martedì 12 maggio 2015

EQUIPARAZIONE SACRAMENTALE

Intervista a Veronika Pernsteiner, a cura di Markus Rohrhofer, la nuova presidente delle donne cattoliche austriache.
Nel mio nuovo incarico, ci sono sfide che intendo affrontare. Che uomo e donna nella Chiesa cattolica attualmente non siano ancora equiparati, è purtroppo una realtà. Realtà è però anche che
nel battesimo uomo e donna sono uguali. E il sesso non può essere al di sopra del sacramento.
Come primo passo chiedo che anche le donne vengano ordinate diaconesse.

Un momento: questa richiesta non è provocante – al contrario, corrisponde alla realtà, perché di
fatto la metà delle persone nella Chiesa sono donne. E sono proprio le donne che svolgono il
lavoro diaconale. E, per quanto riguarda la mancata reazione: la goccia scava la roccia, insomma chi la dura la vince. Anche altri cambiamenti non sono stati realizzati immediatamente.

Sono una persona ottimista. Anche i laici fanno parte della Chiesa. E già ora diverse funzioni direttive sono in mano a donne, anche se potrebbero essere molte di più. Ciò che è possibile secondo il diritto canonico viene realizzato troppo poco. Un punto dolente sono però i ministeri ordinati.

Naturalmente non ci sarà un cambiamento improvviso dall'oggi al domani. Abbiamo davanti a noi
ancora un compito enorme da svolgere. Ma lottiamo per una equiparazione dei diritti nella Chiesa 
tutti i livelli. E vorrei che la Katholische Frauenbewegung österreich (kfbö, Movimento cattolico delle donne in Austria) resti un punto di riferimento per donne impegnate nella Chiesa e che lo
diventi ancor di più.

Il papa ha parlato di una teologia della donna – un barlume di speranza, se lo si può interpretare 
nel senso che il papa è a favore di una teologia portata avanti ugualmente da uomini e da donne.

Ai miei tempi, non si poneva il problema di essere chierichette. Altrimenti, non mi viene in mente nessuna situazione di discriminazione nei miei confronti. Fin dalla mia infanzia, ho sempre avuto
un'immagine molto positiva di Chiesa. Questo mi dà la motivazione per l'impegno a favore di una
Chiesa di uomini e di donne.

Sono molte le cause di questa immagine negativa di Chiesa. In primo luogo, bisogna farsi un esame di coscienza – il principio dei media “cattive notizie sono buone notizie” predomina anche per i problemi della Chiesa. Un problema che nasce all'interno è invece la falsa modestia della Chiesa. Siamo tutti chiamati ad agire in modo consapevole e a presentare all'esterno tutte le molte cose positive che ci sono nella Chiesa – ma anche a chiamare chiaramente con il loro nome 
le cose negative. Questo era ed è innanzitutto il compito delle donne cattoliche.

Siamo attive in molti ambiti, anche politico-sociali, facciamo ad esempio anche dei flashmob – balliamo contro la violenza sulle donne. È chiaro che non ci consideriamo una controparte dei vescovi. Ma naturalmente bisogna restare saldi sulle proprie convinzioni. Faremo dei blitz controllati.

Non necessariamente più dura, e neanche più aggressiva. Ma cercherò di darle uno stile più 
mirato,più arguto.  Cercheremo naturalmente sempre il dialogo – parlarsi è la prima cosa. Ma ci vuole anche un po' di attivismo.

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