martedì 27 settembre 2016

LA BELLEZZA DELL'ACCOGLIENZA

«L’accoglienza non è dovere, almeno nel suo significato più tetro e pesante. L’accoglienza ci apre alla dimensione del futuro. È uno sguardo fiducioso sul mondo. La logica del sacrificio non la comprende appieno. L’accoglienza è bellezza. Ha una sua estetica. La carità è salvaguardia della dignità del povero, del solo, l’abbandonato. È portatrice di cultura. L’ospitalità è anche ascolto. Dobbiamo uscire dall'immagine della «pacca sulla spalla», del buonismo fine a se stesso. Il farsi prossimo impone di sprigionare tutte le energie possibili, tirar fuori le competenze migliori.
Sbaragliare le nostre fragilità, rispondere a una domanda di pace. Siamo al di là, ben oltre il risolvere una qualche emergenza anche estrema. I profughi che bussano alle nostre porte ci impongono anche un nuovo modo di guardare l’economia del mondo. Il tema delle diseguaglianze e della cura della casa comune, come ricorda Papa Francesco. I muri che costruiamo ci incupiscono.
Dobbiamo essere sfidati dall'accoglienza, andarle incontro. Mettere il silenziatore agli slogan dei profeti di sventura che vedono nell'altro, nel diverso, nel debole l’origine di tutti i mali, dei nostri fallimenti. Ci vuole il coraggio di respingere la globalizzazione dell’indifferenza. Relazionarci con gli altri ci fa stare bene. La paura fa perdere il lume della ragione. Serve un surplus di cultura. Bisognava riprendere la voglia di studiare, di approfondire. Alzare il livello della conoscenza. Non si può sempre riassumere tutto in un tweet. Ci vuole un’educazione alla complessità. Non pensare più in maniera frammentaria».
don Virginio Colmegna intervistato in "Corriere della Sera"

VOLTAIRE

<<Tutti i vizi di tutte le età e di tutti i paesi del globo riuniti assieme, non eguaglieranno mai i peccati che provoca una sola campagna di guerra.>>



lunedì 26 settembre 2016

GLI SVIZZERI E LA LEGA NORD


Consiglio italiano per i Rifugiati

"L’Europa non sta cambiando strategia, o girando improvvisamente le spalle all’Italia su migranti e rifugiati. Sta consolidando la traiettoria che aveva abbozzato nell’Agenda europea sulle migrazioni e poi tradotto in tutti i provvedimenti che ne sono seguiti: isolamento dei paesi di “frontiera” dal resto dell’Unione, restrizione dei diritti per le persone in cerca di protezione, muri per impedire gli spostamenti interni dei richiedenti asilo. L’errore è stato valutare diversamente l’impegno europeo e non avere avuto la lungimiranza di capire dove tutto questo avrebbe portato."

IL MONACHESIMO

«Il loro obiettivo era: quaerere Deum, cercare Dio. Nella confusione dei tempi in cui niente sembrava resistere, essi volevano fare la cosa essenziale: impegnarsi per trovare ciò che vale e permane sempre, trovare la Vita stessa. Erano alla ricerca di Dio. Dalle cose secondarie volevano passare a quelle essenziali, a ciò che, solo, è veramente importante e affidabile». 
Papa Benedetto XVI al Collegio dei Bernardini a Parigi, il 12 settembre 2008

UN PARCO GIOCHI STRAORDINARIAMENTE PARTICOLARE

Gerusalemme: Scuola inaugura parco giochi per studenti con bisogni speciali. 

I parchi giochi sono spesso pensati come luoghi felici per i bambini, spazi meravigliosi in cui andare a distrarsi, ma spesso possono diventare scoraggianti per coloro che sono affetti da disabilità. I bambini con bisogni speciali infatti incontrano numerose difficoltà ad usare le tradizionali strutture presenti nei parchi giochi più comuni.
Yuval Tsur, preside della scuola, ha spiegato in un video su YouTube che il parco giochi in precedenza era in disordine e non era un luogo sufficientemente sicuro, il che significava che nessun bambino affetto da disabilità potesse usare quello spazio.

Ora il nuovo parco è un tripudio di attrazioni e colori che coinvolgono i bambini. Girandole, clacson, spazi dedicati alle attività di giardinaggio, tutto realizzato per consentire anche agli studenti affetti da disabilità di poter usufruire di momenti di svago.
Estratto da www.siliconwadi.it

giovedì 22 settembre 2016

LO SPIRITO DI ASSISI

"Il cantiere resta aperto e chiuderà quando la guerra verrà abolita. L’impresa avviata da Giovanni Paolo II, che ebbe il coraggio di invitare chi per anni e anni, anzi per millenni, si era considerato estraneo, spesso nemico, giungendo perfino a pregare uno contro l’altro, continuerà finché non sia per tutti chiarissimo che la guerra è follia di gente avida di potere e di denaro. Ma forse neppure allora si potrà essere certi di aver fatto l’impresa. Per arrivare all’abrogazione della guerra, in punta di diritto e anche di economia, occorre organizzare perdono, accoglienza, reti di collaborazione e strumenti di educazione. Martedì ad Assisi questa è stata la lezione proposta da Jorge Mario Bergoglio e dalle decine di leader delle religioni di tutto il mondo. Così lo «Spirito di Assisi» dovrà essere ancora alimentato per molto tempo."
"Lo Spirito di Assisi impone un esame di coscienza a tutti e non solo ai leader religiosi. Lo Spirito di Assisi si muove contromano rispetto a tutte le strategie che di solito gli uomini e le istituzioni usano per intimidire, isolare, umiliare, offendere e mortificare. Lo Spirito di Assisi predispone all’ascolto del grido di chi soffre e ad una analisi di ciò che non va nelle politiche economiche e migratorie e più in generale nelle geopolitiche degli Stati e delle grandi organizzazioni sovranazionali. Lo Spirito di Assisi è l’unico che può contrastare il declino delle democrazie e il suicidio dell’Europa che blinda le frontiere con muri, filo spinato e referendum come a Budapest."
Alberto Bobbio

mercoledì 21 settembre 2016

LA CONTRADDIZIONE DI DUE COSTRUZIONI...PARALLELE!

Ieri abbiamo pregato per la pace, abbiamo chiesto che la sete di pace di cui è impregnato il mondo venga saziata e che il mondo, anche e soprattutto attraverso le religioni, si costruisca senza frontiere.
Oggi i media riportano la notizia che sono iniziati a Calais i lavori per la costruzione del muro che impedirà agli immigrati di introdursi illegalmente nei camion diretti in Gran Bretagna. Interamente finanziata dal governo di Londra (3,2 milioni di euro secondo il quotidiano Le Figaro), la struttura completerà il recinto di protezione già eretto nella zona per impedire l’accesso al porto. Secondo la prefettura del Pas-de-Calais, il muro sarà pronto “entro fine anno”.

CONTINUA LA DENUNCIA DI PAPA FRANCESCO...ANCHE ALL'INCONTRO PER LA PACE DI ASSISI!


<<Le parole di Gesù ci interpellano, domandano accoglienza nel cuore e risposta con la vita. Nel suo “Ho sete” possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace. Implorano pace le vittime delle guerre, che inquinano i popoli di odio e la Terra di armi; implorano pace i nostri fratelli e sorelle che vivono sotto la minaccia dei bombardamenti o sono costretti a lasciare casa e a migrare verso l’ignoto, spogliati di ogni cosa. Tutti costoro sono fratelli e sorelle del Crocifisso, piccoli del suo Regno, membra ferite e riarse della sua carne. Hanno sete. Ma a loro viene spesso dato, come a Gesù, l’aceto amaro del rifiuto. Chi li ascolta? Chi si preoccupa di rispondere loro? Essi incontrano troppe volte il silenzio assordante dell’indifferenza, l’egoismo di chi è infastidito, la freddezza di chi spegne il loro grido di aiuto con la facilità con cui cambia un canale in televisione.>>

BAUMAN AD ASSISI


martedì 20 settembre 2016

Zygmunt Bauman

"Non si può neppure negare che siamo in uno stato di guerra e probabilmente sarà anche lunga questa guerra. Ma il nostro futuro non è costruito da quelli che si presentano come 'uomini forti', che offrono e suggeriscono apparenti soluzioni istantanee, come costruire muri ad esempio. La sola personalità contemporanea che porta avanti queste questioni con realismo e che le fa arrivare ad ogni persona, è papa Francesco. Nel suo discorso all’Europa parla di dialogo per ricostruire la tessitura della società, dell’equa distribuzione dei frutti della terra e del lavoro che non rappresentano una pura carità, ma un obbligo morale. Passare dall’economia liquida ad una posizione che permetta l’accesso alla terra col lavoro. Di una cultura che privilegi il dialogo come parte integrante dell’educazione. Si faccia attenzione, lo ripete: dialogo-educazione."

domenica 18 settembre 2016

EUTANASIA

Tutti sapevano che prima o poi sarebbe successo. Ma forse non si è mai pronti per una notizia così triste. E infatti è uscita, nella più assoluta discrezione, provocando però choc ed emozione. Per la prima volta in Belgio un minore ha ricevuto l’eutanasia.
La notizia del decesso è stata poi confermata dal presidente della Commissione, il professore Wim Distelmans, il quale ha anche precisato che si tratta di un caso “eccezionale e unico” e in quanto tale “riservato a casi disperati”. “Il fatto che ci sono voluti due anni mezzo perché fosse riportato un caso – ha quindi aggiunto – ne è la prova. Ci sono fortunatamente pochissimi bambini che prendono in considerazione l’eutanasia, ma ciò non significa che noi dovremmo rifiutare loro il diritto di una morte degna”.
Subito si sono levate le voci oppositrici della Chiesa cattolica e di altre religioni, ma anche di medici e di operatori sanitari: può un bambino decidere da solo di voler morire? Può avere consapevolezza del suo stato?
Comunque non riesco e non voglio entrare nel cuore e nella testa di quei genitori, che non hanno mai smesso di sperare e di amare, ma che hanno dovuto chinarsi di fronte al non senso della malattia e della morte. Hanno vissuto, seppur nella sua brevità, un'esperienza di vita unica ed eccezionale. Ma poi si sono trovati di fronte alla morte, scelta secondo la legge e frutto di un percorso lungo, doloroso, sfibrante e distruttivo: una scelta che al di là dell'età della persona, è pur sempre una notizia tremendamente triste che merita rispetto, silenzio, discrezione e, per chi ci crede, preghiera. 

sabato 17 settembre 2016

Henri Nouwen : la misericordia.

«Finché continuo a guardare Dio come a un padrone di casa, come a un padre che vuole ottenere da me il massimo al minor costo, non posso che diventare geloso, ed essere pieno di amarezza e risentimento verso i miei compagni di lavoro o i miei fratelli e sorelle. Ma se sono capace di guardare il mondo con gli occhi dell'amore di Dio e di scoprire che la sua visione non è quella di uno stereotipato padrone di casa o di un anonimo patriarca quanto piuttosto quella di un padre che tutto dona e perdona senza misurare il suo amore per i figli col metro della loro buona condotta, allora presto mi accorgerò che la mia vera risposta non può che essere una profonda gratitudine».

venerdì 16 settembre 2016

STORIA DI TIZIANA

A un foulard, si è appesa. Era una ragazza bella, sorridente, ed è morta. Non si è suicidata, è morta ammazzata, non da una persona ma da tanti. Gli assassini sono i social network. Quei social che le avevano promesso fama, successo, divertimento e amici. Come un branco di piranha affamati, migliaia di navigatori digitali si sono accaniti su quelle immagini, moltiplicandole, commentandole, rendendole virali. E l'hanno, infine, spolpata. E così abbiamo scoperto quanto il mondo sia popolato di cinismo, indifferenza, crudeltà. Una spaventosa violenza gratuita che si aggira tra le nostre case, dentro i nostri smartphone, tablet, computer. Un popolo di frustrati e impotenti che tenta di darsi un'identità uccidendo l'altro, soprattutto se sconosciuto, imbelle, arreso. Forse ci siamo illusi di essere migliori, ma la rete, implacabilmente, ci smaschera e fa galleggiare il peggio dell'umano.
E allora, dice lo psichiatra P.Crepet, "i social network possono uccidere fisicamente e moralmente, soprattutto quando prendono il posto delle nostre relazioni, delle nostre emozioni, della nostra libera ragione: sono libertà quando si desiderano e galere quando si realizzano."
Questa storia deve diventare nuova materia di riflessione per tutti, specialmente per scuole e famiglie, per non abdicare, per non pronunciare la frase più trita e inascoltabile, quella del "così fan tutti...". Non è vero ciò che si sente dire : "se non sei lì dentro sei già fuori". C'è un bel mondo che non è così connesso, ma creativo e felice, basta saperlo vedere e scegliere.

CI HAI RAGGIUNTO

Signore, nostro Dio,
ci hai raggiunto nella nostra umanità
non per giudicare gli esseri umani,
ma per cercarli e liberarli.
Sei venuto per accompagnarci,
per aprirci nuove strade,
cammini alla portata di tutti,
dai più piccoli ai più anziani.
Ci inviti a metterci in marcia,
perché Tu vuoi accompagnarci.
Sì, Tu cammini al nostro fianco,
come lo può fare l'unico,
il magnifico compagno di strada che sei.
Tu sei là ogni giorno,
che sia illuminato dal sole,
o che sia nebbioso o triste.
Sei là quando lo pensiamo,
ma ci sei anche quando lo ignoriamo
o quando lo dimentichiamo.
Sei Tu che metti sulle nostre strade i segnali necessari
per rimanere nella buona direzione,
e sei Tu che ci correggi quando ci smarriamo.
Che Tu sia lodato, Signore,
per la tua parola e per la tua presenza.

                                                                   Charles Bossert - Francia

giovedì 15 settembre 2016

PAPA FRANCESCO

«I cristiani che oggi soffrono, sia nel carcere o con la morte o con le torture per non rinnegare Gesù Cristo fanno vedere la crudeltà di questa persecuzione. E questa crudeltà che chiede l’apostasia, diciamo la parola, è satanica. E quanto piacerebbe che tutte le confessioni religiose dicessero: uccidere in nome di Dio è satanico».

QUANDO LA VITA DETERMINA LA SANTITA', E NON IL TRIBUNALE ECCLESIALE!

«È martire e quindi beato». Papa Francesco non ha avuto dubbi. Nella messa del mattino celebrata ieri a Santa Marta ha dichiarato “seduta stante” beato padre Jacques Hamel, il sacerdote francese
ucciso sull’altare il 26 luglio scorso. Grazie alle sue parole l’anziano sacerdote sgozzato da due terroristi islamici nella sua chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino a Rouen, salterà il processo di beatificazione che solitamente si apre almeno 5 anni dopo la morte del candidato.
Hamel non ha bisogno del processo: da ieri è beato. Tanto che al vescovo di Rouen, Dominique Lebrun, è stato lo stesso Francesco a dire ieri di mettere la foto del prete ucciso in chiesa «perché lui è beato adesso, e se qualcuno ti dice che non ne hai il diritto, tu dì che il Papa ti ha dato il permesso».
Padre Jacques, ha detto ancora Papa Francesco, «è stato un esempio di coraggio. Aiuti tutti noi ad andare avanti senza paura: dobbiamo pregarlo, è un martire e i martiri sono beati. Dobbiamo pregarlo perché ci dia la fraternità e la pace e anche il coraggio di dire la verità».

mercoledì 14 settembre 2016

MA SARA' VERAMENTE UN'AZIONE UMANITARIA?

Risulta molto difficile credere ai ministri Pinotti e Gentiloni – che da più di un anno, pur con varie giravolte e dietrofront, stanno spingendo per un intervento occidentale in Libia – quando affermano che lo spirito della missione a Misurata è esclusivamente umanitario.

E sempre per questo risulta molto difficile capire come si possa ancora una volta credere che le armi possano risolvere il puzzle libico. Perché dobbiamo intervenire ancora una volta in Libia? Per fermare i migranti? Per ristabilire la democrazia? Per combattere il Daesh? Illusioni, interventi che non fanno che scavare ulteriormente il fossato tra governi occidentali e mondo arabo. Perché ripetere il “colpo d’ingegno” di Sarkozy e Cameron che diedero fuoco alle polveri nel 2011, inviando i loro bombardieri, affermando di portare così un po’ di ordine nel Paese?

Mi dispiace, è molto ma molto difficile credere alle parole di Pinotti e Gentiloni.
Libia: Ippocrate? Lasciamolo in pace.

Il nostro Governo ha deciso di procedere ad un intervento di natura militare in Libia denominato “Ippocrate”.
Il medico e scienziato Ippocrate direbbe che per superare le sofferenze bisognerebbe andare alle cause e riterrebbe sbagliato il ricorso allo strumento militare per risolvere una situazione degenerata proprio a seguito di devastanti spedizioni militari. Più volte è capitato all’Italia di vendere con una mano armi e di offrire con l’altra aiuti sanitari in un gioco orribile e contraddittorio di interventi contrapposti (un esempio: la vendita di mine antiuomo nel Corno d’Africa e l’invio di medici per curare i colpiti dalle mine).
Per essere fedeli al giuramento di Ippocrate, che dà priorità alla salute del malato, occorre operare per rimuovere le cause delle sofferenze e delle malattie.
L’intervento di circa 300 effettivi dell’Esercito italiano, di cui solo una minima parte sarà personale medico, non può essere definito azione “umanitaria” che, per essere seria, si deve effettuare con le strutture formate in tal senso.
Pax Christi Italia aderisce al comunicato della Rete Italiana per il Disarmo (di cui fa parte) che esprime forte preoccupazione per questa scelta di intervento in Libia. “Riteniamo ancora una volta sbagliato il ricorso allo strumento militare per cercare di risolvere una situazione che, ricordiamolo, è degenerata proprio a seguito di decisioni di intervento armato. Questa escalation inoltre finirebbe per pregiudicare ogni sforzo di mediazione del conflitto libico da parte del nostro Paese, al fine di prevenire una nuova guerra civile.” (www.disarmo.org/rete/a/43545.html)
Il Governo italiano si faccia portavoce di un impegno attivo per una soluzione negoziale efficace che sappia convocare i soggetti politici e sociali in uno sforzo di mediazione costruttiva volto ad evitare la destabilizzazione della Libia e l’estendersi dei terrorismi.

Firenze, 15 settembre 2016
Pax Christi Italia
XV Giornata ecumenica del dialogo 
cristiano-islamico
27 ottobre 2016 – 25 muharram 1438
Misericordia, diritti: presupposti per un dialogo costruttivo


Tutto è iniziato l’11 settembre del 2001, di cui nei giorni scorsi si è celebrato il quindicesimo anniversario. Quindici anni da quei tragici attentati di New York e Washington che furono usati per dare inizio a quella che oggi oramai tutti riconoscono essere la terza guerra mondiale, sia pure a pezzi (come la chiama papa Francesco). Da allora il rumore della guerra è diventato una costante della vita delle nostre comunità e che ha già provocato alcuni milioni di morti, decine di milioni di profughi e immense distruzioni.

Ma quei giorni furono usati anche per rilanciare il dialogo tra le religioni e l’impegno per la pace. Mentre veniva dispiegata la più grande macchina da guerra che la storia abbia mai registrato, compresi potenti media che hanno soffiato sul fuoco dell’odio e hanno diffuso l’idea della “guerra di religione”, dal basso, uomini e donne di pace, teologi, giornalisti, studiosi, associazioni, lanciarono con un appello l’idea di una Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico che, da allora, è diventata un appuntamento fisso della nostra vita sociale, coinvolgendo singoli, comunità religiose, e istituzioni a tutti i livelli, dai comuni alla Presidenza della Repubblica.

Siamo così giunti alla nostra XV edizione, che si terrà, anche quest’anno, il prossimo 27 ottobre 2016, con un’iniziativa centrale a Roma e centinaia di iniziative in tantissimi comuni d’Italia. Il tema è: «Misericordia, diritti: presupposti per un dialogo costruttivo».

Negli ultimi anni abbiamo anche registrato un moltiplicarsi di iniziative di dialogo come reazione agli attentati che nel 2015 e 2016 sono avvenuti in alcuni paesi europei. Dal male può nascere il bene, come è accaduto a fine luglio dopo la brutale uccisione in Francia di padre Jacques Hamel. Dopo quell’omicidio, e grazie alle coraggiose prese di posizione di Papa Francesco, appare sempre più evidente che la religione con la guerra in corso non c’entra nulla e che è sempre più necessario rafforzare il dialogo fra le religioni.

Invitiamo perciò tutti gli amici della pace a moltiplicare i loro sforzi e a dar vita, il prossimo 27 ottobre, a un gran numero di iniziative che mettano al centro i temi della “misericordia e dei diritti”, che sono i “presupposti per un dialogo costruttivo”.

Con un fraterno saluto di pace, shalom, salaam

Il Comitato Promotore nazionale della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico

Roma 12/09/2016

Kahlil Gibran

Per sempre me ne andrò per questi lidi,
Tra la sabbia e la schiuma del mare.
L'alta marea cancellerà le mie impronte,
e il vento disperderà la schiuma.
Ma il mare e la spiaggia dureranno
In eterno.


card. MICHELE PELLEGRINO

«… tre valori di fondo: povertà, libertà, fraternità. 
Qualsiasi valore venga proposto al cristiano 
dev’essere visto e presentato 
nella luce della fede e in ordine all’adempimento 
del precetto primario dell’amore»

giovedì 8 settembre 2016

PREGHIERA DELLA SERA PER RECUPERARE LA PACE E LA SERENITA'

Padre mio,
ora che le voci tacciono e i rumori si sono smorzati,
qui nel letto la mia anima si eleva a Te, per dire:
Credo in Te, spero in Te e ti amo con tutte le mie forze,
gloria a Te, Signore!
Depongo nelle tue mani la fatica e le lotte,
le gioie e le delusioni
di questa giornata trascorsa.
Se i nervi mi hanno tradito,
se gli impulsi egoisti mi hanno dominato,
se ho dato luogo a rancore o a tristezza,
perdono, Signore!
Abbi pietà di me.
Se sono stato infedele,
se ho pronunciato parole invano,
se mi sono lasciato trasportare dall’impazienza,
se sono stato un problema per qualcuno,
perdono, Signore!
In questa notte
non voglio consegnarmi al sonno
senza sentire nell’anima
la sicurezza della tua misericordia,
la tua dolce misericordia
completamente gratuita.
Ti ringrazio, Padre mio,
perché sei stato l’ombra fresca
che mi ha coperto durante tutta questa giornata.
Ti ringrazio perché,
invisibile, affettuoso e avvolgente,
ti sei preso cura di me come una madre
in tutte queste ore.
Signore! Intorno a me
tutto è già silenzio e calma.
Manda l’angelo della pace in questa casa.
Rilassa i miei nervi,
tranquillizza il mio spirito,
sciogli le mie tensioni,
inonda il mio essere di silenzio e di serenità.
Veglia su di me, Padre amato,
mentre mi consegno fiducioso al sonno,
come un bambino che dorme felice tra le tue braccia.
Nel tuo Nome, Signore, riposerò tranquillo.
Amen.
(Fra’ Ignacio Larrañaga, manuale di preghiera “Encontro”)

mercoledì 7 settembre 2016

AUGURI A TUTTI GLI ATLETI ITALIANI DELLA NAZIONALE PARAOLIMPICA

"Alla fine lo sport, tutto lo sport, è questo. Guardare qualcuno che ottiene un grande risultato significa entrare nel percorso che l'ha portato ogni giorno a mettersi in gioco e fare il meglio che poteva. Ti fa dire: lo posso fare anch'io. Ancora di più se sei di fronte a uno che è partito senza gambe, braccia, vista o con un handicap mentale. Ti fa capire che quello che conta è il desiderio: se hai davvero deciso dove andare, l'ultimo tuo problema è diventare campione. Ti basta fare quella cosa lì. E magari diventi anche campione, l'entusiasmo è una spinta forte."
 Alex Zanardi

domenica 4 settembre 2016

TROVA IL TEMPO

Trova il tempo di pensare
Trova il tempo di pregare
Trova il tempo di ridere
È la fonte del potere
È il più grande potere sulla Terra
È la musica dell'anima.

Trova il tempo per giocare
Trova il tempo per amare ed essere amato
Trova il tempo di dare
È il segreto dell'eterna giovinezza
È il privilegio dato da Dio
La giornata è troppo corta per essere egoisti.

Trova il tempo di leggere
Trova il tempo di essere amico
Trova il tempo di lavorare
E' la fonte della saggezza
E' la strada della felicità
E' il prezzo del successo.

Trova il tempo di fare la carità
E' la chiave del Paradiso. 

(Iscrizione trovata sul muro della Casa dei Bambini di Calcutta fondata da Madre Teresa)

TERESA:CARITA' E' CHINARSI SUL POVERO...A QUALUNQUE CONDIZIONE!

Sì, nella chiesa, fin dai tempi apostolici, ci sono sempre state persone riconosciute e acclamate come santi dai loro contemporanei, prima ancora della morte, per la loro vita conforme a
quella di Gesù o per il loro messaggio ritenuto ispirato da Dio. Per altri l’invocazione “santo
subito!” è risuonata già durante le esequie; per altri invece ci sono voluti secoli prima che la chiesa di Roma riconoscesse la loro testimonianza come esemplare per la vita cristiana e le loro parole coerenti con la dottrina cattolica: soprattutto questo è accaduto per quanti durante la loro vita avevano conosciuto diffidenze, ostracismi, persecuzioni e perfino condanne da parte dell’autorità ecclesiastica. Basti pensare a quelli che sono chiamati “profeti” dopo essere stati silenziati, censurati, calunniati e a volte uccisi per quello che dicevano e facevano.

Madre Teresa di Calcutta ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti pubblici — sia nella chiesa che nella società mondiale — durante la sua lunga vita, eppure credo che chi ha potuto scorgere il volto autentico di madre Teresa sono stati i più poveri tra i poveri, i derelitti senza dignità, quegli esseri umani abbandonati e considerati morti già prima che esalassero l’ultimo respiro. Sono loro ad aver colto nei suoi occhi uno sguardo carico di misericordia, ad aver avvertito nelle sue mani rudi la carezza che non guariva le piaghe ma sanava il cuore ferito, ad aver ascoltato in un sussurro di voce la parola di vita che non viene meno. Perché madre Teresa ha sempre e solo fatto questo: chinarsi su chi giaceva nel più dimenticato angolo delle strade per toglierlo dalla solitudine disperante e per “rialzarlo”, anche solo per quell'attimo sufficiente a morire nella ritrovata dignità di essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio.
Credo che madre Teresa abbia insegnato alla chiesa e ancor più alla società, alla nostra società stordita dal benessere raggiunto o agognato, che ciò che conta è restituire umanità a ogni essere umano, avvicinarsi concretamente e restare vicino a chi è nel bisogno, ricollocarlo nel posto che gli spetta di nostro fratello o sorella, ripetergli con i gesti prima ancora che con le parole che la sua vita è preziosa per noi e che la sua morte è per noi motivo di dolore sì, ma anche di lezione e insegnamento e può divenire persino occasione di consolazione se vissuta in un abbraccio compassionevole. Madre Teresa è un memoriale, un antidoto contro quella carità cristiana che vuole aiutare chi è nel bisogno restando a distanza, senza incontrarlo, senza un abbraccio, senza la mano nella mano dell’altro.
La canonizzazione di madre Teresa è l'affermazione convinta e audace della chiesa cattolica che la sua vita, il suo modo di dare carne al vangelo è testimonianza credibile di quel Gesù, uomo e Dio, che è passato facendo il bene, al punto da vivere ora in una comunione più forte della morte.
Se l’esistenza terrena di questa “piccola grande donna” non è stata altro che un’incarnazione di questo amore più forte dell’odio che conferisce dignità a ogni persona, non si può dimenticare quanto affermato da papa Francesco: «Non c’è un santo che nel suo passato non abbia commesso peccati ed errori, e non c’è un peccatore che nel suo futuro non possa divenire santo».
Estratto dall'articolo di Enzo Bianchi su "La Repubblica".

sabato 3 settembre 2016

AGNES HELLER

«Non credo che gli europei siano responsabili dei rifugiati che quotidianamente cercano di arrivare fino a noi. Tuttavia il dovere non dipende sempre dalla responsabilità. Se per esempio io vedessi una casa in fiamme, correrei a dare aiuto, senza per questo essere responsabile dell’ incendio. Bisogna fare una precisazione e una distinzione circa i doveri morali. Abbiamo il dovere morale incondizionato di aiutare coloro la cui vita è in pericolo. Coloro che scappano dalla guerra dovrebbero essere accolti punto e basta. Allo stesso tempo nei confronti di coloro che vogliono vivere nel nostro paese abbiamo un dovere condizionato dalla prudenza, senza poter prescindere dalla sicurezza e dalla difesa dei nostri Paesi. Esistono i diritti umani e i diritti del cittadino. Spesso tali diritti cozzano tra di loro. I cittadini hanno il diritto di decidere con chi vivere. Ma fa eccezione il capitolo dei rifugiati poiché accoglierli implica un dovere morale incondizionato, dove i diritti umani hanno una priorità assoluta e dove il principio responsabilità non contempla deroghe...». 
Agnes Heller, prestigiosa pensatrice ungherese, erede della cattedra di Hannah Arendt alla New School di New York è una delle filosofe più importanti del nostro tempo. Anima della Scuola di Budapest, sopravvisse alla Shoah vivendo la tragedia del ghetto (il padre morì ad Auschwitz) e nel ’47 si iscrisse alla Facoltà di Filosofia diventando in breve la più importante discepola di György Lucács, uno dei più importanti pensatori europei. Il suo libro “La teoria dei bisogni in Marx” la fece conoscere in tutto il mondo e fu proprio la rilettura di Marx a partire dai bisogni umani a provocare la rottura definitiva con il regime che la tenne agli arresti domiciliari e sotto uno spasmodico controllo. Nel 1978 riuscì a uscire dal Paese per trovare rifugio dapprima in Australia, dove insegnò all’ Università di Melbourne e poi a New York dove la sua fama crebbe. 

RISO AMARO !!

Suscita indignazione la prima vignetta di Charlie Hebdo che ritrae un italiano e una italiana indecisi tra pasta (penne) al sugo o gratinata e alla fine arrivano le lasagnes, farcite di corpi sepolti sotto le macerie di Amatrice. L’indignazione la lasceremmo ai responsabili della «distrazione» che fa sì che ogni terremoto in Italia sia strage di vite umane.
Certo la vignetta in questione è odiosa. 
Meglio, razzista.
Se l’obiettivo era quello di dire che in Italia i terremoti fanno troppi morti, il risultato è infelice e fallimentare. Perché c’è differenza sostanziale tra la satira, che irride i potenti e il sarcasmo contro i vinti e gli ultimi.
E che approfitta, come fa la vignetta di Charlie Hebdo, addirittura del luogo comune italiani-pasta.
Proprio come all’inizio del secolo venivano chiamati i migranti italiani a Parigi: «Macheronì».
Aggravata dalla seconda vignetta di «risposta» alle proteste italiane: «Le case non le costruisce
Hebdo ma la mafia».
Italiani pasta, pizza, mandolini e mafia insomma. Non basta rivendicare il valore «assoluto», contro
ogni censura, della satira: altrimenti perché le brillanti matite di Charlie Hebdo non hanno mai
pensato di irridere alla sanguinosa strage terrorista che ha riguardato quella redazione due anni fa?
Visto l’anti-islamismo dilagante, avevamo tutti sogghignato di fronte ai disegni famosi in cui l’effige di Maometto appariva, inesorabilmente, disegnata come un  culo o come due zebedei.
Stavolta non è Maometto l’oggetto della vignetta. Ma i trecento morti del terremoto di Amatrice.
Comunque se l’arroganza e il cattivo gusto restano una insopportabile peculiarità francese, la superficialità corrotta e criminale – come i terremoti hanno insegnato – ci appartiene tutta. E c’è poco da ridere.

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