mercoledì 17 febbraio 2016

50 ANNI FA VENNE CONDANNATO PERCHÉ AVEVA UN'ALTRA IDEA DI DIFESA DELLA PATRIA

Il 15 febbraio del 1966 Lorenzo Milani veniva assolto nel processo di primo grado (non fece poi in tempo ad essere condannato nel secondo…), nel quale era accusato di “apologia di reato” per aver difeso – con una risposta pubblica al comunicato stampa infamante dei cappellani militari – gli obiettori di coscienza cristiani in carcere.

Ai cappellani militari don Milani aveva scritto: “se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri”. Viene qui proposta una importante evoluzione del concetto di patria, che supera i confini geografici e nazionalistici e diventa l’appartenenza ad una condizione sociale universale. Concetto che ribadisce con maggior precisione nella “lettera ai giudici”: “ai miei ragazzi insegno che le frontiere son concetti superati. Quando scrivevamo la lettera incriminata abbiamo visto che i notri paletti di confine sono stati sempre in viaggio. E ciò che seguita a cambiar posto secondo il capriccio delle fortune militari non può essere dogma di fede né civile né religioso”. Sganciare la patria dal riferimento ai confini e ricordare che questi ultimi sono transitori, mette già in discussione la necessità della loro difesa militare, ma – a partire dall’articolo 11 (ripudio della guerra) e dall’articolo 52 (difesa della Patria) della Costituzione – Lorenzo Milani “misura” anche un secolo di storia del nostro esercito, dimostrando come più che di difesa sia “intessuta di offese alle Patrie altrui”. Rispetto alle quali chiede ai cappellani militari di spiegare chi davvero abbia difeso la patria e il suo onore: “quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile?”. E’ il fondamento dell’idea che la vera difesa del Paese, anziché dall’obbedienza militare, passi – al contrario – attraverso l’obiezione di coscienza. E quindi attraverso un’altra idea di difesa.

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