giovedì 19 novembre 2015

CONDIVIDO E SPOSO PIENAMENTE LA PROPOSTA DEL PRIORE ENZO BIANCHI

Come si esce da questa spirale di violenza? Con l’arrendevolezza, la pusillanimità, la rassegnazione? No di certo, ma con la forza, la risolutezza, la tenacia di chi si oppone al male con il bene, di chi tesse ogni giorno la tela dell’umanità e della fraternità., nonostante la consapevolezza che forze più o meno oscure di barbarie sono all’opera per lacerare questo tessuto di civiltà. L’ora degli operatori di pace non conosce stagioni: sono chiamati a lavorare nei giorni e nei luoghi tranquilli così come nelle zone e nei tempi di guerra; per loro non c’è corsa alle armi perché non stanno mai fermi con le loro mani e i loro cuori disarmati. Ingenui buonisti? Così sono chiamati con malcelato disprezzo, così li chiamavano anche quanti oggi ammettono di aver mentito e si pentono degli errori commessi ai tempi della guerra in Iraq. Ma nella storia sono proprio gli operatori di pace a essersi rivelati portatori di speranza e realizzatori di utopie, a differenza di quanti si ritenevano realisti e spietati ed erano osannati per la loro carica di rabbia, per l’orgogliosa pretesa di spegnere un fuoco con un incendio ancora più grande. Ci vuole infatti molto più coraggio a lottare incessantemente per tutta una vita con la forza disarmata della ragione che a svuotare in un minuto il caricatore di un’arma automatica, a indossare un’unica volta un giubbotto esplosivo o a premere in un batter d’occhio il bottone di sganciamento di una bomba. E ci vuole più coraggio ad affermare con forza, coerenza e responsabilità le proprie convinzioni di pace e a tradurle in azioni concrete che a gettare irresponsabilmente benzina sul fuoco della frustrazione e della paura con parole che uccidono come pietre.
La risposta al terrorismo non è e non può essere implementare o esportare il terrore: può solo essere rinsaldare la nostra intima resistenza al male, lavorare per la verità e la giustizia, costruire la pace anche al cuore delle macerie di guerra. Ma per credere veramente nell’umanità, occorre ascoltare la ragione, impegnarsi nel dialogo con una parola scambiata, restare miti ricercatori della pace. Se non ora, quando?
Pubblicato su: La Repubblica

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