lunedì 23 gennaio 2017

UN LIBRO DA LEGGERE

Il libro affronta il tema del “male” per come è avvertito oggi (violenza diffusa, indifferenza per l’altro, odio legittimato,…) e come conseguenza delle ideologie, degli autoritarismi, dei terrorismi, delle oppressioni, degli imperialismi, delle mafie da cui la società è pervasa. Il “grande male” quindi. È un tema smisurato, di cui la stessa Bibbia rende conto presentando molteplici dimensioni e situazioni. E da qui prende le mosse il testo di Christian Albini per cogliervi, senza avere la pretesa di dire tutto, l’atteggiamento del credente che cerca di resistere al male. Il cuore del libro è nei capitoli in cui è presentata quella che può essere definita come un’eredità contemporanea della tradizione biblica.
Il primo capitolo descrive, quindi, come nella Bibbia è presentata la potenza di una malvagità dilagante e soprattutto l’atteggiamento del credente che resiste al male. Il cuore del libro è nei capitoli due e tre, dove è presentata quella che potremmo definire come un’eredità contemporanea della tradizione biblica. Nel 2016 sono caduti i centodieci anni dalla nascita di due figure chiave del Novecento: Hannah Arendt e Dietrich Bonhoeffer. Le loro origini, personalità e vicende biografiche sono molto diverse. Lei è una filosofa ebrea che si è occupata soprattutto di teoria politica, esule dalla Germania per sfuggire al nazismo e approdata negli Stati Uniti, dove ha condotto un’intensa vita intellettuale e accademica. Lui è un teologo cristiano che ha scelto la via dell’opposizione attiva a Hitler, condannato a morte e ucciso all’età di trentanove anni. Hanno seguito percorsi molto differenti che non si sono mai incrociati. Però, da un altro punto di vista, hanno molto in comune. Entrambi hanno le loro radici nella Bibbia, entrambi si sono confrontati con il problema del male nazista e hanno cercato una risposta.
Una comparazione tra le loro riflessioni non è mai stata tentata. Eppure, si tratta di un’operazione molto interessante. Arendt e Bonhoeffer rappresentano due importanti vie di resistenza al male: una è impostata sulla ragione e l’altra sulla fede; in una l’agire nasce dal pensare e nell’altra dall’ascoltare la Parola di Dio. Vie diverse, certo, ma sono perciò incompatibili e inconciliabili? E possono essere attuali anche per noi oggi? Queste domande sono affrontate dalle conclusioni, nelle quali si tenta un’attualizzazione, sottolineando come alla filosofia di Hannah Arendt appartenga uno sforzo di fiducia nell’umanità e alla teologia di Dietrich Bonhoeffer un impegno a pensare criticamente il cristianesimo. Per assumere la nostra responsabilità storica di abitatori del XXI secolo e per educare le nostre coscienze a essere all’altezza di questo tempo, abbiamo bisogno di entrambi.

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