domenica 30 agosto 2015

"DONNAFOBIA"

NON SO COME O.WILDE POTESSE ESSERE ARRIVATO AD AFFERMARE CIO', MA SONO ABBASTANZA CERTO CHE NON C'ERA POSTO PER UN TALE TIPO NELLA CHIESA DI QUEI TEMPI...E PURTROPPO NEPPURE IN QUELLA DI OGGI! D'ALTRA PARTE SECONDO LE INDICAZIONI DEL VANGELO O UNA DONNA ASCOLTA O UNA DONNA SERVE!

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Nessun uomo ha veramente successo a questo mondo, a meno che non abbia una donna alle sue spalle, poiché sono le donne a governare la società. Se non si hanno donne al proprio fianco, si è fuori dal mondo.

sabato 29 agosto 2015

Forse 200 morti nel naufragio di un barcone a Zuwara, sulla costa libica. Gli abitanti inscenano una protesta contro i trafficanti. Li chiamano "vampiri" ma non è detto che non siano gli stessi scafisti e le loro famiglie. Circa 150 i superstiti trasportati in un centro di detenzione al confine con la Tunisia che è roccaforte dell'Is e degli stessi trafficanti, che sono spesso le stesse persone. La Casa Bianca sprona l'Europa a dare una stretta alla tratta di profughi ma i profughi potrebbero essere usati come scudi umani in caso di bombardamenti della costa libica. L'Unhcr dice che sono già 300 mila i rifugiati e migranti che hanno tentato nel 2015 di attraversare il Mediterraneo, 2.500 non ce l'hanno fatta

martedì 25 agosto 2015

UN NUOVO PICCOLO-GRANDE PASSO

«E' l'inizio di una storia nuova: perdonare vicariamente al posto delle vittime è impossibile ma si può invece accettare la volontà delle chiesa cattolica di dissociarsi radicalmente dal passato». Cosi il pastore Paolo Ricca ha commentato la richiesta di perdono di papa Francesco ai Valdesi. L'importante passo ecumenico ha portato ad una lettera di risposta indirizzata al pontefice.
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Caro fratello in Cristo Gesù,
il Sinodo della Chiesa Evangelica Valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi) riceve con profondo rispetto, e non senza commozione, la richiesta di perdono da Lei rivolta, a nome della sua Chiesa, per quelli che Lei ha definito «gli atteggiamenti non cristiani, persino non umani» assunti in passato nei confronti delle nostre madri e dei nostri padri nella fede evangelica.
Desideriamo in primo luogo unirci a Lei e alla Chiesa cattolica romana nella gratitudine a Dio, la cui fedeltà è più grande di ogni nostro peccato e le cui «compassioni non sono esaurite, ma si rinnovano ogni mattina» (Lamentazioni 3:22s.). Il dialogo fraterno che oggi conduciamo è dono della misericordia di Dio, che molte volte ha perdonato, e ancora perdona, la sua e la nostra Chiesa, invitandole al pentimento, alla conversione e a novità di vita, permettendo loro così di assumere ogni giorno di nuovo il compito di servirlo.
Accogliamo le Sue parole come ripudio non solo dalle tante iniquità compiute ma anche del modo di vivere la dottrina che le ha ispirate. Nella Sua richiesta di perdono cogliamo inoltre la chiara volontà di iniziare con la nostra Chiesa una storia nuova, diversa da quella che sta alle nostre spalle in vista di quella “diversità riconciliata” che ci consenta una testimonianza comune al nostro comune Signore Gesù Cristo. Le nostre Chiese sono disposte a cominciare a scrivere insieme questa storia, nuova anche per noi.
La nostra comune fede in Cristo ci rende fratelli nel Suo Nome, e questa fraternità noi già la sperimentiamo e viviamo in tante occasioni con sorelle e fratelli cattolici: è un grande dono che ci viene fatto e che speriamo possa essere condiviso da un numero crescente di membri delle due Chiese. Questa nuova situazione non ci autorizza però a sostituirci a quanti hanno pagato col sangue o con altri patimenti la loro testimonianza alla fede evangelica e perdonare al posto loro. La grazia di Dio, però, «è sovrabbondata, là dove il peccato è abbondato» (Romani 5,20), e questo noi crediamo e confessiamo, certi che Dio vorrà attuare questa sua parola anche nella costruzione di nuove relazioni tra le nostre Chiese, ispirata alla parola evangelica: “Ecco, io faccio ogni cosa nuova” (Apocalisse 21:5).
La ricordiamo, caro fratello Francesco, nell'intercessione e Le chiediamo di pregare per noi, invocando su di Lei, sul Suo servizio e sulla Sua chiesa, la benedizione del nostro Dio.

domenica 23 agosto 2015

L'OBLIO

Dedicato a Matteo, Lorenzo, Ilaria … Dedicato ai nostri bravi ragazzi e non più ragazzi “sballati”, ma in fondo dedicato indeterminatamente a ciascuno di noi, perché non smettiamo mai di chiederci e di chiedere, perché non ci stanchiamo mai di orientarci, di fermarci in tempo quando serve o quando è già troppo tardi, perché non manchi il coraggio di ricominciare, di rialzarsi e di proseguire il viaggio anche quando tutto sembrerebbe perduto. Dedicato all'uomo, perché, come novello Diogene, continui a cercare l'Uomo in se stesso e nell'altro.
Dal mio Palazzo delle Rimembranze, in via dei Ricordi, si apre dunque la finestra dell'Oblio, questa volta però non solo nell'unico senso inquietante del termine: obliare, cancellare, dimenticare, annullare ...
DANIELA VILLA.

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Dallo spettacolo teatrale “Mi ritorni in mente … Noi siamo la nostra Memoria!”
Terza Finestra dell'Oblio

Oblio: <<A causa dei traumi della Vita, il nostro passato potrebbe essere consegnato all'oblio, alla dimenticanza, per poi riaffiorare in schegge disordinate di Memoria! Allora, i due grandi segreti della felicità umana sono il piacere del ricordo e l'oscurità dell'oblio! Il tempo, nel suo scorrere perpetuo e irresistibile, trascina con sé tutto di noi e lo sprofonda negli abissi! Io sono l'Oblio e ho il potere di spaccare in due i ricordi, mando in frantumi la Memoria, ma potrei anche aiutare a ricomporre i pezzi di un vaso rotto!>>
(Schiocca le dita)
Oblio: <<Portinaia Paolina! Presto! Venga!!! In fretta!>>

Portinaia: <<Arrivo! Arrivo! Un momento! (entra in scena) Oh! Non ci si può mai riposare qui! Non si riesce a respirare un momento! La Memoria, anzi, l'Oblio 
                 corre veloce!!! Apriamo pure la Finestra di Miss e Mister Hyde!!!>>

(BASE MUSICALE: la Portinaia e Oblio aprano la terza finestra)

Monologo Gaia Jacquiline Hyde
Voce: <<Salve sono Gaia Jacqueline Hyde, beh so già cosa state pensando, il mio nome ha un non so che di familiare! Richiama per caso qualcosa che sia lungo da pronunciare? Tipo lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde?Beh!Intanto precisiamo che Io, Gaia Jacqueline Hyde, non  sono una semplice Jakie da quattro soldi ... La storia di un adolescente non è semplice, neanche la mia! Ora ve ne racconto un pezzetto. Un pezzetto?! Almeno ci provo!>>
Gaia: <<Nella mia memoria, in realtà, mancano dei pezzi, come nel disegno di un puzzle possono mancare dei tasselli, per questo motivo, per quanto io mi sforzi maledettamente di ricordare, non potrò riordinare per filo e per segno gli scaffali dei miei ricordi recenti.
Anche perché in me, sono sincera, non c’è una sola Me, ma ben due Me stessa, una Gaia Jacqueline Hyde e una Gaia e basta: il Diavolo e l'Acqua Santa, la Brava e la Cattiva, l'Angelo e il Demone ... Perché quelle Due Me le ho chiamate così? Ora, sta a voi capirlo!
Nessuno nasce perfetto: ognuno di noi deve guardare in faccia, prima o poi, a quella parte vulnerabile di se stesso: sono guai, guai seri, se scappiamo stupidamente dalle nostre paure, dalle nostre debolezze, dai nostri limiti!>>
Voce: <<“In Paradiso in carrozza”, come mi ripeteva spesso mia nonna, non ci va nessuno e la Vita, con il suo strano e imprevedibile gioco del Destino, ci ripresenta puntualmente il conto delle nostre azioni, belle o brutte che siano: l'importante è coglierne al volo le sfide … E che sfide!!! Durissime … Non aspettatevi adesso la lacrimuccia! Gaia Jacqueline Hyde non piange! Vero che non piangi Gaia Jacqueline Hyde ?>>
Gaia: <<No! No! No che non piango! Non verserò neanche un lacrima … Ecco, sì, mi soffio il naso e basta!!!
Il mondo è bello perché vario e, Io, Gaia Jacqueline Hyde, di persone ne ho incontrate e ne incontro molte sul mio cammino, una varietà straordinaria di occhi puntati su quella Me, sempre nel mirino, sempre giudicata troppo: troppo svogliata, troppo smemorata, troppo incapace, troppo chiacchierona, troppo vivace, troppo maleducata, troppo di qui, troppo di là, troppo, troppo, troppo, sempre troppo ... Mi sono sempre sentita e mi sento di troppo! Almeno così mi è sembrato e mi sembra!3 Tanti mi hanno giudicato e mi giudicano soltanto per quello che hanno creduto o che credono di vedere all'apparenza, senza conoscermi per come sono Io veramente!>>
Voce: <<Gli altri, insomma, ti guardano con un occhio un po' strano, vero Gaia Jacqueline Hyde? Solo perché sei diversa da loro, o per caso ti senti diversa? La buona, tranquilla, generosa Gaia fa a pugni con il Diavoletto, al quale non interessa nulla di nessuno, se ne frega di tutto e di tutti: Lei solo conta! Lei solo deve stare bene! Questa è la nuda e cruda verità!>>
Gaia: <<Ma mi sto facendo soltanto del male … Sì! Mi sto facendo soltanto del male! Così ho deciso di scomparire agli occhi degli Altri, vuuuhm … di scomparire in un soffio di vento, così, in un battibaleno! Un bel giorno ho deciso di non mangiare più, di sciogliermi come neve al sole!>>
Voce: <<L'aiuto, la furba Gaia Jacqueline Hyde, l'ha dato alla buona e dolce Gaia, facendole conoscere quei meravigliosi Siti pro Ana, vi spiego pro Anoressici e, perché no, anche aspiranti Bulimici!!!>>
Gaia: <<Una parte di Me Continuava e continua a ripetermi:<<Fallo, fallo e gli altri, tutti, ti accetteranno e tu starai meglio!!>> ma l'altra parte di Me, piagnucolona e mezza cartuccia vuole tenermi a freno: <<No!!! Non posso, non devo, è la strada sbagliata! Mi rovino la salute!!!>>
Voce: <<Ma, ora, cara Gaia Jacqueline Hyde stai finendo male, Mamma e Papà infatti iniziano a preoccuparsi! Ogni volta che cercano di parlarti, li eviti, come una vigliacca sfuggi dai loro sguardi da cane bastonato! Tutto sta diventando più difficile! Vero Gaia Jacqueline Hyde? Studiare e concentrarsi, giocare, fare sport, uscire con gli amici!!!>>
Gaia: <<Anche se ho il cervello in briciole, ricorderò il suggerimento della Me diabolica, la fidata Gaia Jacqueline Hyde e mi ripeto, mi ripeto, mi ripeto: concediti pure un gelato, sbafati di cioccolato, guarda, se vuoi, ci sta pure una pizza! Poi, due dita in gola e oplà tutto fuori e la tua autostima ancora a mille!!!>>
Voce: <<Sì purtroppo, tanti pezzi di Gaia e basta!!! Finiscono nel water ad ogni tiro di sciacquone!!! Sì purtroppo ...>>
Monologo di Riccardo Jekyll Hyde
Riccardo: <<Ormai si sono abituati a questi miei sbalzi d’umore e credo che ci soffrano molto, un giorno avevano una figlio felice! Quel giorno si è perso nella notte dei tempi! Oggi, quel giorno non esiste più! Ah già! Dimenticavo di presentarmi Io sono! Non so più chi sono!>>
Voce: (con un risolino) <<Tu sei Riccardo! Per gli amici, Riky Jekyll Hyde! Non te lo ricordi? Che sbadato!>>
Riccardo: <<I miei vecchi hanno deciso di mandarmi da uno strizzacervelli, ma non è servito a niente, ho strizzato io il cervello a Lui! Sono trascorsi mesi, forse anni, non ricordo, non ricordo. Ho un vuoto di memoria o di tante memorie, che non riempiono il mio presente ...>>
Voce: (con un risolino) <<Ma la tua mente, caro Riky Jekyll Hyde, non è quasi tornata sana o no? (canticchiando) Mi sa di no, mi sa di no, mi sa di no! Vero Riky?>>
Riccardo: <<Ma no, ma no che non è vero! Io, Riky Jekyll Hyde sto bene con me stesso, mi sono fatto degli amici e che amici, con la A maiuscola!>>
Voce: (con un risolino) <<Se quelli li chiami amici con la A maiuscola! Io sono il Buon Ladrone!!!>>
Riccardo: <<Ma nessuno, nessuno, nessuno di loro sa della mia malattia! Non voglio perderli, però!>>
Voce: (canticchiando) <<Il tuo dolore, il tuo dolore ti uccide, ti ucciderà dentro!>>
Riccardo: <<No! No! No! Che non mi uc3ciderà! Quante volte in Me torna a galla quel Me, che non mi piace affatto!Per niente!>>
Voce: (commiserando) <<Cercare di curarti da solo per stare meglio, non serve a niente! Nienteee!>>
Riccardo: <<Sì, hai ragione, mi ripeto: ”Non credere in nessuno! Diventa quello che sei!” Forse, portando dentro di me questo pensiero, riuscirò, prima o poi, a trovare quell’equilibrio che inseguo da tanto tempo!>>
Voce: <<Se è questo il tuo obiettivo, dai un calcio, Riky, a tutte quelle pericolose e inutili dipendenze, che ti bruciano il cervello, mandano in fumo la tua memoria ...>>
Riccardo: <<Che cosa intendi dire con pericolose e inutili dipendenze?>>
Voce: <<Intendo dire, caro Riky Jekyll Hyde, azioni virtuose come fumare, fuori dalla scuola e dall'orbita dei tuoi Vecchi, sigarette e non solo sigarette, o divertirsi a fare il teppista in giro per le strade della tua città3 o, ancora, comportarti da hacker che non sta con i buoni, mentre ti abbuffi di Internet, smanioso di diventare famoso!!! Eh, già, già!>>
Riccardo: <<Beh!!! Non importa che cosa o come si fa! Purché se ne parli! Non ti pare? Va di moda!!! Così fan tutti nei social!>>
Voce: <<Cammini, senza una meta, tutto ingrugnito, con gli occhi pieni di pallini luminosi, le orecchie che ti fischiano, la lingua penzoloni, ma, quando ti accorgerai, Riky, del Bello, che abita in te e attorno a te?>>
Riccardo: <<Ah aspetta! Mi ricordo! Sì! Mi ricordo della luna piena di una di quelle sere, che non volevo che le altre persone mi vedessero e, quando vedevo io loro, mi arrabbiavo con me stesso e con loro!>>
Voce: <<Perché scusa?>>
Riccardo: <<Perchè erano lì! Perchè non dovevano passare in quella via proprio nel momento in cui ci stavo passando io!>>
Voce: <<E allora?>>
Riccardo: <<E allora! E allora mi scontrai con un passante, un vecchietto, cappello a cilindro e bastone: non volevo che mi fosse d'intralcio, andai avanti a testa bassa, nessuno dei due parlava! Quello mi si parò davanti, gli chiesi in malo modo che cosa volesse da me, ma Lui iniziò a parlare della luna, di quanto fosse bella quella sera ...>>
Voce: <<Bella tua reazione?! Eh?>>
Riccardo: <<Però, anche a me piaceva molto quella luna piena, ma avevo bevuto così tanto quella sera e poi gli amici mi aspettavano ...>>
Voce: <<Sì gli amici con la A maiuscola, che non perdono l'occasione per spacciarti quella robaccia! Sì gli amici con la A maiuscola, che non hai bisogno di chiamarli, perché sanno che tu arrivi sempre per primo e puntuale ...>>
Riccardo: <<Devo decidermi a guarire ...>>
Voce: <<Per farlo, accetta di farti aiutare! Caro Riky Jekyll Hyde!>>
Riccardo: <<Effettivamente, non può prevalere la parte cattiva di me, che ama provare dolore, che non vuole guarire, che vuole finirla, che vuole morire ...>>
Voce: <<Se vuoi imparare a star bene con te stesso, riprendi in mano la tua vita e ricordati di chiedere scusa a tutte quelle persone alle quali hai fatto del male! Non dimenticartelo, caro Riky Jekyll Hyde!>>
Riccardo: <<Non lo dimenticherò, la salita è ancora lunga e difficile, ma quando arrivi in cima il panorama è fantastico … Non lo dimenticherò, la mia memoria non vacillerà più!Mai più!!!>>

sabato 22 agosto 2015

E IL MONSIGNORE SPOSO' LA LINEA PAPALE!

Mons.Galantino interviene a Rimini al Meeting di CL:"Nel nostro tempo scelte pubbliche guidate da interessi e fini immediati.Gli ultimi non sono un limite ma una risorsa"
<<Il nostro tempo è stato, tra l’altro e da più parti, definito come tempo postfilosofico, perché sempre meno attento alla giustificazione razionale degli orientamenti e delle scelte, individuali e pubbliche, guidate per lo più dal perseguimento di interessi e fini immediati e poco meditati, dettati spesso dalla ricerca dell’utile e meno da un progetto consapevole e a lunga scadenza. Solo apparentemente questo modo di agire è privo di presupposti teoretici e di reali obiettivi. In realtà, presupposti e obiettivi esistono, ma non sono esplicitati; rimangono sotto traccia, quasi non dovessero essere sottoposti a un vaglio attento. A ogni azione o orientamento corrisponde sempre un certo valore che si intende perseguire; sempre vi è alla base dell’agire una certa idea di persona, un ideale di essere umano e di società da raggiungere e verso il quale ci si incammina.
Possiamo dire allora che l’antropologia è l’elemento centrale e propulsivo del nostro operare, perché a partire da come pensiamo la persona umana e il modo in cui dovrebbe vivere, costruiamo, per quanto ci è possibile, un certo tipo di società e di esistenza individuale. Per questo motivo, è essenziale elaborare un’antropologia adeguata, senza la quale si sarà guidati da un’immagine distorta di ciò che siamo o dovremmo essere.....
L’uomo è, nella sua stessa essenza, un “essere-nel-limite”. Non mi riferisco qui al limite morale, cioè al male che talora l’uomo deliberatamente decide di compiere e che ne corrompe l’integrità, danneggiando se stesso e il prossimo..... Se il limite, di cui siamo rivestiti, non è accettato, l’esistenza può trasformarsi in una finzione e divenire il tentativo di svincolarsi dai limiti senza mai riuscirvi, di negare la propria natura finita e la propria pochezza. L’essere umano desidera ciò che è grande e illimitato e tende a raggiungere cose sempre più grandi di quelle che ha. Questo è positivo e non è un male in se stesso. Lo diviene però se egli rifiuta la sua debolezza e intende questi obiettivi come dei diritti, arrivando a pretendere di raggiungerli invece che perseguirli con umiltà. Questo – l’umiltà – è l’atteggiamento interiore che consente di valorizzare il limite, rendendolo un motivo di crescita invece che di rammarico; è la virtù che permette di accettare la propria condizione senza desiderarne un’altra, ma accogliendone le sfide e la bellezza....
Proprio l’esperienza dell’indigenza, infatti, che nasce dal limite, porta al fascino delle frontiere. Il limite allora è una scuola capace di insegnarci quale sia il segreto della vita. Chi è appagato non cerca, né lo fa chi è disperato. Cerca invece chi è povero, cioè chi percepisce il limite come caratterizzante la natura umana e ne fa motivo di crescita. In questo senso la persona va concepita in modo che il limite non sia un accidente, ma costitutivo dell’essere. Se accettato, la coscienza del limite si trasforma in desiderio di aprirsi agli altri e all’Altro, con la a maiuscola, cioè a Dio....
Accogliere il proprio “essere umano” vuol dire, allora, riconciliarsi col proprio essere indigente, senza per questo sentirsi condannati a vivere senza ideali, senza sentirsi condannati a rinunciare al “fascino delle frontiere”. .....
La diffusione del cristianesimo è l’evento che più ha rivoluzionato la storia del mondo e il modo di pensare l’humanum.....il Vangelo riassume tutti i comandamenti, porta a intendere gli ultimi non più come scarti, ma come persone da sollevare e delle quali condividere la sorte. Per questo l’ascolto della parola di Gesù, la meditazione del suo esempio, la contemplazione del mistero della Pasqua, forniscono una luce ineguagliabile sull’uomo e rappresentano un’antropologia del limite già compiuta e nella sua perfezione. A noi sta di coglierne i riflessi per l’oggi e di tradurla nel nostro tempo...
Non significa che ci si debba accontentare, a livello individuale e nella società, di ciò che è mediocre. Non significa neppure che ci si debba appiattire su una moralità che non tende alla perfezione, ma si adagia su un minimo o su una comoda via di mezzo. La non equivalenza di sviluppo e perfezione implica qualcosa di molto più profondo. Essa ha come conseguenza che chi sperimenta qualche forma di difficoltà venga integrato e non scartato; che quanti sono ai margini dello sviluppo siano coinvolti e le loro potenzialità messe a frutto. Una società che fa del limite una risorsa non considera i gruppi e gli Stati per quanto sanno produrre o per le risorse finanziarie di cui dispongono, e tenta anzitutto e con i mezzi di cui realisticamente dispone di risollevare i poveri, per non creare un mondo a due velocità. Lo fa con l’attenzione a tutti i poveri, a quelli che non hanno il lavoro o lo hanno perso, a quelli che provengono da zone più povere ed economicamente arretrate, a quelli che non sono in grado di difendersi perché attendono di nascere e godere della vita....
Anche la Chiesa è sollecitata, da un’antropologia del limite, a rinnovarsi nelle sue strutture, nelle dinamiche decisionali e nelle prassi concrete delle comunità. Le comunità ecclesiali e le associazioni già sono, per il nostro tempo, un mirabile segno della presenza di Dio e della carità che da lui promana....Tuttavia, ancora tanto dobbiamo fare nella via della testimonianza; tanto ancora dobbiamo crescere nel dar vita a dinamiche autenticamente evangeliche e libere, che manifestino in modo sempre più trasparente la carità da cui siamo stati raggiunti. Una Chiesa che fa del limite una risorsa assume lo stile missionario tanto invocato da Papa Francesco, divenendo sempre meno dispensatrice di servizi e sempre più “ospedale da campo”, chinata sugli ultimi, nei quali è racchiusa la più grande ricchezza, nei quali è presente lo stesso Signore, dai quali spera di essere accolta nel Regno di Dio....
Una persona che fa del limite una risorsa, mette da parte l’istinto a difendersi dagli altri, si apre più facilmente alla condivisione e - per chi crede - trova nella preghiera la via di accesso ai beni più grandi..... Un’antropologia del limite non si traduce in un elogio del limite stesso, ma in un’esaltazione dell’essere umano, capace di generare un ideale di perfezione che tenga conto del limite e lo traduca in storicità, concretezza, incarnazione....>>

SCINTILLE (dal giornale L'UNITA')


Dicono che il parroco della chiesa dei funerali di Casamonica “non sapeva”. Boh, mah…

martedì 18 agosto 2015

E IL CARDINALE SI ACCORSE CHE....

​"Mi chiedo se questi organismi internazionali, come l'Onu, in modo particolare, che raccoglie il potere politico, ma sicuramente anche il potere finanziario, hanno mai affrontato in modo serio e deciso questa tragedia umana". Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, a conclusione dell'incontro con i profughi ospitati presso il seminario arcivescovile del capoluogo ligure.

"Quando vediamo centinaia, migliaia di persone, esseri umani, donne, uomini bambini che affrontano i viaggi della morte per arrivare in paesi lontani dal proprio per i motivi che ben sappiamo non possiamo non concludere che questo problema è un'emergenza veramente umanitaria, una tragedia dell'uomo", ha detto Bagnasco, come si legge in una nota diffusa dall'Arcidiocesi di Genova, secondo il quale "è l'Occidente in modo speciale che attraverso i suoi organismi di carattere non soltanto europeo ma a livello internazionale e mondiale deve affrontare seriamente e trovare vie di soluzione efficaci a questa tragedia immane, a queste persone che fuggono dai loro paesi per guerra violenza carestia e cercano un futuro migliore". 

venerdì 14 agosto 2015

MORIRE O DIVERTIRSI?...questo è il dilemma!

 Reagire a queste tragedie significa dunque ripensare globalmente le strategie educative, mirando alla promozione di una piena autonomia di giudizio da parte dei più giovani di fronte a tutte le sostanze potenzialmente pericolose, comprese quelle legali (come alcol, tabacco, farmaci). Significa, come in certe realtà si è fatto, andare (con operatori e servizi) nei luoghi frequentati dai giovani, nelle discoteche, e aprirli, non chiuderli ottusamente, a presenze educative disincantate, capaci di dialogare con l’esperienza reale dei giovani, metterli sull’avviso, “accompagnarli” a volte nella traversata delle loro notti euforiche e inquiete, notti sempre di ricerca, di evoluzione. Certo, significa anche combattere il narcotraffico, le grandi organizzazioni come lo spaccio di strada, ripulire per quanto possibile i ritrovi di massa, pretendere correttezza e trasparenza nella gestione dei locali, e magari riformare le leggi in materia in senso più pragmatico e meno ideologico delle attuali fallimentari e inique normative. Ma significa, più radicalmente, ripensare al vuoto educativo in cui da almeno vent’anni si lasciano crescere le nuove generazioni e alla solitudine e alla povertà di risorse che gravano su chi, a scuola, in famiglia, nella società, coltiva comunque la vocazione e il dovere di non lasciarle allo sbando, dentro una scuola o una discoteca - e di fronte al proprio futuro.
 di Gianfranco Bettin in “Trentino” del 11 agosto 2015

Non è la discoteca di per sé il luogo del “male”: come non lo sono di per sé i giardinetti dove vanno a sballarsi i tossici. Nell’azione di ballare con gli altri fin quasi all’esaurimento si mima l’erotismo come in un grande teatro, in uno sfrenamento collettivo ma con dei limiti, una sorta di gioco del mettersi alla prova al quale i ragazzi non vogliono rinunciare: ma questo rito, al quale i ragazzi partecipano per vivere e non per morire, è reso pericoloso dalla speculazione che lo inquina. E si torna alla questione cruciale: un Io fragile si rompe forse più facilmente in una discoteca, ma in realtà si rompe dovunque la società è fasulla. L’ignoranza che un adolescente o un giovane ha sui suoi bisogni e sulle sue pulsioni è enorme, anche ora che tutti sembrano sapere tutto: e forse lo è di più ora che è appesa a un “mi piace” o a un “non mi piace” che può moltiplicarsi in pochi secondi e distruggerti. I ragazzi hanno paura ad esprimersi con le parole e con i corpi, e questa paura li fa vivere in un modo distorto e falsificato che spesso finisce con lo spezzarli dentro: perché non gli permette di capire la differenza tra le fantasie e la realtà. I ragazzi non chiedono comprensione cieca, ma interlocutori che li vedano sul serio: e non li trovano; chiedono modelli: e trovano burattini o burattinai; chiedono verità: e trovano bugie. La discoteca è il male? Se fosse così semplice sarebbe tutto risolto domani, ma non è così. Il problema è la paura di scoprire e comunicare ciò che si è davvero, e quindi decidere di vivere la propria vita e non la vita degli altri. Ma è un problema solo dei “giovani”, o anche dei cosiddetti “adulti”? Una risposta ci farebbe fare molti passi in avanti: forse ballando, e a ritmo. E in tempi grigi un po’ di musica, anche nel pensiero, farebbe bene a tutti.
 di Giuseppe Montesano in “Il Messaggero” del 11 agosto 2015

Sono aumentati i consumatori di droga? Il numero è più o meno stabile. Crescono però gli adolescenti che ne fanno un uso occasionale perché il costo delle sostanze si è abbassato. Il consumo non è più legato a uno stile di vita, un genere musicale, un’ideologia autoemarginalizzante o anticonformista. Oggi è trasversale e riguarda entrambi i sessi. Per puro scopo edonistico. Nei Sert di Milano ogni anno arrivano 600/700 nuovi casi che si aggiungono ai quattromila già in cura. In totale in città sono novemila considerando anche i servizi privati, i centri diurni, le comunità e le strutture penitenziarie. L’alcol è la droga più diffusa, seguono le metanfetamime, come l’ecstasy, cannabis e droghe sintetiche. C’è una ripresa lenta dell’eroina, che non è mai sparita. Il tossicomane inizia a drogarsi in luoghi di aggregazione, come le discoteche, ma poi finisce a farsi la dose da solo davanti alla tv. Quindi non serve demonizzare le discoteche. Perché si drogano? Il ragazzo si droga per emulazione, perché l’amico gli ha detto che è stata un’esperienza super e non gli è successo niente. Ma il rischio di un infarto o addirittura di rimanerci secchi c’è sempre. Quello che i ragazzi ignorano e che devono assolutamente sapere è che le reazioni alle droghe variano da organismo a organismo. Ci spiega? In generale l’effetto dipende da tre fattori. Primo dal dosaggio, che però non possiamo mai sapere con certezza. Le pasticche vengono prodotte artigianalmente, in modo clandestino, chi le acquista non sa davvero cosa c’è dentro, non è tutelato da nessuno, tantomeno dal pusher, anche lui tenuto all’oscuro. Secondo, dallo stato psicofisico della persona. Terzo dalle circostanze in cui si trova. Impossibile fare una sola diagnosi. E non c’è mai una condizione migliore per consumare droga. Ogni volta è come giocare alla roulette russa. Le droghe sregolano i centri di temperatura corporea, non fanno sentire la fatica, così ci si muove di più, ci si accalda e si creano squilibri degli elettroliti, cioè dei sali minerali, fondamentali per mantenere il ritmo cardiaco. Il rischio a questo punto è la morte. Se poi uno si ferma un attimo, si idrata con dell’acqua non fa che ridurre il rischio ma non lo toglie
in “il Fatto Quotidiano” del 11 agosto 2015

BUON FERRAGOSTO E BUONE VACANZE!

<<Tra l'irruenza della primavera e la stanchezza dell'autunno c'è una stagione tesa,come una corda d'arpa che nessuno percuote. Silenzio meridiano del sole che intana i passi nell'ombra e spopola le strade,solitudine di un cielo,fatto bianco di luce,senza più nuvole né voli.
E' la pienezza della vita che ha una sosta,quasi per entrare in se stessa e contemplarsi.
Tempo di consapevolezza,di temporanea sosta nell'azione per meditare sui motivi profondi della vita che non è mai così fervida come quando tace e s'ascolta.
Tempo di sprangare la porta della casa e rimanere soli,col gioco fresco delle ombre disegnate sul muro da mobili del nostro viver quotidiano.
Tempo di prendere un viottolo,in campagna,e ritrovare gli alberi,le siepi,i pozzi,le realtà di un mondo che ci si è fatto ormai remoto.
Tempo di ritrovare quello spazio essenziale di silenzio che va facendosi sempre più precario.
Abbiamo riempito le strade di rumori e le case di suoni....
Forse abbiamo paura di ascoltarci e mettiamo in borsetta la radio tascabile per avere qualcosa d'altro da ascoltare:qualcosa d'altro che non sia la nostra noia,la nostra povertà,forse la nostra paura.
Anche la sosta estiva abbiamo riempito di frenesie,di fughe,di rumori. Occasione mondana per relazioni inutili,le ferie,organizzata collettivamente negli alberghi gremiti e nelle spiagge superaffollate,rischia di diventare il diapason del nostro rumore quotidiano,il punto critico della "civiltà del numero".
Torniamo vuoti,assordati,con l'illusione d'esserci divertiti.
"Buone vacanze" diciamo a quelli che partono....e...pensiamo,tra noi:"fate,voi pure,la vostra brava faticata,per poter essere all'altezza dei tempi!"
Una settimana,quindici,venti giorni:una sosta del nostro lavoro d'ogni giorno per un lavoro più essenziale:per meditare le radici profonde del nostro vivere e morire,del nostro ciclo stagionale:la primavera dell'acerbità,l'estate della consapevolezza,l'autunno della stanchezza,l'inverno dell'eternità.>>
Adriana Zarri in "QUASI UNA PREGHIERA"

sabato 8 agosto 2015

TRA IL DIRE E IL FARE...

Sarà molto simpatico,aperto,disponibile,carismatico,popolare. E' l'uomo dell'anno. Ma le parole di Papa Francesco continuano ad essere come una scura che si abbatte implacabile sul tronco. Ha addirittura parlato di una guerra in atto non dichiarata contro gli immigrati. Ma la Chiesa ha accolto e messo in pratica le sue indicazioni,il suo spunto e consiglio“evangelico”? Secondo un articolo apparso sul “Messaggero” in questi giorni sembrerebbe proprio di noi.«A che servono alla Chiesa i conventi chiusi? I conventi dovrebbero servire alla carne di Cristo e i rifugiati sono la carne di Cristo. I conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi. Facciamo tanto, forse siamo chiamati a fare di più, accogliendo e condividendo con decisione ciò che la Provvidenza ci ha donato per servire»,ha chiesto il Papa alle istituzioni ecclesiastiche italiane.
Ma scarna risulta essere la lista messa on line dalla CEI dei conventi che ospitano migranti. Oppure abbiamo assistito a casi come quello della Diocesi di Crema che comunicava la sospensione dell'accoglienza degli immigrati in un convento della città <<a causa della tenace e strenua opposizione di molti genitori>> di un'attigua scuola cattolica.
E così nel 2014 di fronte all’ondata di 170mila sbarchi di profughi, i conventi e le case religiose d’Italia dichiaravano disponibilità per 15mila rifugiati. Le parrocchie in Italia sono 23mila: se ognuna si fosse fatta carico di un solo profugo, la cifra sarebbe stata maggiore.

A.B.

SI ALZANO I MURI PERCHÉ LA GUERRA E' INIZIATA!

Papa Francesco aveva già detto, dopo un’ennesima strage di migranti al largo di Lampedusa: «È una vergogna». Questa vergogna non ha fatto che ripetersi, per mesi, e c’è anche qualcuno che si rallegra perché l’Europa adesso mostrerebbe un po’ più di sensibilità, c’è perfino una nave irlandese che partecipa alle operazioni di tumulazione nel Mediterraneo di centinaia e centinaia di profughi, mentre una parte ne salva. Intanto la Francia sigilla la frontiera di Ventimiglia, l’Inghilterra stabilisce una linea Maginot all’ingresso dell’Eurotunnel della Manica, l’Ungheria alza un muro e l’Italia è tutta contenta perché ha posto fine all’unica cosa buona che era riuscita a fare, l’operazione «Mare Nostrum», ed è rientrata nei ranghi dell’Europa perché sia chiaro che la vita negata ai profughi non è una scelta solo dell’Italia, ma è un sacrificio collettivo che tutta l’Europa offre a se stessa avendo cessato di essere umana. Ed ecco che il papa Francesco dà il nome alla cosa: respingere i profughi è guerra, e cacciare via da un Paese, da un porto, da una sponda i migranti abbandonati al mare, è violenza omicida. Lo dice nell’anniversario del delitto fondatore di questa fase della modernità, lo dice nei giorni di Hiroshima e Nagasaki. Quando aveva denunciato che la guerra mondiale non era finita, perché nella globalizzazione si sta combattendo una guerra mondiale «a pezzi», era sembrato che parlasse per metafore; ma oggi mette le cose in chiaro: la guerra è questa, i garantiti contro i disperati, un mondo che voleva abolire le frontiere e ne ha alzate altre più spietate e invalicabili, contro un’umanità senza patria né asilo che invano cerca salvezza. E se è una guerra, una guerra non dichiarata e non tutelata da alcun diritto, nemmeno umanitario, gli atti che vi si compiono sono crimini di guerra...........Sono mesi e mesi che i siti nonviolenti, pacifisti, o semplicemente umani, denunciano questi delitti perpetrati dai governi europei, compreso il nostro, sollecitano appelli e firme dei cittadini perché ci si risolva a dare l’unica soluzione vera al problema, che è quella di aprire le frontiere, riconoscere l’antico diritto umano universale di migrare, permettere ai profughi e ai fuggiaschi di viaggiare al sicuro su treni, navi e aerei di linea. E sono mesi che siti nostalgici e integralisti, invidiosi di papa Francesco, cercano di screditarlo lamentandone la popolarità, e rallegrandosi se quando parla ai poveri e ai movimenti popolari, come ha fatto in Bolivia, il mondo per bene con i suoi media neanche lo ascolta. La verità è che papa Francesco è l’unico che oggi ha parole all’altezza del dramma storico che stiamo vivendo. Gli scartati della terra sono i veri soggetti storici attorno a cui si deve costruire la nuova convivenza, sono il fulcro dell’umanità di domani. E la giustizia e il diritto devono garantire la «casa comune» e tutti i suoi abitanti, a cominciare dal diritto a vivere, a prendere terra, a riposarsi sotto qualsiasi sole. Questo dice il papa, e non è una cosa impossibile, è solo una cosa non ancora avvenuta.
Raniero La Valle in “il manifesto” del 8 agosto 2015

venerdì 7 agosto 2015

PAPA FRANCESCO : ACCOGLIENZA,DIALOGO E ASCOLTO!

CITTA' DEL VATICANO - Respingere i migranti che arrivano dal mare...."E' un atto di guerra", sottolinea Bergoglio, parlando a braccio con i ragazzi del Movimento Eucaristico Giovanile in occasione del centenario della sua fondazione.

"Se ti uccido è finito il conflitto. Ma non è il cammino", ha detto...il Pontefice "quando identità diverse vivono insieme, sempre ci saranno i conflitti, ma - ha scandito - soltanto col rispetto dell'identità dell'altro si risolve il conflitto. Le tensioni si risolvono nel dialogo, i veri conflitti sociali e culturali si risolvono col dialogo ma prima con il rispetto dell'identità dell'altra persona".

...Francesco ha parlato del problema degli immigrati rispondendo alla domanda di un ragazzo indonesiano che "ha parlato dei conflitti in una società come l'Indonesia, dove si respira una grande diversità interna di culture". "E' un conflitto sociale. Ma anche i conflitti - ha osservato il Papa - possono farci bene, perché ci fanno capire le differenze, come sono le cose diverse. E ci fanno capire che se non troveremo la soluzione che risolve questo conflitto ci sarà una vita di guerra".

Il Papa ha fatto cenno anche all'integralismo cattolico, "un male da evitare". L'atteggiamento verso chi non ha la nostra stessa fede deve essere di apertura. "Non è cattolico, non crede, ma tu - ha suggerito - rispettalo, cerca che cosa di buono ha, i valori che ha. Così i conflitti si risolvono con il rispetto delle identità e le tensioni con il dialogo". Proprio al tal proposito Bergoglio ha affermato:"In Medio Oriente stiamo vedendo che tanta gente non è rispettata, le minoranze religiose, i cristiani, ma non solo non sono rispettati, ma tante volte sono uccisi, perseguitati. Perché? perché non si rispetta la loro identità".

..."quando c'è vita, ci sono anche tensioni e conflitti. La tensione serve - afferma il Papa - l'importante è risolverla con il dialogo e il rispetto reciproco. Quando in famiglia c'è dialogo, c'è la capacità di dire spontaneamente cosa si pensa, le tensioni poi si risolvono bene. Non bisogna avere paura delle tensioni, però - avverte Francesco - la tensione solo per amore della tensione fa male e alla fine distrugge".

Poi si è rivolto ai giovani: "Un giovane senza coraggio è un giovane annacquato, è un giovane vecchio". Poi ha proseguito: "Alcune volte mi viene di dire ai giovani: 'Per favore, non andare in pensione!', perché ci sono giovani che se ne vanno in pensione a 20 anni: hanno tutto sicuro, nella vita, tutto tranquillo e non hanno la tensione".

Bergoglio ha anche regalato un aneddoto: "L'altro giorno in piazza in udienza del mercoledì giravo con il papamobile e ho visto una nonnina, anziana, aveva gli occhi brillanti di gioia, e ho fatto fermare il papamobile e sono sceso e sono andato a salutarla. Sorrideva.'Mi dica nonna quanti anni ha?', '92', 'ma brava, com'è gioiosa, ma mi dia la ricetta di come arrivare a 92...'. E lei mi ha detto: 'mangio i ravioli... E poi ha aggiunto: e li faccio io'". Il Papa ha sottolineato come i nonni siano "i grandi dimenticati di questo tempo" e ha esortato i giovani a parlare con loro: "Sono la memoria della famiglia, del Paese, della fede, della vita. Parlate con i vostri nonni perché sono bravi e sono una fonte di saggezza utile anche per risolvere le tensioni in famiglia"

lunedì 3 agosto 2015

IMU e scuole paritarie: un utile intervento del coordinatore di "Noi Siamo Chiesa"
Credo che la questione del pagamento dell’IMU da parte delle scuole paritarie debba essere visto in modo pragmatico più che ideologico, partendo dai fatti. Da questo punto di vista Mons. Galantino, segretario della CEI, ci sembra avere buone ragioni anche se la sua vivace reazione alla sentenza della Cassazione mi è sembrata sopra le righe.
Gli alunni delle paritarie sono un milione e trecentomila, mi pare il dieci per cento. In gran parte sono scuole materne dove la presenza pubblica è molto modesta (quasi inesistente- mi dicono- al Sud). La P.A. non è in grado, ora almeno, di coprire questa utenza i cui costi sono in gran parte a carico delle famiglie (in un periodo di crisi). In tutta Europa, a partire dalla Francia, le risorse pubbliche intervengono a sovvenzionare le paritarie.
Ci saranno anche scuole paritarie non confessionali che sono solo attività commerciali, ora pagano l’IMU se hanno rette alte superiori ai costi statali per studente della scuola pubblica, altrimenti non la pagano (come le scuole pubbliche).
Chi conosce la situazione sa che le scuole paritarie e i genitori fanno fatica e il numero degli iscritti è in calo. Non sono luoghi dove si fanno profitti. Ci sono poi cose bizzarre. Gli enti locali, come il comune di Milano, che hanno tante scuole comunali dovrebbero pagare l’IMU ? A chi? A sé stessi?
Semmai si tratta di ottenere standard e controlli nei confronti delle scuole paritarie, semmai si tratta di chiedere/pretendere che la Chiesa si impegni su altri fronti per esempio per la tassazione rigorosa delle vere attività commerciali (alberghi ecc…) lasciando perdere le resistenze del passato, semmai si tratta di sperare che la Chiesa cominci a riflettere sul ricco e comodo sistema dell’ottopermille, semmai si tratta di aspettarsi che la Chiesa, le diocesi, gli Istituti religiosi diano ai loro bilanci la pubblicità e la trasparenza che ora praticamente non esistono. Informazioni veritiere, sufficienti e comprensibili potrebbero essere così l’occasione, almeno nella comunità dei credenti, di conoscenza, di discussione e di proposta, anche alla luce del messaggio di papa Francesco su una Chiesa povera e dei poveri..

Vittorio Bellavite di “ Noi Siamo Chiesa”

PREGHIERA PER IL NOSTRO FUTURO

Signore Iddio,ti preghiamo per il futuro.
Quel domani che ci terrorizza.
Quel domani che ci sembra stritolato dalle mani
invisibili dei malvagi,con volto di diavolo o di multinazionali.
Quel domani che sembra riservato ai prepotenti
o a quelli che chinano il capo.
Ma il domani è nelle tue mani:
modellato secondo la tua misericordia,
assumerà la luce calda dell'accoglienza,
resa vera e viva dalla vita di Gesù.
Morto nel disprezzo,
risuscitato per la nostra salvezza.
Amen.
(da Riforma.it)

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