lunedì 16 novembre 2015

«Utilizzare il nome di Dio per giustificare odio e violenza è una bestemmia» ha detto Francesco
seguendo le orme dei pontefici che lo hanno preceduto, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI. D’altro canto il tema dello scontro di civiltà è da tempo al centro degli scenari contemporanei, e con esso la Santa Sede non ha mai smesso di confrontarsi, almeno da quando deflagrò la prima guerra del Golfo....Il pontefice insomma non ha detto ieri mattina cose fuori dall’ordinario, e tuttavia è riuscito a rappresentare i sentimenti collettivi esprimendo in primo luogo il proprio «dolore per gli attacchi terroristici che nella tarda serata di venerdì hanno insanguinato la Francia, causando numerose vittime». Poi ha proseguito: «Al presidente della Repubblica francese e a tutti i cittadini porgo l’espressione del mio più profondo cordoglio. Sono vicino in particolare ai familiari di quanti hanno perso la vita e ai feriti». Francesco ha successivamente toccato una questione centrale, ovvero come la natura umana possa dare spazio ad azioni così cruente e impietose contro degli innocenti: «Tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero». «Dinanzi a tali atti intollerabili – ha aggiunto - non si può non condannare l’inqualificabile affronto alla dignità della persona umana». A questo punto, il papa ha riaffermato un concetto centrale nel discorso della Santa Sede, posto alla base di ogni dialogo interreligioso: «Voglio riaffermare con vigore - ha detto - che la strada della violenza e dell’odio non risolve i problemi dell’umanità!».
Il tema degli attentati di Parigi, del rischio che dalla violenza di questi giorni nascano nuovi muri e società chiuse, è tornato poi nell’incontro che il papa ha avuto con la comunità protestante di Roma nel corso della visita alla Chiesa luterana,dove Papa Francesco è stato accolto dal pastore evangelico Jeans-Martin Kruse. Ha detto il pontefice, «anche il nome di Dio viene usato per chiudere il cuore». Poi ha osservato: «C’è una fantasia dietro i muri umani, diventare come Dio. La Torre di Babele è proprio l’atteggiamento di dire: ‘Noi siamo i potenti, voi fuori’. C’è la superbia del potere, per escludere si va in questa linea». «Il muro – ha aggiunto - è il monumento all’esclusione. Sapete come fare a evitare i muri? Bisogna parlare chiaro, pregare e servire».
In questo contesto, moltissimi sono stati gli attestati di solidarietà alla Francia provenienti da molti vescovi europei e del mondo; intervenuta è stata anche la Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea), guidata dal cardinal Reinhard Marx, «è cruciale per l’Europa presentare un fronte unito di fronte alla minaccia terroristica e, allo stesso modo, deve essere unita, e dunque forte, nella sua politica estera e di difesa». «Le forze che attualmente minacciano gli europei – si legge ancora nel testo - non conoscono confini nazionali. È quindi imperativo che i 28 capi di Stato e di governo europei lavorino insieme meglio e di più: ne va della sicurezza dell’Europa, della nostra libertà e del futuro del nostro vivere insieme».
estratto da "L'Unità" del 16/11/15

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