L'AMICIZIA
Può essere che molti di
noi siano ricchi e ancora non se ne rendano conto. La Parola di Dio
ci insegnava già
dall'Antico Testamento che “un amico fedele è una protezione
potente, chi lo trova, trova un tesoro. Per un
amico fedele, non c'è prezzo, non c'è peso per il suo valore. Un
amico fedele è un balsamo di vita, lo
troveranno quanti temono il Signore” (Siracide 6, 14-16).
Se Gesù, che è Dio, ha
voluto aver bisogno di amici per proseguire il suo percorso in questo
mondo, immaginatevi noi!
L'essere umano non può vivere come un'isola, scriveva Thomas Merton.
È una grande verità! Potremmo perfino dire che a partire da Cristo
l'amicizia ha acquisito un senso nuovo. L'amico è colui che ha
scoperto il valore e la dignità del fratello, alla luce del Vangelo.
La vera amicizia, oltre
ad essere un rapporto tra persone, è aiuto reciproco e cammino
spirituale.
Possiamo percepirlo
chiaramente nella vita dei santi. In una delle sue catechesi, papa
Benedetto XVI sottolineava:“È
questa una caratteristica dei santi: coltivano l’amicizia, perché
essa è una delle manifestazioni più nobili del cuore umano e ha in
sé qualche cosa di divino, come Tommaso stesso ha spiegato in alcune
pagine della sua Summa Theologiae, in cui scrive: 'La carità è
l’amicizia dell’uomo con Dio principalmente, e con gli esseri che
a Lui appartengono'”.
In uno dei suoi scritti,
San Gregorio Nazianzeno, Padre della Chiesa, ci ha raccontato come
questa esperienza umana veniva vissuta alle origini del cristianesimo
e quanto fu importante nello sviluppo della sua fede e di quella del
suo amico San Basilio.
“Ci siamo incontrati
ad Atene. Come il corso di un fiume, che partendo dall'unica fonte si
divide in
molti bracci, Basilio
ed io ci eravamo separati per cercare la saggezza in diverse regioni,
ma ci siamo riuniti come se ci fossimo messi d'accordo, senz'altro
perché Dio ha voluto così.
In questa occasione,
non solo ammiravo il mio grande amico Basilio constatando la serietà
dei costumi e la maturità
e la prudenza delle sue parole, ma cercavo di persuadere altri che
non lo conoscevano tanto bene
a fare lo stesso. Poi ha iniziato ad essere tenuto in considerazione
da molti che già conoscevano
la sua reputazione.
Cos'è accaduto
allora? Egli è stato quasi l'unico tra tutti quelli che andavano a
studiare ad Atene ad essere dispensato dalla legge comune, e sembrava
aver raggiunto più stima di quella che comportava la sua
condizione di novizio. Questo è stato il preludio della nostra
amicizia, la scintilla che ha fatto nascere la nostra intimità; così
siamo stati toccati dall'amore reciproco.
Con il passare del
tempo, abbiamo confessato l'uno all'altro lo stesso desiderio: la
filosofia era quello a cui
aspiravamo. Da allora eravamo tutto l'uno per l'altro; abitavamo
insieme, consumavamo i pasti
alla stessa tavola, eravamo sempre d'accordo aspirando agli stessi
ideali e coltivando ogni giorno
la nostra amicizia in modo più stretto e saldo.
Ci muoveva lo stesso
desiderio di ottenere ciò che c'è di più desiderabile: la scienza;
non avevamo invidia, ma
valorizzavamo l'emulazione. Entrambi lottavamo, non per vedere chi
raggiungeva il primo posto, ma per
cederlo all'altro. Ciascuno considerava la gloria dell'altro come
propria.
Sembrava che avessimo
un'unica anima in due corpi, e anche se non si deve dare credito a
coloro che dicono che tutto
si trova in tutte le cose, nel nostro caso si poteva affermare che di
fatto ciascuno si trovava
nell'altro e con l'altro.
L'unico compito e
obiettivo di entrambi era raggiungere la virtù e vivere perle
speranze future, di modo che, anche prima
di partire da questa vita, fossimo emigrati da questa. In tale
prospettiva, abbiamo organizzato
tutta la nostra vita e il nostro modo di agire. Ci siamo lasciati
guidare dai
comandamenti divini
stimolandoci a vicenda nella pratica della virtù. E se non sembra
presunzione
da parte mia dirlo,
eravamo l'uno per l'altro la regola e il modello per discernere ciò
che era giusto e ciò che era sbagliato.
Come ogni persona ha
un soprannome ricevuto dai suoi genitori o acquisito da sé, ovvero a
causa
dell'attività o
dell'orientamento della sua vita, per noi la maggiore attività e il
maggior nome era
essere realmente
cristiani e riconosciuti come tali” (Dall'Officio delle Letture).
Riflettiamo, dunque, su che tipo di
amici siamo, su che tipo di amicizia vogliamo e possiamo costruire, e
chiediamo al Signore che ci dia la grazia di vivere sempre amicizie
uniche, profonde e umanamente coinvolgenti.
A.B.
Nessun commento:
Posta un commento