venerdì 11 dicembre 2015

MAGRA CONSOLAZIONE!

“Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò...”. Era il 1950 e don Lorenzo Milani, prima del suo esilio a Barbiana, scriveva così a un giovane amico comunista, nell’Italia della Dc (e del Pci di Togliatti). Parole che segnano – molto prima delle accuse di essere un “prete comunista” – la sua alterità rispetto a qualsiasi potere e a qualsiasi nuova versione del potere: la scelta per i poveri, ma nel solco del Vangelo e non di partiti o di ideologie. Dall’altroieri, don Milani e la sua scuola di Barbiana sono anche un francobollo delle Poste italiane, presentato al Quirinale, per ricordare “un prete dall’umiltà orgogliosa che definì le ingiustizie sociali una bestemmia”. Un riconoscimento postumo a un sacerdote a lungo perseguitato dalla Chiesa ufficiale. Perseguitato almeno quanto, invece, la sua vita, le sue parole e le sue opere hanno contato per l’altra Chiesa: quella di chi cercava e cerca un modo più sincero di vivere la propria fede. È questo, spesso, il destino che la Storia riserva col trascorrere del tempo a chi, proprio nella Storia, ha voluto essere pietra d’inciampo. Assieme, un gesto che non può che far felici tutti coloro che al priore di Barbiana continuano a guardare con riconoscenza e affetto. Resta un problema aperto: che cosa ne direbbe lui, se potesse ancora parlare. Forse, ripeterebbe le parole già indirizzate al suo amico Pipetta su quel giorno in cui chi crede nel Vangelo deve tradire. Anche le Poste italiane.
di Ettore Boffano in “il Fatto Quotidiano” del 11 dicembre 2015 

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