martedì 31 gennaio 2017

UNA NUOVA MA VECCHIA MALATTIA DELL'UOMO

A ben guardare l'inizio della presidenza Trump non è stata molto promettente. In fondo ci troviamo di fronte all'ennesima affermazione di una destra ultranazionalista e xenofoba che da alcuni anni sta montando nei maggiori paesi europei e che punta alla decisa avversione per il popolo dei migranti.
Si pensi al successo di Farage nel referendum per la Brexit, o al crescente consenso di Marine Le Pen in Francia, di Geert Wilders in Olanda e di altri nazionalisti e xenofobi in vari paesi europei.
Purtroppo stiamo assistendo al dilagare di una vera e propria malattia, che però colpisce solo i ceti più deboli. Si era presentata già con un deciso ed evidente peggioramento delle condizioni di lavoro e di conseguenza della vita stessa. In seguito si era ulteriormente espansa negli inganni sulle cause della crisi, sull'illusoria possibilità di una futuribile ricrescita e nel malcontento strumentalizzato dai diretti responsabili. Ed è qui che il problema esplode. Quando non s’intravvedono sbocchi possibili per un futuro migliore, i ceti più deboli ed esposti sul piano inclinato del peggioramento vedono nello status di chi è più vicino e più in basso la minaccia di una condizione in cui è possibile scivolare. E’ in queste situazioni che monta l’avversione verso tutto ciò che è esterno, avvertito come pericoloso.
A questo punto s’apre una biforcazione.
Da un lato è possibile ed anzi probabile che cresca il consenso verso chi alimenta false paure e fa leva su istinti di autodifesa. La prospettiva è quella di una chiusura crescente in false identità di nazione, razza, “civiltà”. L’esperienza storica c’insegna che una società chiusa non ha futuro ed è destinata alla fine.
L’alternativa è andare controcorrente e lottare vigorosamente per un’organizzazione sociale aperta alle trasformazioni. Dobbiamo prendere coscienza che questa enorme migrazione a cui siamo di fronte non è arrestabile ed è destinata ad incidere profondamente sugli equilibri demografici, sui rapporti sociali, gli assetti politici e i modelli di cultura dei paesi. Essa deve costituire il punto di partenza di un approccio diverso al fenomeno. E' arrivato il momento di far valere una delle verità basilari dell'esperienza umana. E' arrivato il momento di riaffermare che i diritti fondamentali di uguaglianza e libertà, di aspirazione alla costruzione di una vita migliore non possono riguardare solo alcune popolazioni. Quei diritti valgono per tutto il popolo-mondo o mancano del fondamento della loro universalità.

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