venerdì 13 maggio 2016

"ECCO PERCHÉ LE TRE RELIGIONI MONOTEISTE ODIANO LE DONNE"

Dio odia le donne. Questo è il titolo del nuovo libro di Giuliana Sgrena. L’immagine in copertina è quella di una donna esangue, un robottino quasi. Alieno. Col capo coperto e lo sguardo vuoto. Forse l’autrice ha provato ad immaginare come l’avrebbe voluta Dio, la donna. Senza sangue, perché il sangue la rendeva impura, e Dio non ama l’odore della donna mestruata (Levitico 15, 19-30). Col capo coperto, perché coperto doveva essere il capo e il volto di chi «non era stato fatto a immagine di Dio, ma di Adamo». Quasi senza vita. Persino. Un robottino appunto, finalizzato alla riproduzione della specie.
Dentro, il libro della Sgrena, è “senza grazia”. Come forse devono essere le cose urgenti, che vanno dette e basta. Un elenco. Secco. Tre religioni e il loro rapporto con le donne. Con la donna. Subalterna per creazione, inferiore per nascita, impura, tentatrice, strega. Per i tre monoteismi l’unica salvezza per il genere femminile è essere vergine, o madre e moglie. Poco meglio o tanto peggio, l’accanimento pensato e agito sulla donna dalle tre fedi non cambia. E nel libro tutto torna, tutto si riallaccia. L’infanzia dalle suore, i viaggi in Afghanistan e Somalia, le battaglie contro le mutilazioni genitali femminili, la prigionia. E poi, lo studio delle fonti, dal Talmud al Corano, da Platone a Paolo di Tarso fino all’ultimo sinodo sulla Famiglia dell’ottobre scorso. 

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