giovedì 15 agosto 2013

LETTERA A PAPA FRANCESCO DOPO LA GMG

CHE SIA STATO UN AVVENIMENTO ENTUSIASMANTE NESSUNO LO PUO' NEGARE.BASTA ANCHE SOLO PENSARE A QUANTE ORE DI TELEVISIONE VI SONO STATE DEDICATE.ERA IMPOSSIBILE NON PARTECIPARVI ANCHE A DISTANZA.E POI UN PAPA COSI' NESSUNO SE LO ASPETTAVA.EPPURE C'E' QUALCUNO CHE HA QUALCOSA DA DIRE AL PAPA PERCHE' QUESTA GMG DOVEVA E POTEVA ESSERE UN ULTERIORE SEGNALE DI QUALE STRADA STA INTRAPRENDENDO LA CHIESA CON IL SUO POPOLO.ECCO DI SEGUITO UNA LETTERA DI UN SACERDOTE SUDAMERICANO CHE HA VISTO UNA GMG UN PO' DIVERSA.
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Caro Papa Francesco, Pace e bene! Ti scrivo oggi, lunedì 29 di luglio 2013 in cui la Chiesa fa la memoria di Santa Marta, e tu sei tornato a Santa Marta, in Vaticano. Vorrei aiutarti in una riflessione sulla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro 2013, che è appena terminata. E’ stata una settimana di grazia, di incontri, di evangelizzazione, di preghiera, di sacrifici, perfino di silenzi e contemplazione. Di tutto questo vogliamo ringraziare il Signore, datore di tutti i beni. Voglio anche ringraziare te, che hai salvato la GMG con i tuoi messaggi, evitando che la settimana fosse uno show della fede. Dico questo perché i cristiani più impegnati e attenti sono stanchi di assistere ai vari show della fede – tanto cattolici come evangelici – che passano in tv. E qui mi permetto di accennare ai lati d’ombra della GMG. - I nostri vescovi hanno subappaltato la GMG ai movimenti ecclesiali (rinnovamento dello spirito con i padri cantautori, neocatecumenali…) che, rispondendo a un tempo caratterizzato dal pentecostalismo (e dall’era dell’acquario?), sono rampanti, pieni di entusiasmo. Essi, in tempo di globalizzazione, dove l’omissione dei governi porta al fai-da-te, mostrano che molto si può fare collocando piena fiducia in Gesù Cristo e riunendosi (pur senza unirsi). Così essi trasmettono gioia e speranza. E “convertono”. Ma i movimenti non sono tutta la Chiesa cattolica brasiliana. - Con il monopolio dei movimenti, abbiamo avuto una GMG che ha fatto di Rio un no-logo, uno spazio neutro. La settimana poteva essere trasferita senza ritocchi in qualsiasi altra metropoli. C’è stata, sì, l’accoglienza calorosa, e poi il mare, il Corcovado, la favela, ma del popolo brasiliano non c’era traccia. Qual è la realtà sociale, che coinvolge la gioventù brasiliana? Nell’intervista per la Globo, tu stesso ti sei scusato dicendo che non sapevi perché i giovani brasiliani stanno da un mese e mezzo protestando, in tutte le città. Non c’è stata la presenza delle culture di cui il Brasile è un crogiolo. Non ci sono stati momenti per una presenza forte di indios, afro-brasileiros, donne (così importanti per il Brasile), nuovi immigrati… Anche le espressioni artistiche del Brasile sono state ignorate. Era tutto secondo la mega-cultura post-moderna, come evento mondiale globalizzato. - La chiesa tradizionale e la religiosità popolare – caratteristiche della realtà brasiliana – sono state presenti solo nella devozione affettuosa a Maria (nb. l’adorazione al Santissimo in Brasile è stata introdotta col progetto di romanizzazione). Certi canti popolari – passati e recenti – avrebbero “incendiato” i tre milioni di giovani (p.e. Jesus Cristo eu estou aqui di Roberto Carlos e Erasmo C). Sappiamo infatti che i canti pentecostali sono individuali-e-di-massa, ma non di comunità. - Anche più grave è stata l’esclusione della chiesa profetica brasiliana. A partire dalla fine degli anni sessanta, c’è stata una primavera della Chiesa in Brasile e nell’America Latina: l’opzione per i poveri, le Comunità Ecclesiali di Base (CEBs) e la teologia della liberazione, considerate una pentecoste. Adesso pentecoste sono i movimenti carismatici. Eppure, i vescovi in Aparecida, nella V Conferenza Latinoamericana hanno rilanciato le CEBs e i documenti più recenti della CNBB parlano di urgenze come: fare della parrocchia una comunità di comunità, e impegnarsi nella difesa della vita (impegno socio-politico). L’esclusione della chiesa profetica è stata un retrocesso politico per nulla evangelico. - Mi fermo qui senza entrare nei temi dell’ecumenismo e della propria strategia dei “mega eventi”, come questo, che possono essere provvidenziali ma anche nutrire illusioni. Francesco, ho perfino pensato che quando tu eri serio, forse lo eri non a motivo della stanchezza ma della perplessità. Non voglio dire che tu fosti strumentalizzato, non permetteresti mai. In te sono evidenti l’immediatezza, la sincerità, la semplicità creativa dei gesti e delle parole… Ma – voglio essere sincero, non irritarti della mia impertinenza – la tua sensibilità sociale arriva alla solidarietà della carità e alla proposta di promozione umana. C’è anche la denuncia contro la dittatura del denaro. Ma non trovo messaggi sul cambiamento delle strutture di peccato. Dirai che segui la spiritualità francescana (e lucana) di rivoluzionare senza volere lo scontro; ma non puoi dimenticare la spiritualità martiriale (e giovannea) in situazione di grave conflitto e ingiustizia. Tutto questo ho voluto scriverti per tolgliermi un peso dalla coscienza. Chiedi tanto di pregare per te e prometto che lo farò. Il Signore ti benedica e ti protegga. Memento. Arnaldo De Vidi, presbitero Manaus, agosto 2013

E I DIVORZIATI/SEPARATI?

RICEVO DA UN AMICO CHE HA ASCOLTATO LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO DI RITORNO DALLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU' E CHE NUTRE UNA PROFONDA...speranza di una vita felice in Dio anche se separato/divorziato…
Anche durante la Gmg ha parlato spesso di misericordia. C’è la possibilità che cambi la disciplina per i divorziati e risposati che ora sono esclusi dalla comunione e dai sacramenti?
 «È un tema che torna sempre. Credo che questo sia il tempo della misericordia, che sia l’occasione, il kairòs della misericordia. In questo cambio d'epoca nel quale ci sono tanti problemi anche nella Chiesa, anche a causa delle testimonianze non buone di alcuni preti. Il clericalismo ha lasciato tanti feriti e bisogna andare a curare questi feriti con la misericordia. La Chiesa è mamma, e nella Chiesa si deve trovare misericordia per tutti. E i feriti non solo bisogna aspettarli, ma bisogna andarli a trovare. Credo sia il tempo della misericordia, come aveva intuito Giovanni Paolo II che ha istituito la festa della Divina Misericordia. I divorziati possono fare la comunione, sono i divorziati in seconda unione che non possono. Bisogna guardare al tema nella totalità della pastorale matrimoniale. Apro una parentesi: gli ortodossi ad esempio seguono la teologia dell'economia e permettono una seconda unione. Quando si riunirà il gruppo degli otto cardinali, l’1, 2 e 3 ottobre, tratteremo come andare avanti nella pastorale matrimoniale. Siamo in un cammino per una pastorale matrimoniale più profonda. Il mio predecessore a Buenos Aires, il cardinale Quarracino diceva sempre: per me la metà dei matrimoni sono nulli, perché si sposano senza sapere che è per sempre, perché lo fanno per convenienza sociale, eccetera. Anche il tema della nullità va studiato».

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