venerdì 5 agosto 2016

UNA PUNTA DI AMAREZZA

La partecipazione per solidarietà di musulmani alla messa di domenica scorsa è un piccolo segno di speranza in questa estate terribile (a questo punto possiamo solo augurarci che la ricorderemo così, perché vorrà dire che le prossime non saranno peggiori); ma all’apprezzamento si accompagna anche una punta di amarezza, se pensiamo che un gesto analogo di solidarietà non è stato compiuto per gli ebrei (per lo meno, non in queste dimensioni). Certo, l’idea di ebrei e musulmani che si scambiano visite durante le preghiere determinerebbe infiniti problemi di sicurezza e proporla oggi in grandi numeri sarebbe poco realistico. Eppure sarebbe logico supporre che i musulmani si troverebbero più a loro agio in una sinagoga priva di immagini e con preghiere in una lingua che non dovrebbe suonare del tutto incomprensibile a chi conosce l’arabo. Per lo meno, questa è la sensazione che ho provato io nell’unica occasione che ho avuto di assistere a una preghiera del venerdì presso una moschea: parole non del tutto estranee in un luogo non del tutto estraneo. Sottolineo questo perché vorrei che l’amarezza potesse trasformarsi in una speranza per qualcosa che non è stato ma un giorno potrebbe essere. E se fosse potrebbe avere conseguenze davvero straordinarie.
È comunque triste che nessuno fuori dal mondo ebraico sembri averci pensato; come se fino a una settimana fa nessun luogo di culto in Europa fosse mai stato colpito e come se nessuno in Europa fosse mai stato ucciso per la propria religione. Come se tutte le violenze contro gli ebrei fossero solo l’appendice, capitata casualmente sul suolo europeo, di un conflitto mediorientale. Come se una sinagoga, una scuola ebraica, un supermercato kasher non fossero altro che ambasciate israeliane sotto mentite spoglie. In effetti ho l’impressione che dopo l’antisemitismo razzista degli ultimi due secoli (per non parlare del conflitto arabo-israeliano) si faccia un po’ troppa fatica a capire che gli ebrei sono colpiti (non solo, certo, ma anche) a causa della loro religione.
Anna Segre su "www.moked.it

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