giovedì 12 novembre 2015

SALVATI O RUBATI ?

A differenza dei cani che teniamo in casa per farci compagnia, i Beagle che il 28 aprile 2012 furono “rubati” dall’allevamento di Green Hill, non avevano un nome: erano numeri, cose da spedire al più presto via corriere ai laboratori di sperimentazione di mezza Europa.
Per aver dato loro una casa, un nome e un futuro, sottraendoli a morte prematura, ovvero, per dirla con la legge italiana, per averne fatto oggetto di “furto aggravato”, 12 persone sono state condannate, tre giorni fa dal Tribunale di Brescia a pene che vanno dagli otto ai dieci mesi e ad ammende economiche pari a qualche centinaio di euro.
Commentata con comprensibile disappunto dai condannati, ma da accogliere con il rispetto che sempre si deve in questi casi, la sentenza bresciana un merito ce l’ha: getta un gran fascio di luce sulla formidabile arretratezza storica e civile di un ordinamento giuridico (italiano ma non solo!) che nei fatti non è tenuto a distinguere tra oggetti ed esseri viventi programmati a morire, che è autorizzato a valutare l’”utilizzo” di creature senzienti, capaci di provare fame, sete, affetto, paura, riconoscenza, alla stessa stregua di cose inanimate. E a chiamare ladro, di conseguenza, chi si batte per cambiarne il destino.
estratto da "Il Fatto Quotidiano",a cura di Vanna Brocca

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