incardinarlo nell’anno della misericordia e da qui in un’età della misericordia: misericordia di Dio, e misericordia anche nostra.
            Storicamente la società umana si è costruita al di fuori e addirittura senza misericordia. E anche dopo che la misericordia si è pienamente svelata nel volto di Gesù, il mondo ha cercato semmai le vie della giustizia, non della misericordia. In nome della giustizia si sono fatte guerre giuste e conquiste, inquisizioni, punizioni, vendette, discriminazioni ed esclusioni. A metà del Novecento, dopo che il flagello era arrivato al culmine, i popoli ebbero un sussulto, e a San Francisco (magia dei nomi!) provarono la strada della misericordia, ripudiando la guerra, condannando i genocidi, proclamando i diritti, instaurando una convivenza; ma durò poco, e tutto fu di nuovo riassorbito nella guerra fredda e nel relativo terrore bipolare  prima, nel ripristino delle guerre e nella sovranità selvaggia del denaro poi, dopo la caduta del Muro..
            L’ “ecologia integrale” del papa punta ora tutto sul ritorno della misericordia; non più solo come virtù privata o ornamento spirituale della vita, ma come nuovo criterio del politico e come precondizione della continuità della vita sulla terra.
            E’ questo che Francesco ci ha fatto vedere, un altro volto di Dio, un Dio che perdona sempre, che arriva sempre primo nell’amore e così ci muove ad amare; il papa, come già Tonino Bello, ci ha fatto vedere che con la misericordia non solo si può continuare ad abitare la terra, ma un altro mondo è possibile.

                                                                                               Raniero La Valle

PADRE NOSTRO, MADRE NOSTRA

O Dio: Tu che sei
e Padre nostro e Madre nostra,
che sei per le strade,
nella nostra vita quotidiana,
dappertutto nelle nostre lotte,
che il tuo nome ed il tuo messaggio
siano presi sul serio,
che la giustizia sia fatta,
che si realizzi la condivisione
come Tu ce l'hai insegnata,
che tutti gli sfruttati, di qui e altrove,
abbiano il loro pane,
che tutti gli oppressi vivano nella dignità.
Dacci la forza di continuare
quanto Tu hai cominciato.
Insegnaci a costruire una nuova società,
in cui gli uomini e le donne vivano
nuovi rapporti sociali.
Liberaci dal nostro orgoglio
e dalla sete di potere.
Che le nostre mani costruiscano
l'insegnamento di Gesù in gesti
di condivisione e di solidarietà.
Che lo sguardo di Gesù ci aiuti
ad oltrepassare le nostre frontiere.
Dacci il coraggio di resistere al miraggio
del denaro e di ogni privilegio.
Dacci la forza di resistere
alla società del consumismo
ed alle sue false sicurezze.
Armaci di una solidarietà a tutta prova.
Amen
in "Foi et vie" 1981

MAGRA CONSOLAZIONE!

“Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò...”. Era il 1950 e don Lorenzo Milani, prima del suo esilio a Barbiana, scriveva così a un giovane amico comunista, nell’Italia della Dc (e del Pci di Togliatti). Parole che segnano – molto prima delle accuse di essere un “prete comunista” – la sua alterità rispetto a qualsiasi potere e a qualsiasi nuova versione del potere: la scelta per i poveri, ma nel solco del Vangelo e non di partiti o di ideologie. Dall’altroieri, don Milani e la sua scuola di Barbiana sono anche un francobollo delle Poste italiane, presentato al Quirinale, per ricordare “un prete dall’umiltà orgogliosa che definì le ingiustizie sociali una bestemmia”. Un riconoscimento postumo a un sacerdote a lungo perseguitato dalla Chiesa ufficiale. Perseguitato almeno quanto, invece, la sua vita, le sue parole e le sue opere hanno contato per l’altra Chiesa: quella di chi cercava e cerca un modo più sincero di vivere la propria fede. È questo, spesso, il destino che la Storia riserva col trascorrere del tempo a chi, proprio nella Storia, ha voluto essere pietra d’inciampo. Assieme, un gesto che non può che far felici tutti coloro che al priore di Barbiana continuano a guardare con riconoscenza e affetto. Resta un problema aperto: che cosa ne direbbe lui, se potesse ancora parlare. Forse, ripeterebbe le parole già indirizzate al suo amico Pipetta su quel giorno in cui chi crede nel Vangelo deve tradire. Anche le Poste italiane.
di Ettore Boffano in “il Fatto Quotidiano” del 11 dicembre 2015 
Massimiliano Fanelli, 54 anni, affetto da sclerosi laterale amiotrofica, dallo scorso 17 ottobre ha deciso di interrompere le cure impostegli dalla sua terribile patologia. La qual cosa avrà l'effetto inesorabile di accelerare la morte.
"Caro Stato - ha scritto nella lettera con cui annunciava la sua decisione - se non mi dai la dignità e la libertà, tieniti pure le medicine per la Sla". Dopo una vita spesa tra il lavoro in una multinazionale e il volontariato in una organizzazione non governativa presente in Africa, Fanelli non è una persona che si arrende facilmente, e in questi mesi, adattando il suo corpo e i suoi sforzi al progredire della malattia, ha modificato anche la forma della sua lotta: "Devi imparare ad adattarti ai nuovi dolori e alle nuove capacità. Io, per esempio, pur essendo rimasto solo con un occhio funzionante e l'udito, ho appena contratto una congiuntivite allo stesso occhio, con una conseguente semi paralisi. Per scrivere tre righe con il pc a controllo oculare ci ho impiegato anche due ore".
Così, raccogliendo tutte le energie, ha fondato il movimento #iostoconmax, con l'obiettivo di sollecitare il Parlamento a discutere il disegno di legge sul fine-vitadepositato a settembre del 2013 - lo stesso mese in cui ricevette la diagnosi della sua malattia - dall'associazione Luca Coscioni. Un'iniziativa che ha raccolto numerose e importanti adesioni, inclusa quella della presidente della Camera, Laura Boldrini, che si è recata personalmente a fargli visita nella sua casa, a Senigallia.
Nonostante le attenzioni e i messaggi di solidarietà, però, Fanelli denuncia l'indifferenza dei capigruppo di Camera e Senato nel porre la questione della calendarizzazione di una legge sul fine vita. "Se sono sordi bisogna alzare la voce e trovare forme di comunicazione più efficaci", dice muovendo l'occhio destro verso il pc. E smette di assumere il Riluzolo.
Quella di Max è una lotta che della costrizione al silenzio e all'immobilità, determinati dalla malattia, ha fatto una forza. E che dalla fragilità di un corpo malato ha tirato fuori il coraggio che non hanno le istituzioni. E appaiono davvero inadeguate quelle istituzioni davanti all'ammonimento di Fanelli che elenca le occasioni perse dalla politica su questo tema: "Nel nulla sono finiti i nostri appelli sia scritti che videoregistrati al Presidente Mattarella e al Papa. È inaccettabile che vengano trattati in questo modo migliaia di malati terminali, costretti dall'assenza di una legge sul fine vita a subire dolori e sofferenze condivise sia dal malato che dalla famiglia. È incredibile che cadano nell'oblio cosi velocemente le nostre richieste".
( Presidente di "A Buon Diritto" con Antonella Soldo) su "HuffPost"

giovedì 10 dicembre 2015

Naufragi Mar Egeo: Save the Children, intere famiglie che cercano salvezza in Europa costrette ad affrontare un nuovo rischio di morte in mare

“La terribile morte in mare nelle ultime ore di almeno 12 bambini che cercavano di raggiungere la Grecia ci ricorda drammaticamente la presenza sempre numerosa di interi nuclei familiari che fuggono dai conflitti per cercare di salvare i loro bambini,” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children. “E’ evidente a tutti che non siamo davanti alla migrazione di singoli adulti che lasciano il loro paese in cerca di migliori opportunità di lavoro o condizioni di vita, ma di una fuga senza alternative, se non quella di affrontare di nuovo il rischio di morte, questa volta in mare. A tre mesi dalla tragica morte di Aylan Kurdi che aveva commosso il mondo, poco o nulla è cambiato e non esiste a tutt’oggi alcuna possibilità di affrontare in modo legale e sicuro il viaggio verso la salvezza in Europa.”
“Solo nel 2015, più di 3.500 rifugiati, tra cui molti bambini, hanno perso la vita in mare cercando di raggiungere l’Europa, e con le condizioni climatiche che peggiorano con l’inverno, il rischio aumenta di giorno in giorno. Chiediamo ai governi europei di intraprendere subito un’azione concreta perché si possano evitare nuove morti inaccettabili come queste, attivando senza ulteriori ritardi dei programmi di resettlement o altri canali di accesso sicuro per i profughi. Chiediamo inoltre che tutto il sistema di accoglienza per i migranti in transito, considerando anche il freddo invernale, tenga conto del grande numero di bambini, garantendo loro tutto l’essenziale per la sopravvivenza in ogni tappa del loro viaggio.”
In questo momento, inoltre, desta particolare preoccupazione la chiusura dei confini, soprattutto quello tra Grecia e Macedonia e le conseguenti ripercussioni sui profughi e soprattutto sui più deboli, in primis i bambini.
Secondo le stime, il 26% dei quasi 800.000 migranti sbarcati in Grecia nel 2015, in maggioranza siriani, sono bambini e il 16% sono donne. Oltre al rischio legato ai naufragi nel mar Egeo, i nuclei familiari, in alcuni casi con la presenza della sola figura materna, si trovano ad affrontare disagi di ogni tipo anche giunti in Europa, per le condizioni di accoglienza critiche in Grecia e le estreme difficoltà lungo tutto il percorso verso nord attraverso le frontiere.

BASTA RICORRENZE : PASSIAMO AI FATTI!

Luigi non sta mai fermo e quando torna dal centro tutti i giorni il suo papà lo accompagna a vedere i ragazzi che giocano a calcetto.
Se piove o fa freddo rimane in macchina a scrutare i calciatori e solo quando vanno via tutti si torna a casa.
Luigi ha una giornata scandita da regole inviolabili scritte nella vita della sua famiglia.
Quando è a disagio o quando al centro cambiano le figure professionali che lo seguono, la sua vita sembra impazzire.
Movimenti ossessivi e ripetuti centinaia di volte trasformano le sue giornate. Emozioni incontrollabili iniziano a frullare nella sua testa.
L’impulso ad andare in bagno durante un’intera notte passata insonne o il dondolio ininterrotto del busto proteso in avanti a cercare qualcosa che non esiste lo assalgono.
E’ difficile descrivere l’angoscia di una mamma dopo l’ennesima notte in bianco trascorsa a implorare suo figlio di tornare a letto a dormire.
E’ difficile perché lei sa che da oltre 30 anni questo accade e può accadere anche per intere settimane di seguito.
Nel giro di una settimana una sbornia di celebrazioni (il 3 dicembre la giornata della disabilità, il 10 quella dei diritti umani ) si sono consumate senza nessuna conseguenza concreta.
In compenso gustose tartine, frizzanti aperitivi e interviste seriose hanno coinvolto politici tanto solidali quanto evanescenti.
Mi piacerebbe che i genitori di Luigi ricevessero da cotanti esperti di “diritti universali” una visita.
Potrebbero scoprire che significa avere un figlio disabile, vivere per lui senza una prospettiva, piangere per lui quando tutto intorno viene a mancare perché gli anni passano inesorabili.
Forse è più rassicurante continuare con le celebrazioni, affermare lealtà a principi traditi un attimo dopo dalle scelte politiche.
Forse è più semplice rinunciare al patto di stabilità per preparare altre guerre, che farlo per accompagnare la vita di Luigi e dei suoi genitori.
Forse.
Presidente associazione 'Tutti a scuola onlus', medico)

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