martedì 2 febbraio 2016

#chiesaascoltaci

"Papa Francesco, Dio non commette errori, ma chi vive l'omosessualità è, a parer Tuo, 'in errore oggettivo'". Giulia è una ragazza cristiana che, come molti, vive nell'angoscia l'attacco che la sua Chiesa rivolge alle persone come lei. Lei ama un'altra donna e in quell'amore riscopre ogni giorno la grandezza del suo Dio, che le ha tracciato "la strada della felicità".
Giulia è convinta di questo e vorrebbe che anche la Chiesa se ne rendesse conto, cessando di interpretare l'omosessualità come un male, come qualcosa di sbagliato. Per questo ha accettato di raccontare su Facebook la sua esperienza e metterla al servizio di una campagna di storytelling realizzata da Cammini di Speranza, l'associazione nazionale delle persone LGBT cristiane.
Sotto l'hashtag #chiesaascoltaci appariranno periodicamente sui social network racconti e appelli da parte di gay, lesbiche o genitori, parenti e amici di persone omosessuali, nella speranza, appunto, che la Chiesa possa ascoltarli.
A incominciare è stata Giulia, che si è rivolta direttamente a Papa Francesco: "Se io non fossi lesbica non avrei conosciuto la paura di essere giudicata e quindi non avrei imparato il rispetto per ciò che non conosco. Se io non fossi lesbica non avrei conosciuto l'amore perché è il Signore che mi ha mandato la persona che amo. Vedi, papa Francesco, per me Dio non commette errori: mi ha resa una persona “diversa” perché sapeva che per me sarebbe stata la strada della felicità. E sapeva anche che la diversità è ricchezza per la Chiesa Cattolica ossia, ricordiamolo, la Chiesa universale, di tutti”.
La campagna sarà attiva su Twitter e Facebook sino alla fine del Giubileo della Misericordia: “Siamo nell’anno del Giubileo e ci sembra che nella luce di questa della Misericordia debba trovare spazio ogni persona, ogni storia, ogni affetto, con uguale dignità, uguale rispetto, senza pregiudizio".
Estratto da Silvia Renda, su L'Huffington Post

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