domenica 15 marzo 2015

DON CIOTTI INTERVISTATO DA "IL FATTO QUOTIDIANO"

Don Ciotti, qual è l’emergenza sociale del nostro Paese e perché?La disoccupazione e la povertà non solo più relativa ma assoluta. Ma l’emergenza, prima che economica, è etica e culturale. È un’emergenza dei diritti e dunque delle responsabilità. Perché i diritti si fondano sull’impegno di tutti – a partire da chi ha responsabilità pubbliche – per il bene comune. Si vede spesso il contrario: l’uso del potere a fine personale o di pochi.

Cosa rimprovera e cosa invece apprezza del governo?È apprezzabile la determinazione, la voglia di rinnovamento. Meno il fatto che a volte questo porti a soluzioni non condivise, oppure – quando la controparte è determinante per mantenere un assetto di potere – a un eccesso di mediazioni. Così buone iniziative come il ripristino del falso in bilancio o la riforma della prescrizione per i reati di corruzione, strada facendo vengono annacquate per la necessità di accontentare questo o quello.

Dal punto di vista della lotta alla povertà e alle ingiustizie vede un ruolo nuovo della Chiesa con il papato di Francesco?Direi che è sotto l’occhio di tutti. Con una politica titubante e in molti casi latitante, Papa Francesco è una delle poche voci che parla della povertà come un problema che va affrontato non solo con la solidarietà e l’accoglienza, ma rimuovendo il vuoto di diritti – e di dignità – che crea disuguaglianza. Questo papato rappresenta uno scossone per una politica che spesso si limita a certificare l’esistente, e un’economia che ha perso di vista i bisogni e le speranze delle persone.

Lei pensa che Libera possa svolgere una funzione di unità delle forze politiche sul piano del reddito minimo perché davvero diventi legge?Quella per un reddito di cittadinanza o minimo, che per noi è una questione profondamente legata alla dignità umana, è la prima proposta del manifesto che abbiamo redatto in conclusione di Contromafie, gli “Stati generali dell’antimafia”, proprio per sottolineare la relazione fra lotta alle mafie e impegno per la giustizia sociale. All’epoca abbiamo inviato a tutti i capogruppo in Parlamento le nostre proposte, corredate da studi e approfondimenti. I primi a rispondere sul tema del reddito sono stati i 5Stelle e subito dopo Sel, che hanno presentato le loro proposte di legge. Abbiamo registrato anche dichiarazioni pubbliche favorevoli da parte di diversi esponenti del Pd. Ciò detto, Libera non aspira a svolgere nessuna “funzione” rispetto alle dinamiche dei partiti: fa delle proposte come chiunque senta la responsabilità di partecipare alla vita pubblica. Se poi una o più forze politiche le accolgono e s’impegnano a realizzarle senza snaturarle o strumentalizzarle, ben venga. Ciò che conta è la proposta, non chi la fa.
Con quali obiettivi Libera vuole costruire una Coalizione sociale con soggetti come la Fiom o Emergency?Libera non può aderire alla coalizione essendo un coordinamento di associazioni, oggi più di 1600, ciascuna autonoma nel costruire i suoi percorsi e nello scegliere i suoi riferimenti. Detto questo, ben venga questo collaborare insieme per rappresentare con maggior forza la richiesta di dignità, di lavoro, di giustizia sociale. Il nostro Paese – Libera lo ripete da vent’anni – ha bisogno di una robusta iniezione di “noi”, cioè di condivisione e corresponsabilità. E io sono molto contento di trovarmi in sintonia su questo con Gino Strada e Maurizio Landini, persone di grande spessore umano per le quali nutro stima e amicizia.
È fiducioso sul futuro dell’Italia?Sono preoccupato. Ma ci risolleveremo imparando a essere più solidali e soprattutto più responsabili.

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