Ma dove sta andando papa Francesco? Due anni dopo l'elezione sorpresa di un vescovo venuto “dalla fine del mondo”, si sentono, a Roma, preoccupazioni, addirittura critiche di responsabili cattolici. Tanto basta perché certi media si mettano a parlare di “complotto”, altri di “lupi” che vorrebbero divorare il successore di Pietro, e altri, ancora, di rischi di scisma.
Significa non dar peso all'immensa popolarità di questo papa sia tra i cattolici, che tra i non-cattolici. Significa non capire un pontificato il cui obiettivo non è dividere la Chiesa, ma metterla “in funzione operativa” di fronte alle sfide del mondo. La crisi che si trova ad affrontare il papa non è solo una crisi di governance. È la crisi più generale del cattolicesimo di fronte alla globalizzazione, scosso dalla secolarizzazione, tentato dal ripiegamento su se stessa e dall'atteggiamento minoritario. Se i cardinali hanno scelto, due anni fa, di eleggere un papa del Sud, è proprio per rispondere a questa sfida. Jorge Bergoglio non viene da un “altro pianeta”. Ha vissuto in una megalopoli al centro della globalizzazione, una città confrontata con la violenza, con l'estrema povertà, la droga, il traffico di esseri umani, e dove si creano ogni giorno nuove religioni.
Sa che, di fronte a questo, la Chiesa non può accontentarsi di guardare solo a se stessa, un atteggiamento che ha chiamato, proprio prima della sua elezione, “autoreferenzialità”, che ci fa diventare “cristiani da museo”.
Il papa affronta con determinazione questa situazione, obbligando i cattolici ad andare avanti, non a partire dal centro, ma dalle periferie. Questo processo che parte dalle frontiere necessariamente scuote e mette agitazione. La Chiesa assume su di sé la complessità del mondo, e questa complessità provoca dibattiti. È un segno di buona salute. È a questa condizione che si realizzerà il vero senso di comunione, che non è il ripiegamento su di sé, ma “il fatto di saper fare spazio al fratello”, come aveva scritto papa Giovanni Paolo II nella sua esortazione apostolica Novo millennio ineunte dove tracciava già la tabella di marcia per la Chiesa del terzo millennio.
di Isabelle de Gaulmyn in “La Croix” del 13 marzo 2015
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