mercoledì 6 maggio 2015

2015:L'ANNO DEI NUOVI CONSACRATI!

Per la verità non mi ero neppure accorto che era stato indetto da Papa Francesco “l'anno della vita consacrata”.
Sarà perché fino adesso, dopo cinque mesi, questa iniziativa è stata una grande delusione. Voglio dire:chi ne ha mai sentito davvero parlare? C'è stato qualche convegno? Come se per parlare di cosa sono le consacrate e i consacrati servissero a qualcosa i convegni! Ci vuole l'impeto, la bellezza, il coraggio della poesia, perché la consacrazione è amore e per parlare dell'amore non servono i convegni...chi baratterebbe il più istruttivo dei convegni con un solo minuto trascorso con la donna amata?
Fino adesso la cosa più interessante registrata in questo anno è la “riconciliazione” tra la Santa Sede e le cosiddette “suore dissidenti” americane, che non so nemmeno se è una buona notizia, dato che di per sé ogni riconciliazione lo è, solo che tutta la vicenda è sembrata più una trattativa che una storia d'amore...
Quando il Papa ha indetto questo anno,ha avuto un'idea davvero provvidenziale, perché il compito dei Consacrati nella Chiesa è quello di ricordarci continuamente il primato di Dio, di trascinarci tutti, con il loro impeto, con la loro passione.Sono loro, con la loro radicalità e la fermezza delle loro scelte, che ci richiamano continuamente all'Essenziale, che ci ricordano sempre qual è “la parte migliore”. Sono loro che ci riportano sempre al soffio dello Spirito che deve attraversare ogni istituzione e regola, che ci parlano della dolcezza, dell'umanità, dell'allegria della nostra fede.
E così questo avrebbe dovuto servire a rimettere loro, i consacrati, nel ruolo che gli spetta, ad indicarli al mondo come “la città sul monte”, quella che non può restare nascosta, quella che deve essere il modello, il paradigma di Vita Cristiana a cui tutti noi tendiamo.
Fino a non molto tempo fa, la gente, quando pensava alla Chiesa, pensava innanzitutto a loro, ai frati e alle suore. Ma nella Chiesa di oggi, che pure è piena di figure luminose, non sembra più essere così.
Un po' per lo smarrimento dell'identità dei religiosi, che nei rami maschili,hanno perso di fatto la loro specificità carismatica e missionaria, la loro libertà profetica, che sono sempre stati la sorpresa e la novità dentro la Chiesa stessa.
Le suore invece hanno condiviso la generale crisi della femminilità che ha attraversato tutto il mondo. In un mondo dove la parola femminilità è diventata sinonimo di seduzione, dove il valore specifico di una donna non è più individuato nelle sue caratteristiche di cura e tenerezza,dove uomini e donne sono portati a scontrarsi in una insensata lotta senza fine, dove la parola “servizio” da valore supremo dell'amore è diventata sinonimo di servitù, che senso hanno più le suore?
Già, le suore...Che mondo sarebbe senza le suore? Che Chiesa sarebbe senza di loro? Capaci di coniugare verità e dolcezza, cura e fermezza, tenerezza e forza. Non hanno mai chiesto niente, sempre pronte a servire, come Gesù. Umili, attente, pronte e forti come solo una donna sa essere. Se i preti sono le mani e i piedi della Chiesa, piedi che vanno verso il mondo e mani che lavorano, le suore sono la spina dorsale, quella che si piega per servire e che regge tutto il peso del corpo. E allora diamo loro voce per dirci che servire è bello ed esaltante, per ricordarci che tutti, uomini e donne, troviamo nel servizio la misura dell'amore e quindi del nostro essere cristiani.
Questo mondo ha bisogno più che mai di suore, di donne felici, vitali, innamorate, che cavalcano verso Dio e i pastori dovrebbero considerarle come le truppe migliori: dovrebbero sapere che ogni minuto dedicato a prendersi cura di loro è un investimento a favore di tutta la Chiesa.
Questo dovrebbe forse essere l'anno dedicato alla Vita Consacrata: non deprimenti e fumose analisi, ma una coraggiosa e fiera riscoperta della propria identità e del proprio carisma, non volumi riempiti di parole vuote, ma strade e case e piazze e palazzi, anche quelli del potere ecclesiastico, risuonanti di festa e di lode, non un cammino stanco e sostanzialmente senza meta, ma una gioiosa e profetica salita verso Dio.
Agostino Bonassi

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