Noi
cittadini e cittadine, organizzazioni della società civile, enti e
sindacati chiediamo al Parlamento e al Governo di abrogare al più
presto le disposizioni in materia di asilo, immigrazione e
cittadinanza contenute nei c.d. decreti Sicurezza (d.l. n. 113/18
convertito con legge n. 132/18) e Sicurezza-bis (d.l. n. 53/19
convertito con legge n. 77/19) e di annullare gli accordi con la
Libia, in quanto violano i principi affermati dalla nostra
Costituzione e dalle Convenzioni internazionali, producono
conseguenze negative sull’intera società italiana e ledono la
nostra stessa umanità.
In
particolare, riteniamo imprescindibili ed urgenti i seguenti
interventi, che auspichiamo siano immediatamente adottati dal Governo
mediante decreto legge:
-
Reintrodurre la
protezione
umanitaria
Il d.l. n. 113/18 ha abrogato il permesso di soggiorno per motivi
umanitari, che era rilasciato in presenza di seri motivi di carattere
umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali.
Di
conseguenza, decine
di migliaia di persone che pure avrebbero diritto all’asilo ai
sensi dell’art. 10 della Costituzione o che si trovano in
condizioni di estrema vulnerabilità per gravi motivi di carattere
umanitario, vivono oggi nel nostro Paese senza poter ottenere o
rinnovare il permesso di soggiorno, condannate
così all’emarginazione e allo sfruttamento. Tra questi, anche
molti cittadini stranieri che avevano già trovato un inserimento
lavorativo e che, in seguito alla perdita del permesso di soggiorno,
non possono più
essere impiegati
regolarmente.
Per
questi motivi riteniamo necessario e urgente reintrodurre la
protezione umanitaria.
- Abrogare
la norma
riguardante la
residenza dei
richiedenti
asilo
In base a un’interpretazione restrittiva del decreto Sicurezza,
nella maggior parte dei Comuni italiani i richiedenti asilo non
vengono più iscritti all’anagrafe. L’impossibilità di ottenere
la residenza determina enormi problemi nell’inserimento lavorativo
e nell’accesso ai servizi, contribuendo a ostacolare l’inclusione
sociale dei richiedenti asilo e il raggiungimento dell’autonomia.
Per superare tali problemi, è a nostro avviso fondamentale abrogare
la norma del decreto Sicurezza riguardante l’iscrizione anagrafica
dei richiedenti asilo.
-
Ristabilire un
sistema
nazionale di
accoglienza
che promuova
l’inclusione
sociale di
richiedenti
asilo e
titolari di
protezione
In seguito all’entrata in vigore del d.l. n. 113/18, i richiedenti
asilo non possono più essere inseriti nel sistema di accoglienza
gestito dai Comuni (ex-SPRAR), ma possono essere accolti unicamente
nei CAS, strutture prefettizie spesso di grandi dimensioni e prive di
servizi fondamentali come i corsi di italiano, l’orientamento
lavorativo e la mediazione interculturale. Viene così ostacolata
l’inclusione sociale delle persone accolte e la loro positiva
interazione con i territori.
Dall’entrata in vigore del decreto, inoltre, migliaia di titolari
di protezione umanitaria sono stati costretti a lasciare i centri
d’accoglienza e abbandonati per strada.
Il progressivo smantellamento del sistema di accoglienza ha infine
comportato la perdita del posto di lavoro per migliaia di operatori e
operatrici, senza un’adeguata copertura e accompagnamento degli
ammortizzatori sociali.
Per
questi motivi riteniamo fondamentale reintrodurre il diritto
all’inserimento nello SPRAR dei richiedenti asilo e dei titolari di
protezione umanitaria e, in attesa del rilancio dello SPRAR quale
sistema unico di accoglienza, prevedere che i CAS rispettino standard
analoghi a quelli SPRAR, con azioni per l'inclusione sociale, la
formazione e l'inserimento lavorativo delle persone accolte.
- Abrogare le
norme riguardanti i divieti per le navi
impegnate nei salvataggi
Il decreto Sicurezza bis ha introdotto una serie di norme finalizzate
a impedire l’arrivo in Italia delle navi che trasportano cittadini
stranieri soccorsi in mare. Tali norme hanno comportato gravi
violazioni del diritto internazionale, che impone agli Stati di
indicare alla nave che abbia soccorso dei naufraghi un porto sicuro
dove farli sbarcare nel più breve tempo possibile. In attuazione del
d.l. n. 53/19, uomini, donne e bambini, già provati dalle violenze
subite in Libia, sono stati trattenuti per settimane sulle navi
soccorritrici, in condizioni inaccettabili.
Inoltre, come affermato dallo stesso Presidente della Repubblica, le
pesantissime sanzioni previste per le navi che violino il divieto
d’ingresso in acque territoriali, risultano assolutamente
sproporzionate. Il risultato complessivo del decreto Sicurezza-bis,
ostacolando l’operato delle navi umanitarie e scoraggiando le navi
commerciali dall’intervenire nei salvataggi, è di aumentare le
morti in mare.
Per
questi motivi riteniamo imprescindibile ed urgente abrogare le norme
del decreto Sicurezza-bis che prevedono divieti e sanzioni nei
confronti delle navi impegnate nei salvataggi.
Numerose altre norme introdotte dai decreti Sicurezza andrebbero a
nostro avviso abrogate al più presto, tra cui le norme che
ostacolano il rilascio del permesso di soggiorno ai minori non
accompagnati al compimento dei 18 anni e quelle che condizionano i
fondi della cooperazione agli accordi sui rimpatri, le disposizioni
in materia di trattenimento ed espulsione, le norme relative alla
procedura d’asilo e quelle in materia di cittadinanza.
Auspichiamo infine che il Governo annulli immediatamente gli accordi
con il Governo libico e che, fatti salvi gli interventi di natura
umanitaria, non vengano rifinanziati quelli di supporto alle autorità
libiche nella gestione e controllo dei flussi migratori. I migranti
intercettati dalla cosiddetta Guardia Costiera libica e riportati
forzatamente in Libia vengono infatti sistematicamente rinchiusi nei
centri di detenzione, in condizioni disumane, e sono sottoposti a
torture, stupri e violenze. Rinviare persone bisognose di protezione
verso un Paese non sicuro, come dichiarato anche dall’UNHCR e dalla
Commissione europea, viola la nostra Costituzione e il diritto
internazionale ed è contrario ai valori fondamentali di umanità.
Le modifiche fin qui auspicate sono assolutamente necessarie, ma di
certo non sufficienti, per affrontare la complessa questione dei
flussi migratori. E’ evidente l’esigenza di una più generale
riforma della legislazione in materia di asilo (inclusa la
reintroduzione del secondo grado di giudizio di merito per le domande
d’asilo), immigrazione (prevedendo canali di ingresso regolari e
forme di regolarizzazione su base individuale dei cittadini stranieri
già presenti nel nostro Paese, come nella proposta di legge di
iniziativa popolare già all'esame della Camera) e cittadinanza (a
partire dal disegno di legge approvato alla Camera nel 2015).
Così come è imprescindibile che l’Italia reclami con forza, in
seno all’Unione europea, una revisione del Regolamento Dublino che
preveda una equa ripartizione di responsabilità tra tutti i Paesi
europei sulla base di criteri che tengano anche conto dei legami
significativi dei richiedenti asilo, l’attivazione di una missione
di ricerca e salvataggio europea in grado di fermare le morti in
mare, con la cooperazione di tutti gli Stati membri, nonché il
rilancio di una politica estera e di cooperazione allo sviluppo in
grado di promuovere la pace e i diritti umani e ridurre le
disuguaglianze nel mondo.
Riteniamo che, in attesa di tali più complessive riforme,
l’abrogazione delle disposizioni dei decreti Sicurezza e
Sicurezza-bis sopra citate e l’annullamento degli accordi con la
Libia rappresentino un primo passo fondamentale affinché i
salvataggi in mare non vengano più ostacolati, e le persone accolte
in Italia siano inserite in percorsi di accoglienza integrata e
diffusa che consentano una loro positiva inclusione nella società
italiana.