giovedì 11 febbraio 2016

EMMA BONINO INTERVISTATA DA "LA REPUBBLICA".
«Ho sempre presente Viola, una signora che all'Associazione Luca Coscioni, cui si era rivolta, chiedeva: "Se posso dare un rene perché non posso aiutare mia figlia prestando il mio utero?" La stepchild adoption non obbliga nessuno, dà solo una cornice legale a un evento che altri non farebbero, ma che alcuni fanno. Persiste quest'idea che per far rientrare entro certi canoni le vite delle persone basti proibire, con relativo carabiniere, carcere... Sono 40 anni che dimostriamo che non è così. E oggi non c'è neanche l'alibi di una Chiesa pesantemente interventista».
«Oggi la famiglia tradizionale di quando ero bambina quasi non esiste. Sposati, divorziati, risposati. Ci sono persone che si sforzano di volersi bene. È quello sforzo che va sostenuto, quell'amore, dove troppo spesso c'è invece violenza. La politica deve fare leggi che valgano per i credenti, per i non credenti, per i diversamente credenti ».
«È il dibattito di sempre: obbligo e scelta. Esistono tutti e due i fenomeni. Quando ci si occupa di questioni affettive private serve più rispetto. Bisogna saper guardare esperienze, dolori, mancanze degli altri senza pontificare. L'altra - quella che lo farebbe - è un'adulta come noi: le sue opinioni, le sue scelte, quelle che fa e non ci impone, sono meno rispettabili? È la differenza che ho visto tra la piazza Arcobaleno, che non metteva in discussione la famiglia, e quella del Family Day, che sosteneva voi non lo potete fare».

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