domenica 21 agosto 2016

LETTERA D'AMORE

Sultana mia,
come si dissolvono le nubi al vento,così si sono dissolti i miei giorni a Gerusalemme.
Permettimi di scriverti un'ultima lettera prima della mia partenza e di accomiatarmi con parole che sgorgano dal cuore, ammutolito d'amore e sgretolato dal dolore, come se esse provenissero dalla tomba. Tra poco lascerò questo luogo dove gli abitanti, gli edifici e le vie mi sono familiari e dove ho trovato i palpiti dell'amore, per recarmi altrove, in un luogo sconosciuto al quale non penso che riuscirò a fare l'abitudine. Eccome potrei se lascio qui il mio cuore?
Ieri ho trascorso la giornata accomiatandomi da persone di cui non dimenticherò mai la gentilezza e le buone virtù. Pensavo che questa volta non mi sarebbero pesati i saluti, giacché da quando è nata in me l'idea del viaggio ho cercato di abituarmi all'idea della partenza. Ma ora è giunto il momento, provo amarezza e un grande dolore. E anche se ritenevo di poter sopportare il distacco da amici e parenti, come potrò separarmi da te, Sultana! 
Ti ricorderò, Sultana, ogni volta che il sole sorgerà o tramonterà, quando uscirò o tornerò, mi alzerò e mi coricherò, arriverò e partirò; ti ricorderò mentre mi recherò al lavoro, quando sarò calmo e senza pensieri e quando sarò stanco e senza forze.
Separarmi da Te è separarmi dall'amicizia, dalla purezza, dalla luce, dalla gioia; è incontrare la solitudine e il dolore. Quando Adamo lasciò il Giardino dell'Eden, la sua pena non fu più grande della mia.
Tu sei il mio Giardino dell'Eden, la mia felicità, il mio piacere, la gioia della mia anima, la mia vita. E come si sente chi abbandona la propria vita? 
Ricordami, o Sultana, quando entrerai in Chiesa e pregherai, o quando aprirai il Tuo Vangelo e lo leggerai; ricordami quando insegnerai ai tuoi studenti, o uscirai con loro all'aperto, e ti recherai a quella roccia amata. Ricordami quando andrai a casa. Ti affaccerai alla finestra di fronte alla mia e dirai :<<Ciao, Khalil>>. Ah, cosa non direi per poterti vedere, per scorgere la tua figura.
E all'arrivo della primavera, delle brezze lievi e dei bei fiori, se una folata di vento ti dovesse colpire, sappi che quello è il mio saluto a te; e se vedrai un bel fiore, sarò io a sorriderti; e se sentirai il cinguettio degli uccelli, sarò io a intonare un canto nel pensare a te; e se guarderai il cielo e le stelle brilleranno, osserva il loro splendore: saranno i miei occhi a guardarti; e se la luna si affaccerà da oltre i monti lanciando raggi d'argento, alza lo sguardo: forse i miei occhi che la fissano incontreranno i tuoi...
____________________________________________
Estratto dalla traduzione ebraica di "Signori,sono fatto così!",il diario di Khalil Sakakini (Famoso pedagogo palestinese a cui è dedicato un centro culturale a Ramallah per la promozione delle arti e della cultura in Palestina

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi

Archivio blog