martedì 15 marzo 2016
Versi di Shakespeare per i rifugiati
"Vedere gli stranieri derelitti, coi bambini in spalla, e i poveri bagagli, arrancare verso i porti e le coste in cerca di trasporto". Sembra una descrizione attuale del dramma dei rifugiati. E' invece un'accorata difesa dei diritti di chi fugge da fame, guerre e persecuzioni scritta più di 400 anni fa da William Shakespeare, riscoperta in questi giorni proprio sull'onda dell'attenzione internazionale sulla crisi dei migranti. Il passaggio è contenuto nel manoscritto del "Sir Thomas More". Il dramma non è mai stato rappresentato ed è sopravvissuto in un’unica copia: si tratta dell’ultimo testo scritto a mano dal celebre poeta conservatosi fino ai nostri giorni. "Immaginate di vedere gli stranieri derelitti, coi bambini in spalla, e i poveri bagagli, arrancare verso i porti e le coste in cerca di trasporto", recita uno dei passi del secondo atto. Shakeaspeare si riferisce ai tanti francesi protestanti che in epoca elisabettiana chiedevano asilo in Inghilterra: il numero sempre crescente di questi stranieri portò alla nascita di proteste anti-immigrazione nella città di Londra. Rileggendo quelle parole oggi, però, è impossibile non pensare ai migranti che dalla Siria e dal Nord Africa rischiano le loro vite per raggiungere l’Europa. William Shakespeare tenta, nelle sue pagine, di creare una certa empatia tra il suo pubblico e gli stranieri. Chiede agli spettatori di immaginare se stessi nella situazione di queste persone. "Se il Re vi bandisse dall’Inghilterra dov’è che andreste?", chiede il poeta. "Che sia in Francia o Fiandra, in qualsiasi provincia germanica, in Spagna o Portogallo, anzi, ovunque non rassomigli all'Inghilterra, orbene, vi troverete per forza a essere degli stranieri". E poi continua, rivolgendosi ancora a chi attacca i migranti: "Vi piacerebbe allora trovare una nazione d'indole così barbara che, in un'esplosione di violenza e di odio, non vi conceda un posto sulla terra, affili i suoi detestabili coltelli contro le vostre gole, vi scacciasse come cani, quasi non foste figli e opera di Dio, o che gli elementi non siano tutti appropriati al vostro benessere, ma appartenessero solo a loro? Che ne pensereste di essere trattati così? Questo è ciò che provano gli stranieri. Questa è la vostra disumanità". È incredibile accorgersi che un testo scritto 400 anni fa possa essere tanto attuale, ma queste parole confermano l'immortalità di William Shakespeare. Il poeta inglese parlò di sentimenti universali, in cui i lettori possono riconoscersi a distanza di secoli: l'amore, l'odio, la vendetta, la gelosia, la pietà. Il manoscritto di Sir Thomas More, che sarà mostrato al pubblico il prossimo 15 aprile in occasione di una mostra alla British Library dedicata a Shakespeare, è l’ennesimo esempio di come la storia si ripeta: le migrazioni sono sempre esistite, causando gli stessi sentimenti in ogni epoca
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