martedì 3 maggio 2016

GRANDE AMMIRAZIONE PER I PRETI SPOSATI DA PARTE DEL PATRIARCA CALDEO SAKO

Intervistato da AsiaNews, Mar Louis Raphaël I Sako, patriarca caldeo, parla dell’Amoris Laetitia. In essa ci sono due “elementi essenziali” per le famiglie cristiane irakene: il valore della “misericordia” che deve servire “a formare” le persone “alla verità”, unita alla “conversione, che ci insegna che la verità è amore”. Essa potrà avere anche “riflessi molto positivi” sui musulmani, i quali “stanno aspettando un discorso diverso” sulla famiglia, sull’amore, sull’unione fra i coniugi e sulla formazione dei bambini. 
Ha poi parlato dei preti:"I fedeli che vengono alla messa per noi non sono numeri, sono persone; se uno non viene, chiedo perché non ci sia, mi interesso. L’ho sempre fatto, prima da parroco e poi da vescovo a Kirkuk. E poi le visite alle famiglie bisognose, cui ora si sono aggiunge le famiglie di sfollati [fuggiti da Mosul e dalla piana di Ninive con l’arrivo dello Stato islamico, ndr] e io che mi chiedo sempre cosa si possa fare per aiutarle, essere loro vicino. Ai preti dico di essere gentili, umili e servirle nel bisogno. Del resto se abbiamo un’autorità non è per dominare, ma per servire, amare, aiutare, formare e orientare la gente. Dobbiamo fare sacrifici per loro, proprio come un padre compie sacrifici, va al lavoro, per mantenere la propria famiglia. Questa è una delle mie più grandi preoccupazioni a livello pastorale." 
Infine si è soffermato sulla possibilità di un ministero sacerdotale per gli sposati:"Oggi vi è una carenza di preti, e perché non può essere possibile aprire il ministero alle persone sposate… La cultura, la mentalità è cambiata e sono convinto che avere preti sposati come da noi sia una forza, un modello per gli altri. Si tratta di una scelta, si può essere preti da celibe oppure sposati e penso che col tempo si andrà in questa direzione. Certo è importante la formazione, ma un padre di famiglia saprà garantire un’ottima pastorale, vicina alla gente. Non ci sono contraddizioni in questo. È una disciplina! E i preti che non sono sposati possono vivere in comunità; per me vivere con altri, sia da prete che da vescovo, è stata una forza. La vita comunitaria è fonte di arricchimento, e la stessa cosa faccio oggi da patriarca a Baghdad. Queste due diverse tipologie, preti sposati e non, si completano fra loro, non sono in contraddizione. Il Vangelo non è una tradizione, ma una parola viva per l’uomo di oggi e per questo bisogna confrontarsi con l’attualità, con fede e coraggio."

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