C’è un vaccino che in Italia fanno in
pochissimi bambini. Un vaccino che andrebbe somministrato per la prima volta a
un anno e mezzo di vita. E da lì in poi tutti gli anni, a garantire una
copertura stabile, almeno fino agli otto, nove anni d’età. Il vaccino previene
un deficit importante. Un deficit che non andrebbe trascurato, ma che
purtroppo la maggioranza dei genitori ed educatori perde colpevolmente di
vista: stiamo parlando del vaccino contro
il deficit d’immaginazione.
Dal momento che l’immaginazione, quale
facoltà mentale fondamentale e insostituibile dell’essere umano,
vive la sua maggior fioritura tra i 18 mesi e gli 8/9 anni di vita di ciascun
individuo, siamo convinti che sia proprio lì, a quell’età, che tutti dobbiamo
iniziare a preoccuparcene, mettendo in atto ogni mezzo in nostro possesso per
salvaguardarla da qualsiasi pericolo, da qualsiasi cosa possa nuocerle o,
peggio, estinguerla. L’immaginazione va protetta. Ne va del nostro benessere,
di quello delle future generazioni. Ne va della stessa sopravvivenza dell’uomo,
per come siamo stati abituati a conoscerlo: un animale sociale, razionale e
spirituale. Un animale con in più l’immaginazione. La facoltà che, per
l’appunto, lo rese sociale, razionale e spirituale.
Crescere con un ammanco d’immaginazione,
ovvero con un deficit d’immaginazione, comporta, dunque,
conseguenze gravissime per l’individuo. Un ritorno all’animalità, o meglio,
alla bestialità. Un rischio che nessuno correrebbe per il proprio bimbo, ma che
nei fatti quasi nessuno tiene adeguatamente a distanza. Per brevità,
elencheremo solamente alcuni dei pericoli insiti nel crescere con
un’immaginazione deficitaria:
la difficoltà a reagire di fronte agli
imprevisti in maniera creativa e non automatica;
la difficoltà a gestire i rapporti
interpersonali e a leggere le diverse situazioni sociali;
la difficoltà a controllare i propri
impulsi emotivi e le proprie reazioni;
la difficoltà a portare a termine i
propri impegni in maniera indipendente;
la difficoltà a ricordarsi e a immaginarsi, permanendo nel buio istante presente;
la difficoltà a legare tra loro i
ricordi biografici all’interno di un orizzonte di senso;
la difficoltà a slanciare questo
orizzonte di senso verso un futuro positivo.
Proprio il deficit d’immaginazione è in buona parte
responsabile dell’aumento dei disturbi d’ansia, di quelli legati al tono
dell’umore, al sonno, nonché delle numerose sindromi depressive, e in età
evolutiva dei sempre più numerosi disturbi del comportamento (di cui sono
oramai colme le scuole e le classi), e non solo…
Ma veniamo alle cause del deficit d’immaginazione. Cause, purtroppo,
tutt’altro che immaginarie. Note da tempo, ma passate colpevolmente sotto
silenzio. (1) Anzitutto, in età evolutiva, l’uso
(e di certo l’abuso) della tecnologia digitale. Nessuno può dire di aver mai
conosciuto una generazione digitale. Una generazione, cioè, che abbia passato
l’intera infanzia (ovvero il momento di maggior sviluppo dell’immaginazione e
delle facoltà ad essa connesse) in stretta compagnia di smartphone, smart tv, computer, l.i.m., ebooks, ecc. Nulla ci fa ben sperare, anzi. I rischi, alle
porte, sono proprio quelli sopraelencati. E tra una ventina d’anni potremmo
esserne testimoni (2) Poi, la fretta. L’efficientismo
produttivo che si respira all’interno dei luoghi che dovrebbero essere deputati
all’apprendimento. La burocratizzazione dell’educazione. L’industrializzazione
della scuola. La volontà di guardare ai bambini non più come assolute
irripetibilità, ma come complessi di competenze, abilità, intelligenze, futuri
materiali da statistiche per le analisi dei supercomputer dei colossi del commercio e dei servizi: Amazon, Google, etc. (3) La crisi nella quale si trova il
gioco, a seguito dei precedenti punti. Bambini che non sanno più giocare, né da
soli né in gruppo. E che attendono le istruzioni di qualche computer per sapere cosa fare. (4) La mancanza di figure carismatiche. Di
maestri, di madri e padri che tornino a valere di più di un qualunque
personaggio televisivo o, peggio, di un qualunque imbecille che dice la sua su
un social network o instant messaging di turno. Di tradizioni comuni,
popoli, luoghi riconoscibili (non di franchising tutti uguali, di
supermercati, di catene alimentari, di fast food, etc.).
Che fare? Quale rimedio adottare?
L’unica terapia conosciuta, il solo vaccino contro questo deficit, è la prevenzione. Prevenire non fa
male. Non occorre inoculare alcunché al bambino, né portarlo in ambulatorio.
Non ci sono controindicazioni, ma solamente ottime notizie per il piccolo.
1) Tecnodigiuno durante l’infanzia. Sapienza
nell’utilizzo di tali strumenti solo dai 9 anni.
2) Una scuola che
privilegi l’immaginazione. Un metodo educativo trasparente, puro.
3) Insegnanti che sappiano fare a meno di
schede, test, l.i.m., iPad, tabelle, etc.
4) Pomeriggi di gioco, bambini liberi da agende fitte
d’impegni.
5) Maestri, padri e madri forti,
carismatici.
6) Una città in cui risiedere che sia
davvero a misura di bambino, che tenga finalmente conto delle sue
necessità simboliche, del suo bisogno di punti di riferimento, di quiete, di
raccoglimento. Non un parco di divertimenti, né un luogo privo d’identità, né uno
spazio pronto ad essere depredato dal circo del consumismo televisivo,
alimentare, etc.
7) Uno Stato in cui risiedere che auspichi
la libertà dei propri cittadini. Che desideri una generazione di uomini e donne
forti, non piegate ai diktat del consumo, non distrutte dal lavoro, dai limiti
di una vita spesa lontano dalla natura, dall’aria pulita, dalla possibilità
d’immaginare, di costruire, di vivere in senso pieno.
Ecco dunque il vaccino di cui ci sarebbe
più bisogno: il vaccino più
importante che nessuno fa, e che furbescamente nessuno Stato obbliga a fare!
(Sapete perché quello contro il deficit d’immaginazione è un vaccino
fondamentale? Il più importante? Perché senza immaginazione nessun altro
vaccino sarebbe stato sintetizzato e perché occorrerà molta immaginazione per
sintetizzare i vaccini del futuro, quelli che, forse, ci permetteranno di
continuare a sopravvivere su questo pianeta, facendo fronte alla nostra ormai
cronica assuefazione agli antibiotici).
Perciò, genitori ed educatori,
ricordatevi di fare prevenzione!
Dal momento che le scuole, ora,
s’informeranno su di voi, se avrete fatto vaccinare i vostri bambini oppure no,
voi informatevi su di loro, se sono pronti a vaccinare i vostri bambini ogni
giorno contro il deficit d’immaginazione, se adottano metodi
d’insegnamento e programmi che espandono l’immaginazione e non la estinguono,
se rispettano i punti esposti sopra, perché, così non fosse, voi li
iscriverete da un’altra parte!
Carlo Maria Cirino