giovedì 18 febbraio 2016

STORIA DI PAOLA:"DECIDO IO!"

Ha deciso di morire in Svizzera, Paola Cirio, torinese di 53 anni. Ha deciso che sarà lei a scegliere quando spegnersi, togliendo l'ultima parola alla sclerosi multipla, la malattia che la affligge dal 2002. Sa che la malattia le toglierà il controllo del proprio corpo, ma non la lucidità di poter scegliere il proprio destino. E non aspetterà che sia troppo tardi: abbandonerà l'Italia e approderà in Svizzera dove la attende "la dolce morte", come lei stessa la definisce.
Invia le sue cartelle cliniche a Ginevra, in un centro di Ginevra a cui ha versato diecimila euro. Dopo due mesi, la risposta: "Siamo qui per lei, luce verde". Luce verde, richiesta accolta. Dovrà solo aspettare la chiamata, Paola.
Mandano un’ambulanza a prelevarti e quando arrivi in Svizzera ti fanno parlare con degli psicologi. Cercano di convincerti a non farlo. Se tu insisti loro ti assecondano. Ma io conosco un solo caso in cui qualcuno si è tirato indietro. Ora ho una casa di 70 metri. Ma la preferisco a quella da 700 di uno come Bertone che si permette di dire agli altri che cosa è giusto.
Arrivano aspre ma senza risentimento le parole di Paola nei confronti del binomio religione-politica:
"In questo Paese sui diritti civili siamo alla preistoria. La politica è patetica. Io ho deciso di raccontare il mio percorso perché penso non sia giusto che solo chi ha un po’ di soldi da parte possa decidere di crepare con dignità".
La vita di Paola, dopo che le è stata diagnosticata la malattia, è cambiata drasticamente. Tanto coraggio, ma anche tanta paura per il futuro hanno scandito le sue giornate, al punto di arrivare a pensare di farla finita. La paura l'ha fermata ma le ha dato la forza di lasciare il marito, che la tradiva. Dopo il divorzio, Paola si è sentita esclusa dalla Chiesa, al punto tale da arrivare a non credere più a nulla. Non ha dubbi: si farà cremare e farà spargere le sue ceneri in un bosco svizzero. O in qualsiasi altro posto, non c'è differenza.
Oggi ripensa alla sua vita, vissuta al massimo, ed è convinta più che mai:
"Ho molto viaggiato e ho molto visto, dal Laos al Mar Rosso e se ho scelto di andarmene stabilendo io come non è perché ho smesso di amare la terra, è perché voglio impedirmi di odiarla. Il dolore destinato è una punizione ingiusta, perché la dovrei accettare?".
Intervista rilasciata a "La Stampa".

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