mercoledì 13 luglio 2016

LE SUORINE IN JEANS

È nato tutto un po’ per caso. «Un giorno del 2006 mi chiamò il prefetto e mi disse: don Vinicio,
dobbiamo accogliere un centinaio di migranti, subito. Avevamo un’area del seminario
completamente vuota e allora dissi d’istinto: va bene, mettiamoli lì. Ma chi avrà cura di loro?» Bella
domanda. E nel momento stesso in cui la fece, Don Vinicio Albanesi pensò alla soluzione.
«C’erano due suorine, Paola e Rita, fuoriuscite da un convento agostiniano di stretta osservanza —
racconta lui stesso oggi —. Avevano avuto dissidi con le sorelle più anziane e avevano abbandonato
il convento ma non la vocazione. Così andai dal vescovo e dissi: vorrebbero continuare a fare le
suore, che ne dice se le accogliamo noi? Creiamo una congregazione e loro, in cambio, si occupano
dei migranti nel seminario».
Così fu. Le fuoriuscite, come le chiama il don della Comunità di Capodarco, approdarono a Fermo
avvolte nel loro saio monacale e diventarono «le suorine del seminario», sempre a disposizione dei
migranti che, da allora in poi, arrivarono di continuo.
Oggi alla Congregazione delle Piccole Sorelle Jesus Caritas sono in cinque... Ed è lei, Filomena, che in questi mesi ha seguito Emmanuel e Chinyere, ha tenuto per loro lezioni di italiano, è stata la loro interprete, la loro amica e il loro punto di riferimento. «Più che una suorina una superdonna» scherza don Vinicio sorridendole.
Croce di legno al collo, lunghi capelli neri e occhi verdi, Filomena racconta un po’ di sé. Origini
pugliesi, laureata in lingue, padronanza del cinese, oltre che di spagnolo, francese e inglese. «Sono
suora dal 2014» confida. «Fino ad allora facevo la vita che fanno le ragazze della mia età, avevo un
fidanzato e progetti per il futuro. Non frequentavo la chiesa né gruppi parrocchiali di nessun genere...»
Fra quella vita e questa c’è di mezzo una grandissima crisi esistenziale, come la definisce lei.
«Dopo la laurea ho vissuto anni molto difficili a livello personale. Non facevo che pormi domande.
Avevo l’inquietudine addosso, vivevo male. Sono arrivata alla depressione vera e propria, non
uscivo più di casa, non volevo vedere nessuno. Poi un giorno decisi di fare un viaggio da sola ad
Assisi. E lì, durante quel viaggio, tutto è cambiato».
Inutile chiederle se quella «grandissima crisi esistenziale» fu legata a una delusione d’amore. Suor
Filomena sorride e lascia cadere la risposta. «Adesso sto bene qui fra i miei migranti. Se penso al
giorno che ho detto ai miei che mi sarei fatta suora....L’hanno presa malissimo. Sono pure figlia
unica... Ma adesso vedono che sono felice e lo sono anche loro per me».
Don Vinicio dice che le sue suorine sono dolci, sì, ma anche «un po’ furbe. Ma le vede come si
vestono? I jeans, addirittura... Hanno cominciato a non volere il velo, sono scese a mezzo velo. E
vabbè. Non lo sopportavano, dicevano. E allora a un certo punto ho detto: e toglietevelo! Nemmeno
il tempo di dirlo e se l’erano già tolto. Adesso la lotta è per portare i pantaloni perenni...» Lo
interrompe proprio Filomena: «Ci stiamo riuscendo».
Estratto da “Corriere della Sera” del 9 luglio 2016

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