venerdì 13 marzo 2015

FRANCESCO PAPA DA DUE ANNI

Se qualcuno ci avesse raccontato in anteprima quello che in questi 24 mesi abbiamo visto e sentito, avremmo pensato a un film, o a una storia nata dalla fantasia. E invece è la realtà. “Siamo qui”, disse lui quella sera del 13 marzo di due anni fa. “Siamo qui”, continua a dire, implicitamente, ogni giorno, nelle circostanze più diverse.
Dopo due anni ci sono riforme in corso, la chiesa come un cantiere: il gruppo dei 9 cardinali, le commissioni, il sinodo che il papa vorrebbe rendere permanente, una “macchina” pensata dal concilio e rimessa in movimento. Sinodalità e collegialità, perché le decisioni importanti si prendono all’interno di un cammino condiviso, questione di metodo ma anche di sostanza.

Hanno aperto tanti cammini, questi primi due anni di Papa Francesco, dentro e fuori la chiesa. Un papa “normale” ma instancabile, mosso da una fede che un giorno definì “la dolce e unica ossessione di ogni giorno per tutti i giorni”.
Per capire cosa ha smosso è centrale la questione della fede, e non tanto del concetto quanto dell’esperienza della fede. Condottiero che è condotto, Papa Francesco ha spesso lo sguardo fisso al tabernacolo, la mano che spesso accarezza la croce semplice che gli pende al collo.
Non è prevista una festa per i due anni di pontificato ma una celebrazione penitenziale: la gioia del perdono, del resto, si può provare solo riconoscendosi peccatori. “Siamo ministri della Misericordia”, ha ricordato ai confessori. “Anche il più grande peccatore davanti a Dio è terra sacra”. Alla chiesa, ai cristiani, ha indicato che due sono le strade possibili: o l’amore o l’ipocrisia. Altra strada non c’è.

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