sabato 20 luglio 2013

SACERDOTE SPOSATO:UOMO DI DIO SEMPRE!

CARISSIMI GIUSEPPE E ANGELA,
UN PO' IN RITARDO,MA CON ATTENTA CONSIDERAZIONE,ABBIAMO LETTO LA VOSTRA TESTIMONIANZA DI VITA RIPORTATA SUL SITO DI VOCATIO.
NOI SIAMO AGOSTINO E DANIELA,RESIDENTI A MONTANASO LOMBARDO IN PROVINCIA DI LODI,E SIAMO ACCOMUNATI ALLA VOSTRA ESPERIENZA,SEGNATA DA UNA PRECEDENTE VOCAZIONE SACERDOTALE.
IN TUTTA SINCERITA',INVIDIAMO IL VOSTRO INSERIMENTO,SEPPUR COME "RUOTA DI SCORTA",NELLA COMUNITA' ECCLESIALE LOCALE,PER NOI ANCORA UNA VAGA CHIMERA....
CI SIAMO RITROVATI IN LINEA CON LE VOSTRE STORIE RIGUARDO AL MOMENTO DI LASCIARE IL SACERDOZIO:DALLE PAURE ALLE CRISI,DAGLI ABBANDONI AI TRADIMENTI,...DALLA RICERCA DI UNA NUOVA IDENTITA' ALL'UNIONE SPONSALE,VISSUTA IN PIENEZZA E IN COMPLETA DONAZIONE RECIPROCA.
LA SERENA BELLEZZA DELLA NOSTRA VITA DI COPPIA SI E' RIVELATA COME UNA CALAMITA AL PUNTO DA PERMETTERCI,SENZA ALCUN INTERESSE O INTENZIONE
PERSONALI,DI RIENTRARE DALLA FINESTRA NELL'UMANO DEI NOSTRI FRATELLI,CHE IL BUON DIO HA MESSO SUL NOSTRO CAMMINO,MA PURTROPPO SOLO NELL'UMANO...
INFATTI,QUANDO SOLO CON DISCREZIONE E SEMPLICITA' SI ACCENNAVA AL PASSATO SACERDOTALE DI AGOSTINO,LE IMMEDIATE REAZIONI ERANO E SONO TUTTORA DI PAURA,DI CHIUSURA E DI DISTACCO.
E COSI' CI SIAMO RITROVATI DI FRONTE UN PARROCO CON RICHIESTE DI INTERVENTI,RECENSIONI,ARTICOLI,MA SOLO VIA EMAIL E SENZA SAPERE SE SIANO MAI STATI EFFETTIVAMENTE UTILIZZATI!
O COME QUELL'AMICA DI VECCHIA DATA DI DANIELA,MILITANTE DA ANNI NEL MOVIMENTO DEL RINNOVAMENTO DELLO SPIRITO,ALLA QUALE RISULTAVAMO BEN ACCETTI FINO A QUANDO LA NOSTRA DISPONIBILITA' ERA RIVOLTA ESCLUSIVAMENTE A LEI E A TUTTI I SUOI SFOGHI,MA NON NEL MOMENTO IN CUI LA PROPOSTA POTEVA ESSERE ALLARGATA AD ALTRE PERSONE PER UNO SCAMBIO DI RIFLESSIONI,DI PREGHIERA E DI CONDIVISIONE!
IMMEDIATA E' ARRIVATA L'INTIMAZIONE:<<RICORDATI CHE PER TUTTI TU SEI SOLO AGOSTINO!>>,E QUASI SUBITO DOPO:<<NON SONO PREPARATA! NON ME LA SENTO! QUALCUNO POTREBBE PARLARE....!>>.
LEGGENDO QUANTO TU AFFERMI,GIUSEPPE,CI E' SORTO UN INTERROGATIVO RIGUARDO AL VOSTRO PRESENTARVI E MANIFESTARVI COME COPPIA DURANTE GLI INCONTRI DA VOI PRESIEDUTI:SIETE ACCOLTI COME SEMPLICE COPPIA CRISTIANA O COME UNA COPPIA FORMATA DA UN SACERDOTE SPOSATO?
DA DUE MESI,PER GRAVI MOTIVI FAMIGLIARI,ABBIAMO CHIUSO IL NOSTRO NEGOZIO DI PRODOTTI ALIMENTARI("PANE QUOTIDIANO") E IL GIORNO IN CUI AGOSTINO HA
ABBASSATO DEFINITIVAMENTE LA SARACINESCA,HA COMMENTATO: <<SI CHIUDE IL CONFESSIONALE! >>.
E' STATO BELLO E IMPORTANTE,PER AGOSTINO,SCOPRIRE COME LE PERSONE ENTRASSERO IN QUEL NEGOZIO NON SOLO PER ACQUISTARE PANE E DERIVATI,MA ANCHE PER IL BISOGNO DI UN SILENZIO ATTENTO CHE PERMETTESSE LORO DI RACCONTARSI...AL SACERDOTE? O SEMPLICEMENTE ALL'UOMO,SENZA ETICHETTE.
AUGURI DI OGNI BENE PERCHE' DIO POSSA SEMPRE DIRE BENE DI VOI!
AGOSTINO CON DANIELA.

IL MARITO,IL PADRE E IL PRETE CHE VIVE IN ME di p.Giuseppe Morotti

Mi decido finalmente ad assecondare un mio caro ex confratello che da tempo mi chiede come mai noi preti sposati, ridotti allo stato laicale, benché numerosi, non condividiamo mai niente di ciò che viviamo. Penso anche che, nella misura in cui la saprò trasmettere con semplicità e senza spirito polemico, questa mia condivisione possa essere di aiuto a quella Chiesa che continuo ad amare.
Sono oramai più di dieci anni che ho interrotto la vita religiosa e presbiterale e mi sono sposato con Angela, verso cui nutro un affetto profondo e con la quale condivido la gioia e la responsabilità di crescere insieme ai nostri due figlioletti, Mauro e Carlo.
Non è stata una scelta facile, tutt'altro. Anche per il fatto che è avvenuta nel momento in cui ero Priore della Congregazione dei Piccoli Fratelli del Vangelo che si ispirano a Charles De Foucauld: soprattutto in un primo momento, ha comprensibilmente creato sconcerto, incomprensioni, rotture, senso di tradimento e sofferenza in molti di coloro che mi conoscevano. Ed anche in me stesso: mi sentivo sempre più solo, facile bersaglio dei giudizi degli altri, ma anche dei miei dubbi e dei miei sensi di colpa. Alla base del disorientamento che attraversavo vi era il fatto di non poter più svolgere il “lavoro" di religioso-prete, l'unico a cui mi ero veramente preparato, che riuscivo a svolgere bene e che avrei continuato a fare con entusiasmo. Mi trovavo invece ad arrabattarmi con delle occupazioni improvvisate in un quartiere popolare di Marsiglia. Il fatto inoltre di "metter su casa e famiglia" iniziando praticamente da zero, con la prospettiva di non avere domani neanche una pensione per il fatto di non aver avuto nel passato contributi versati, immetteva in me insicurezza ed angoscia. Confesso che durante i primi mesi, in cui non avevo ancora un lavoro, per risparmiare, mi sono recato regolarmente in piazza, a fine mercato, per recuperare la frutta e la verdura che veniva scartata.
Stabilitici a Bolzano, dato che almeno Angela poteva contare su delle supplenze come insegnante precaria, non fu facile il nostro inserimento nella comunità ecclesiale. Il fatto di essere un "ex prete" faceva sì che venissi visto con diffidenza e sospetto, i preti giovani in modo particolare manifestavano non poca freddezza nei miei confronti. Lo psicologo gesuita che mi aveva sapientemente accompagnato mi aveva anticipato il motivo per cui probabilmente le maggiori chiusure le avrei trovate negli ex confratelli e nei preti. Se io avessi perso anche la fede, tutto sarebbe stato chiaro per loro. Ma il fatto che avessi preso moglie rimanendo quello che ero, avrebbe potuto provocare tra i più insicuri di essi una crisi identitaria che li avrebbe indotti ad attitudini di difesa e di rifiuto più o meno consapevoli.
Ebbi comunque la fortuna di essere assunto nel Centro di Accoglienza delle persone senza fissa dimora della Caritas. Questo lavoro a servizio degli ultimi mi gratificava, facendomi sentire profondamente in sintonia con la mia vita antecedente. Trascorsi i primi 5 anni immerso nel lavoro e nella vita familiare senza svolgere il minimo servizio a livello religioso e spirituale. Arrivò poi il giorno in cui il nostro nuovo parroco, che si rivelò per noi un vero fratello, mi invitò ad animare degli incontri di preghiera che ebbero un discreto successo. Da allora iniziai ad essere sempre più spesso invitato a tenere qua e là delle meditazioni, dei ritiri... «In mancanza di cavalli – solevo dire scherzosamente – si fanno correre gli asini». La pubblicazione di un libro sul dialogo tra cristianesimo ed islamismo che si avvaleva dell'esperienza dei dieci anni che ho vissuto in Iran, condividendo la vita di alcune comunità cristiane minoritarie, mi ha aperto ulteriormente la strada. Ho dovuto ridurre il mio lavoro alla Caritas ed infine abbandonarlo per poter rispondere meglio sia alle esigenze della mia famiglia che alle collaborazioni che mi venivano e mi vengono richieste con sempre più frequenza in ambito parrocchiale e diocesano. È vero che nonostante la penuria di preti e l'appoggio di vari presbiteri che mi conoscono meglio non si è ancora trovato il coraggio di affidarmi un incarico ufficiale nell'ambito pastorale, ma il fatto che venga considerato come una buona ruota di scorta mi pare già importante.
Confesso di sentirmi sempre più realizzato in quello che sono, non solo come sposo e padre, ma anche come quel presbitero che nonostante la riduzione allo stato laicale è sempre rimasto vivo in me. Angela è contenta di vedermi sempre più "nella mia pelle" e fa di tutto per sostenermi. Uscito dalla porta insomma, ho la sensazione che, non solo la necessità, ma attraverso di essa anche lo Spirito mi stia ritirando dentro dalla finestra. In me ed in Angela sta perfino facendosi strada un sia pur timido sentimento di essere investiti come di una nuova, motivante missione. Quella di contribuire concretamente e discretamente a porre una pietra di quella che potrebbe essere, se Dio vorrà, la Chiesa di domani. Una Chiesa in cui accanto a presbiteri che continueranno a svolgere con gioia il loro ministero da celibi, ce ne siano altri e perché no altre, sposati, padri e madri di famiglia. Questo servirebbe non solo a far sì che venga risolto, almeno in parte, il problema ormai endemico della mancanza di vocazioni, ma anche a dare al ministero presbiterale completezza ed equilibrio.
Ci tengo a ribadire il fatto che mi sembra importante che il celibato continui ad essere salvaguardato come un autentico valore in modo particolare per coloro che lo professano con voti religiosi e sono al contempo sostenuti da una fraterna vita comunitaria. Io stesso infatti per 30 anni l'ho vissuto come tale. Solo da celibe e quindi da libero da impegni familiari, avrei potuto per esempio corrispondere a quella entusiasmante e per certi aspetti sconvolgente esperienza che ho vissuto per 10 anni in Iran condividendo, in situazioni disagiate e rischiose, di guerra e di discriminazione, la vita di alcune comunità cristiane minoritarie.
Ho sperimentato anche come un celibato vissuto con generosità e con gioia possa favorire un autentico, profondo, gratificante senso di paternità spirituale nei confronti di molti e di molte, i quali a loro volta sentono una attrazione profonda nei confronti di una accoglienza che scaturisce da un cuore libero per Dio e nello stesso tempo aperto a tutti. Ho pure sperimentato come quella "ferita celibataria" che mi bruciava giorno e notte nella carne potesse essere uno straordinario trampolino di lancio verso un amore privilegiato nei confronti di un Dio confessato in tal modo come l'Assoluto.
D'altra parte mi rendo conto di come il mio stato attuale di sposato mi sia di aiuto per quel che riguarda un rapporto più equilibrato con le donne. Mentre prima mi era piuttosto problematico rapportarmi con loro per l'istinto di difesa che mi abitava, constato ora di riuscire a relazionarmi con più naturalezza. D'altro canto mi rendo anche conto di quanto quella attrazione indefinita ed inconfessata che il mio essere prete esercitava in particolare sulle donne nubili ma anche sposate e insoddisfatte o con accentuato istinto materno sia venuta meno, concedendomi una più realistica e meno illusoria percezione di me stesso.
Mi ha giovato inoltre, conferendomi sicurezza ed una sana autostima, il fatto di sentirmi voluto bene da Angela come Giuseppe, quindi per me stesso più che per il mio ruolo. Ho percepito perfino di essere un privilegiato quando ho sentito vibrare all'unisono la mia dimensione spirituale con quella corporale. Senso di pienezza, di salute fisica, mentale, psicologica e spirituale che mi salvaguarda ora con più facilità da possibili derive compensatorie di cui nel passato mi sentivo più facilmente in balìa.
Ho sperimentato inoltre come la paternità fisica costituisca un qualcosa di straordinario che mi ha portato a capire Dio come Padre e Creatore di un qualcuno che proviene da lui, ma che è altro e non è più solo suo. Un'esperienza che ha visto accentuarsi il mio senso di responsabilità verso gli altri convincendomi del fatto che per voler bene e sentirsi responsabili di tutti è importante amare e sentirsi responsabili di qualcuno in modo particolare. Mi rendo conto anche di aver guadagnato in concretezza ed in realismo rispetto a quando, confessando per esempio un uomo che mi manifestava la sua difficoltà nel sopportare la suocera, risolvevo la questione con faciloneria dandogli una pacca sulle spalle e dicendogli: “Ma dai, abbi un po' più di pazienza, mica sarà una belva questa suocera”. Mentre ora che io stesso sono chiamato a gestire il rapporto con una suocera spesso generosa nella sua invadenza... Come del resto mi rammarico delle tante volte in cui dal pulpito abbia proferito con esagerata sicurezza e spavalderia dei bei principi di morale sessuale senza percepire fino in fondo la complessità, la sofferenza e perfino la drammaticità che spesso accompagnano certe scelte dei coniugi.
Un decennio di prova, di svuotamento quindi, ma che grazie a Dio si sta aprendo a nuove, interessanti opportunità per me stesso, per la mia famiglia, per la comunità cristiana di cui faccio parte e forse, chissà, per la Chiesa di domani.

* Ordinato prete nel 1974, entra a far parte della Congregazione dei Piccoli Fratelli di Charles De Foucauld; ha vissuto per 10 anni in Iran e per altri 10 anni è stato animatore della Fraternità di Spello. Poi ha ricoperto il servizio di responsabile della Congregazione.

venerdì 19 luglio 2013

I VIZI CAPITALI DEI SOCIAL NETWORK

Da un blog della rivista francese «La Vie» una rilettura 2.0 di un tema classico dell'etica cristiana per aiutare il popolo della rete a guardarsi allo specchio
La rete è un ambiente in cui viviamo ormai parecchio tempo delle nostre giornate. E - anche senza accorgercene - dentro vi portiamo tanti nostri atteggiamenti. In maniera simpatica Pierre Durieux - direttore del Servizio della comunicazione della diocesi di Lione - aiuta in questo articolo a guardarsi un po' allo specchio, rileggendo in questa chiave il tema dei sette vizi capitali.

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Qualche tempo fa era chic parlare dei social network solamente in termini di rischi e minacce. Bastava uno scandalo mediatico a dare credito a una tesi abbastanza inconsistente che mascherava in maniera molto maldestra l'ignoranza riguardo a questi mezzi e la mancanza di voglia di "metterci la testa".
Più recentemente, quasi come un controbilanciamento - movimento per di più benedetto da papa Benedetto XVI - è diventato chiaro che Facebook e Twitter sono mezzi "in-dis-pen-sa-bi-li" per la nuova evangelizzazione e cruciali per essere all'ascolto delle "gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi" del nostro paese e del mondo.
In effetti, tra queste due prospettive - una troppo fosca e l'altra troppo ottimista - e dato che queste reti ci sono diventate sempre più familiari, occorre dire grazie per tutto il bene che ci hanno fatto, a cominciare dal fatto che hanno avvicinato un po' di più le persone tra loro, senza nascondersi le tentazioni che comportano e i sette peccatori capitali che vi imperversano.
Il superbo. Non legge i messaggi degli altri ma rilegge i propri. Un filo esibizionista borderline, valuta costantemente la propria influenza e gratifica almeno il suo entourage con le proprie riflessioni narcisistiche. Gli piace sottolineare i propri pseudo-incontri con i grandi di questo mondo: "Ehi, @MelGibson non è che hai dimenticato i tuoi occhiali?". Non è un membro della rete, è la testa della rete. Tiene la contabilità delle proprie interazioni su Twitter e disegna le curve dei "likes" e dei propri status su Facebook. Il massimo della soddisfazione è vedere che le proprie informazioni sono riprese, condivise e commentate. In un epoca di dittatura del relativismo è bene che vi siano dei nuovi magisteri. E in tutta franchezza è meglio che sia lui il maestro del momento, visto l'alto numero di cretini in circolazione. Inoltre, è assolutamente necessario che cambi la foto del proprio profilo circa ogni 48 ore. Quella del proprio ombelico.
L'avaro. Lui al contrario non condivide le proprie informazioni: lucra quelle degli altri. Consuma lo schermo a furia di guardare. Sotto pseudonimo, vede ma non si fa vedere. Voyeur imbucato s'immischia segretamente nel quotidiano del suo giro, se la ride nel suo angolino o s'intristisce, ma si guarda bene dal commentare o dall'interagire. Ritiene che gli altri manchino di pudore e non comprende come si possa buttare al vento le proprie informazioni in quel modo. In generale l'avaro si smaschera con un'osservazione assassina in occasione di un incontro nel mondo reale: "Va meglio col tuo capo, per quel che capisco dal tuo status del 12 settembre scorso delle 19,06, che è piaciuto a Teresa e Sofia".
L'invidioso. Si domanda se non dovrebbe smetterla con i social network. È troppo dura vedere tutta questa gente che sprizza felicità. La continua autopromozione dei propri amici lo fa impazzire. Commenta in modo compulsivo con messaggi gutturali, del tipo: "Hmm, boh, già visto, blurp". Autoerotismo e stop. Quando lui pubblicherà qualcosa, vedranno gli altri di che cosa è capace! Per il momento s'accontenta delle peripezie che legge qua e là, ma non può fare a meno di rattristarsi per l'erba più verde di questo festino interattivo nel quale lui fa la parte del Lazzaro.
L'iracondo. Se la prende con tutto e tutti. Ce l'ha con il "matrimonio per tutti" ma anche con la "manifestazione per tutti", pubblica in funzione delle proprie emozioni negative. Attacca tutti come novello Cyrano dei tempi moderni: i falsi nobili, i falsi devoti, i falsi coraggiosi. Ha proposto a Facebook di lanciare il bottone "non mi piace per niente", senza risposta al momento, cosa che costituisce un altro scandalo. Ama la polemica, il "tweet clash" e raggiunge per primo il livello "Godwin" dando sistematicamente al proprio avversario del nazista, tanto per iniziare la conversazione. Il collerico è fondamentale per rilanciare le voci più incerte: "La SNCF (corrispettivo francese di Trenitalia; ndr) avrebbe soppresso la carta igienica dai treni per obbligare gli utenti a mettere le mani nella cacca. Per protestare mettetene un rotolo alla vostra finestra alle 18. Fate girare!!!". Quando gli salta la mosca al naso, gli piace sfogarsi sul proprio schermo. Non è gran che come spettacolo.
Il lussurioso. Gli piace dare un'occhiata ai profili delle amiche prima di accettarle e si lascia portare volentieri dai link pubblicitari i più improbabili dove "Natasha canadese di 22 anni s'annoia tremendamente questa sera" e clicca troppo spesso sui video-trappola di Facebook che lo obbligano a condividere il link con la sua rete prima di poterlo guardare. Il che rende questo cacciatore d'immagini un pentito abitudinario: "Ho cliccato per errore su un video che proprio non m'interessava, davvero, lo giuro...". Studia i comportamenti di Femen e vuole comprendere il senso profondo dei loro gesti. Queste donne meritano d'essere ascoltate. O quanto meno, guardate.
L'accidioso. I social network sono il suo relax. Vegeta liberamente parecchie ore al giorno, mezzo ipnotizzato dai propri pensieri evanescenti e dallo schermo piatto. Vorrebbe che il flusso delle informazioni arrivasse a lui senza dover cliccare: aspetta la versione Mac degli "occhiali e-social" con scorrimento delle informazioni comandato dalla pupilla. Non è che gli ripugni mettere i "like" o ritwittare quella o quell'altra informazione, è che non ha "davvero davvero" l'energia per pubblicare una notizia. La sua accidia giustifica la sua presenza nei social network e i social network giustificano la sua accidia. È in ritardo ogni giorno e spiega che la giornata è sempre più piena: "un sacco di informazioni, capisci? E poi le email, sto diventando pazzo".
Il goloso. Facebook ha le sue delizie e Twitter le sue ebrezze. Gli piace divorare le informazioni e prova un senso di fame dopo un'ora di riunione e di sete dopo che sta sette minuti senza il suo telefono. Ultra-relazionale, risale la sua LT (linea temporale) o la sua colonna del registro delle attività fino a quelle che ha già letto. Il suo motto: venuto, visto. Mette tra i preferiti le info del giorno per riguardarle di notte. S'addormenta meravigliato pensando all'informazione che condividerà domani e al gioco di parole che nella giornata lo ha fatto progredire molto. In città spiega: " Abbiamo veramente compiuto una svolta con questo tipo di rete. E dire che prima la gente viveva sola in campagna, e al freddo, e poi c'era la guerra. No, con i miei 453 amici e 352 followers non sarò più solo".
Sì le tentazioni sulla rete sono molte. Le più pericolose non sono sempre quelle che crediamo, né quelle di cui ci parlano i media. Se incontriamo uno di questi sette vizi o se ci riconosciamo in uno di questi profili, non dobbiamo avere paura.
I peccatori sono la passione di nostro Signore. Anche se a volte costa essere nel gruppo dei suoi amici o dei suoi follower.
Un internauta avvertito ne vale due (punto zero). Se il tuo mouse ti porta a peccare, disconnettilo (cf. Mt 18,8). Riconnettilo solo quando sei determinato a un po' di umiltà, di generosità, di benevolenza, di pace di purezza, di lavoro e di misura.
Amen!

venerdì 12 luglio 2013

HO QUALCHE PROBLEMA RIGUARDO ALLA MADONNA!

CONTINUANDO LA RIFLESSIONE SULLA FEMMINILITA' NELLA CHIESA CI IMBATTIAMO INEVITABILMENTE NELLA FIGURA DI MARIA,CHE,PER CERTI VERSI,SENZA ALCUNA INVESTITURA SACRAMENTALE,OTTIENE IL POSTO IN UNO DEI GRADINI PIU' ALTI,ADDIRITTURA SOTTO IL FIGLIO SUO GESU'.A VOLTE QUANDO IL TASTO DEL TELECOMMANDO PASSA TRA QUEI CANALI DI CHIARA TENDENZA ECCLESIALE,SI HA QUASI LA SENSAZIONE CHE LA CHIESA E' TALE SOLO IN UNA LUCE MARIANA. E' VERO CHE FU PER LEI CHE LA SALVEZZA ARRIVO' TRA GLI UOMINI,MA E' IL CUORE DI OGNUNO CHE NELL'OGGI CONTINUA AD ACCOGLIERLA,A PERCEPIRLA,A CONSERVARLA,A TRASMETTERLA E A GIOIRNE!! ANCH'IO COME QUESTO GIORNALISTA DI CUI RIPORTO LE RIFLESSIONI,HO QUALCHE PROBLEMA CON LA MADONNA!

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