lunedì 27 maggio 2019

LA CARITA'

"Non si può vivere la carità senza avere relazioni interpersonali con i poveri: vivere con i poveri e per i poveri. I poveri non sono numeri ma persone. Perché vivendo con i poveri impariamo a praticare la carità con lo spirito di povertà, impariamo che la carità è condivisione. In realtà, non solo la carità che non arriva alla tasca risulta una falsa carità, ma la carità che non coinvolge il cuore, l’anima e tutto il nostro essere è un’idea di carità ancora non realizzata.
Occorre essere sempre attenti a non cadere nella tentazione di vivere una carità ipocrita o ingannatrice, una carità identificata con l’elemosina, con la beneficienza, oppure come “pillola calmante” per le nostre inquiete coscienze. Ecco perché si deve evitare di assimilare l’operato della carità con l’efficacia filantropica o con l’efficienza pianificatrice oppure con l’esagerata ed effervescente organizzazione.
Essendo la carità la più ambita delle virtù alla quale l'uomo possa aspirare per poter imitare Dio, risulta scandaloso vedere operatori di carità che la trasformano in business: parlano tanto della carità ma vivono nel lusso o nella dissipazione oppure organizzano Forum sulla carità sprecando inutilmente tanto denaro. Fa molto male constatare che alcuni operatori di carità si trasformano in funzionari e burocrati.
Ecco perché vorrei ribadire che la carità non è un’idea o un pio sentimento, ma è l’incontro esperienziale con Cristo; è il voler vivere con il cuore di Dio che non ci chiede di avere verso i poveri un generico amore, affetto, solidarietà, ecc., ma di incontrare in loro Lui stesso (cfr Mt 25,31-46), con lo stile di povertà."
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DAL DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO PROMOSSO DA CARITAS INTERNATIONALIS
Lunedì, 27 maggio 2019

domenica 19 maggio 2019

PROTESTIAMO!

Sono profondamente turbato: come è possibile che un politico oggi,in un comizio elettorale, baci il rosario,invochi i santi patroni d’Europa e affidi l’Italia al Cuore immacolato di Maria per la vittoria del suo partito? Cattolici,se amate il cristianesimo non tacete,protestate!

giovedì 16 maggio 2019

MIGRANTE O IMMIGRANTE O RIFUGIATO O ... CLANDESTINO?

«Migrante» non è che il participio presente del verbo migrare. Sembrerebbe un termine neutro. Ma
da tempo ha assunto un significato spregiativo. Né cittadino, né straniero, il migrante si situa alla
frontiera nel tentativo di varcarla. Ovunque di troppo, è un intruso che fa saltare le barriere, suscita imbarazzo. Figura di transito, presenza al mondo fluida e instabile, il migrante, questo senza-luogo, così minacciosamente fuoriluogo, appare incontrollabile, sfuggente, evasivo e invasivo.
Nessuna empatia, nessuna solidarietà per questo nuovo povero cui è stata tolta anche l’antica
dignità del povero. Nella sua nudità, oscura e illegittima, è lo spettro dell’ospite. Non promette di far ritorno. Cerca solo un posto dove esistere. Ma i sovranisti lo fermano: «tu non sei di qui!».
Gridano all’invasione, chiamano a raccolta contro il «clandestino», quel nemico subdolo e occulto.
Se «rifugiato» è la parola magica della redenzione, «migrante» è un’etichetta-frontiera innalzata per
arrestare chi pretenda di muoversi tra gli Stati-nazione. I nomi confortano la buona coscienza della
governance liberale che esercita il potere biopolitico della selezione: da una parte i buoni, dall’altra
i cattivi, da una parte i veri, dall’altra i falsi. Il migrante sarebbe il «falso rifugiato». Respingere
questo povero tra i poveri, meno bianco e meno istruito, è ormai un merito.
Il migrante non è neppure l’immigrato, quel corpo su cui si eserciterà una duplice discriminazione,
di «razza» e di «classe». Nel migliore dei casi è un «richiedente asilo», rinviato a un’attesa
interminabile. Invisibilità e immobilità sono la sua condanna. Nel peggiore è invece un’eccedenza,
un avanzo superfluo, una scoria senza diritto di esistere. Il capitalismo globalizzato lo lascia morire
in mare o lo consegna a quegli innumerevoli campi di cui è costellato il mondo degli Stati-nazione.
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 Donatella Di Cesare in “L'Espresso” del 12 maggio 2019

mercoledì 15 maggio 2019

QUANDO LA CARITÀ INFASTIDISCE...

I Frati di Assisi fanno quadrato attorno all’elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski che, sabato scorso, con un gesto fortissimo, ha riattaccato l’elettricità nell’edificio occupato a due passi da Santa Croce in Gerusalemme a Roma, infiammando lo scontro politico e legale. 

Padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro Convento di Assisi, interpellato dall’agenzia di stampa Adnkronos ai margini della presentazione dell’evento voluto dal Papa che per marzo prossimo ha radunato ad Assisi gli economisti di tutto il mondo, afferma: “Se è illegale aiutare bambini e persone che soffrono, ditemi che cosa è legale?”.

Gli occupanti dello stabile difendono naturalmente l’elemosinere dicendo di essere pronti ad autodenunciarsi. “Se è illegale quello che ha fatto Krajewski - osserva provocatoriamente padre Fortunato - compiendo un gesto di umanità dettato dal cuore e da quanto dice il Vangelo, allora arrestateci tutti”.

Tra l’altro, osserva ancora padre Fortunato a dimostrazione di come per uomini di Chiesa fare del bene a chi soffre non rappresenti un gesto irrituale: “La Chiesa compie gesti di carità quotidianamente”.

huffingtonpost.it

venerdì 10 maggio 2019

Germania 2060: i protestanti e i cattolici saranno la metà

Il Centro di ricerca Generationenverträge (Fzg) dell’Università Albert-Ludwig di Friburgo ha presentato per la prima volta una ricerca che delinea scenari allarmanti : nei prossimi quarant’anni protestanti e cattolici potrebbero addirittura dimezzarsi
L’indagine pubblicata lo scorso tre maggio è importante per «Comprendere il segno dei tempi, adattarsi ai cambiamenti e guardare al futuro. Invita a porsi delle domande sull’oggi per gestire il domani», hanno dichiarato il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica luterana in Germania , Heinrich Bedford-Strohm e il presidente della Conferenza episcopale tedesca, il cardinale Reinhard Marx.
I dati affermano che ci saranno circa 20 milioni di fedeli cristiani in meno (10 mila per parte), nelle città e nelle campagne tedesche: un danno non solo vocazionale, comunitario, ma decisivo anche per le entrate finanziarie delle diverse comunità. 
Il dimezzamento del numero di cristiani è legato – sembra dire la ricerca – alla secolarizzazione, dunque ai comportamenti, diversi rispetto al passato, in tema di sacramenti, come «il mancato battesimo (il 77% in meno rispetto al passato, sia nelle famiglie cattoliche sia protestanti), alle inevitabili uscite di membri di chiesa dalle comunità (nel 2017 nella sola chiesa cattolica si sono persi 167.504 fedeli e ne sono entrati meno di 10mila), e infine ai normali fattori demografici legati alle nascite e alle mortalità». 
«Il declino del numero di contribuenti ecclesiastici produrrà un effetto pericoloso: le entrate non cresceranno allo stesso ritmo delle spese e le chiese e dovranno affrontare un aumento di costi difficilmente sostenibile, soprattutto nell’area delle risorse umane. L’analisi chiarisce anche che le chiese continueranno ad avere risorse da trasformare nei prossimi due decenni. Queste però dovranno essere usate con saggezza».
Oggi sono 44,8 milioni i cristiani presenti in Germania: 23,3 cattolici e 21,5 milioni evangelici.  La proiezione fatta al 2060, «descrive una tendenza che era già stata prevista qualche anno fa. Forse non saremo in grado di cambiare questa inevitabile débâcle ma ci sono altre cose che possiamo fare, ad esempio rafforzare la presenza delle nostre chiese sul territorio. Nella vita delle chiese, tuttavia, essenziale è trasmettere la Parola evangelica.La Germania, poi, sarebbe più povera senza i cristiani che operano e lavorano nel sociale e nelle opere diaconali». 
Nel 2035, informa infine la ricerca «I cattolici saranno 18,6 milioni e gli evangelici protestanti 16,2 milioni.Nel 2060 i numeri cambieranno, i cattolici saranno 12,2 milioni e gli evangelici 10,5 (22,7 milioni in tutto)»
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Estratto da "Riforma.it"

mercoledì 8 maggio 2019

JEAN VANIER: UN GRANDE TESTIMONE DELLA CARITÀ

"La fragilità sta là, al cuore del mondo. Si traduce talvolta nella paura, nell'insicurezza. Alle volte incontriamo delle fragilità che fanno molta paura. Alcune persone rigettano ogni forma di relazione e non sappiamo come avvicinarle. Ci vogliano allora persone che sappiano in quale maniera approcciarle. Durante un viaggio a Calcutta mi hanno presentato un malato mentale che gridava di continuo. Gli infermieri lo evitavano un poco. Col mio poco di esperienza sono andato verso di lui a mani aperte [apre le mani]. E lui è venuto e ha messo le sue due mani nelle mie. Si può vederlo con la Samaritana. Gesù l’ha toccata perché aveva bisogno di lei. Quando si può cominciare una relazione avendo bisogno dell’altro, quello cambia. Se Gesù avesse cominciato a predicare, quella sarebbe scappata. Invece è venuto umilmente dicendo “ho bisogno di te”.
Se lei visita regolarmente una persona sola, allora per quella persona lei diventa il messia. La relazione è il luogo della felicità. Ma talvolta la sofferenza fisica è troppo grande. Non bisogna pretendere che tutto si facile. La fragilità ha bisogno di essere amata.

La sola cosa che mi interessa è di essere l’amico di Gesù. Voglio essere con lui da qualche parte, non so dove. Gesù è povero, umile. Io spero di essere con lui nella povertà. Sempre nella povertà. È la sola cosa. Il segreto è sempre nella discesa, non nella salita. È accettare di essere fragili. Non siamo sempre quel che vorremmo essere, nemmeno con Gesù. Abbiamo sempre bisogno di un Gesù che ci riacchiappi quando ci allontaniamo. Egli è straordinario nella sua capacità di amare. Il più grande pericolo, al giorno d’oggi, è il fenomeno del bisogno di realizzazione, che comincia nelle scuole. C’è un problema di lotta tra il successo e l’accettazione di quel che si è, con la propria missione. Vediamo una sorta di contraddizione tra la società e la vita cristiana. Gesù, da parte sua, è così umile e così piccolo… Il mondo va al contrario… È il Vangelo il mondo che va per il verso giusto. È una rivoluzione copernicana."
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Da un'intervista in occasione del suo 90° compleanno

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