giovedì 26 gennaio 2017

Horst Hoheisel

Il ricordo è una forma di conflitto
<<La memoria è un processo dinamico e continuo. Racconta molto di noi e del nostro tempo e assai meno della storia in sé. Ciò che mettiamo in atto nei lavori che intraprendono la strada della memoria rischia di essere sbagliato. Non esistono metafore per l’Olocausto. L’unica cosa che possono fare gli artisti è esercitare al minimo l’errore. Ogni epoca, ogni società crea la propria memoria...
Un Memoriale edificato in marmo e bronzo non fa che congelare la possibilità di rievocazione, è come se mettesse una pietra definitiva sul passato. È il rischio che corre il Memoriale dell’Olocausto a Berlino: abbiamo questo grande monumento nel centro della città, quindi possiamo dimenticare quel periodo. Consente di far ripartire, dopo la riunificazione, una nuova era accompagnata da un sentimento nazionale: l’identità di una storia tedesca ininterrotta. Ma dal momento che proprio con l’Olocausto quell'identità tedesca si è spezzata, anche in futuro dobbiamo continuare a convivere con questa «spaccatura»...
Quello che stiamo vivendo è un periodo molto importante. L’Olocausto comincia a entrare nella storia e nei libri scolastici senza più i suoi testimoni. Così, storici e autori di manuali hanno un’enorme responsabilità sulle spalle. Naturalmente, fioriscono interessi e interpretazioni dal proprio punto di vista e a proprio vantaggio. Gli storici non sono mai neutrali!>>

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