Un
giorno davvero triste per il Papa nel suo viaggio-lampo a Lesbo.
Tristezza per persone trattate come rifiuti ingombranti, sgradevoli e
sgraditi. Ma anche per un Occidente che ostenta nel proprio
curriculum la referenza di "patria della civiltà"; e poi
la calpesta nei gesti quotidiani. Ci volevano due uomini di religione
per richiamare gli uomini della politica al loro unico vero ruolo,
guidare i processi non inseguirli. Due persone dell'altro mondo, un
argentino come Francesco e un turco come Bartolomeo, per scuotere la
coscienza anestetizzata dell'Europa.
Da
Lesbo a Lampedusa, da est a ovest, il Mediterraneo non è solo una
delle più grandi fosse comuni della storia, in fondo alla quale
giacciono migliaia di vittime di ogni età e senza nome, cui è
negato perfino il diritto al ricordo. È anche l'impietosa
certificazione di una società vocata alla lacrima col timer: è
durato lo spazio di un mattino, il groppo alla gola di fronte alla
foto di Aylan, il bimbo profugo morto su una spiaggia. Quanti ne sono
morti dopo di lui, al buio totale? Ma soprattutto, è la bandiera
bianca issata su quella fortezza Europa che si sta disintegrando
sotto i colpi di ciò che essa stessa ha creato, e che oggi si rivela
incapace di gestire: non per mancanza dei mezzi materiali, bensì di
quelli culturali.
E così la politica della
casa comune, come quella dei suoi singoli inquilini, si fa dirigere
dalle paure anziché gestirle; invece che affrontare in modo
coordinato il problema, lascia che ogni Paese si eserciti nel gioco
dello scarica-migrante. E in simili condizioni si alimenta un nuovo e
lucroso settore economico, l'edilizia muraria i cui cantieri
proliferano lungo tanti confini. La globalizzazione dell'indifferenza
denunciata da papa Francesco ha il suo epicentro in un' Europa che
bara su tutto, a partire dai numeri. Quasi nove profughi su dieci,
dei 60 milioni in giro per il pianeta, sono accolti dai Paesi del
terzo mondo; il Libano da solo ne ha più di tutti i 28 Stati Ue
messi assieme; nell'intero continente dagli Urali all'Atlantico i
rifugiati sono meno di uno ogni mille abitanti, contro gli 87 della
piccola Giordania. E però per definire gli arrivi in casa nostra i
termini più ricorrenti sono "ondata" e "invasione".
E anche quando si contesta una misura restrittiva, come il blocco del
Brennero, si fa appello alle ragioni economiche: preoccupano le
merci, delle persone chi se ne frega? Finché un giorno arriva la
religione a esercitare la supplenza di una politica imbelle: grazie a
due figure come papa Francesco e il patriarca Bartolomeo. I quali,
superando antiche, sterili e nefaste divisioni sul nulla tra le
rispettive confessioni, vanno su un' isola ridotta a un campo di
internamento per ricordare al mondo intero, e a noi europei in
particolare, che cos'è un uomo: soprattutto quando lacero, ferito,
spogliato di tutto a partire dalla dignità, giace riverso sulle
tante strade di Gerico del pianeta, mentre gli passano accanto frotte
di viandanti che non lo degnano di uno sguardo. Dio è con noi, hanno
professato nell’occasione e professano ancor oggi tanti crociati di
fedi diverse; e dietro questo paravento hanno consumato e consumano
feroci massacri.
Bugiardi e impostori:
perché Dio, con qualsiasi nome lo si chiami, è con gli altri. Gli
ultimi. Il sale della Terra.
Estratto
da “Trentino” del 21 aprile 2016
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