domenica 24 maggio 2015
Vent'anni di ordinazione episcopale con la stessa intatta gioia nel cuore: annunciare il Vangelo e viverlo nel servizio agli ultimi con la consapevolezza che senza la carità, come scrive san Paolo, "io non sarei nulla". E’ il messaggio consegnato al libro “La gioia della carità” (Marcianum Press, 2015) che raccoglie una selezione di interventi, discorsi e omelie svolti dal Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve. In un perfetto sillogismo, si legge nella introduzione che: “La gioia è il regalo che il cristianesimo ha fatto all'umanità. La carità è il mezzo per vivere, senza ipocrisia, la fede. Essere cristiani senza gioia non è possibile e dalla gioia della carità scaturiscono l’annuncio del Vangelo e lo slancio missionario verso gli ultimi”.
CHIESA, CASA ACCOGLIENTE PER TUTTI
La Chiesa è il luogo di accoglienza di tutti. Così come le espressioni più evidenti della santità della Chiesa sono caratterizzate dalla dimensione dell’accoglienza – dalla tradizione monastica dell’ospitalità alle innumerevoli congregazioni e “opera” nate nei secoli XVIII-XX per l’accoglienza, il soccorso e l’educazione dei poveri, fino alla figura di Madre Teresa di Calcutta di Calcutta – così anche I fedeli, le parrocchie e le realtà ecclesiali dovrebbero mettere al primo posto l’apertura a ognuno che voglia accostarsi. In particolare, scrive Bassetti, a proposito della “conversione pastorale” come via necessaria alla riforma della Chiesa, “la famiglia cristiana può e deve brillare per la testimonianza dell’accoglienza a partire dalle occasioni più semplici e immediate che i figli con le loro amicizie offrono”. L’accoglienza e l’ospitalità in famiglia costituiscono, infatti, un pilastro educativo e un anticorpo all'individualismo e sono espressione della maternità della Chiesa. Alle comunità ecclesiali che fanno fatica ad aprirsi ad una vera accoglienza, Bassetti ricorda che accogliere è “più che gesti e azioni”: si tratta di una “attitudine” che implica, “una dinamica di conversione permanente nella sequela di Gesù”.
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